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Autore Discussione: MATTEO RENZI  (Letto 124312 volte)
Arlecchino
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« Risposta #150 inserito:: Agosto 09, 2016, 06:14:58 pm »

Lunedì 8 agosto 2016
Enews 437
   
Buongiorno a tutti, ben ritrovati.

Mi scuso per questa lunga assenza delle Enews che tornano dopo un periodo ricco di iniziative, di missioni nel cuore dell'Italia profonda e dopo la trasferta brasiliana per le Olimpiadi. Parto da qui, proprio da qui: Rio 2016

1. Orgoglio Tricolore
Sono arrivate molte medaglie già nelle prime ore delle Olimpiadi. La cosa divertente è che con le Olimpiadi diventiamo tutti esperti di discipline di cui qualcuno ignora per quattro anni non solo le regole, ma persino l'esistenza. Trovo tutto ciò molto simpatico, una delle tante cose belle delle Olimpiadi. Scoprire la passione per lo sport e per il nostro Paese ritrovandoci commossi ad ascoltare l'inno nazionale quando qualcuno vince, disperarsi insieme dopo la sconfitta di qualcuno che pure sino a due giorni prima era per molti un semisconosciuto.

Per gli atleti che arrivano alla prova olimpica, tuttavia, quella non è soltanto un'emozione unica, ma il coronamento di anni di sacrifici, di sfide contro se stessi e contro gli altri, di fatica. Per questo ho detto loro, a tutti e a ciascuno, il nostro più affettuoso grazie. Il grazie di tutte le italiane, di tutti gli italiani.

Il mondo ha bisogno anche dei valori dello sport. E l'Italia è in prima fila per offrire una visione alternativa a chi vorrebbe costringerci a vivere di paure e di rifiuto dell'altro. Ecco perché il nostro impegno per lo sport non è soltanto la presenza alle Olimpiadi, ma tocca innanzitutto i 100 milioni di euro che abbiamo stanziato per gli impianti sportivi nelle periferie e il nostro investimento culturale - oltre che economico - perché le palestre nelle scuole tornino a essere accoglienti e aperte al territorio.

La candidatura di Roma 2024 non è dunque semplicemente la candidatura a ospitare un grande evento. è l'idea di un Paese che in nome degli ideali rifiuta la cultura della paura, rifiuta la logica del “tutti chiusi in casa” che il terrorismo vorrebbe costringerci ad accettare, rifiuta la fuga dalla propria identità.

Evviva i nostri atleti dunque. Quelli che tornano a casa con la medaglia e quelli che ci hanno regalato soltanto un sogno che è valso la pena comunque sognare insieme. Ma viva innanzitutto lo sport, i milioni di volontari che ogni weekend aprono gli impianti, creano presenza sociale sul territorio, danno una mano a rendere più belle le nostre comunità. E viva l'Italia, sempre. Aver illuminato con il tricolore il simbolo di Rio de Janeiro, il Cristo Redentore sul Corcovado è stato un istante di intensa emozione, credetemi. Ci sono dei momenti in cui il Paese si riunisce. Stop alle polemiche di chi vive il litigio in servizio permanente: forza Azzurri e viva lo sport!

2. L'Italia che ci crede.

In attesa delle vacanze - che stanno vedendo un grandissimo risultato di tante località turistiche e questo è un segnale ottimo per la nostra economia - ho viaggiato molto in Italia per mille motivi.

    In Piemonte abbiamo toccato con mano la qualità del made in Italy sia alla Cimberio, in provincia di Novara, che all'Alessi, in provincia di Verbania
    Sulle strade abbiamo inaugurato il Quadrilatero Marche - Umbria e eliminato tutti i cantieri della Salerno-Reggio che sarà inaugurata formalmente il 22 dicembre, con buona pace di quelli che ridevano dell'Italia e adesso - forse - non ridono più. E ho anche visitato l'Arena a Tolentino e la Rocchetta a Gualdo Tadino, due belle aziende nel cuore dell'Italia profonda
    Abbiamo firmato l'accordo con il Molise, visitando anche alcune realtà di eccellenza come la Molisana e l'Unilever, ma anche i genitori delle piccole vittime del crollo della scuola del 2002 a San Giuliano. Momento toccante e duro, ma pieno di dolore e umanità.
    Abbiamo anche firmato l'accordo con la Sardegna, mettendo la parola fine a questioni che duravano da troppi anni, grazie all'ottimo lavoro del presidente Pigliaru.
    Ho toccato con mano le difficoltà - ma anche le opportunità - della città di Taranto, tornando per la seconda volta in due anni. Non solo Ilva e i suoi problemi, ma anche il museo archeologico, i lavori del porto, la firma degli accordi con la città.
    A Firenze ho poi ricevuto la visita di Jeff Bezos, il fondatore di Amazon che ha fatto due importanti annunci per il nostro Paese: l'investimento che porterà ad assumere 1.200 persone a Rieti e il centro per l'intelligenza artificiale a Torino che avrà in partenza solo venti ingegneri ma che in prospettiva può essere interessantissimo.

Ho girato molto e in questi giorni l'ho fatto con ancora maggiore determinazione dopo le notizie tragiche che sono arrivate da varie parti del mondo, in particolar modo da Francia e Germania, ma anche da Baghdad e da Kabul. Noi ci siamo commossi giustamente per le vittime europee, come è ovvio che sia. Ma sapere che cento bambini trovino una morte atroce in un mercato iracheno o che delle famiglie afghane siano massacrate mentre stanno solo chiedendo che arrivi l'elettricità in casa propria fa comunque male al cuore. Non ha passaporto il dolore, non ha spiegazione la follia. Per chi - tra l'altro - è interessato a seguire la mia opinione su questi temi qui trovate la relazione fatta nei giorni scorsi all'assemblea nazionale del PD.

Però una reazione ci vuole. E coltivare la fiducia, il buon senso, il coraggio richiede piccoli gesti concreti. E poi queste tappe italiane sono preziose perché ti danno la possibilità di incrociare storie autentiche che - anche in mezzo alle difficoltà - regalano speranza e coraggio.

La morale per me è semplice: c'è un'Italia che ci prova, ogni giorno. Che non si fa bloccare dalla paura. Che porta il proprio contributo perché il futuro sia migliore. Questa Italia è bella. è un'Italia fatta da persone che si svegliano la mattina presto e provano a cambiare qualcosa anziché lamentarsi soltanto. Questa Italia merita di essere ascoltata, mostrata, incontrata, amata. E io intendo continuare a farlo giorno dopo giorno, passo dopo passo. Alla fine dei conti, questo è il vero ruolo del capo di un governo. Lavorare perché il Paese vada ancora meglio, si metta in gioco, sia capace di vincere le difficoltà. Contro i disfattisti, contro chi dice sempre no, contro chi vive nella lamentazione costante. Lo ha detto in modo semplicemente perfetto Barack Obama intervenendo alla convention di Philadelphia. Se avete cinquanta minuti, ascoltate questo video.

Per chi guida un governo l'audacia della speranza è la priorità numero uno.

3. Basta un sì.

Nel frattempo il sito www.bastaunsi.it è sempre di più la casa di tutti i cittadini, comitati, amici che vogliono dare una mano in vista del referendum costituzionale del prossimo autunno. In tanti mi hanno detto: “Matteo, questa non è la tua sfida, non personalizzarla”. Vero, questa è la sfida di milioni di persone che vogliono ridurre gli sprechi della politica, rendere più semplici le istituzioni, evitare enti inutili e mantenere tutte le garanzie di pesi e contrappesi già presenti nella nostra Costituzione. Un'Italia più semplice e più forte sarà possibile se i cittadini lo vorranno.

Dipende da ciascuno di noi, non da uno solo, dunque, ma da un popolo.

In tanti mi state scrivendo segnalando la necessità di spiegare nel merito la questione referendaria. Il quesito infatti non riguarda la legge elettorale o i poteri del Governo, argomenti che non sono minimamente toccati dalla legge costituzionale, ma riguarda il numero dei politici, il tetto allo stipendio dei consiglieri regionali, il voto di fiducia, il Senato, il quorum per il referendum che viene abbassato, l'introduzione del referendum propositivo, l'abolizione degli enti inutili come il CNEL, le competenze delle Regioni.

Per vincere questo referendum basta entrare nel merito, basta leggere il quesito, basta chiedere agli italiani se davvero vogliono continuare con la classe politica più numerosa e più pagata dell'Occidente o se invece vogliono ridurre i costi e i posti dei parlamentari, perché per cambiare basta un sì. Basta chiedere agli italiani se davvero vogliono continuare con le Regioni che fanno promozioni turistiche e missioni in autonomia o se invece vogliamo cambiare, con un progetto turismo Italia, perché per cambiare basta un sì. Basta chiedere agli italiani se davvero vogliono continuare con un sistema di scrittura delle leggi che fa fare a Camera e Senato esattamente la stessa cosa, il che succede solo in Italia, o se invece vogliono lasciare a una sola Camera il rapporto fiduciario con il Governo, perché per cambiare basta un sì.

I segnali di queste settimane sono davvero buoni.

Il comitato del Sì - a differenza di chi dice NO - ha raggiunto le firme necessarie alla presentazione in Cassazione (ne servivano mezzo milione, ne abbiamo avute quasi 600mila, circa il triplo degli altri)

I nostri comitati sono tantissimi, arrivano quasi a quota tremila.

Abbiamo chiesto un aiuto a chi vuole darci una mano, anche a livello economico. Percorso trasparente, semplice e verificabile, alla luce del sole. Conclusione? A oggi abbiamo ricevuto più di 88.100 euro, quasi tutti con piccole donazioni, da 5-10-20 euro.

E sul sito www.bastaunsi.it ci sono sempre più messaggi che provengono dai territori, di persone che spiegano perché - secondo loro, semplici cittadini senza incarichi politici - questa riforma è fondamentale per rendere l'Italia un paese più solido e più semplice.

Varie

    Qui intervista a Gazzetta dello Sport sulle Olimpiadi
    Qui intervista a Repubblica su banche e dintorni
    Qui conferenza stampa sui nuovi decreti legati alla riforma della pubblica amministrazione. Il lavoro su questi temi proseguirà anche nei prossimi giorni.
    I dati sul JobsAct segnano un risultato impressionante: da quando il Governo è in carica abbiamo - secondo i dati Istat, non secondo me - qualcosa come 599.000 nuovi posti di lavoro. È un dato fantastico: se penso che Berlusconi con la promessa, non mantenuta, di un milione di posti di lavoro ha monopolizzato il dibattito sul mondo del lavoro per anni mi domando come sia possibile non dare la sufficiente attenzione a questo recupero di 600 mila nuovi lavoratori che per me sono un elemento di svolta cruciale. Ancora in tanti soffrono, ancora in tanti sono disoccupati: vero. Ma il segnale di ripresa del mondo del lavoro grazie al JobsAct è un punto che dovrebbe far gioire tutti, non essere elemento di divisione

Pensierino della sera.
Ho scelto di iniziare il viaggio in Brasile da Salvador do Bahia, terra storicamente legata alla mia Firenze per molti motivi. Il più importante dei quali ha un nome e cognome: Renzo Rossi. O come diceva lui: Renzo Rossi, prete. Don Renzo, compagno di seminario di don Milani e di altri personaggi della chiesa fiorentina del XX Secolo, aveva scelto di andare a Salvador nel 1965 come missionario quando i bambini morivano di fame nelle favelas. Per caso si era fatto compagno di strada di alcuni prigionieri politici durante gli anni bui del regime, condividendo la sofferenza di tanti di loro in modo semplice e fraterno (per chi avesse tempo e voglia di scoprire la sua storia c'è un bel documentario di un giornalista di Repubblica, Benedetto Ferrara "Un angelo testardo" che potete trovare su YouTube). Intendiamoci, mezzo secolo dopo l'avvento di don Renzo, grazie al lavoro di tanti come lui, del progetto Agata Smeralda di Mauro Barsi, della cooperazione internazionale italiana (prezioso il lavoro di AVSI, tra i tanti) la situazione è decisamente migliorata.

