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Autore Discussione: Rutelli ce la fa: 40 opere del Getty Museum di Los Angeles tornano in Italia  (Letto 4373 volte)
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« inserito:: Agosto 02, 2007, 05:50:19 pm »

Rutelli ce la fa: 40 opere del Getty Museum di Los Angeles tornano in Italia


Sul filo di lana e senza il Lisippo, per il quale si aspetteranno le conclusioni del procedimento penale aperto a Pesaro. Ma alla fine l'accordo con il Getty è stato trovato. In Italia torneranno quaranta opere, annunciano soddisfatti il ministro della cultura Rutelli e il direttore del museo californiano Brand. E tra queste ci sarà la la splendida Venere di Morgantina, che sarà restituita nel 2010.

In piedi da oltre due anni, con i negoziati aperti fino all'ultimo minuto utile dopo l'ultimatum lanciato da Rutelli al 31 luglio, l'estenuante braccio di ferro con il museo californiano trova finalmente una conclusione. E il risultato non è da poco, visto che fino a qualche mese fa, il Getty era intenzionato a restituire non più di 26 opere rispetto alle 52 richieste inizialmente dai tecnici italiani. Per il Lisippo o 'Getty Bronzè come lo chiamano a Los Angeles, di fatto il vero pomo della discordia, i giochi restano aperti: le parti, scrivono Rutelli e Brand in una nota congiunta, «concordano di rinviare ulteriori discussioni sulla Statua di un giovane atleta vittorioso alle risultanze del procedimento legale in corso a Pesaro».

Proprio sul bellissimo bronzo le posizioni sono apparse lontane fino all'ultimo. Con l'Italia che ne rivendica la proprietà, sostenuta anche da un parere dell'avvocatura di stato che il ministro ha definito «definitivo, incontrovertibile», e sottolinea anche la "responsabilità morale". Mentre dall'altra parte dell'oceano il direttore del museo californiano è sempre rimasto fermo sul no, continuando a sostenere che la statua fu pescata in acque internazionali e che l'Italia non ha diritto a reclamarla. Il procedimento della procura di Pesaro, avviato con l'esposto di un avvocato che per la prima volta mette in campo anche il reato di contrabbando, potrebbe dare all'Italia la carta definitiva.

Per il momento è pace fatta, scongiurato il pericolo di una rottura tra l'Italia e il Getty. I tecnici, scrivono insieme Rutelli e Brand, dovranno incontrarsi ancora per stabilire il calendario per il rientro dei 40 pezzi. Ma già si sa che la Venere di Morgantina, che gli americani chiamano più prudentemente Statua di Culto di una Dea, resterà esposta nelle sale del museo californiano fino al 2010. La collaborazione riprende: l'Italia e il Getty, fanno sapere Rutelli e Brand, «concordano su un'ampia collaborazione culturale che includerà prestiti di opere d arte significative, mostre congiunte, ricerca e progetti di conservazione e restauro». La polemica si chiude, con soddisfazione di tutti.

Mentre su un altro fronte, quello del carro etrusco di Monteleone di Spoleto, esposto da oltre un secolo al Met di New York e reclamato a gran voce dal 2004 dagli abitanti del paesino umbro, arriva a sorpresa il parere di un esperto: la biga etrusca, scrive in un lungo articolo pubblicato da Archeo di agosto Jerome M. Eisenberg, è bella ma potrebbe essere in parte falsa.


Pubblicato il: 01.08.07
Modificato il: 02.08.07 alle ore 12.48   
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« Risposta #1 inserito:: Settembre 13, 2007, 10:15:03 pm »

A un anno dalla morte una mostra a Milano dedicata alla grande giornalista Oriana, voce della passione antitotalitaria

Il ministro Rutelli: «È un nostro dovere onorare la Fallaci, fu una vera libera pensatrice»

 
Francesco Rutelli, ministro per i Beni e le attività culturali e vicepresidente del Consiglio, lo aveva già detto a giugno alla Public Library di New York durante il convegno «Ricordare Oriana Fallaci»: «Ciascuno ne discuta come vuole, ciascuno esprima il suo giudizio ma nessuno neghi alla Fallaci la sua grandezza. Guai a banalizzare politicamente».

