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Autore Discussione: Draghi dice no a Tremonti "Niente prefetti nelle banche"  (Letto 3535 volte)
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« inserito:: Febbraio 15, 2009, 03:08:48 pm »

ECONOMIA      Al G7 di Roma, la questione centrale diventa quelle delle nuove regole

Tremonti: "Speriamo di ridurre gli effetti nel 2010 come previsto dal Fmi"

Draghi, monito alle banche "Tirate fuori i titoli tossici"

Difficile ripresa nel 2009 ma il peggioramento sta rallentando

Il ministro del Tesoro Usa, Geithner: "Pronti a collaborare"
 

ROMA - Il mondo sconta un deficit di fiducia", ma anche "un deficit di regole" e le due carenze sono tra le cause principali della crisi economica che attanaglia il pianeta. E su questo, sul tentativo di arrivare insieme a una nuova "tavola della legge" che regoli i mercati e restituisca loro un minimo di "moralità", "c'è stato consenso" fra i partecipanti al G7 finanziario che si chiude oggi a Roma nel palazzo del ministero del Tesoro di via XX Settembre. Così il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sintetizza l'esito del confronto sulla necessità di individuare regole comuni, affrontato in apertura del meeting.

Le regole. Rincara la dose Mario Draghi: "Trasparenza significa che tutte le banche devono tirare fuori tutti gli asset tossici dai loro bilanci" ha detto il governatore della Banca d'Italia e presidente del Financial Stability Forum, aggiungendo che "la cosa più importante è che si faccia luce esattamente sulla qualità".

E, poco più tardi, a conferma che il terreno delle regole è il più importante per tutti, anche, forse, più di quello dei capitali, ci torna sopra anche il nuovo ministro del Tesoro Usa, Timothy Geithner: "Gli Stati Uniti - assicura - collaboreranno per costruire un consenso sulle nuove regole per il sistema finanziario internazionale". Geithner ha quindi rivelato che ''le condizioni sui mercati finanziari sono migliorate'' ma ''rimangono ancora sotto stress''. Il ministro di Obama si è unito al coro contro tentazioni protezionistiche. "Tutte le nazioni devono sostenere il libero commercio e la libertà di investimenti. Gli Stati Uniti resisteranno al protezionismo". Geithner inoltre ha sottolineato che le istituzioni internazionali devono agire per limitare l'impatto della crisi sui Paesi poveri e ha indicato che da tutti i partecipanti al G7 ha "ascoltato il senso di urgenza" per realizzare gli interventi.

La discussione, riferisce Tremonti nella conferenza conclusiva del G7 finanziario sotto la presidenza italiana, "si è sviluppata con importante intervento dell'Ocse, del cancelliere Darling e del governatore Draghi, tutti molti concordi nei contenuti". "Credo che il punto fondamentale sia l'impegno fortissimo su nuove regole per un nuovo ordine economico coerente con la struttura del capitalismo e del mercato globale" ha detto Tremonti che ha quindi annunciato la partenza di un processo che dovrà approdare alla definizione di un set comune di regole per migliorare la trasparenza del sistema finanziario globale.

Si tratta, in sostanza, della fissazione di un "legal standard" cui ha fatto spesso riferimento il ministro italiano e che dovrebbe essere rispettato da tutti i Paesi. "Inizia un'attività di costruzione e assemblaggio di materiali politici ed economici. E' iniziato un esperimento straordinario mirato alla formazione di un corpo di regole giuridiche ed economiche che devono introdurre fiducia ed evitare - sono ancora le parole di Tremonti - che, terminata questa crisi, lo sviluppo futuro porti alla crisi successiva".

I tempi della crisi. "In questo momento è dominante l'interesse alla tutela del risparmio e del sistema nel suo insieme" ha affermato il ministro dell'Economia, secondo cui a seguito degli interventi pubblici "sono possibili alterazioni rispetto al campo della concorrenza, ma per ora è fondamentale la tenuta del sistema". "La speranza sta tutta verso una riduzione degli effetti della crisi" nel 2010, come previsto dal Fondo monetario internazionale, ma "è molto difficile dirlo" ha aggiunto Tremonti, convinto che fare previsioni a lungo termine è "un esercizio fortemente congetturale".

