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Autore Discussione: Ignazio MARINO. -  (Letto 13295 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Agosto 12, 2010, 04:56:38 pm »

«Governo per cambiare legge elettorale e poi voto»

di Vladimiro Frulletti

Se c’è da fare un trapianto di fegato ma manca la sala operatoria può anche chiamare il più famoso chirurgo del mondo, ma non ci riuscirà».
Il senatore Ignazio Marino sceglie una metafora sanitaria (del resto è chirurgo) per spiegare che è meglio che Pd e centrosinistra la smettano col toto candidati e si concentrino sul vero obiettivo da raggiungere: la modifica della legge elettorale. Ma se ci sarà il voto anticipato con l’attuale sistema il senatore-chirurgo non sposerebbe la linea Bersani di un’alleanza larghissima da sinistra fino al centro: «I nostri elettori non capirebbero. Non ce li vedo votare una lista con i nomi di Vendola e Fini assieme».

Senatore il clima è da elezioni anticipate. È inevitabile il voto subito?
«Mi auguro che prima di andare per la terza volta alle elezioni sottraendo la possibilità democratica di scegliere gli eletti, la classe politica si renda conto che questa sarebbe una lesione gravissima alla democrazia. È contro la democrazia che 4 o 5 leader di partito possano scegliere tutti i 945 parlamentari. Serve una nuova legge elettorale per ridare agli elettori la scelta degli eletti. È un’urgenza largamente condivisa dagli italiani».

Lei parla di governo “di scopo” e non di governo di transizione. Che differenza c’è?
«Il governo di scopo ha come unico obiettivo fare una nuova legge elettorale. Pochi mesi, due o tre, il tempo che serve tecnicamente, e poi andare al voto. Vede, io so che c’è anche la necessità di disciplinare veramente il conflitto di interessi, di ridare pluralismo al sistema d’informazione pubblica, ma sono anche consapevole che ora in Parlamento le condizioni per farlo non ci sono. Quindi cambiamo la legge elettorale garantendo il sistema bipolare e poi andiamo al voto».

Ma con chi si fa questo governo?
«Dico sì a una larghissima coalizione per cambiare la legge elettorale, ma no a un governo di transizione. Se dai palchi delle feste provassimo a spiegare ai nostri elettori che vorremmo tornare al governo con Casini, Rutelli e Fini dovremmo assicurarci che nelle cucine non ci siano i pomodori. Il Pd deve tornare al governo con i voti dei cittadini, non con accordi di Palazzo».

Il Presidente della Camera pare apprezzato anche a sinistra. O no?
«Fini è un uomo di destra, e lui stesso si ritiene giustamente di destra. Fini con Giovanardi ad esempio è il padre di una legge sulle droghe che andando contro a un referendum popolare per la depenalizzazione, dal 2006 a oggi ha portato a oltre 600mila tra fermi e arresti. Alcuni di questi ragazzi per la vergogna ci sono uccisi».

Della vicenda della casa a Montecarlo che ne pensa?
«Non mi pare che Gianfranco Fini, da quanto è emerso, abbia commesso qualcosa di illecito o illegale. Semmai emerge l’aggressività del padre-padrone del Pdl. Per Berlusconi non c’è Parlamento nè discussione. C’è un padrone che comanda con i sudditi che obbediscono e in cambio vengono ricompensati con qualche regalia».

Cosa s’aspetta dal Pd?
«In questa fase in cui il Pdl s’è dissolto e siamo tornati al partito azienda, il Pd deve andare all’attacco sottolineando l’incapacità a governare di Berlusconi e della sua squadra, e deve dialogare con l’Idv e con quella sinistra che ora non è in Parlamento. Con i suoi alleati naturali».

Tuttavia, lo dicono i sondaggi, senza il centro, Udc, Rutelli etc., il rischio di perdere le elezioni è molto alto.
«Con questa legge elettorale, con le regole di Berlusconi e Calderoli, è così, se si cambia sistema elettorale no. Insomma io ho il sogno di un’Italia migliore, quella che ho conosciuto nella scuole, negli ospedali, sui tetti delle fabbriche o degli istituti di ricerca occupati. Se noi cambiamo la legge elettorale e ci presentiamo alle elezioni con una classe dirigente nuova, non del secolo passato, e non con gli alleati del secolo passato, da Rutelli a Casini, abbiamo la possibilità di vincere».

Bersani ha invitato Berlusconi a andare in Parlamento, ma dice che se si va al voto cercherà un’alleanza con tutte le “forze del centrosinistra e dell’opposizione”. E lo stesso Di Pietro è disposto a allearsi «anche col diavolo» pur di battere Berlusconi.
«Un passo alla volta. Ha ragione Bersani, Berlusconi venga in Parlamento e verifichi se ha o no la maggioranza. Se non l’ha più, facciamo un governo per fare una nuova legge elettorale».