E oggi Rutelli, nelle ore dell'inaugurazione della mostra «Oriana Fallaci - Intervista con la Storia», promossa dal ministero per i Beni e le attività culturali in collaborazione con Rcs MediaGroup a Palazzo Litta di Milano, chiarisce ancora il suo pensiero.

Lei, ministro, ha definito già a New York Oriana Fallaci «un patrimonio nazionale, un'icona del XX secolo». Per quali ragioni?
«Poche personalità della cultura, della letteratura, del giornalismo sono state globali come Oriana Fallaci. Pochissime personalità italiane lo sono state altrettanto negli ultimi decenni».

Quale altra definizione darebbe ora della scrittrice scomparsa un anno fa?
«La Fallaci è stata una grande italiana, che ha difeso i valori della nostra cultura anche quando rivolgeva le sue invettive al costume italiano. Soprattutto, è stata una grande scrittrice: la sua lingua italiana, il suo modo di scegliere le parole hanno creato uno stile altrettanto originale del suo modello di giornalista, che ha avvicinato una generazione, non solo femminile, all'avventura di questo mestiere».
«Guai a banalizzare politicamente l'opera di Oriana Fallaci », lei ha anche detto. Ma il rapporto tra la scrittrice e molti esponenti del centrosinistra è stato tempestoso. La maggioranza di centrosinistra che governa la città di Firenze da palazzo Vecchio non ha ancora deciso di intitolarle una via. Roma sta considerando questa ipotesi (lo annunciò un anno fa l'assessore alla Cultura Gianni Borgna) mentre Milano le ha dedicato un giardino. Perché tutto questo? E questa incomprensione, da parte soprattutto della sinistra più radicale, è un errore?
«La decisione di intitolare una strada esigeva, fino a qualche tempo fa, una fase di riflessione, solitamente di dieci anni. Un modo per fare sedimentare l'emozione di una scomparsa, e di fare affiorare le qualità autentiche di una personalità pubblica. Sono convinto che, trascorso qualche anno, alcune targhe sistemate in fretta già mostrino qualche crepa... E che anche un avversario non potrà che attribuire alla Fallaci, a Firenze come nelle maggiori città italiane, il riconoscimento che la sua statura internazionale merita».

Cosa pensa della mancata concessione del Fiorino d'oro alla Fallaci da parte di Firenze?
«Anche qui, penso che il tempo lenisca le polemiche del tempo. Potrei sottolineare, in punta di scherzo, che anche Dante ebbe sofferenze alla sua epoca a Firenze... Ma sappiamo che ogni grande personaggio che non ami nascondere l'asprezza di idee controverse tende ad essere universalmente più rispettato quando le asprezze escono dalla vicenda quotidiana ed entrano nel giudizio storico. Allora i personaggi della cronaca svaniscono, e così la cronaca delle polemiche ».

Ha detto Franco Giordano, segretario di Rifondazione comunista: «Massimo rispetto per la persona, ma il ruolo di un intellettuale non è quello di stimolare istinti retrivi». Lo disse a proposito delle posizioni di Oriana Fallaci sullo scontro tra civiltà. Cosa pensa di quel giudizio?
«Penso che sia sbagliato leggere il messaggio culturale, il linguaggio aggressivo, la passione civile di Oriana Fallaci al di fuori del perimetro della sua esperienza di scrittrice e di giornalista».