Più capitali, più riserve. "I contenuti di questo G7 verrano anche discussi nel prossimo G20 di Londra" ha aggiunto Tremonti. A questo proposito il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, ha sintetizzato in tre punti i suggerimenti che il Financial Stability Forum, da lui presieduto, porterà al vertice londinese. "Più capitale, più riserve, standard più rigorosi per i vigilanti" ha detto Draghi nel corso della conferenza stampa al termine dei lavori del G7.

Il Fondo monetario e i supervisori internazionali saranno chiamati a vigilare sull'osservanza delle nuove regole comuni che i Paesi del G20 e il Fsf (Financial Stability Forum) si daranno per superare la crisi ha detto Draghi, spiegando che chi farà osservare le nuove regole "saranno i supervisori internazionali, e poi l'Fmi che ha lo strumento del Fsap, ovvero visite che il Fondo fa nel Paese per assicurarsi che la struttura di controllo sia adeguata e che nel futuro saranno più premianti". "Si pensa - ha concluso - a controllo obbligatori per tutti coloro che aderiscono al Fondo".

E' difficile che la ripresa economica possa realizzarsi già nell'anno in corso, ha detto Draghi. "La velocità di peggioramento" dell'economia "sta diminuendo" ha affermato il governatore della Banca d'Italia secondo cui "il dato è fondato su inchieste congiunturali negli ultimi 15 giorni in diversi Paesi". Questo, ammonisce, "non vuol dire nulla perché se ci attestiamo sul fondo e ci restiamo la situazione non è positiva". Il governatore ha inoltre ricordato come si parta da una situazione negativa dell'economia "talmente negativa che è difficile capovolgere in corso d'anno". Peraltro gli stimoli fiscali messi in campo dai governi saranno produttivi subito "ma la maggior parte piani deve essere ancora attuata".

(14 febbraio 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Febbraio 21, 2009, 06:31:52 pm »

E al governo dice: la crisi sia l'occasione per fare riforme strutturali

Draghi: la disoccupazione aumenterà

Tremonti: fatto tutto il possibile

Il governatore: «Le ripercussioni sull'occupazione non si sono ancora pienamente manifestate»


MILANO - Botta e risposta. Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi è intervenuto sul tema dell'occupazione, lanciando l'allarme dal Forex di Milano: «Le ripercussioni sull'occupazione non si sono ancora pienamente manifestate; gli indicatori disponibili per i mesi più recenti prefigureranno un netto deterioramento. La caduta della domanda può colpire con particolare intensità le fasce deboli e meno protette, i lavoratori precari, i giovani, le famiglie a basso reddito».

LA REPLICA DI TREMONTI - Una tesi quella di Draghi che ha generato l'immediata reazione del ministro dell'Economia. «Il governo ha da tempo gestito nei termini che poteva e doveva questo fenomeno. Pochi giorni fa abbiamo siglato con le Regioni un importante accordo sugli ammortizzatori sociali. Noi siamo convinti di aver visto per tempo i fenomeni e di averli gestiti nel modo migliore» ha Giulio Tremonti, in conferenza stampa all'Aspen, ad una domanda relativa proprio all'allarme occupazione lanciato da Draghi.

BOND - Tanti però i temi affrontati da Draghi. Il primo è stato quello della solidità patrimoniale delle banche che vengono invitate ad usare i Tremonti-bond: «Se i fondi messi a disposizione dallo Stato sono di dimensione adeguata, se le condizioni che accompagnano gli interventi sono ragionevoli e concrete, tese a ottenere l'obiettivo, senza ingerenze amministrative nelle scelte imprenditoriali, non si esiti a utilizzarli».