Ma qualche anno fa avevo promesso a don Renzo che nel primo viaggio in Brasile sarei partito da Salvador, casa sua. E ho mantenuto questo impegno, anche adesso che lui ci ha lasciato. Sono arrivato nelle favelas qualche ora dopo che il Parlamento italiano aveva approvato una legge importante contro lo spreco alimentare, un altro tassello del mosaico sulla lotta alla povertà e alla cultura dello spreco grazie all'azione di molti deputati del PD guidati da Maria Chiara Gadda. E sono stato felice qualche giorno dopo di rappresentare l'Italia al fianco di Massimo Bottura, appena eletto ristoratore numero uno al mondo, nella presentazione del progetto Refetto-Rio, un luogo nel centro di Rio in cui fare del cibo uno strumento di riscatto sociale e di uguaglianza sostanziale.

L'Italia insomma è anche questo, lotta per l'oro anche nella disciplina olimpica della solidarietà.
Non dimentichiamocelo mai. Siamo un paese migliore di come siamo abituati a pensarci.

Un sorriso,
Matteo

PS In tutta Italia continuano le Feste dell'Unità. Domani visiterò due luoghi simbolo delle feste emiliane: Bosco Albergati, in provincia di Modena e Villalunga in provincia di Reggio Emilia. Dicendo innanzitutto grazie ai volontari per la loro disponibilità, per la loro passione, per la loro tenacia: un popolo di militanti che rappresenta l'anima più vera del Partito Democratico. E poi farò un comizio vecchia maniera alle 18.30 a Bosco Albergati e un'intervista serrata a Villalunga con Enrico Mentana. Mi fa piacere che abbia accettato e che domani alle 21.30 saremo sul palco insieme.

Nel frattempo grazie ai tanti che parlano di buona politica alle feste del nostro partito.

Da - https://mail.google.com/mail/u/0/?pc=it-ha-emea-it-bk&shva=1#inbox/1566c0d7833072a5
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« Risposta #151 inserito:: Agosto 26, 2016, 08:53:19 pm »

Terremoto,
Matteo Renzi lancia "Casa Italia": unità nazionale per un piano integrato con fondi pubblici, privati e Ue

Pubblicato: 25/08/2016 22:01 CEST Aggiornato: 25/08/2016 22:17 CEST

La crisi è sempre anche opportunità. E quindi dopo il dolore per le tante vittime del sisma nel centro Italia, Matteo Renzi rilancia. Si chiama “Casa Italia” la sua nuova scommessa per dimostrare che il suo governo è di altra stoffa, che non è il governo Berlusconi alle prese con il terremoto dell’Aquila. Per dimostrare che invece i borghi colpiti ieri dal sisma tra Lazio e Marche verranno ricostruiti così com’erano. “Niente new Town”, è l’annuncio della conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri che stanzia 50 milioni di euro iniziali, delibera lo stato di emergenza, sospende il pagamento delle tasse per i terremotati. Ma c’è dell’altro. Un vero e progetto sulla “prevenzione: dalle bonifiche, al dissesto idrogeologico, la prevenzione sismica, efficienza energetica…”, dice Renzi chiedendo l’unità nazionale su questi temi. Un appello che segue a quello di Sergio Mattarella, che aveva chiesto all'Italia di unirsi nello sforzo della ricostruzione.

È la prima volta che il premier parla in questi termini di ambiente. La prima volta che lancia una sfida su questi temi. Da ieri si è messo in testa di non lasciare nulla di intentato dopo la tragedia ad Amatrice, Arquata del Tronto, Accumoli. E’ la sua occasione per fare la differenza rispetto al passato: obiettivo cruciale nei mesi che precedono il referendum costituzionale di novembre, momento decisivo per la sua carriera politica. E allora, anche per questo, unità nazionale. Arriva a parlare di un piano "concertato", parola che non fa parte del suo lessico politico. “Il progetto Casa Italia non è un elenco di parole ma un progetto in cui tutti possano riconoscersi: soggetti sociali, ordini professionali, associazioni di categoria, sindacati, associazionismo fino agli esponenti del mondo ambientalista - spiega - Il fatto che non ci siano riusciti negli anni precedenti, non vuol dire che noi non ci riusciamo. Questa scommessa sulla prevenzione deve diventare un patrimonio condiviso di tutti gli italiani, non è tema di una parte ma avverto la responsabilità come capo del governo che questo tema debba coinvolgere tutti”.

Così Renzi tenta di rispondere ai primi spifferi di polemica sulla mancanza di prevenzione rispetto ai disastri naturali in Italia. Anche se “è illusorio pensare di mettere sotto controllo la natura, difficile pensare che ciò che è avvenuto non possa essere considerato come gigantesca calamità naturale, difficile immaginare che potesse essere affrontato con una diversa tecnica edilizia, stiamo parlando di borghi medievali…”, premette. Comunque “nei prossimi 15 giorni cercheremo di incontrare tutti coloro che hanno un ruolo su questo tema, prendendo il meglio da tutti salvo assumerci la nostra responsabilità…”. L’idea è che “Casa Italia” mobili fondi pubblici, privati e anche europei. Anche se “siamo ancora agli inizi” della pianificazione, specifica Renzi. E’ un piano che ha preso forma negli incontri di giornata, prima del consiglio dei ministri.

Di primo mattino il presidente del Consiglio aveva ricevuto a Palazzo Chigi Pier Carlo Padoan e poi anche il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Quello con il ministro dell’Economia è un incontro che si sarebbe tenuto anche senza il terremoto, un punto di orizzonte dopo la pausa estiva e prima del bilaterale con Angela Merkel la prossima settimana a Maranello. Ma naturalmente il sisma cambia l’agenda anche di un confronto tra premier e ministro dopo le vacanze: priorità alle misure per i terremotati, poi varate dal Consiglio dei ministri serale (che approva anche 4 decreti della riforma della pubblica amministrazione).

Il quadro è complicatissimo. Per Renzi è come muoversi sul crinale di una montagna dell’Appennino, tanto per citare la zona colpita dal sisma. In conferenza stampa, il premier non fa promesse agli sfollati. “Dove passeranno l’inverno? E’ presto per dirlo, sappiamo che passarlo nelle tendopoli è difficile, decideremo insieme ai sindaci e alle comunità colpite, certo le case resteranno inagibili per un lungo periodo…”. Ma una promessa la fa, perchè afferma di sentire "l'impegno morale" di ricostruire i borghi storici devastati dal terremoto. "Per queste persone stare vicino al loro territorio, alle proprie radici, è un diritto".

Sulla pianificazione del dopo, la ricostruzione, in giornata aveva chiarito il ministro Dario Franceschini: “Ci chiedono una ricostruzione dei borghi storici che sia fedele all'immagine che nei secoli questi centri storici hanno conservato, credo che sia una sfida che dovremmo raccogliere: l’Italia la deve a quelle comunità". Domani nei luoghi del sisma ci sarà il presidente dell’Anci Piero Fassino per una riunione con i sindaci dei comuni colpiti. Il governatore delle Marche Luca Ceriscioli farà invece il punto con la presidente della Camera Laura Boldrini e i parlamentari. Continua la gara di solidarietà tra le regioni, organizzazioni di volontariato, associazioni. Persino le banche intervengono. E’ l’Abi a invitare le banche a sospendere il pagamento delle rate dei mutui per gli immobili colpiti dal sisma. Tra i primi ad accogliere l’invito, Nuova Banca Etruria che tenta così un recupero di immagine dopo la brutta storia del salvataggio per decreto del governo e bail-in europeo. Per ora dal governo arriva solo il blocco del pagamento delle tasse.

Emergenza, ricostruzione, prevenzione. L’onda sismica porta a Palazzo Chigi altri tre compiti o cavalli di battaglia, a seconda dei punti di vista. “Vorrei che questo fosse il compito per il futuro, una volta che le emozioni profonde lasceranno spazio alle reazioni…”, dice Renzi, già calato nella nuova parte assegnata stavolta da Madre Natura.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/08/25/terremoto-governo_n_11701874.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #152 inserito:: Settembre 02, 2016, 05:29:22 pm »

Lunedì 29 agosto 2016
Enews 439
Matteo Renzi

Il dolore e la reazione
In queste ore l'Italia è una famiglia colpita.
Le storie che Amatrice, Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto ci consegnano sono storie di disperazione e di morte. Non basterà una vita ad asciugare le lacrime di quella mamma che ha perso il marito e i figli. Di quei genitori che non abbracceranno più la loro piccola creatura. Di quella bambina salvata dalla sorellina più grande a prezzo della vita. Di quel ragazzo rimasto orfano che il prossimo anno farà l'esame di maturità senza avere più i genitori a casa cui raccontare come è andata la versione.
Perché vista da fuori, la contabilità dei numeri di un terremoto può apparire una fredda questione di cifre. Ma quei numeri che si calcolano in decine, poi in centinaia, sono storie di persone, nostri fratelli, membri della nostra famiglia colpita. E allora il dolore si fa spazio, prepotente, cattivo dentro la quotidianità del Paese.
In questi casi l'Italia sa come fare a reagire. Siamo bravi e generosi, specie nei momenti di difficoltà. La gestione dell'emergenza da parte della Protezione Civile è stata efficace e tempestiva. Ci sono 238 persone che sono state strappate dalle macerie dalla professionalità dei Vigili del Fuoco e dei soccorritori: un numero impressionante. E le colonne mobili di donne e uomini con la divisa o volontari ha immediatamente circondato i luoghi del sisma con un abbraccio concreto, operativo, immediato. Gli amministratori di comuni e regioni stanno lavorando dal primo minuto con dedizione e pazienza.
Siamo orgogliosi di questa reazione. Siamo fieri di questo meraviglioso popolo italiano. Il popolo che è arrivato ad Amatrice sin dal giorno stesso ma anche il popolo che organizza le spaghettate all'amatriciana in tante piazze d'Italia come concreta solidarietà, che educa i bambini di tutto lo Stivale a donare un pallone o un giocattolo, che fa sentire la propria vicinanza con le donazioni.
Ma tutto ciò non può bastarci.

