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Autore Discussione: Marc Lazar. La sinistra italiana ha demonizzato il premier.  (Letto 2539 volte)
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« inserito:: Febbraio 19, 2009, 06:33:11 pm »

Sconfitti da Berlusconi

di Gigi Riva


La sinistra italiana ha demonizzato il premier.

Non ha capito che dietro di lui ci sono una cultura e un blocco sociale. L'analisi del politologo francese

Colloquio con Marc Lazar 

Solo dopo una disamina impietosa dei mali che affliggono la sinistra nel mondo il professor Marc Lazar, 56 anni, docente a Sciences Po (Parigi) e alla Luiss di Roma, si trattiene dal recitarne il de profundis per lanciare un segno di ottimismo: "Sia chiaro, la sconfitta non è ineluttabile. Se questa intervista l'avessimo fatta dieci anni fa la domanda iniziale sarebbe stata: ma la destra è morta?". Nel 1997 dei 15 paesi che formavano allora l'Europa 13 erano retti dalla sinistra che oggi governa solo in 8 su 25 (e in altri 7 fa parte di una coalizione). Erano i tempi di Jospin in Francia, Blair in Inghilterra, Schroeder in Germania e Prodi in Italia. Poi è partita la valanga della destra. A cui si può rispondere solo con un motto: "Lavorare, lavorare, lavorare per costruire un'offerta politica credibile e alternativa". Marc Lazar, francese, ci conosce bene, è appena uscito per Rizzoli il suo libro 'L'Italia sul filo del rasoio, la democrazia nel Paese di Berlusconi'. Ha seguito la nascita del Pd, il tracollo delle politiche, la disfatta sarda e avverte: "Veltroni si è dimesso ma non illudetevi che il problema sia solo lui. Riguarda tutta la classe dirigente e si declina in cinque punti".

Professor Lazar, vediamoli questi punti.
"1. Leadership. La gente ha faticato a comprendere il perché della guerra Veltroni-D'Alema. È il ritorno del vecchio che oscura il nuovo che si sta costruendo; 2. Strategia. Il Pd non è uscito dal dilemma se fare un'opposizione dura come vuole Di Pietro o responsabile. E così perde di volta in volta l'elettorato radicale o quello moderato; 3. Alleanze. Non ha sciolto il dubbio se guardare alla sua sinistra o al centro; 4. Identità. Cosa è il Pd? Farà parte o no del Partito socialista europeo? Che tipo di narrazione fa se davanti ha una destra che gioca molto sulle emozioni e sui sentimenti? Narrare non significa far sognare, ma scegliere la mobilitazione che si vuole suscitare; 5. Sociologia dell'elettorato. Votano il Pd le persone che sceglievano il Pci un tempo, del centro Italia, legate a categorie precise del settore pubblico, istruite, che abitano nelle grandi città, hanno più di 50 anni e non vanno a messa. Si è perso il contatto con i ceti popolari, coi giovani precari che rappresentano un tema cruciale".


Forse bisognerà dichiarare fallita la fusione fredda tra l'anima cattolica e quella comunista.
"È la grande questione che si pone adesso. Non so come sarà risolta. Forse la Margherita avrà la tentazione di riprendersi la propria indipendenza e i Ds anche perché è difficile fare politica comune avendo troppe differenze. Ma la scissione sarebbe ancora più disastrosa, sarebbe una marcia indietro".

Non è che ora il disastro non ci sia.
"Capisco l'obiezione ma si frustrerebbero le speranze dei tre milioni che votarono per le primarie e credevano di intraprendere un percorso. ll paradosso sta nel fatto che con la crisi economica si poteva pensare a un'opportunità per la sinistra. Ma è un paradosso apparente. Le cose non sono così meccaniche e il passato lo dimostra".

Quale passato?
"Dopo il 1929, a parte la Francia del Fronte popolare, ci fu piuttosto una spinta verso l'estrema destra".

I mali della sinistra italiana sono comuni a quelli della sinistra nel mondo?
"Solo in parte. C'è una specificità vostra che riguarda il ritardo di comprensione di cosa sia il berlusconismo. Si è creduto che riguardasse solo la persona, invece dietro c'è un'omogeneizzazione culturale e un blocco sociale che lo sostiene. Strano non averlo individuato per chi si è nutrito degli insegnamenti di Gramsci. Il berlusconismo è un misto di valori contraddittori, liberismo e protezionismo, Chiesa e comportamenti individuali lontani dalla dottrina cattolica, modernità e tradizione. Il blocco sociale di imprenditori, artigiani e commercianti ha riconosciuto quei valori. La sinistra come reagisce? Diabolizzando il personaggio e poi lamentandosi del popolo che non è all'altezza della grandezza della sinistra. E vorrebbe, come diceva ironicamente Bertolt Brecht, 'sciogliere il popolo' che non capisce".