RIFORME - La crisi può fornire al governo l'occasione per fare riforme strutturali, «che consentano al nostro paese di crescere di più e meglio in futuro» ha aggiunto il governatore della Banca d'Italia, presente a Milano al Forex. «I governi - ha detto Draghi - sono chiamati a una pronta, forte azione per sostenere l'economia. I margini per una politica anticiclica di bilancio vanno creati intervenendo con decisione sui meccanismi di fondo della spesa, assicurando in modo credibile la sostenibilità delle finanze pubbliche nel lungo e nel lunghissimo termine». Per il momento, ha sottolineato Draghi, la politica di bilancio attuata finora «con finalità anticicliche» vale circa mezzo punto percentuale di Pil.

SOSTENERE FASCE PIU' DEBOLI - Per uscire dalla recessione occorre ristabilire la fiducia nelle prospettive di crescita, sostenere il consumo delle fasce più deboli, rafforzare l'economia. È a questo che devono mirare gli interventi pubblici, attraverso le politiche economiche, secondo il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Gli interventi devono essere «globali, di ampia portata, il più possibile coordinati. L'azione - ha detto - deve essere incentrata sui tre pilastri delle politiche di bilancio, monetarie, per la stabilità del sistema finanziario. L'uscita dalla recessione sarà tanto più rapida quanto prima si ristabilirà la fiducia nelle prospettive di lavoro e di reddito, nel ritorno a una crescita equilibrata, nella solidità del sistema finanziario». Secondo Draghi, «la scelta delle forme che assumono gli interventi pubblici a sostegno della domanda non è meno importante della loro dimensione. Essi devono sostenere il consumo della fasce più deboli e rafforzare, nella componente d'investimento, la capacità di crescita dell'economia». Per quanto riguarda le imprese, Draghi nota come i crediti commerciali vantati nei confronti delle Amministrazioni pubbliche, connessi con dilazioni e ritardi nel pagamento di beni e servizi, sono «elevati» e valgono il 2,5% del Pil: «un'accelerazione dei pagamenti darebbe sostegno alle imprese senza appesantire strutturalmente i conti pubblici».

PROTEZIONISMO - «Il ricorso al protezionismo è una sirena potente durante la crisi. Nell'immediato può offrire qualche beneficio e alleviare vere situazioni di disagio sociale. Ma è certamente illusoria e distruttiva nel medio periodo,come senza dubbio lo fu negli anni trenta» ha aggiunto ancora il governatore di Bankitalia. Draghi ha sottolineato, riguardo alle politiche protezionistiche, che «una loro moltiplicazione potrebbe avere effetti deleteri, innescando un ciclo di ritorsioni commerciali».

21 febbraio 2009
da corriere.it
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« Risposta #2 inserito:: Marzo 13, 2009, 09:09:54 am »

ECONOMIA     

Bankitalia: i dati sui prestiti li raccogliamo noi. Nuove difficoltà per la trattativa in corso tra governo e Abi sui bond per il credito

Draghi dice no a Tremonti "Niente prefetti nelle banche"

di ROBERTO PETRINI
 


ROMA - Il governatore della Banca d'Italia Draghi dice "no" ai Prefetti nelle banche e si mette in rotta di collisione con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. In una circolare alle proprie filiali locali, Via Nazionale spiega che i nuovi Osservatori, varati da Tesoro e Interni, non potranno rivolgersi direttamente alle banche per ottenere cifre disaggregate sui prestiti concessi dai singoli istituti: insomma il quadro dei fidi erogati da ogni singola banca resta una prerogativa dell'autorità di vigilanza. "La richiesta - dice Bankitalia che si appella alla legge - non appare giustificata". Via Nazionale mette invece a disposizione delle Prefetture i dati elaborati trimestralmente dalle filiali regionali della Banca centrale e, su richiesta, altre informazione statistiche, ovvero "dati aggregati a livello territoriale". Il tutto, per trasparenza - sottolinea Bankitalia - sarà anche pubblicato su Internet.