La ricostruzione
C'è una ricostruzione da coordinare nel modo più saggio e più rapido. Giusto fare in fretta, ma ancora più giusto fare bene e soprattutto con il coinvolgimento delle popolazioni interessate. La ricostruzione dovrà avvenire nel modo più trasparente con l'aiuto di strutture che abbiamo voluto con forza come l'Autorità Anti Corruzione presieduta da Cantone ma anche con la massima trasparenza online. Ogni centesimo di aiuti sarà verificabile a cominciare da quelli inviati via sms dagli italiani al numero della protezione civile (Sms al numero 45500, ancora attivo per chi vuole dare una mano). Ma soprattutto dovremo tenere viva la presenza delle comunità sul territorio. I luoghi hanno un'anima, non sono semplicemente dei borghi da cartolina. E l'anima gliela danno le storie delle persone, vecchi e bambini, il vissuto quotidiano, gli spazi di una comunità a cominciare dal circolo, dalla chiesa, dalla scuola. L'impegno del governo è che questi luoghi così ricchi di un passato prezioso possano avere un futuro. E per farlo occorrerà lavorare tutti insieme, senza proclami, senza annunci, senza effetti speciali, ma con l'impegno rigoroso di tutti. La storia italiana ci consegna pagine negative nella gestione del dopo-terremoto, come l'Irpinia, ma anche esempi positivi. Su tutti il Friuli del 1976, certo. Ma anche l'Umbria di vent'anni fa. E soprattutto penso al modello emiliano del 2012. Quel territorio ha "tenuto botta", come si dice da quelle parti, ricostruendo subito e bene. Le aziende sono ripartite, più forti di prima. E la coesione mostrata è stata cruciale per raggiungere l'obiettivo.
Dovremo prendere esempio da queste pagine positive. E fare del nostro meglio - senza annunci roboanti - per restituire un tetto a queste famiglie e restituire un futuro a queste comunità.

Casa Italia
Quello che invece in passato non sempre è stato fatto è andare oltre l'emergenza, oltre la ricostruzione. Perché sull'emergenza l'Italia è forte. Sulla ricostruzione ci sono pagine di assoluta efficienza e pagine che invece andrebbero cancellate, lo sappiamo. Ma quello che in passato è spesso mancato è la costruzione di un progetto paese basato sulla prevenzione: non solo reagire, non solo ricostruire, ma prevenire. E dunque serve un deciso cambio di mentalità.
Lasciatemi essere chiaro, da padre prima che da premier. L'idea iper razionalistica di chi in queste ore dice "rischio zero" è inattuabile. Da un lato l'Italia è troppo articolata per risolvere in partenza ogni problema legato alle calamità naturali. Dall'altro, io dico soprattutto, la pretesa di tenere sotto controllo la natura è miope e persino assurda. Ovunque nel mondo la Natura miete vittime per alluvioni, uragani, terremoti. E questo riguarda anche Paesi che noi giudichiamo più preparati del nostro: in tutto il mondo i lutti legati a calamità naturali sono numerosi.
Ma se mandiamo in soffitta la pretesa ideologica di chi vorrebbe tenere sotto controllo la natura, dall'altro è anche vero che non possono vincere i fatalisti che nel nome del destino continuano a costruire senza visione e strategia o impediscono di creare una cultura della prevenzione. Perché rincorrere quando potremmo anticipare?
Nessuno di noi potrà bloccare la natura, ma perché non cambiare mentalità e lavorare - tutti insieme - a un progetto che tenga più al riparo la nostra famiglia, la nostra casa?
Questo è il senso del progetto Casa Italia che nei prossimi giorni presenterò a tutti i soggetti interessati, ai professionisti, ai rappresentanti di comuni e regioni, ai sindacati e alle associazioni di categoria, agli ambientalisti e ai costruttori.
Il fatto che per 70 anni non siamo riusciti a far partire un progetto coordinato e strategico di prevenzione significa che questa sfida non è facile, fa tremare i polsi. Ma il fatto che sia una sfida difficile, non è un buon motivo per non provarci.
È un progetto di lungo respiro, che richiederà anni, forse un paio di generazioni, come ieri mi diceva con lucidità e visione un grande italiano quale Renzo Piano. Ma il fatto che sia un progetto a lungo termine, non è un buon motivo per non iniziare subito.
In Casa Italia immagino di inserire non solo i provvedimenti per l'adeguamento antisismico ma anche gli investimenti che stiamo facendo e che continueremo a fare sulle scuole, sulle periferie, sul dissesto idrogeologico, sulle bonifiche e sui depuratori, sulle strade e sulle ferrovie, sulle dighe, sulle case popolari, sugli impianti sportivi e la banda larga, sull'efficientamento energetico, sulle manutenzioni, sui beni culturali e sui simboli della nostra comunità.
Un progetto che coinvolga concretamente - non a chiacchiere - tutti i cittadini interessati a dare una mano alla comunità del nostro Paese. Abbiamo decine di argomenti su cui possiamo dividerci e litigare; su questo lavoriamo insieme.
Nella mia responsabilità di capo del governo proporrò a tutte le forze politiche di collaborare su questi temi. Con Casa Italia in ballo c'è il futuro dei nostri figli, non di qualche ministero. E proporrò a tutti i partiti, anche a quelli di opposizione, di dare una mano perché la politica italiana offra una dimostrazione di strategia e non solo una rissa dopo l'altra. Noi lo faremo. Senza annunci a effetto, ma con il passo del maratoneta. Cioè con l'impegno di chi sa che la sfida è lunga, difficile e richiede la testa, non solo le gambe. Ma sa anche che passo dopo passo il traguardo diventa ogni istante più probabile. Dunque tre fasi. L'emergenza, la ricostruzione, la prevenzione.
Tre fasi diverse, tre cantieri diversi, tre responsabilità diverse.
Ma l'impegno comune di far vedere il volto migliore dell'Italia.
Lo dobbiamo a chi è stato ucciso dal terremoto e ai loro cari.
Lo dobbiamo ai superstiti che hanno il diritto di tornare a vivere.
Lo dobbiamo ai nostri figli perché l'immenso patrimonio italiano non è nostro. Non ce lo hanno dato in eredità i nostri genitori, ma ci è consegnato in prestito per i nostri figli. Dobbiamo essere all'altezza di questa responsabilità.

Matteo

PS. Per una volta non vi parlo di altro. Ci sarà tempo per tornare sull'ordinaria amministrazione e le cose di tutti i giorni: in settimana vi scriverò una enews ad hoc su tutte le cose che stanno andando avanti, su tutti i progetti che continuiamo a seguire, su tutti gli incontri che stiamo facendo. Ma oggi ho avvertito l'esigenza di parlarvi solo del terremoto, ringraziando i tanti di voi che in queste ore hanno scritto e dato una mano. Viva l'Italia.
 
    
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« Risposta #153 inserito:: Settembre 02, 2016, 05:41:18 pm »

Terremoto, Matteo Renzi lancia "Casa Italia": unità nazionale per un piano integrato con fondi pubblici, privati e Ue

Pubblicato: 25/08/2016 22:01 CEST Aggiornato: 25/08/2016 22:17 CEST

La crisi è sempre anche opportunità. E quindi dopo il dolore per le tante vittime del sisma nel centro Italia, Matteo Renzi rilancia. Si chiama “Casa Italia” la sua nuova scommessa per dimostrare che il suo governo è di altra stoffa, che non è il governo Berlusconi alle prese con il terremoto dell’Aquila. Per dimostrare che invece i borghi colpiti ieri dal sisma tra Lazio e Marche verranno ricostruiti così com’erano. “Niente new Town”, è l’annuncio della conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri che stanzia 50 milioni di euro iniziali, delibera lo stato di emergenza, sospende il pagamento delle tasse per i terremotati. Ma c’è dell’altro. Un vero e progetto sulla “prevenzione: dalle bonifiche, al dissesto idrogeologico, la prevenzione sismica, efficienza energetica…”, dice Renzi chiedendo l’unità nazionale su questi temi. Un appello che segue a quello di Sergio Mattarella, che aveva chiesto all'Italia di unirsi nello sforzo della ricostruzione.

È la prima volta che il premier parla in questi termini di ambiente. La prima volta che lancia una sfida su questi temi. Da ieri si è messo in testa di non lasciare nulla di intentato dopo la tragedia ad Amatrice, Arquata del Tronto, Accumoli. E’ la sua occasione per fare la differenza rispetto al passato: obiettivo cruciale nei mesi che precedono il referendum costituzionale di novembre, momento decisivo per la sua carriera politica. E allora, anche per questo, unità nazionale. Arriva a parlare di un piano "concertato", parola che non fa parte del suo lessico politico. “Il progetto Casa Italia non è un elenco di parole ma un progetto in cui tutti possano riconoscersi: soggetti sociali, ordini professionali, associazioni di categoria, sindacati, associazionismo fino agli esponenti del mondo ambientalista - spiega - Il fatto che non ci siano riusciti negli anni precedenti, non vuol dire che noi non ci riusciamo. Questa scommessa sulla prevenzione deve diventare un patrimonio condiviso di tutti gli italiani, non è tema di una parte ma avverto la responsabilità come capo del governo che questo tema debba coinvolgere tutti”.

Così Renzi tenta di rispondere ai primi spifferi di polemica sulla mancanza di prevenzione rispetto ai disastri naturali in Italia. Anche se “è illusorio pensare di mettere sotto controllo la natura, difficile pensare che ciò che è avvenuto non possa essere considerato come gigantesca calamità naturale, difficile immaginare che potesse essere affrontato con una diversa tecnica edilizia, stiamo parlando di borghi medievali…”, premette. Comunque “nei prossimi 15 giorni cercheremo di incontrare tutti coloro che hanno un ruolo su questo tema, prendendo il meglio da tutti salvo assumerci la nostra responsabilità…”. L’idea è che “Casa Italia” mobili fondi pubblici, privati e anche europei. Anche se “siamo ancora agli inizi” della pianificazione, specifica Renzi. E’ un piano che ha preso forma negli incontri di giornata, prima del consiglio dei ministri.

Di primo mattino il presidente del Consiglio aveva ricevuto a Palazzo Chigi Pier Carlo Padoan e poi anche il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Quello con il ministro dell’Economia è un incontro che si sarebbe tenuto anche senza il terremoto, un punto di orizzonte dopo la pausa estiva e prima del bilaterale con Angela Merkel la prossima settimana a Maranello. Ma naturalmente il sisma cambia l’agenda anche di un confronto tra premier e ministro dopo le vacanze: priorità alle misure per i terremotati, poi varate dal Consiglio dei ministri serale (che approva anche 4 decreti della riforma della pubblica amministrazione).

Il quadro è complicatissimo. Per Renzi è come muoversi sul crinale di una montagna dell’Appennino, tanto per citare la zona colpita dal sisma. In conferenza stampa, il premier non fa promesse agli sfollati. “Dove passeranno l’inverno? E’ presto per dirlo, sappiamo che passarlo nelle tendopoli è difficile, decideremo insieme ai sindaci e alle comunità colpite, certo le case resteranno inagibili per un lungo periodo…”. Ma una promessa la fa, perchè afferma di sentire "l'impegno morale" di ricostruire i borghi storici devastati dal terremoto. "Per queste persone stare vicino al loro territorio, alle proprie radici, è un diritto".