E come dovrebbe reagire invece la sinistra?
"Avanzando la sua offerta politica. In tutta Europa crescono insicurezza sociale e xenofobia e si deve rispondere con i propri argomenti, solidarietà sociale, sensibilità verso i più poveri, partecipazione. Se il mio ragionamento è buono sarà capito, non c'è solo il vento di destra. Cito il caso Eluana Englaro, per fare un esempio. Anche i sondaggi hanno dimostrato che la cattolica Italia era per una separazione chiara tra lo Stato e la Chiesa, eppure il Pd per sue ragioni molto interne ha tenuto un profilo basso, ha rinunciato ad appoggiarsi al comune sentire".

E qui torna la questione dei valori.
"La sinistra europea tutta, dopo la fine delle ideologie, non ha pensato ai valori. Che sono importanti. Adesso ha perso anche la battaglia culturale nella società. Mi viene in mente quello che diceva Norberto Bobbio nel 1955: 'Io credo che a qualcuno che ci guardasse dal di fuori noi daremmo l'impressione di persone che sanno benissimo come la società italiana deve essere ma non sanno com'è'. Ancora oggi mi sembra una frase giusta".

Eppure solo dieci anni fa, per tornare al ragionamento dell'inizio, la sinistra vinceva.
"Si era, negli anni '90, all'interno di un piccolo ciclo positivo che ha permesso alla sinistra di andare al potere perché aveva saputo rinnovarsi. L'idea vincente fu quella del social-liberismo, che coniugava welfare e mercato, aveva come orizzonte la costruzione europea. La spinta propulsiva del social-liberismo si è esaurita per diversi fattori. Intanto l'usura del potere e poi l'euroscetticismo se non l'eurofobia, le perplessità degli operai e i giovani verso la nuova dottrina a causa della crescita delle ineguaglianze e della precarietà".

Adesso in che ciclo siamo?
"Se quello che ho descritto era un piccolo ciclo, siamo tornati in un grande ciclo che dura almeno dagli anni '70 e che ha provocato i grandi mutamenti sociali che conosciamo. E allora non basterà trovare un nuovo leader, ma bisognerà ricostruire completamente la sinistra a partire dai pilastri dei valori riconosciuti".

Ma nel Pd è difficile trovare valori condivisi da tutti. E regna il caos, se persino nelle roccaforti rosse del centro Italia, a Bologna e Firenze, vincono le primarie per il candidato sindaco due personaggi che non arrivano dai Ds.
"Si è detto tanto dello scontro di civiltà. Nella sinistra europea, in particolare in quella italiana, è ancora più forte lo scontro fra generazioni. Capisco che per l'attuale classe dirigente non sia facile suicidarsi, ma se il Pd non sarà capace di dare una risposta a questa aspirazione di rinnovamento, saranno altri guai".

Perché in Europa non spira il vento che ha fatto vincere Obama in America?
"L'elemento centrale della vittoria di Obama è l'audacia. Come diceva Danton durante la rivoluzione francese, in politica ci vuole l'audacia, ancora l'audacia, sempre l'audacia. Nessuno pensava all'inizio potesse essere il candidato vincente, ha usato parole d'ordine nuove, come green economy, ha indotto gli americani a spendersi nel cambiamento".

Significa che la sinistra vince se si radicalizza come dimostra anche Zapatero in Spagna?
"Se radicalizzarsi significa ricorrere a ricette del passato no. Se significa coniugare elementi della propria tradizione politica con l'innovazione sì. Poi si pensa al leader, che però non deve essere l'albero che nasconde la foresta. Il problema del passaggio di leadership non è semplice. Basta guardare all'Inghilterra e ai travagli della staffetta Blair-Brown e al partito socialista francese col dualismo Royal- Aubry. La destra accetta più facilmente, per ragioni ideologiche, il principio dell'autorità del leader, la sinistra invece no".

La sinistra è anche più portata a frammentarsi.
"Vero in Italia, Francia e Germania. Davanti alle difficoltà si scinde, mentre la destra si unifica. La destra ha fatto un grande lavoro, coi suoi think tank (in Italia 'Fare futuro' e 'Magnacarta') ha lavorato pragmaticamente nella costruzione dei suoi valori. Se la sinistra vuole rivincere deve fare altrettanto. E lavorare duro sul suo progetto"

(19 febbraio 2009)
da espresso.repubblica.it
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