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« Risposta #1 inserito:: Settembre 13, 2007, 10:15:03 pm » |
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A un anno dalla morte una mostra a Milano dedicata alla grande giornalista Oriana, voce della passione antitotalitaria
Il ministro Rutelli: «È un nostro dovere onorare la Fallaci, fu una vera libera pensatrice»
Francesco Rutelli, ministro per i Beni e le attività culturali e vicepresidente del Consiglio, lo aveva già detto a giugno alla Public Library di New York durante il convegno «Ricordare Oriana Fallaci»: «Ciascuno ne discuta come vuole, ciascuno esprima il suo giudizio ma nessuno neghi alla Fallaci la sua grandezza. Guai a banalizzare politicamente».
E oggi Rutelli, nelle ore dell'inaugurazione della mostra «Oriana Fallaci - Intervista con la Storia», promossa dal ministero per i Beni e le attività culturali in collaborazione con Rcs MediaGroup a Palazzo Litta di Milano, chiarisce ancora il suo pensiero.
Lei, ministro, ha definito già a New York Oriana Fallaci «un patrimonio nazionale, un'icona del XX secolo». Per quali ragioni? «Poche personalità della cultura, della letteratura, del giornalismo sono state globali come Oriana Fallaci. Pochissime personalità italiane lo sono state altrettanto negli ultimi decenni».
Quale altra definizione darebbe ora della scrittrice scomparsa un anno fa? «La Fallaci è stata una grande italiana, che ha difeso i valori della nostra cultura anche quando rivolgeva le sue invettive al costume italiano. Soprattutto, è stata una grande scrittrice: la sua lingua italiana, il suo modo di scegliere le parole hanno creato uno stile altrettanto originale del suo modello di giornalista, che ha avvicinato una generazione, non solo femminile, all'avventura di questo mestiere». «Guai a banalizzare politicamente l'opera di Oriana Fallaci », lei ha anche detto. Ma il rapporto tra la scrittrice e molti esponenti del centrosinistra è stato tempestoso. La maggioranza di centrosinistra che governa la città di Firenze da palazzo Vecchio non ha ancora deciso di intitolarle una via. Roma sta considerando questa ipotesi (lo annunciò un anno fa l'assessore alla Cultura Gianni Borgna) mentre Milano le ha dedicato un giardino. Perché tutto questo? E questa incomprensione, da parte soprattutto della sinistra più radicale, è un errore? «La decisione di intitolare una strada esigeva, fino a qualche tempo fa, una fase di riflessione, solitamente di dieci anni. Un modo per fare sedimentare l'emozione di una scomparsa, e di fare affiorare le qualità autentiche di una personalità pubblica. Sono convinto che, trascorso qualche anno, alcune targhe sistemate in fretta già mostrino qualche crepa... E che anche un avversario non potrà che attribuire alla Fallaci, a Firenze come nelle maggiori città italiane, il riconoscimento che la sua statura internazionale merita».
Cosa pensa della mancata concessione del Fiorino d'oro alla Fallaci da parte di Firenze? «Anche qui, penso che il tempo lenisca le polemiche del tempo. Potrei sottolineare, in punta di scherzo, che anche Dante ebbe sofferenze alla sua epoca a Firenze... Ma sappiamo che ogni grande personaggio che non ami nascondere l'asprezza di idee controverse tende ad essere universalmente più rispettato quando le asprezze escono dalla vicenda quotidiana ed entrano nel giudizio storico. Allora i personaggi della cronaca svaniscono, e così la cronaca delle polemiche ».
Ha detto Franco Giordano, segretario di Rifondazione comunista: «Massimo rispetto per la persona, ma il ruolo di un intellettuale non è quello di stimolare istinti retrivi». Lo disse a proposito delle posizioni di Oriana Fallaci sullo scontro tra civiltà. Cosa pensa di quel giudizio? «Penso che sia sbagliato leggere il messaggio culturale, il linguaggio aggressivo, la passione civile di Oriana Fallaci al di fuori del perimetro della sua esperienza di scrittrice e di giornalista».
In che senso, ministro Rutelli? «La Fallaci non è mai stata una donna politica, ma una pensatrice, un'autrice libera. Le sue incursioni nella politica — quelle contro il fascismo in Italia o i colonnelli in Grecia, contro il fondamentalismo islamico, contro le guerre ma anche contro le debolezze dell'Occidente — rispondono sempre a un bisogno, quasi mozzafiato, antitotalitario: contro la "belva" totalitaria. Una lettura politically correct della Fallaci va semplicemente fuori strada, non coglie il personaggio e la sua grandezza. Di cui è parte decisiva il "lucido istinto" per la controversia intellettuale e civile. Un grande intellettuale si può definire "retrivo" solo se si ha nostalgia degli intellettuali organici. Organici a un potere o a una ideologia di potere. Mai se è libero: che sia Salman Rushdie, o un poeta omosessuale incarcerato a Cuba. Il ruolo di un intellettuale è di aprire la mente, non di omologarla ».
Cosa intende fare il suo ministero intorno alla figura di Oriana Fallaci e sulla sua opera? «Penso che sia proprio un dovere del nostro ministero onorare la Fallaci. L'ho concordato con suo nipote, Edoardo Perazzi, il giorno della morte di Oriana. Abbiamo voluto promuovere un bellissimo incontro il giorno del suo compleanno nella New York Public Library; proprio uno spazio pubblico per onorare l'ultima, solitaria Fallaci, che aveva scelto una metropoli estraniante per ricercare questa intima solitudine. E adesso, nell'anniversario della morte, una bellissima mostra organizzata con la Rcs a Milano, la città e l'azienda che hanno sempre, in esclusiva, dato voce ai suoi intransigenti appuntamenti con la Storia».
Paolo Conti 13 settembre 2007 da corriere.it
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