Sulla pianificazione del dopo, la ricostruzione, in giornata aveva chiarito il ministro Dario Franceschini: “Ci chiedono una ricostruzione dei borghi storici che sia fedele all'immagine che nei secoli questi centri storici hanno conservato, credo che sia una sfida che dovremmo raccogliere: l’Italia la deve a quelle comunità". Domani nei luoghi del sisma ci sarà il presidente dell’Anci Piero Fassino per una riunione con i sindaci dei comuni colpiti. Il governatore delle Marche Luca Ceriscioli farà invece il punto con la presidente della Camera Laura Boldrini e i parlamentari. Continua la gara di solidarietà tra le regioni, organizzazioni di volontariato, associazioni. Persino le banche intervengono. E’ l’Abi a invitare le banche a sospendere il pagamento delle rate dei mutui per gli immobili colpiti dal sisma. Tra i primi ad accogliere l’invito, Nuova Banca Etruria che tenta così un recupero di immagine dopo la brutta storia del salvataggio per decreto del governo e bail-in europeo. Per ora dal governo arriva solo il blocco del pagamento delle tasse.

Emergenza, ricostruzione, prevenzione. L’onda sismica porta a Palazzo Chigi altri tre compiti o cavalli di battaglia, a seconda dei punti di vista. “Vorrei che questo fosse il compito per il futuro, una volta che le emozioni profonde lasceranno spazio alle reazioni…”, dice Renzi, già calato nella nuova parte assegnata stavolta da Madre Natura.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/08/25/terremoto-governo_n_11701874.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #154 inserito:: Settembre 06, 2016, 03:53:27 pm »

Lunedì 5 settembre 2016
Enews 441
L'appuntamento del lunedì con le E-News mi trova oggi in Cina, a Hangzhou, per l'annuale riunione del G20.

1. Il summit G20
Hangzhou è una città, bellissima, ha una lunga tradizione di rapporto con l'Italia: ha accolto Marco Polo, i gesuiti guidati da Matteo Ricci e - in tempi più recenti - investimenti significativi a cominciare da quello della Ferrero. La missione è stata anche l'occasione per riflettere sul rapporto con il governo cinese. Abbiamo avuto un incontro bilaterale con il Presidente Xi Jinping, con la comunità di italiani di Shangai, con una delegazione significativa di imprenditori cinesi, con gli studenti dell'università di Tongij tenendo fede alla consuetudine di incontrare in questi viaggi i giovani universitari: l'Italia è una superpotenza della bellezza e dell'educazione e crede alla diplomazia culturale. Abbiamo anche visitato il quartier generale di AliBaba, il colosso cinese dell'e-commerce. Con Jack Ma, fondatore di questa incredibile azienda, abbiamo lavorato in passato e adesso abbiamo raccolto i primi frutti, segnatamente sul vino italiano. Se penso alle occasioni che abbiamo sprecato in passato nella valorizzazione dei prodotti agroalimentari italiani mi viene da piangere. Ma è sufficiente pensare alle potenzialità che abbiamo ancora davanti a noi per far tornare il sorriso. Siamo a quasi 37 miliardi di export agroalimentare, possiamo fare ancora meglio.
Del resto tutta la storia di Jack Ma dimostra che nel tempo dell'innovazione ogni sfida può essere vinta e che l'Italia ha molto da guadagnare dalla digitalizzazione e dal cambiamento del modello economico tradizionale. Bisogna crederci, però. E bisogna lavorare insieme, facendo sistema, tutti. Più partecipo a incontri internazionali, più mi rendo conto che l'Italia è molto forte, molto più forte di come viene raccontata.
Rispetto ai temi del G20 l'Italia ha insistito molto sulla necessità di coniugare crescita e giustizia sociale. Di investire contro la paura. Di non intestardirsi sulle architetture finanziarie senza coinvolgere i cittadini. E sul bisogno di lavorare come G20 in una modalità diversa dal passato, più capace di coinvolgere la classe media.
Abbiamo viste riconosciute come positive molte nostre esperienze, dalle riforme al JobsAct all'Autorità Nazionale Anticorruzione. Ma solo i prossimi mesi ci diranno se quello di Hangzhou è stato davvero un G20 di svolta. Lavoreremo con determinazione in questa direzione.

2. Dopo il terremoto
Il ricordo del terremoto, il ricordo delle vittime, il pensiero per i sopravvissuti e soprattutto per gli sfollati, la gratitudine verso i soccorritori, la necessità di Casa Italia, progetto ampio e pluriennale sulla prevenzione: questi temi sono stati il nostro chiodo fisso, anche a migliaia di chilometri di distanza.
Dopo aver ringraziato volontari e professionisti del soccorso (compreso il cane Leo, che ha salvato la vita della piccola Giulia), abbiamo nominato Vasco Errani commissario per la ricostruzione, alla luce dell'ottimo lavoro da lui svolto durante il terremoto in Emilia Romagna. Appena rientrato - nella mattinata di martedì - incontrerò Errani, che ha già iniziato a lavorare con la Protezione Civile, per fare il punto della situazione. Abbiamo chiesto al Rettore di una delle migliori università al mondo per l'ingegneria e l'architettura, il Politecnico di Milano, di venire a darci una mano nella gestione del progetto Casa Italia. Il Rettore, professor Azzone, ha accettato e già da martedì incontreremo a Palazzo Chigi i vari soggetti interessati, dalle associazioni ambientaliste fino agli ordini professionali, dai sindacati fino alle associazioni di categoria. Casa Italia seguirà le linee guida del Senatore Renzo Piano per una cultura del “rammendo”, per cantieri leggeri, per un'opera di prevenzione puntuale e strategica.
Continuo a sperare, per il bene dell'Italia, che su questo progetto non ci siano polemiche di parte e rinnovo l'appello perché tutte le forze politiche portino le proprie proposte, le proprie idee, il proprio contributo. L'Italia deve cambiare anche nelle modalità di reazione alla tragedia. Siamo tra i più generosi e bravi nell'emergenza, dobbiamo diventarlo anche nella prevenzione e sul lungo periodo. Per me il progetto Casa Italia deve essere uno sforzo comune del Paese, che continuerà per molti anni. Lo affronto come padre, prima ancora che come Presidente del Consiglio. E sono certo che la stragrande maggioranza degli italiani desiderino che su questo tema non ci siano giochetti ma la collaborazione sincera di tutti coloro che vogliono bene all'Italia. Leggo volentieri le vostre considerazioni al matteo@governo.it

3. Basta un sì
Sono molto soddisfatto perché finalmente si inizia a discutere del merito del referendum.
Nessuno si lamenta più della personalizzazione del referendum e possiamo finalmente parlare di contenuti. C'è molta disinformazione sul referendum: intervistato dalla principale televisione cinese ho iniziato a parlare di turismo, studenti, collaborazione culturale. La giornalista mi ha interrotto e mi ha chiesto perché volessi una riforma costituzionale che dà più poteri al premier. Le ho risposto dicendo la verità: i poteri del premier rimangono gli stessi, sia che vinca il no, sia che vinca il sì. Semplicemente: i poteri del premier non fanno parte di questo referendum. Nella Bicamerale D'Alema e nella riforma Berlusconi i poteri del premier cambiavano e addirittura si contemplava il potere del primo ministro di scioglimento delle Camere.
In questa nostra riforma - quella che andrà al voto - i poteri del premier non sono neanche sfiorati. Pesi e contrappesi non cambiano. Si cambiano invece, per esempio, le regole del gioco sul turismo, restituendo allo Stato la strategia di promozione internazionale, anziché continuare con 21 strategie diverse. E sappiamo quanto bisogno vi sia di non parcellizzare la promozione all'estero in tanti viaggi che qualche volta assomigliano più a vacanze a scrocco anziché missioni internazionali.
Per ciascuno di voi che legge questa email rimane valido l'invito: dateci una mano, in ogni modo vi sia possibile. Sul sito www.bastaunsi.it trovate le modalità: creare un comitato, diventare un volontario, dare una mano sui social (su Twitter @bastaunsi; su Facebook), organizzare un incontro. Abbiamo bisogno di tutti perché quando inizierà la vera e propria campagna possiamo essere chiari: questo referendum non riduce la democrazia, ma riduce le poltrone. Questo referendum semplifica i rapporti tra Stato e Regioni. Evita il ping-pong incomprensibile tra Camera e Senato. Aumenta la partecipazione dei cittadini abbassando il quorum al referendum. Abolisce enti inutili.
Cara Italia, vuoi cambiare? Basta un sì. Se invece le cose vi vanno bene così come sono, votate pure no. Ma a quel punto ci teniamo per decenni la classe politica più numerosa e costosa d'Occidente, la confusione tra Regioni e Stato centrale e un sistema di doppia fiducia a Camera e Senato che è una delle principali cause di instabilità italiana: 63 governi in 70 anni.
Il referendum è tutto qui.
Ogni giorno che passa vengono meno gli alibi di chi mi accusava di personalizzare il quesito. Adesso che non ci sono più veli e incomprensioni, entriamo nel merito. E chiediamo agli italiani se vogliono cambiare o se preferiscono che tutto resti immobile.
Chi di voi può darci una mano, lo faccia. Scriviamo insieme la storia di domani, anziché lasciarla ai rimpianti di chi dice no. Per maggiori informazioni: comitati@bastaunsi.it

Informazioni di servizio. Agenda
Una volta rientrato a casa, inizierà un lungo viaggio in Italia per parlare soprattutto di Casa Italia, lavoro e referendum. Giusto per dare qualche data: sarò nelle prossime due settimane alle feste dell'Unità di Reggio Emilia, Firenze, Catania (nazionale), Modena, Bologna. In omaggio all'anno scolastico che sta per ripartire e per dare ancora più attenzione alla questione prevenzione sismica visiterò scuole da inaugurare o cantieri in Campania il 12, Lombardia il 13, Piemonte il 14, Lazio il 15. Farò iniziative sul referendum venerdì sera, il 9 settembre a Lecce e lunedì in Campania. Sarò alla Fiera del Levante di Bari sabato mattina. Continua anche il nostro lavoro a livello di Mediterraneo (con Alexīs Tsipras, in Grecia, venerdì 9) e a livello europeo con l'appuntamento di Bratislava il venerdì successivo, 16 settembre.

Pensierino della Sera
A margine dell'incontro di oggi Francois Hollande mi ha ringraziato per il gesto di Gigi Buffon di interrompere i fischi alla Marsigliese e chiamare un grande applauso di tutto lo stadio di Bari. Gli sportivi possono fare molto in termini di messaggi educativi: capitan Buffon lo ha dimostrato. E credo che tutta l'Italia sia stata orgogliosa di lui. Abbiamo valori che sono molto più grandi dell'inciviltà di chi sa solo fischiare.

Sono piccoli contributi di merito che spero siano utili per chi non si accontenta degli insulti dei trolls sui social e ha voglia di verificare se davvero le cose stanno cambiando o no. Grazie per i vostri commenti e per le vostre critiche, vi leggo volentieri. matteo@governo.it

Un sorriso,
Matteo
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« Risposta #155 inserito:: Settembre 20, 2016, 10:55:31 am »

Lunedì 19 settembre 2016
Enews 443
   
Vi scrivo da New York dove oggi e domani partecipo all'annuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Sui social (qui Facebook, qui Twitter, qui Instagram) vi terrò informati su questa riunione che sarà l'ultima del segretario Ban Ki Moon e del Presidente Obama. Sarò in Italia da mercoledì mattina, a Milano per parlare di moda, industria 4.0, innovazione.