In che senso, ministro Rutelli?
«La Fallaci non è mai stata una donna politica, ma una pensatrice, un'autrice libera. Le sue incursioni nella politica — quelle contro il fascismo in Italia o i colonnelli in Grecia, contro il fondamentalismo islamico, contro le guerre ma anche contro le debolezze dell'Occidente — rispondono sempre a un bisogno, quasi mozzafiato, antitotalitario: contro la "belva" totalitaria. Una lettura politically correct della Fallaci va semplicemente fuori strada, non coglie il personaggio e la sua grandezza. Di cui è parte decisiva il "lucido istinto" per la controversia intellettuale e civile. Un grande intellettuale si può definire "retrivo" solo se si ha nostalgia degli intellettuali organici. Organici a un potere o a una ideologia di potere. Mai se è libero: che sia Salman Rushdie, o un poeta omosessuale incarcerato a Cuba. Il ruolo di un intellettuale è di aprire la mente, non di omologarla ».

Cosa intende fare il suo ministero intorno alla figura di Oriana Fallaci e sulla sua opera?
«Penso che sia proprio un dovere del nostro ministero onorare la Fallaci. L'ho concordato con suo nipote, Edoardo Perazzi, il giorno della morte di Oriana. Abbiamo voluto promuovere un bellissimo incontro il giorno del suo compleanno nella New York Public Library; proprio uno spazio pubblico per onorare l'ultima, solitaria Fallaci, che aveva scelto una metropoli estraniante per ricercare questa intima solitudine. E adesso, nell'anniversario della morte, una bellissima mostra organizzata con la Rcs a Milano, la città e l'azienda che hanno sempre, in esclusiva, dato voce ai suoi intransigenti appuntamenti con la Storia».

Paolo Conti
13 settembre 2007
 
da corriere.it
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« Risposta #2 inserito:: Settembre 13, 2007, 10:15:48 pm »

Oltre 100 le fotografie Articoli, foto, filmati per raccontare la Fallaci

Da sabato a Milano, e poi a Roma, una grande esposizione per ricordare e riscoprire la giornalista e scrittrice


Un omaggio, un modo per ricordarla, l'occasione per riscoprirla. Per conoscere tutta la sua avventura umana e professionale, messa in secondo piano dal successo ottenuto con i suoi scritti post-11 settembre. Sabato 15 settembre, a un anno esatto dalla morte, a Milano apre la grande mostra a ingresso gratuito «Oriana Fallaci. Intervista con la Storia» (per l'occasione si recupera a sede museale il seicentesco Palazzo Litta). Curata da Edoardo Perazzi, nipote della Fallaci, dal giornalista del «Corriere» Alessandro Cannavò e da Alessandro Nicosia, presidente di Comunicare Organizzando (la società di eventi che ha realizzato l'esposizione), l'iniziativa è promossa dal ministero per i Beni e le Attività culturali in collaborazione con Rcs MediaGroup e ha il patrocinio del presidente della Repubblica.

La mostra, suddivisa in tredici stanze tematiche, raccoglie oltre 300 testimonianze tra foto, filmati, oggetti, bozze, quaderni di appunti e manoscritti. Si comincia dall'infanzia fiorentina, dai primi articoli in un giornale cittadino, poi il trasferimento a Roma con i ritratti delle celebrità hollywoodiane e il viaggio negli Stati Uniti con il racconto dei preparativi per la conquista della Luna. Cominciano i grandi reportage dalle zone calde del mondo e le interviste ai potenti, scenografate in mostra grazie a una suggestiva installazione multimediale.

Non mancano naturalmente i racconti del Vietnam, la tragica love story con l'eroe della resistenza greca Alessandro Panagulis e gli ultimi anni tormentati in cui la Fallaci è diventata la paladina di quella che considerava la battaglia campale dell'Occidente contro l'Islam. La mostra resterà a Milano fino al 18 novembre, mentre dal 14 dicembre verrà allestita al Vittoriano di Roma. A Palazzo Litta e nelle librerie è in vendita a 29 euro il catalogo edito da Rizzoli, che raccoglie oltre 100 fotografie, una biografia, una serie di testimonianze di chi l'ha conosciuta e di stralci delle sue interviste più celebri.

13 settembre 2007
 
da corriere.it
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