L'intervento di Bankitalia ha gelato il governo. Con la disposizione di Via Nazionale si ostacola una delle funzioni base degli Osservatori coordinati dai Prefetti, cioè quella di raccogliere informazioni sul credito direttamente dalle banche per avere un quadro diretto delle "criticità" del mercato, risolvere controversie sull'erogazione dei fidi ed eventualmente intervenire con una sorta di moral suasion.

Maretta anche dalle parti dell'Abi: secondo quanto riferito ieri pomeriggio, le trattative sui Tremonti bond si sarebbero arenate e sul tavolo avrebbe influito il nuovo ruolo affidato ai Prefetti. Contrarie anche le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori che parlano di scelta "confusa e arbitraria". Mentre la Confindustria reitera l'allarme: il 10 per cento delle imprese, dice, è in difficoltà per carenza di credito.

Ieri mattina il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, è tornato sull'argomento ribadendo l'intenzione del governo di andare avanti anche se con toni concilianti: gli Osservatori, ha detto, avranno il compito di "evitare che la stretta creditizia possa mettere in difficoltà le imprese". Saranno quindi uno "stimolo alle banche perché non allentino il credito". Il Prefetto, ha proseguito Maroni, dovrà valutare se c'è una "ingiustificata azione restrittiva da parte delle banche". "Non verrà imposto nulla a nessuno, ma in una situazione anomala - ha concluso - l'Osservatorio interverrà chiedendo giustificazioni alla banca". Maroni ha anche aggiunto che il Prefetto avrà a fianco "esperti e tecnici della Banca d'Italia e del ministero dell'Economia". In realtà la presenza di tecnici di Banca d'Italia non era prevista nel piano degli Osservatori e la sortita di Maroni sembrerebbe un tentativo di smorzare i toni dello scontro.

I Prefetti, intanto, si sono messi al lavoro: promettono di applicare le nuove disposizioni con discrezione. "Useremo il buon senso", ha detto il Prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi. "Controlleremo che non ci sia ostracismo o ostilità da parte delle banche", ha dichiarato il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro.

(13 marzo 2009)

da repubblica.it
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« Risposta #3 inserito:: Marzo 13, 2009, 03:47:43 pm »

E sui conti: «A bilancio troppi fondi non spesi. L'Italia non può operare in deficit»

Controlli sulle banche, Tremonti: «Darei tutta la vigilanza alla Bce»

Il ministro: se ci sono operatori europei, ci vuole una verifica europea. Bossi: serve un accordo con Draghi
 

MILANO - Per il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, occorre un sistema di vigilanza europeo, almeno per le banche, di portata sistemica. Lo ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa all’ambasciata d’Italia a Londra, alla vigilia della riunione dei ministri delle Finanze del G20. Nel corso del botta e riposta con la stampa, Tremonti ha sottolineato che «nel bilancio pubblico c’è una quantità enorme di capitali che devono essere spesi». Ad esempio «La cassa depositi e prestiti ha ancora un fondo rotativo di 4 miliardi non richiesti: era un fondo per la ricerca scientifica, inventato da noi nel 2004, ma è rimasto quasi intoccato fino ad ora. Ci sono poi da 7 a 12 grandi opere con capitali privati bloccati per burocrazia o falsa democrazia». «La nostra linea - ha inoltre precisato il ministro è di non fare una politica di deficit, pensiamo non sia un bene per il nostro paese, è complicato gestirne gli effetti».

LA BCE E I CONTROLLI - Ma è stato il tira-e-molla con il governatore Draghi, che in una lettera a tutte le filiali della Banca centrale aveva detto no all'azione diretta dei prefetti sugli istituti di credito («una richiesta diretta di dati disaggregati alle banche non appare giustificata») a tenere banco. «Io darei tutto alla Bce - ha osservato il ministro -. Non so se bisognerebbe cambiare i Trattati. Ma la mia visione culturale e politica è che siamo una comunità e sarebbe corretto avere una vigilanza sistemica». Per il ministro «se ci sono operatori europei, ci vuole una vigilanza europea».

