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Autore Discussione: DUSTIN HOFFMAN, 70 ANNI DA PICCOLO GRANDE UOMO  (Letto 2738 volte)
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« inserito:: Luglio 29, 2007, 11:16:34 pm »

2007-07-29 15:41

DUSTIN HOFFMAN, 70 ANNI DA PICCOLO GRANDE UOMO
 di Giorgio Gosetti


ROMA - L'otto agosto Dustin Lee Hoffman, californiano di famiglia ebreo-polacca, compie settant'anni. Divo tra i più grandi della Hollywood di oggi, ma anche uno degli attori più intelligenti e oculati della sua generazione, Dustin Hoffman ha detto una volta: "Quando io ero ragazzo, i divi erano uomini grandi e grossi come Rock Hudson, non gente come me. E comunque, quando diventi una star sei già morto, imbalsamato. Il vantaggio è che ti passa la paura di morire davvero. Io ho cominciato questo mestiere per andare dietro alle ragazze. Le belle ragazze sono venute dopo". Con due Oscar alle spalle (per Kramer contro Kramer e per Rain Man), oltre 40 premi per i 60 film interpretati e 23 nominations), uno degli attori più piccoli in attività, l'eroe di Un uomo da Marciapiede è entrato anche nel Guinness dei primati. Accadde nel 1970 per l interpretazione di Piccolo Grande Uomo: nessuno mai prima di lui aveva interpretato un personaggio ricoprendone il ruolo dai 15 ai 122 anni.

Autentico figlio d'arte - suo padre era attrezzista presso gli Studios di Los Angeles - Hoffman ha alle spalle una sfortunata esperienza universitaria (due anni in medicina abbandonata per voti troppo scarsi), un corso di recitazione alla Pasadena Playhouse (dove cominciò con Gene Hackman), un diploma in pianoforte e il master all'Actors Studio di New York. Alla fine degli anni '50 aveva lasciato Los Angeles per Manhattan in cerca di fortuna a teatro, ma per diversi anni lotto' per la sopravvivenza. "Posso dire ha commentato una volta di aver vissuto la vera povertà fino ai 30 anni". Il suo momento magico arriva nel 1967. Tutto d'un colpo la tv si accorge di lui, ottiene il primo ruolo importante a Broadway e incontra un regista di belle speranze come Mike Nichols che lo scrittura per Il Laureato. Aveva 30 anni e Anne Bancroft (la leggendaria Signora Robinson del film) appena sei più di lui. Ma il regista non esitò a metterli vicini rendendo lui credibile nella parte dell'adolescente che si innamora della figlia ma va a letto con la madre. Il successo fu talmente folgorante da far dimenticare che, quasi contemporaneamente, Hoffman era anche apparso nel dimenticato thriller italiano, Un Dollaro per 7 Vigliacchi, di Giorgio Gentili alias Dan Ash.

Innamorato dell'Italia, Hoffmann vi sarebbe tornato nel 1972, già famoso in tutto il mondo, agli ordini di Pietro Germi per la commedia Alfredo, Alfredo con Stefania Sandrelli. Intanto, con ben azzeccate amicizie con i registi della Nuova Hollywood, aveva già costruito la sua leggenda: Un Uomo da Marciapiede per John Schlesinger (1969, con John Voight), Piccolo Grande Uomo per Arthur Penn, suo maestro all'Actors Studio (1970), Chi è Harry Kellerman per Ulu Grosbard, altro grande amico della scuola di Lee Strasberg (1971), Cane di Paglia per Sam Peckinpah (1972). Piccolo, naso prominente, sorriso timido, Dustin Hoffman sfidò il destino accettando ruoli che altri avrebbero rifiutato: zoppo e immigrato in Un Uomo da Marciapiede, perdente e miope giustiziere in Cane di Paglia, americano dalla parte degli indiani per Piccolo Grande Uomo, in abiti femminili per Tootsie: così ha saputo costruire un mito personale rafforzato da un'interpretazione convinta e personale del metodo di Strasberg.

Negli anni '70 arriva la consacrazione gia' anticipata dalla nomination da esordiente per Il Laureato: torna a lavorare con Schlesinger in Il Maratoneta, sbanca al botteghino con Papillon, accetta lo scomodo ruolo di Lenny Bruce (il comico più trasgressivo del teatro e della tv americana) nel film omonimo di Bob Fosse, porta in trionfo insieme a Robert Redford il grande giornalismo d'inchiesta in Tutti gli Uomini del Presidente di Alan J. Papula, incarnando Carl Bernstein, il cronista del Washington Post che insieme a Bob Woodward fece scoppiare il Caso Watergate e spinse alle dimissioni il Presidente Nixon. 

da ansa.it
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