Fedele all'impegno: "Scrivi meno!", vi evito la lunga carrellata di cose fatte in questa settimana, da Cuneo a Caserta, da Battipaglia a Modena, da Bologna a Milano. È stata una settimana ricca di momenti molto belli sotto il profilo umano, a cominciare dalla Conferenza Nazionale sulla disabilità e dagli incontri con i ragazzi delle scuole. Ma non sono mancate le notizie tristi, penso alla scomparsa del Presidente Carlo Azeglio Ciampi, che voglio ricordare come uno degli uomini che ci ha riportato ad amare la parola Patria e il tricolore.

    Chi è interessato a saperne di più sulla settimana può cliccare su questo video: due minuti e vi evitate un papiro di due pagine. D'ora in poi cercheremo di raccontare la settimana in modo più semplice del passato: cliccare per credere!
    Chi invece è più interessato alla lettura politica della situazione qui trova una intervista al Corriere della Sera di ieri, domenica. Leggo volentieri i vostri commenti: matteo@governo.it

1. Ricostruzione e Casa Italia
È passato ormai quasi un mese dal terremoto di Amatrice, Accumoli, Arquata. Ho promesso agli abitanti che non li avremmo dimenticati. E adesso che i riflettori dei media, fisiologicamente, si abbassano, ecco adesso tocca a noi.
Venerdì con il commissario Errani presenteremo gli interventi per la ricostruzione.
E sul grande progetto "CASA ITALIA" stiamo andando avanti. Ho detto ai sindaci di tutta Italia, da San Tammaro a Bagnolo Piemonte di intervenire sulle scuole e sugli asili. Tutto ciò che serve a tenere al sicuro i nostri figli vale più di qualsiasi regola burocratica. Ma i lavori devono essere fatti bene, seguendo la filosofia del recupero, con l'attenzione a ogni centesimo come fossero i lavori di casa nostra. Perché la scuola è casa nostra, è Casa Italia. E rinnovo l'appello a tutti, forze politiche, sindacati, associazioni dei professionisti, mondo ambientalista, costruttori: litighiamo su tutto, ma non su questo. Il Governo vuole fare di Casa Italia un grande piano di prevenzione e rammendo del nostro meraviglioso Paese: durerà anni, ma questo non è un buon motivo per non iniziare, anzi lo è per iniziare subito, tutti insieme. Il primo piano strategico di prevenzione, senza ansie elettorali ma guardando al futuro dei nostri figli: che sia #lavoltabuona anche per questo, nessuno si senta escluso.
2. L'Unione Europea verso Roma 2017
Il vertice europeo di Bratislava non ha prodotto grandi risultati. Dovevamo rilanciare dopo lo shock della Brexit, ma la montagna - per il momento - ha partorito il topolino. Chi ha letto l'intervista al Corriere che ho linkato sopra conosce i dettagli della posizione italiana. L'unico impegno concreto è stato confermare il cammino che avevamo immaginato a Ventotene, che porterà a Roma, nel marzo 2017, per la cerimonia della firma dei 60 anni dell'Unione Europea e per il rilancio dell'ideale continentale. Toccherà al Governo Italiano giocarsi questi sei mesi, decisivi, lanciando proposte concrete.
Sogno un'Europa che torni a innovare, a crescere, a essere dinamica e attrattiva. Non solo l'Europa delle burocrazie e dei vertici dei capi di governo.

Ho fatto due esempi ai colleghi degli altri Paesi.
    Sulla politica economica bisogna riconoscere che Obama e l'America hanno fatto bene e che l'UE ha sbagliato direzione. Oggi è un dovere rilanciare sui giovani, sugli investimenti pubblici e privati non solo sull'austerity; sull'Europa sociale e non solo sull'Europa finanziaria. Dalle infrastrutture digitali alla ricerca l'Europa deve avere una strategia, non solo un insieme di regole che ognuno interpreta come vuole, dalle tasse al patto di stabilità.

    Sull'immigrazione bisogna intervenire in Africa come l'Italia ha proposto, illustrato, spiegato nel dettaglio. Non si possono piangere calde lacrime quando un barcone affonda o viceversa chiudere le frontiere quando la gente scappa dalla fame o dalla guerra. Bisogna intervenire a monte. Per il momento abbiamo visto tante interviste e pochi fatti concreti.

Se in nome di regole burocratiche astruse, qualcuno vuole impedire all'Italia di mettere a posto le scuole con gli interventi antisismici come pensate che possa reagire una famiglia normale? Semplice: darà la colpa all'Europa della propria paura per i figli. Odierà l'Europa considerata responsabile di tutto. Poi non ci stupiamo se crescono ovunque i movimenti populisti e demagoghi. Non puoi fare allo stesso tempo le condoglianze per Amatrice e poi bloccare gli interventi antisismici in nome del patto di stabilità. L'alternativa all'antipolitica è il buon senso, non la burocrazia.
Ho parlato chiaro senza mandarle a dire dietro, altrimenti i vertici diventano solo parate scenografiche, gite fuori porta. E siccome rappresento l'Italia, uno dei Paesi fondatori, uno dei Paesi che più dona soldi alle istituzioni europee, ho il dovere - non il diritto, il dovere - di difendere l'interesse nazionale. Io credo all'Europa come alla più grande scommessa della storia delle istituzioni. Ma credere all'Europa non significa ignorare l'interesse nazionale. Anzi.

3. Basta un sì, il vostro sì

La settimana prossima - come previsto dalla Legge - il Consiglio dei Ministri fisserà la data del referendum. Sono molto contento del fatto che il clima sia cambiato, finalmente, anche dopo alcuni confronti civili di questi giorni. Nessuno parla più di attentati alla democrazia e finalmente la discussione sta entrando nel merito. Il referendum sarà una scelta secca tra chi voterà SI' perché vuole cambiare il bicameralismo paritario, ridurre il numero dei parlamentari, ridurre i costi della politica, sopprimere il CNEL e cambiare il rapporto Stato-Regioni e chi voterà NO perché vuole lasciare le cose come sono adesso. Sono due posizioni ugualmente legittime ma è giusto fare chiarezza: chi vota NO non costruisce una riforma diversa, si tiene il sistema di oggi. E io penso che l'Italia per competere a livello globale, ma anche per dare risposte più incisive alle crisi di questo tempo, abbia bisogno di essere più semplice e più agile.

La settimana prossima partirà dunque il conto alla rovescia.
È fondamentale che chi crede alla possibilità di cambiare l'Italia ci dia una mano. Sarà una sfida da vincere porta a porta perché tutti i sondaggi dicono che la maggioranza degli italiani ancora non è informata sul vero contenuto del referendum. Ecco perché chiedo il vostro aiuto, decisivo come mai in passato. Vi chiedo di organizzare i comitati (www.bastaunsi.it), di darci una mano tra i volontari, sui luoghi di lavoro. Il dibattito non è sulla legge elettorale, non è sulla durata della legislatura, non è sui poteri del premier. È più banalmente una possibilità concreta di rendere il nostro Paese più semplice, riducendo il numero dei politici (ecco perché gli altri reagiscono così arrabbiati!) e aumentando il livello della buona politica.

Siamo a quota 4.000 comitati, oltre 110.000 euro raccolti, migliaia di cittadini hanno dato la disponibilità a dare una mano con i propri amici, in famiglia, al lavoro: il più grande tam-tam mai realizzato. Non è un caso che noi abbiamo raccolto mezzo milione di firme e i nostri amici del No non ce l'abbiano fatta. Perché dire Sì significa scommettere sulla speranza e sulla proposta, non sulla rabbia e sulla protesta. Dire Sì è più difficile, ma più bello. Chi vota sì, cambia l'Italia. Chi vota no, lascia le cose come sono. Ce la date una mano? Vi aspetto sulla piattaforma degli attivisti digitali. L'email è comitati@bastaunsi.it.

Pensierino della Sera. Si sono chiuse le Paralimpiadi. Il Governo le ha salutate con questo video. Voglio scrivere qui i nomi delle medaglie italiane. I nomi: Alberto, Alex, Alvise, Amine, Andreea, Andrea, Arjola, Assunta, Bebe, Cecilia, Efrem, Elisabetta, Fabio, Federico, Federico, Francesca, Francesco, Francesco, Giada, Giancarlo, Giovanni, Giulia, Loredana, Luca, Martina, Michele, Monica, Oney, Paolo, Roberto, Vincenzo, Vittorio.

Alex Zanardi è un mito e lo sappiamo. Ero agli scout quando gli accadde il terribile incidente e ancora ricordo alcuni dibattiti in clan dopo che avevamo suggerito ai ragazzi di leggere il suo libro "...Però, Zanardi da Castelmaggiore". Ma tutti questi nostri connazionali hanno storie che ci rendono orgogliosi.
Leggete ad esempio questa intervista alla diciannovenne Bebe Vio e guardate il suo video), pieno di entusiasmo, passione, gioia per la vita.
Sono semplicemente felice di essere connazionale di queste persone. Grazie Alex, grazie Bebe, grazie tutti per averci emozionato con la vostra forza esplosiva, la vostra delicata tenacia. Viva l'Italia!

Un sorriso,
Matteo
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« Risposta #156 inserito:: Settembre 26, 2016, 05:26:29 pm »

Referendum, Renzi attacca Raggi: “Il no alle Olimpiadi è la metafora di cosa significa l’Italia del No”
Referendum Costituzionale
Il premier riscalda i toni dopo l'iniziale calma.
Giovedì a La7 aveva detto: "Non ho mai fatto polemica con il sindaco di Roma, lei ha vinto le elezioni"


Di F. Q. | 24 settembre 2016

 “L’immagine del no alle Olimpiadi è la straordinaria metafora di cosa significa l’Italia del No. Spero che i consiglieri comunali abbiano un sussulto di riflessione “. Dopo la quiete, la tempesta. Matteo Renzi inizialmente più accomodante sul caso Roma 2024, è tornato sul tema per tirare la volata al referendum costituzionale. “Non si fermano le grandi opere ma si fermano i ladri. Se invece dici di no, hai paura, ti fermi davanti una grande sfida e preferisci non metterci la faccia hai sbagliato mestiere”, ha ribadito il premier dal palco di un comizio per il Si al referendum costituzionale.

“L’Italia è divisa tra chi sta alla finestra a guardare e chi sta nell’arena e se vede una cosa che non va la cambia. Questa è la differenza tra la politica e il bar dello Sport”, ha poi affondato. E ancora: “Il fatto di dire che non si fanno le Olimpiadi per timore della corruzione è una incredibile ammissione di incapacità da parte della dirigenza di quella città”. Quindi ha ribadito che “se tu hai davanti otto anni se hai un minimo di credibilità e autorevolezza, tu i ladri li cacci”. Infine il parallelo con gli schieramenti rispetto alla consultazione popolare.

Soltanto due giorni prima davanti alle telecamere di La7 i toni erano stati ben più concilianti. “Se la Raggi dice no alle Olimpiadi, prendiamo atto. Non ho mai fatto polemica con il sindaco di Roma, lei ha vinto le elezioni. Io faccio il tifo per l’Italia. Se Roma va bene son contento, se va male mi spiace”, aveva detto lasciando dando a intendere che la partita era virtualmente chiusa. “Dipenderà dal consiglio comunale ma se il sindaco ha deciso di dire no immagino che pensi di avere la sua maggioranza con lei. Se i consiglieri voteranno il no nessuno vuole fare i Giochi contro il Comune”, dice. “In campagna elettorale la sindaca si era impegnata a fare un referendum – aveva poi spiegato – ma la titolarità della decisione spetta a lei. Quello che mi amareggia è l’idea che si dà del paese ovvero che i grandi eventi non si possono fare perché qualcuno ruba. Questo è impressionante. E’ come se i grillini dicessero: non riusciamo a cambiare le cose”.

