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Autore Discussione: SPAGNA: Una strage senza perchè...  (Letto 2110 volte)
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« inserito:: Marzo 15, 2009, 09:47:11 am »

Una strage senza perchè

di Claudia Cucchiarato


La cifra è tonda: 5. E poi, per la seconda volta, le ridotte e silenziose cerimonie commemorative si svolgono in un clima di certezza giuridica. Il 31 ottobre del 2007 la Audiencia Nacional ha concluso il processo contro le persone che hanno ideato, organizzato e portato a termine uno degli attentati più sanguinari che si siano abbattuti su una società Europea. Oggi, mercoledì 11 marzo 2009, si compiono cinque anni dal giorno in cui la Spagna si scoprì indifesa e debole davanti all’efficienza della guerra globale del terrore.

La reazione agli attentati perpetrati da fondamentalisti islamici in quattro convogli ferroviari alle porte di Madrid è stata immediata e incredibilmente efficace. Stanca delle menzogne che l’allora presidente del Governo, José Maria Aznar, ripeteva ai mezzi di comunicazione nell’intento sempre più disperato di attribuire la responsabilità del massacro all’Eta, la popolazione spagnola ha punito il premier con la convocazione via sms di centinaia di manifestazioni in tutto il territorio nazionale. E alle urne, solo tre giorni dopo, consegnando le chiavi del Paese a un quasi sconosciuto José Luís Rodríguez  Zapatero.

Sono passati cinque anni da quel tragico giorno e la società spagnola ancora non ha elaborato il lutto. 191 morti, 2.867 feriti, una stazione e una nazione quasi distrutta e molto, molto dolore. Per gli attentati dell' 11 Marzo sono state condannate 18 persone, due di loro a più di 40.000 anni di carcere. Gli accusati, che all’inizio delle inchieste erano 28, sono per la maggior parte musulmani. Ma in carcere ci sono anche quattro spagnoli. Tra questi, José Emilio Suárez Trashorras, condannato a 34.715 anni per aver rubato e venduto ai
terroristi centinaia di chili di dinamite Goma-2 ECO.

Ciò nonostante, rimangono ancora alcuni punti oscuri e il monumento che poco più di due anni fa è stato eretto nella stazione di Atocha in memoria di tutte le vittime ha un preoccupante aspetto trascurato, sporco, alcuni si lamentano della negligenza con cui viene conservato. Oggi si riuniranno in molti davanti a questo monolite di cristallo alto undici metri e circondato da messaggi, fiori, indignazione e smarrimento.

Nessun cartello, né alcuna targa, indicano a chi è dedicata l’opera, i passeggeri dell’Ave ci passano davanti e non si accorgono nemmeno della sua presenza. «Ci hanno trasformato in vittime di seconda categoria,hanno fatto dell’attentato una questione politica», denuncia Pilar Manjón, presidente dell’Associazione 11-Marzo, dalle pagine de La Vanguardia.

In effetti, le cerimonie previste per il primo lustro dalla tragedia sono ben poche e moderate. A mezzogiorno, l’associazione presieduta da Manjón depositerà 191 rose bianche nella stazione di Téllez, dove si è consumata la più grande carneficina (65 morti), e farà volare altrettanti palloncini bianchi con il nome di ognuna delle persone decedute nel 2004. Nel pomeriggio, la Fondazione Vittime del Terrorismo offrirà un concerto nell’Auditorio di Madrid, saranno presenti i Principi e alcune delle autorità locali. Nel coro canterà, come l’anno scorso, anche la moglie di Zapatero, Sonsoles Espinosa. Ma molti parenti delle vittime non si faranno vedere.

Troppo bruciante la delusione. Ancora troppo alte le voci di chi si ostina a denunciare congiure e inefficienze nelle indagini della polizia e dei magistrati. Solo per fare un esempio, c’è chi sostiene che il suicidio collettivo del 4 aprile del 2004, in un appartamento del quartiere di Leganés, in cui sono morte 7 persone (tra le quali i due principali responsabili della strage), sotto sotto era una trappola della polizia, che in quell’operazione ha pure perso un agente speciale.
Non è difficile comprendere lo sconcerto di fronte alla domanda che un processo durato sei mesi non è riuscito a sciogliere:perché? Se lo chiedono ancora gli spagnoli. Perché una serie di persone legate al fondamentalismo islamico si incontrano, si proclamano detentori del diritto a stabilire le regole del bene e del male, e infine decidono di infliggere, con il massimo clamore possibile, il maggiore dolore immaginabile a migliaia di innocenti? Decine di libri, centinaia di articoli e documentari indagano ancora sulle cause di questa tragedia. A cinque anni di distanza, le responsabilità sono state accertate e condannate, tuttavia, la domanda rimane aperta: perché? .

inchiesta@unita.it

11 marzo 2009
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