IL RUOLO DEI PREFETTI - Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha annunciato che ci sarà «un grandissimo impegno dei Prefetti» negli osservatori sulla stretta al credito per famiglie e imprese da parte delle banche. Tremonti non ha voluto rispondere alla circolare della Banca d’Italia secondo cui i Prefetti non possono chiedere direttamente alle banche i dati sull’andamento del credito () ma si è limitato ad osservare che «per me è stata ragione di grande orgoglio prendere la parola davanti a tutti i Prefetti della Repubblica italiana».

BOSSI: «SI TROVI UN ACCORDO» - Sulla questione è intervenuto da Roma anche il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, spiegando che il controllo sul credito «va fatto in prefettura, ma non tutti i prefetti capiscono di economia». Secondo il Senatùr, è dunque giusto attivare controlli sul credito erogate delle banche presso le prefetture, «ma non con i prefetti»: meglio ci siano anche le associazioni imprenditoriali perché «gli imprenditori si fidano delle associazioni di categoria». Per questo, ha detto Bossi, «serve un accordo» fra il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il governatore Mario Draghi. In ogni caso, ha concluso, «penso che si troverà il sistema» per arrivare a soluzione al problema.


13 marzo 2009

da corriere.it
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« Risposta #4 inserito:: Marzo 22, 2009, 10:05:42 am »

In un'audizione davanti alla commissione finanze della Camera

Draghi: «Prefetti? No a pressioni e interferenze della politica»

Il governatore di Bankitalia: «Utili i Tremonti Bond».

Sul piano casa: «Meno burocrazia potrebbe aiutare»

 
ROMA - Problematiche del sistema bancario e finanziario. Su questi temi il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi ha parlato presso la Commissione Finanze di Montecitorio. In merito all''intervento dei prefetti sul controllo dell'assegnazione dei crediti bancari alle imprese, il governatore è stato chiaro: «No a pressioni e interferenze della politica». Draghi chiede dunque di evitare «interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi». Quindi che le analisi delle condizioni del credito a livello locale stabilita dal governo con gli osservatori sulle prefetture non sconfini «in un ruolo di pressione sulle banche che spinga ad allentare i criteri di sana e prudente gestione nella selezione delle clientela».

LA VIGILANZA - Il governatore ritiene necessario il miglioramento del coordinamento della vigilanza bancaria a livello europeo e afferma che una soluzione per la sua riforma non «rinuncerà al patrimonio di conoscenze, professionalità, vicinanza al mercato disponibili nelle autorità nazionali». Draghi ha spiegato come «l'esperienza del sistema europeo di banche centrali mostra che questa è una strada che si può percorrere con successo». Draghi ha poi rivendicato che la Banca d'Italia «non ha mancato» nel suo lavoro di vigilanza e in Italia non ci sono stati casi di banche che «sono saltate come in altri paesi». Già al suo arrivo nel febbraio 2006 aveva denunciato i rischi dei derivati e il sistema della vigilanza di via Nazionale ha funzionato tenendo a mente «non i prodotti ma gli intermediari»

TREMONTI BOND - Poi dal governatore è arrivato un invito alle banche ad utilizzare i Tremonti Bond per rafforzare il capitale: «L'irrobustimento del capitale - ha detto il governatore - anche con gli strumenti messi a disposizione dello Stato, è condizione per sostenere la capacità del sistema bancario di fornire credito all'economia».