Di F. Q. | 24 settembre 2016

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/24/referendum-renzi-allattacco-del-sindaco-di-roma-limmagine-del-no-alle-olimpiadi-e-la-straordinaria-metafora-di-cosa-significa-litalia-del-no/3054107/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter-2016-09-24
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« Risposta #157 inserito:: Settembre 29, 2016, 05:10:25 pm »

Renzi: "Il Cav e D'Alema usano referendum per ritornare in campo"
Il premier ai microfoni di Rtl: "Votano No per rientrare insieme e fare una bella Bicamerale".
E parla anche di Irpef, di patto di Stabilità, dei sindaci che devono governare e non aumentare i followers e di Brunetta che gli invia sms con il cuoricino.
La replica dell'ex presidente del Consiglio: "Renzi pensa che gli italiani siano sprovveduti"

28 settembre 2016

"Berlusconi punta a fare un'operazione del tutto legittima che è quella di tornare in campo assieme a D'Alema e a tanti altri che utilizzano il referendum per questo, e per fare una bella Bicamerale". Matteo Renzi risponde così, ai microfoni di Rtl 102.5, a una domanda sul Cavaliere alla vigilia del suo ottantesimo compleanno. "Aspetterei sempre a giudicare Berlusconi come un uomo del passato. Non c'è dubbio che ha più vite di un gatto e questo gli fa onore" aggiunge. "Gli auguro di tornare, anche col no a referendum insieme a D'Alema con cui ha vissuto la stagione delle Bicamerali, ma io sto dall'altra parte della barricata. Auguri dal profondo del cuore, così come a Bersani che compie gli anni lo stesso giorno, il 29 settembre". D'Alema gli risponde subito: Renzi insiste con le sciocchezze, anche da questo è evidente che ritiene gli italiani degli sprovveduti. Il mio No è un servizio per il Paese, non per la mia carriera.

Giustizia, "in Aula non posso mettere la fiducia contro i magistrati"

Ma Renzi ce ne ha anche per Brunetta. "Mi manda sempre i messaggini con il cuore, con l'emoticon, con il cuore rosso", rivela Renzi. "Io non condivido nulla di quello che dice ma perchè devo parlare male di lui? Fa una battaglia contro di me del tutto legittima. Poi alla fine se gli italiani preferiscono Brunetta, questa è la democrazia", aggiunge il premier. E il capogruppo Fi alla Camera si irrita parecchio: "Ha una faccia di bronzo" replica Brunetta, "sul Ponte delle Stretto è un piccolo bluffatore di provincia".

Quanto al referendum e le polemiche sulla data di dicembre, Renzi la vede così: "Abbiamo scelto la prima data più lontana da Natale ma sufficiente per la campagna elettorale. Ma cosa cambia tra il 4 dicembre e il 27 novembre? Qualcuno guarda l'oroscopo per decidere come votare? La verità è che utilizzano tutti gli argomenti pur di non parlare del merito". La sostanza, per il premier Renzi è che "se si vota no ci teniamo il parlamento più costoso e numeroso del mondo".

Sui grillini: "Non si utilizzi il referendum in nome del desiderio di buttar giù il governo. Si manda a casa per sempre la riforma, è un'occasione perduta. E' più bello se si potesse votare nel merito e poi scegliere un front runner del centrodestra e dei 5 stelle, che, con Di Maio, credo non se la passi benissimo". E sulla Raggi e il suo no alle Olimpiadi, ancora una stoccata: "Non si diventa sindaco per aumentare i followers ma per cambiare le cose".
Il giorno dopo l'approvazione dell'aggiornamento del Def a notte alta e il rilancio del Ponte sullo Stretto, di fronte a una platea di imprenditori, Renzi tratteggia anche un prossimo obbiettivo: "Mettere mano all'Irpef rimane il mio grande sogno, abbiamo detto che lo faremo per il 2018 e dobbiamo andare in questa direzione". Ed elencando le misure della legge di stabilità, ha aggiunto: "Ancora una volta la pressione fiscale va giù: va giù piano, ma va giù".

Sulle norme dell'Unione europea sulla Stabilità, il premier scherza: "Che barba, che noia...", citando la frase della coppia Mondaini-Vianello. "Sono tre anni - spiega Renzi - che facciamo gli stessi discorsi. Ci sono delle regole, che rispetto ma che non condivido, legate al patto di Stabilità. Confermo però che gli stanziamenti previsti per le scuole, per il terremoto e per l'immigrazione, ne resteranno fuori. Le altre misure si atterranno alle regole - conclude - cosa che l'Italia fa sempre e che altri Paesi non fanno".

© Riproduzione riservata 28 settembre 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/09/28/news/renzi_il_cavaliere_e_d_alema_usano_referendum_per_il_ritorno_in_campo-148671304/?ref=HREC1-5
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« Risposta #158 inserito:: Ottobre 01, 2016, 06:17:09 pm »

Faccia a faccia Renzi-Zagrebelsky, il premier: “Taglio dei costi non è argomento demagogico”
Il costituzionalista: «Poche garanzie nell'elezione del capo dello Stato»
Il dibattito televisivo su La7 tra Matteo Renzi e Gustavo Zagrebelsky


30/09/2016

«La riforma non l’ho voluta solo io l’ha voluta il parlamento e sono 30 anni che tutta la classe politica dice che bisogna passare dal bicameralismo paritario ad una sola Camera che dà la fiducia e che bisogna semplificare il sistema. Parliamo di un lasso di tempo di 34 anni in cui il mondo fuori è cambiato e tutti politici in Italia dicevano di fare le riforme». Così il premier Matteo Renzi ha aperto il confronto sul referendum costituzionale con Gustavo Zagrebelsky a “Si o No”, su La7.
 
“Taglio dei costi non è argomento demagogico” 
Con la riforma costituzionale «si interviene a fare chiarezza sul rapporto tra Stato e regioni, con una riforma della riforma» del titolo V fatta nel 2001. Inoltre, la riforma «dà un messaggio dei semplicità: questo porta anche alla riduzione dei costi, che è considerato un argomento demagogico, ma serve a dire ai cittadini che finalmente si taglia e la palla è nelle loro mani». 
 Renzi: “Se vogliamo cambiare l’Italicum, il Pd prenderà l’iniziativa”
 
Zagrebelsky: “Deve avere cambiato idea sui parrucconi e sui gufi” 
«Renzi deve avere cambiato idea sui “parrucconi” e sui “gufi”, altrimenti non sarei qui davanti al presidente del Consiglio». Lo ha detto Gustavo Zagrebelsky, allo Speciale La7 “Si o No”, durante il confronto sul referendum con Matteo Renzi. 
 
Zagrebelsky: “Poche garanzie nell’elezione del capo dello Stato” 
L’elezione del presidente della Repubblica? «Nelle ultime votazioni, quelle decisive, vale la volontà della maggioranza dei presenti. Un quorum sui componenti è garanzia per coloro che non sono d’accordo, basta non presentarsi. E non bloccare ma per riaprire la discussione sulla deliberazione» aggiunge il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky a “Si o No”, su La7. Totalmente in disaccordo il premier Matteo Renzi che, più volte, ribadisce: «c’è il quorum dei 3/5, il quorum è aumentato, non diminuito, ed è maggiore del 51% della maggioranza assoluta».
 
“Il ping pong tra le Camere” 
«Il nostro sistema di bicameralismo paritario dà vita a un costante `ping pong´ che determina ritardi clamorosi». È un sistema che «assomiglia più ad una doppia assemblea di condominio» ha spiegato Renzi. Parole sul quale Zagrebelsky non concorda affatto. «Le difficoltà che lei sottolinea, il ping pong, deriva dal fatto che le forze politiche non sono d’accordo, non dal bicameralismo perfetto. La radice di queste difficoltà è politica non istituzionale», sostiene il costituzionalista secondo il quale, in Paesi che non hanno il bicameralismo paritario, come Francia e Usa, entrambe le Camere «partecipano al processo legislativo». In Italia «Camera e Senato hanno stessi poteri ma non fanno la stessa cosa», aggiunge l’ex giudice costituzionale.

 Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.
Da - http://www.lastampa.it/2016/09/30/italia/politica/faccia-a-faccia-renzizagrebelsky-il-premier-taglio-dei-costi-non-argomento-demagogico-ONEe05jn0itr2AGbEvsNHP/pagina.html

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« Risposta #159 inserito:: Ottobre 05, 2016, 12:50:49 pm »

Renzi: nessuna deriva autoritaria, le preoccupazioni sono esagerate
Il presidente del Consiglio alla scuola di formazione del Pd torna sul confronto con Zagrebelsky. «Ma in tv non c’è una verifica puntuale dei fatti»
Di Cesare Zapperi

La democrazia non è in pericolo. Nemmeno la riforma della Costituzione può rappresentare un’insidia. Matteo Renzi mantiene il referendum del 4 dicembre al primo posto della sua agenda. «Sono molto contento che nel confronto sul referendum costituzionale con Gustavo Zagrebelsky «sia emerso finalmente che non c’è il rischio di deriva autoritaria. E che era una preoccupazione un tantino esagerata». Così il debutto dell’intervento del premier alla Scuola di formazione politica del Pd mentre su l’Unità annuncia che lunedì 10 ottobre si terrà la Direzione del partito, poi il 29 tutti in piazza a Roma.

L’attacco ai Cinque Stelle
Poi Renzi ha iniziato a spaziare sui diversi temi del dibattito politico. «Abbiamo fatto la legge sul dopo di noi, le unioni civili, abbiamo aumentato i fondi per la non autosufficienza. Per queste cose bisognerebbe essere orgogliosi di far parte del Partito democratico invece che litigare dalla mattina alla sera. Abbiamo fatto tanto ma molto resta da fare. Non si fa politica per le leggi elettorali o per le iniziative istituzionali o ancora per i talk show, ma per venire incontro alle esigenze delle persone». Quindi l’attacco al Movimento 5 Stelle “Un Parlamento che sceglie Alessandro Di Battista e non Ilaria Capua è un parlamento che sceglie la morale doppia. La doppia morale dei 5 stelle fa ridere i polli» spiega Renzi, ricordando gli attacchi del grillino alla ex deputata di Scelta civica, e sottolinea «noi crediamo alla scienza e al futuro». E la foto della Raggi sul tetto? «Mi suscita simpatia, è una boccata d’aria fresca, non dobbiamo fare polemica su questo, il problema non è quello che la Raggi fa sul tetto, e quello che fa quando scende. Hanno nominato assessore alle partecipate un indipendentista veneto. È una scelta meravigliosa. Interessante e coraggioso che lui abbia accettato. Vediamo cosa fanno».

