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Autore Discussione: Cgil, fallisce l'appello all'unità. Secco no di Bonanni e di Angeletti  (Letto 2141 volte)
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« inserito:: Febbraio 14, 2009, 12:11:35 pm »

14/2/2009 (7:35)

Cgil, fallisce l'appello all'unità

Epifani ai 200 mila in piazza: sui contratti decidano i lavoratori.

Secco no di Bonanni e di Angeletti

ROBERTO GIOVANNINI
ROMA


Il fossato tra la Cgil e Cisl-Uil si avvia a diventare voragine, eppure al termine dello sciopero generale di ieri di otto ore di pubblici dipendenti e metalmeccanici il sindacato di Guglielmo Epifani si è sentito paradossalmente meno isolato di quanto lo fosse solo due settimane or sono. E non soltanto perché i tre cortei che si sono sparsi per Roma hanno invaso pacificamente piazza San Giovanni, creando un notevole colpo d’occhio di bandiere rosse in una piazza veramente piena e sovrastata da un cielo terso.

Insomma, una Cgil non isolata perché diventata megafono di una multiforme protesta sociale, che investe sia le risposte alla crisi economica che le scelte del governo in tema di diritti e di Costituzione. E perché tornata ad aggregare intorno a sé una parte significativa della sinistra politica: le decine di microrealtà della sinistra radicale, tutte convintamente presenti in piazza, e tutta la fetta ex-Pci-Pds-Ds oggi operante nel Partito Democratico. Tutti a farsi vedere in corteo, a partire da Massimo D’Alema, protagonista di un inconsueto (per lui) bagno di folla, all’insegna di foto scattate dai cellulari, abbracci e grida di «pensaci tu». Tutti, ovviamente meno Walter Veltroni.

Vedremo. Certo è che il sindacato di Corso d’Italia ha corso un bel rischio con questo sciopero promosso dall’ala sinistra dell’organizzazione, ovvero Funzione Pubblica (Carlo Podda) e Fiom (Gianni Rinaldini). Epifani al momento non aveva gradito, anzi; alla fine il leader Cgil però non sembra affatto scontento di come sono andate le cose. Dal palco, Podda addirittura parla di «oltre 700.000 persone» in piazza; cifra assurda per gli addetti ai lavori navigati, quanto i 50.000 dichiarati dalla Prefettura. Onesta valutazione: 200 mila, forse un po’ meno. Ugualmente inconfrontabili le percentuali di adesione proclamate dalla Cgil e da Federmeccanica-ministero PA. Quanto basta però far dire a Epifani che è stato un successo, che «sciopero dopo sciopero riusciremo a far cambiare la politica economica al governo».

Dal palco, nei comizi finali, Podda ha lanciato una proposta: «Aggiungere nella dichiarazione dei redditi di quest’anno una quarta casella all’8 per mille, per dare la possibilità di destinarlo al Fondo Inps per gli ammortizzatori sociali». Rinaldini ha accusato il governo: «Ci dicono che una rete di protezione sociale per i lavoratori delle aziende in crisi costa. Come è possibile che si trovano risorse per salvare le banche, l’Alitalia e la finanza e quando si deve intervenire sui lavoratori non ci sono?». Applauditissimo dai lavoratori della Fiat di Pomigliano, di recente manganellati dalla polizia, Epifani ha proposto più tasse per i redditi alti (sopra i 150 mila euro) per alzare quelli bassi; ha puntato l’indice contro i ritardi del governo («il fattore tempo è decisivo come abbiamo sempre detto: fare bene da subito, non tardi e male»).

Infine, ha cercato di lanciare un segnale a Cisl-Uil: «Ci possono essere opinioni diverse, ma che siano i lavoratori a dire chi ha ragione e chi no. Usciamo da questa situazione. Proviamo a diventare tutti un po' più umili». Adesso la Cgil pensa alla megamanifestazione nazionale che ha programmato a Roma per il 4 aprile (inevitabile sarà il confronto col 2002). E deve fare i conti però con la bordata di accuse che arrivano dal governo e da Cisl-Uil. Lo sciopero è «un errore, la Cgil è isolata», ha detto il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ed ha ripetuto dalla Sardegna Berlusconi. Il leader Cisl Raffaele Bonanni definisce «politico» lo sciopero, roba da «vecchia sinistra del ’900», spiega che «è ormai chiaro che la Cgil punta a una ristrutturazione della sinistra più che a una ristrutturazione del sindacato».

da lastampa.it
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