«SCELTE LUNGIMIRANTI» - Il governatore chiede agli istituti di credito «scelte lungimiranti» di fronte alla crisi che chiede di «sapere essere bravi banchieri anche quando l'economia va male». Nel corso dell'audizione alla Commissione Finanza della Camera, Draghi ha spiegato come «di fronte all'inevitabile peggioramento della qualità del credito dovuta alla recessione occorrono scelte lungimiranti, non basta tenere i conti in ordine». Per questo il Governatore invita a realizzare un «fermo sostegno ai clienti con buon merito di credito» per evitare «una stretta creditizia eccessiva che aggravi la recessione e quindi peggiori la posizione degli stessi clienti delle banche». Le banche e gli altri intermediari finanziari italiani scontano trattamenti fiscali che «determinano svantaggi competitivi nei confronti di altri paesi» ha aggiunto poiché «imposte elevate si traducono in meno autofinanziamento, meno patrimonio, minor capacità di far credito».

TITOLI TOSSICI - Gli interventi adottati dalle banche centrali e dallo Stato «hanno evitato il collasso del sistema ma non ancora portato chiarezza nei bilanci di quelle banche che più hanno investito nei titoli che chiamiamo tossici», ha affermato Draghi spiegando che «permane incertezza sull'entità e la distribuzione delle perdite nei bilanci di quelle che erano le più grandi banche mondiali». Poi il governatore si è soffermato sui maxi finanziamenti erogati dalle banche su singole partite finanziarie come quella Alitalia o il finanziere Romain Zaleski: «non sottrae credito alle Pmi». Per Draghi infatti «le banche non è che difettano di liquidità, poiché il sistema ne è stato inondato» da parte delle autorità monetarie europee.

PIL - Poi parlando della situazione italiana ha affermato: «Tutti gli indicatori (produzione, ordinativi e giacenze di magazzino) continuano a segnalare ritmi produttivi molto bassi. Nel primo trimestre di quest'anno il prodotto interno lordo si contrarrebbe per la quarta volta consecutiva. È verosimile - ha aggiunto - che l'intero 2009 si chiuda con un nuovo, significativo calo dell'attività economica, concentrato soprattutto nel settore privato». E poi ha proseguito: «In Italia, come nel resto dell'area, la recessione aggravatasi a metà del 2008 dovrebbe proseguire nel corso dell'anno. Tutti gli indicatori (produzione, ordinativi e giacenze di magazzino) continuano a segnalare ritmi produttivi molto bassi».

PIANO CASA - Il piano casa annunciato dal governo, con una semplificazionme degli adempimenti e una riduzione degli oneri, «potrebbe avere effetti di stimolo». Tuttavia, ha spiegato il governatore, «la complessità della materia, la presenza di competenze concorrenti fra Stato e Regioni, la necessità di congegnare l’intervento in modo da preservare l’ambiente naturale ed equilibrio urbanistico ne rendono incerta la portata da un punto di vista congiunturale». Draghi ha sottolineato però che «modalità, contenuti e tempi di eventuali interventi non sono ancora noti».

AMMORTIZZATORI - I provvedimenti del governo per finanziarie gli ammortizzatori sociali «sono opportuni»; «resta però l'esigenza di impostare fin da ora una riforma complessiva». Nella sua audizione in commissione Draghi ha ricordato che «il governo ha esteso temporaneamente a gran parte delle tipologie di lavoratori atipici la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali», «ulteriori miglioramenti sono stati definiti la scorsa settimana» e «il finanziamento di questi interventi è stato di recente ampliato grazie all'intesa tra Stato e Regioni».

LO STATO ACCELERI PAGAMENTI FORNITORI - Lo Stato però è debitore nei confronti delle imprese per un importo pari a 2,5 punti percentuali di Pil, così «un'accelerazione dei pagamenti darebbe sostegno alle imprese senza appesantire strutturalmente i conti pubblici», ha detto il governatore. «I crediti commerciali che le imprese vantano nei confronti delle amministrazioni pubbliche, concessi con dilazioni e ritardi nel pagamento di beni e servizi sono molto elevati: circa il 2,5 per cento del prodotto interno lordo, oltre il 30 per cento della spesa annua delle amministrazioni per consumi e investimenti».



17 marzo 2009(ultima modifica: 18 marzo 2009)

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