2 ottobre 2016 (modifica il 2 ottobre 2016 | 10:40)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.corriere.it/politica/referendum-riforma-costituzionale/notizie/renzi-nessuna-deriva-autoritaria-preoccupazioni-sono-esagerate-8a50b1b8-8877-11e6-b4f3-799d61076f6b.shtml
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« Risposta #160 inserito:: Ottobre 10, 2016, 12:21:47 pm »

Referendum, Renzi: «Bersani ha votato tre volte la riforma»

    09 ottobre 2016

«Bersani ha votato sì tre volte a questa riforma, non l'ho scritta io da solo a Rignano sull’Arno, è stata due anni e quattro giorni in Parlamento. Bersani l’ha votata 3 volte, se cambia idea per il referendum ognuno si farà la sua opinione». Lo ha detto Matteo Renzi, a L’Arena, parlando della decisione dell'ex segretario Pd di votare no al referendum. «A me interessa - ha detto Renzi - che i cittadini sappiano su che cosa si vota, che non è né la faccia mia né quella di Bersani».
Nel Pd la rottura sul referendum sembra insanabile e la direzione del partito convocata per domani sembra dovrà sancire una spaccatura che oggi si è già consumata attraverso dichiarazioni ai giornali e alle tv.

Se vince il no non cambia nulla, ma non votare in base all’antipatia
«C’è chi fa politica per cambiare il paese e chi solo per attaccare gli altri. Quando uno vota per antipatia è un elemento che dimostra una scarsa visione del paese», ha detto il premier. «Molti fanno scenari foschi io semplicemente dico che se vince il No non cambia niente, non dico che arriverà la peste, continueremo con gli stessi numeri e gli stessi costi», ha detto Renzi.

Fare di più per semplificare il paese
Serve un paese più semplice. «Ai cittadini dico ora: è giusto o no ridurre il numero dei parlamentari, diminuire il costo delle istituzioni ed evitare il ping pong tra Camera e Senato che spesso è indecoroso?», ha detto il premier Matteo Renzi nel corso dell’intervista a Massimo Giletti. «Lo vogliamo più semplice questo Paese o no - ha proseguito Renzi -? Vogliamo una riforma che riduca i costi o vogliamo lasciare le cose così come stanno?». Mi piacerebbe. ha detto il premier, «che questo Paese andasse a una velocità normale».

La crescita è l’1 per cento, ma vogliamo andare più veloci
Tornando sulla polemica sulla crescita, Renzi ha detto che «le previsioni le fanno gli uffici ad hoc. Comunque il governo italiano ha previsto un tasso di crescita dell’1%, il Fondo monetario internazionale, che non mi sembra un’assemblea di scapoli e ammogliati, ha detto che sarà dello 0,9%. Insomma, parliamo di decimali, di previsioni», ha detto il premier. «Io dico che stiamo andando comunque piano e che vorrei andare più veloce e avere un Paese più semplice e contro la burocrazia». Il paese, ha detto, «va come al rallenty della moviola in tv, vorrei che il paese andasse a velocità normale».

Martedì il decreto sulla ricostruzione
Per quel che riguarda la ricostruzione post terremoto «martedì faremo il decreto legge», ha confermato il premier. «Abbiamo aspettato - ha dichiarato - per fare tutti gli articoli, anche per coinvolgere i sindaci, che sono bravissimi, i presidenti delle Regioni, tutte e quattro», «abbiamo coinvolto tutti e c’è un decreto che io andrò a presentare personalmente ai sindaci, che lo hanno seguito e ci stanno aiutando a scriverlo».

Prima del ponte sullo Stretto, altre priorità
Il ponte sullo Stretto di Messina è un'infrastruttura pubblica su cui si deve lavorare, anche per non disperdere i fondi sin qui spesi e non dover pagare pesanti penali, «ma non è la priorità», ha detto il presidente del Consiglio, ricordando che «ci sono da fare la banda larga, i viadotti in Sicilia e la Salerno-Reggio Calabria». E ha sottolineato che quando priorità di questo calibro saranno risolte, si affronterà il tema del ponte sullo Stretto.

© Riproduzione riservata

Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-10-09/referendum-renzi-bersani-ha-votato-tre-volte-riforma-155842.shtml?uuid=ADYxo5YB
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« Risposta #161 inserito:: Ottobre 10, 2016, 10:55:09 pm »

Renzi agli industriali: "La cultura del no fa perdere l'Italia"
Il premier: "Basta con il metodo Bubka di alzare sempre l'asticella".
Camusso: "Basta divisioni? Finora le ha volute il premier".
L'appello di Rossi e Merola: no a scissioni.
Grillo lancia l'invito agli indecisi: "Riforma è un pastrocchio, votate 'no'"

Di ANDREA CARUGATI
10 ottobre 2016

"L'Italia deve essere patria di visione, non di divisioni. Con Expo abbiamo dimostrato che la cultura del No e dell'odio non funziona, con la rassegnazione non si va da nessuna parte". Matteo Renzi, ospite a Milano di Assolombarda, parla col "cuore in mano" alla platea di imprenditori. Nessun riferimento esplicito alla battaglia referendaria e allo scontro nel Pd a poche ore dalla direzione convocata alle 17 alla sede del Nazareno a Roma. Ma un appello a credere che l'Italia possa vincere la sfida del futuro.  Un Paese che "ha bisogno di essere rincuorato", per superare la "cultura dell'odio che ci ha fatto perdere tante occasioni".

Parole che mirano a relegare le polemiche interne, quelle delle opposizioni contro il governo e gli attacchi dentro al suo partito, a temi minori. "Nel dibattito politico italiano c'è il metodo Bubka", spiega il premier riferendosi al grande saltatore con l'asta ucraino Sergej Bubka. "Ogni mattina c'è qualcuno che fa a gara ad alzare l'asticella di un centimetro. Ma siamo a un bivio di fondo: ci crediamo o no nel futuro del paese". Ma il premier, a domanda sulla giornata che lo attende, replica con un'alzata di spalle: "Giornata difficile? E per chi?".

Tra chi ogni giorno alza l'asticella, è facile intravedere i ribelli della minoranza dem guidata da Bersani. Che già domenica ha annunciato il suo No al referendum. Una giornata di guerra, quella di ieri, dentro al Pd. In mattinata le interviste di Bersani e Roberto Speranza per annunciare il voto contrario. Per ribadire che, nonostante le promesse, quelle del premier sulla legge elettorale sono solo "chiacchiere" e il "tempo ormai è scaduto". Dopo pranzo la replica di Renzi all'Arena su Raiuno: "Dicono no solo per antipatia nei miei confronti. Bersani ha votato Sì tre volte a questa riforma alla Camera, se cambia idea ciascuno si farà una sua opinione. Nel Pd è un anno e mezzo che mi danno contro".
 
Per tutta la giornata, una serie di interventi di big del Pd per chiedere a Bersani un "ripensamento". Da Franceschini a Orfini l'accusa all'ex segretario di "usare il referendum per regolare i conti nel Pd". La critica per aver detto il suo No prima ancora della riunione della direzione, convocata per oggi alle 17 proprio per discutere di eventuali modifiche alla legge elettorale. "Così si lacera il partito", avverte Franceschini. "Trovo davvero sbagliato che si lavori per una spaccatura invece di cercare fino all'ultimo una soluzione", ribadisce il presidente dem. Renzi si riserva di proporre delle modifiche alla legge elettorale. "Io apro comunque, ma c'è chi vuol far saltare tutto. Il loro No è solo un pretesto", ha spiegato ai collaboratori. Nel pomeriggio in direzione il premier illustrerà le sue ipotesi di modifica della legge elettorale. Ma fare anche un appello a superare quella cultura per cui "l'importante non è fare, ma che quello accanto a me non faccia". Un concetto che vale per il mondo delle imprese, ma anche per i leader politici.
 
La leader della Cgil Susanna Camusso, presente in platea ad Assolombarda, commenta le parole del premier: "Ha detto cose utili e ha detto anche una cosa sicuramente nuova: che non bisogna fare politiche divisive. Sarebbe un interessante programma perchè finora abbiamo avuto solo politiche divisive. Vediamo se questo rappresenta un cambiamento all'orizzonte". Camusso ha parlato anche della manovra: "Non mi pare all'altezza delle necessità di investimento che il Paese ha. Mi pare che sia il presidente di Assolombardia sia il presidente del Consiglio abbiano detto chiaramente che il tema è cambiare le politiche europee. Questo è lo sforzo che ancora non si riesce a fare".

Tra le due fazioni Pd prova a mediare il governatore della Toscana Enrico Rossi: "Ieri ho fatto un appello Renzi perchè dialogasse con i compagni del No. Con analoga fermezza rispondo a chi ventila scissioni: qui non è in gioco il destino individuale di ciascuno di noi, ma il lavoro, l'impegno e gli ideali di milioni di persone che guardano ancora con fiducia al Pd".  Anche il sindaco di Bologna Virginio Merola si pone tra le due fazioni in lotta: "Se si è disponibili a cambiare la legge elettorale lo si dica con un testo scritto, per essere credibili", l'invito a Renzi. Ma c'è anche un messaggio alla minoranza: "Il rischio è arrivare all'implosione del partito. Questa contrapposizione su un referendum che finalmente dopo 20 anni fa quel minimo di riforme necessarie non credo sia comprensibile fuori dal dibattito interno del Pd e quindi come sindaco mi permetto di dire: cercate un accordo perchè altrimenti la situazione sfugge di mano".
E mentre si attende la resa dei conti all'interno del partito, Beppe Grillo, in Rete, torna ad attaccare Renzi e la riforma: "La riforma è un pastrocchio Incomprensibile. Indecisi: lasciatevi guidare dalla pancia. Ti fidi di Renzi e Verdini? io non mi fido e #iodicono", ha scritto su Twitter, mentre sul suo blog ha aggiunto: "Il primo vincitore della consultazione è la confusione, e quindi l'astensione che in questo caso non invalida il referendum perché per quelli di rango costituzionale non è previsto il quorum. Non è accidentale: l'astensione è voluta". E ancora: "La riforma è un pastrocchio incomprensibile e l'informazione che viene fatta sul tema è parziale e ricamata su misura dei falsi slogan del governo". Per Grillo "il cittadino indeciso rischia di fare la fine dell'asino di Buridano che non sapendo scegliere tra due balle di fieno identico quale mangiare decide di stare fermo e morire di fame. Deve agire di pancia".

© Riproduzione riservata
10 ottobre 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/10/10/news/pd_renzi-149462025/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_10-10-2016
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« Risposta #162 inserito:: Ottobre 12, 2016, 05:58:31 pm »

Renzi: “Delegazione Pd per cambiare l’Italicum, la riforma è troppo importante. Basta alibi”
Il discorso del premier alla direzione: «Abbiamo scelto la democrazia interna, non i caminetti». Cuperlo: senza accordo, voto no e mi dimetto. Speranza: non basta

10/10/2016
A cura della redazione web

«Da 18 anni ci chiediamo chi ha ammazzato il centrosinistra e l’Ulivo, non vorrei passare i prossimi 18 anni a interrogarci chi abbia deciso di chiudere la prospettiva del Pd, è un dibattito che i nostri elettori e l’Italia non meritano, le discussioni dentro il partito non possono tenere fermo il Paese. Il Pd non è nato per questo». Così Matteo Renzi, nel suo discorso alla direzione del Partito Democratico, si è rivolto alla minoranza, aprendo a una discussione per cambiare la legge elettorale: «Provo a offrire una soluzione, nel rispetto di tutti. Io ho il compito politico di affrontare il tema del cosiddetto combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale. Essendo così importante la riforma costituzionale mio compito è cercare ulteriormente le ragioni di un punto di accordo. Se ognuno immagina di usare la legge elettorale come alibi, lo smontiamo, per non perdere l’occasione della riforma costituzionale». 

Superamento del bicameralismo, riduzione del numero dei parlamentari e dei costi, soppressione del Cnel: i punti chiave della riforma, «più il miglioramento del titolo V che deriva anche dalle difficoltà della nostra riforma del 2001, sono quelli che tutti i leader degli ultimi anni hanno sostenuto»: Renzi ricorda che sono state accolte 122 proposte emendative, oltre 5200 voti, in oltre due anni di discussione: «Ognuno quando si fa un compromesso deve rinunciare a qualcosa perché chiedere un compromesso e pretendere di averla vinta su tutto è il contrario del compromesso: è fanatismo, come diceva Amos Oz. Io ho rinunciato all’idea del Senato dei sindaci» ha sottolineato Renzi, 
 
Italicum, Renzi apre a modifiche dopo referendum
«Rispettiamo chi cambia idea e vuole votare no nelle urne. Per me la legge elettorale non è un punto dirimente, ma essendo la riforma costituzionale più importante per il Paese il mio compito è trovare le ragioni per un punto d’incontro. Lo faccio non perché penso che la legge elettorale sia un errore». Il premier propone una discussione sulla legge elettorale «in tempi certi», non durante la campagna referendaria, ma con l’impegno di iscriverla nelle commissioni competenti nelle due settimane immediatamente successive. «Propongo una delegazione formata dal vicesegretario del Pd come coordinatore, i capigruppo, il presidente, più un esponente della minoranza. Siamo totalmente disponibili a lavorare per un confronto, chiedo solo che la delegazione senta tutti gli altri partiti, anche i 5 stelle», ha aggiunto il segretario dem.

Cuperlo: “Senza accordo, voto no e mi dimetto” 

Con la relazione di Matteo Renzi «abbiamo fatto un passo sul sentiero e chiedo se c’è quella volontà politica di evitare una frattura - ha replicato Gianni Cuperlo, leader di Sinistradem -. Una proposta non può essere rinviata al dopo, io dico di andare a vedere la sostanza di queste parole nei prossimi giorni, poi ognuno assumerà le proprie decisioni. Se un accordo non ci dovesse essere, io non potrò votare quella riforma ma se tu mi spingerai a quella scelta, io comunicherò il giorno stesso alla presidente della Camera le mie dimissioni da deputato». 

Speranza: “Proposta di Renzi non sufficiente” 
«Il punto non è accontentare la minoranza, non è capire se recuperiamo spazio sul referendum. Il punto è capire che chi dice che questo meccanismo», Italicum e riforma costituzionale, «cambia sostanzialmente la forma di governo pone un argomento vero. Se non si risolve questo combinato disposto si è di fronte a un cambio della forma di governo, sul piano sostanziale». Lo ha detto l’esponente della minoranza dem, Roberto Speranza. «Io fino all’ultimo istante non mi voglio sottrarre a nessun tentativo. Si vuole fare un comitato? Si faccia. Ma diciamoci la verità: se vogliamo cambiare l’Italicum dobbiamo mettere in campo noi, qui, una iniziativa con la spinta del governo. La proposta che Renzi ha fatto oggi non è sufficiente, sconta ancora questa debolezza», ha aggiunto. 

La replica: “Non c’è più il combinato” 
«Facciamo uno sforzo per trovare un punto di caduta ma non trasformiamolo in tormentone» ha detto Renzi nella sua replica, dicendosi pienamente d’accordo con l’intervento, precedente, di Piero Fassino. «Nei prossimi giorni la commissione si deve mettere a lavorare a discutere e a lavorare» per poi fare «una verifica dello stato dell’arte» dopo il referendum. «Da oggi non è c’è più il combinato disposto visto che abbiamo deciso di ridiscutere la legge elettorale. Ora non ci sono più alibi, anzi preoccupazioni».

«Nessun astenuto, nessun voto contrario». Così il presidente dell’assemblea del Pd, Matteo Orfini, ha annunciato che la proposta del segretario è stata approvata dalla direzione. Al voto finale non ha partecipato la minoranza del partito. 

“Paese smosso dalla palude” 
«Abbiamo scelto la democrazia interna e non i caminetti dei big o presunti tale. Lo avevamo promesso nelle primarie e l’impegno congressuale vale più dei mal di pancia dei leader quindi parliamo qui» aveva detto Renzi in apertura del suo discorso presso la sede del partito in via Sant’Andrea delle Fratte: un appuntamento che sa di resa dei conti, con al centro la campagna referendaria e le eventuali modifiche all’Italicum. «Questo Paese si è smosso dalla palude», sottolinea Renzi, rivendicando le azioni del suo governo: «Se avessimo utilizzato un decimo dei tweet per parlare di tutto ciò che abbiamo fatto, ora saremmo molto più avanti. Questo partito sarebbe più orgoglioso, questo partito sarebbe più ricco». 

“Scontro permanente” 
«È surreale che si discuta» su un modello elettorale «ma penso che sia giusto parlarsi con grande chiarezza e trasparenza. Dal momento in cui sono diventato presidente del Consiglio non ho vissuto un giorno senza polemica», ricorda il premier parlando di «scontro permanente». «Fuori da qui lo scontro è ancora più forte, c’è l’insulto e la contestazione nei confronti dell’altro», osserva. «Questa direzione è stata preceduta da un appello all’unità e poi il giorno prima ha visto una girandola di interviste» in cui già si dava per scontata la rottura, ha sottolineato. 

“La crescita non basta, ma è la direzione giusta” 
«Tra le stime del governo e le stime del Fmi, che non è un covo di pericolosi comunisti, si possono fare valutazioni ma che si aprano discussioni sui quotidiani per due giorni fa scattare un sorriso anche perché le stesse voci preoccupate non si levarono quando nel 2012-2013 la crescita era del meno due per cento. Dal meno due siamo passati al più 1, non è ancora sufficiente ma è chiaro che la direzione è tornata giusta». 

“15 miliardi di euro recuperati dall’evasione” 
«Grazie alla digitalizzazione abbiamo recuperato 14,8 miliardi di euro dall’evasione. Nel 2016 vogliamo fare meglio, anche se non sarà facile, superare il muro dei 15 miliardi. Il 2015 doveva essere l’anno di grazia degli evasori. Invece è stato assicurato più denaro di tutti alle casse dello stato dalla lotta all’evasione». 
 
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Da - http://www.lastampa.it/2016/10/10/italia/politica/renzi-litalia-schiava-delle-divisioni-e-di-chi-dice-sempre-di-no-8x5vgoUfpIMwxKNUCL0k3N/pagina.html
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« Risposta #163 inserito:: Ottobre 14, 2016, 11:30:07 am »

“Questa Europa non ha ambizioni”
Il premier interviene alla Camera in vista del prossimo Consiglio Europeo del 20 ottobre e rilancia: “Si tratta di improntare una nuova strategia, un percorso inedito. Roma 2017 è la data ultima di questo percorso”.

12/10/2016
Roma

«Il prossimo vertice europeo arriva in un momento in cui l’Europa ha subito un duro shock con la Brexit e con un quadro di incertezze sul futuro». Così, questa mattina, il premier Matteo Renzi ha inaugurato il lavori in aula alla Camera, in vista del Consiglio Europeo del 20 0ttobre. Non nasconde la delusione per come stanno procedendo i lavori in Europa, e lamenta l’assenza di ambizioni che caratterizza questo periodo: «La risposta dell’Ue, come ha detto Jurgen Habermas, sembra caratterizzata da un ’frenetico immobilismo’ - ha continuato Renzi - Dopo i vertici di Berlino, Bruxelles e Ventotene dove avevamo immaginato per Bratislava un significativo programma di riforme, ambizioso per il futuro, abbiamo dovuto realizzare che il frenetico immobilismo portasse poco più che a niente. Un documento banale, somma di tanti riassunti, elenco di buone promesse assolutamente non all’altezza della grande sfida Ue».

L’Aula è scoppiata in un applauso quando il premier ha ribadito la linea dell’Italia sulla questione dei migranti: «La Ue si accinge a discutere il prossimo bilancio, nei prossimi mesi si tornerà a discutere la divisione del bilancio Ue. È fondamentale che l’Italia sia promotrice di una posizione durissima nei confronti dei paesi Ue che hanno ricevuto molti denari dalla comune appartenenza e in questa fase si stanno smarcando dai propri impegni sulla ricollocazione degli immigrati». 

Renzi ha anche invitato a non drammatizzare i giudizi di Bruxelles: «Soltanto in Italia le considerazioni che vengono dall’Ue e dalla Commissione occupano pagine intere di giornali mentre altri Paesi sono molto più abituati ad accogliere i suggerimenti e poi fare come credono senza che si crei uno psicodramma internazionale». Nei giorni in cui si sta stringendo sulla manovra, il premier ha inoltre ricordato che «l’Italia ha oggi la rotta di discesa del deficit più significativa, rispetto ad altri Paesi citati come punto di riferimento». E non ha mancato di ricordare il caso spagnolo: «l’Italia ha un deficit del 2,4% altri il 5,1%. E ogni riferimento alla Spagna è puramente voluto». 

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Da - http://www.lastampa.it/2016/10/12/italia/politica/questa-europa-non-ha-ambizioni-w0L6S96IgG7YMd8nsviUVJ/pagina.html
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« Risposta #164 inserito:: Ottobre 21, 2016, 12:41:36 pm »

"Patti chiari, amicizia lunga": Renzi, Obama e il senso delle parole
La visita del premier a Washington: quando si parla una lingua che non è la propria, occorre usare frasi idiomatiche che spesso vanno intese non in maniera letterale ma estensiva.
Un po' come 'stai sereno'

Di STEFANO BARTEZZAGHI
18 ottobre 2016

INCONTRANDO Matteo Renzi, Barack Obama gli ha rivolto un saluto e una frase gentile in italiano. Con questo sforzo ospitale ha così contribuito alla settimana della lingua italiana nel mondo. L'aveva inaugurata il giorno prima proprio Renzi, a Firenze, con un discorso sulla necessità di diffondere di più la conoscenza della nostra lingua e anche dei nostri prodotti.

"Non dobbiamo fermarci alla letteratura", ha concluso: ma è quel che ha fatto lui stesso, il giorno dopo, quando ha risposto a Obama con un excursus culminante nell'Ulisse dantesco, che sta bene su tutto: "Fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza". Si poteva temere che scegliesse in funzione referendaria: "Le genti / del bel paese là dove 'l sì suona". Ma si è trattenuto in tempo, meglio così.
           
Il problema è stato invece un altro. Quando si parla una lingua che non è la propria occorre usare frasi idiomatiche che spesso vanno intese in senso non letterale ma estensivo. Va così per quella scelta da Obama: "Patti chiari, amicizia lunga". Non poteva sapere che non è l'affettuosa constatazione che potrebbe sembrare: in Italia la usiamo in senso minaccioso. Un po' come "stai sereno", insomma.
Obama riceve Renzi parlando in italiano: ''Patti chiari, amicizia lunga''

© Riproduzione riservata
18 ottobre 2016

Da - http://www.repubblica.it/esteri/2016/10/18/news/_patti_chiari_amicizia_lunga_renzi_obama_e_il_senso_delle_parole-150069198/?ref=HREA-1
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