Insisto, se si va al voto con questa legge con chi si deve alleare il Pd?
«È una questione da discutere negli organismi del partito. Convochiamo la direzione nazionale. La mia opinione però è che non è possibile costruire una visione comune del Paese con Vendola, Rutelli, Casini e Fini tutti assieme. Penso che a un’alleanza del genere non ci credano per primi i nostri elettori. Io non ce li vedo votare una lista dove ci sono i nomi sia di Vendola che di Fini».

A proposito di nomi, ci sono già diversi candidati per la leadership del centrosinistra. Lei ha qualche idea in proposito?
«Che questo toto-candidati andrebbe fermato. È anche inutile. Se voglio realizzare un trapianto di fegato, ma sono in una città che non ha sale operatorie, posso portare lì anche il chirurgo migliore del mondo ma dubito che riuscirà a realizzare un intervento così complesso. Il punto principale, ripeto, è cambiare la legge elettorale. Possiamo avere qualunque messia, ma con questa legge elettorale il centrosinistra non tornerà al governo del Paese».

12 agosto 2010
http://www.unita.it/news/italia/102302/governo_per_cambiare_legge_elettorale_e_poi_voto
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« Risposta #16 inserito:: Settembre 05, 2010, 09:57:42 am »

Marino: inaccettabili accordi con Fini e Casini


«Inaccettabili eticamente accordi con Casini e Fini» se si va al voto. Ignazio Marino, senatore del Pd, boccia le dichiarazioni di Rosi Bindi sulle possibili alleanze dei democratici.

«Non confondiamo le idee ai nostri elettori. In un momento così difficile per le istituzioni e il Paese dobbiamo essere chiari. Nell'eventualità di una crisi del Governo Berlusconi, la proposta del Pd – afferma il chirurgo - senatore - dovrebbe essere un esecutivo di scopo che si prefigga solo di cambiare la legge elettorale e di regolare una volta per tutte il conflitto di interessi del premier. In quel caso potremmo coinvolgere tutte le forze politiche che rispondano positivamente al nostro appello, perché hanno a cuore la democrazia. Altri accordi più ampi, con Casini e Fini, in caso di ritorno alle urne, per me non sono eticamente accettabili. Qualunque progetto troppo ampio - continua Marino – non sarebbe in linea con quanto il popolo democratico si aspetta da noi».


03 settembre 2010
http://www.unita.it/news/italia/103086/marino_inaccettabili_accordi_con_fini_e_casini
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« Risposta #17 inserito:: Gennaio 04, 2011, 04:16:46 pm »

Fine vita, Marino: “Pd unito o referendum”

Il senatore: "Se non votiamo compatti Bersani dia voce agli iscritti". E ancora: "Chi vince le elezioni non può pensare di imporre indicazioni sanitarie".

La legge sul testamento biologico è chiusa in un cassetto della Camera da mesi.

Fino ad oggi il governo non ha avuto alcun interesse a tirarla fuori, nonostante le pressioni dell’opposizione sulla necessità di regolare il fine vita. Ora il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha chiesto che il provvedimento venga calendarizzato, con l’esplicita intenzione di unire i cattolici della maggioranza e, quindi, dividere il Terzo Polo. I più a rischio sono i rappresentanti di Futuro e libertà, spaccati su posizioni differenti. Anche nel Partito democratico la discussione è aperta tra chi ritiene la proposta Calabrò inaccettabile, come Ignazio Marino, e chi invece vuole ancora discutere con la maggioranza.

Senatore Marino, se il disegno di legge sarà discusso, nel Pd che succederà?
Credo, e auspico, una posizione comune del partito.

Quindi non ne è sicuro.
Dopo l’ampio dibattito pre congressuale, che ha portato il segretario Pier Luigi Bersani a esprimersi pubblicamente due volte (Festa dell’Unità di Torino e “Vieni via con me”, ndr) con affermazioni precise in linea col pensiero che ho sempre sostenuto, spero che il Pd arrivi unito a questo appuntamento.

E se non succede?
Farò un gesto importante: chiederò a Bersani che su un tema come questo costringa i suoi parlamentari a non nascondersi dietro un voto di coscienza e indichi la strada da seguire. Deve avere il coraggio di dire: “Si vota tutti così”. Se invece questa forza non ce l’ha deve proporre come strada il referendum tra gli iscritti.

Un metodo mai utilizzato.
Ma lo statuto permette al segretario di indirlo, o al 30 per cento dei componenti dell’assemblea nazionale di chiederlo.

Quindi, se non lo farà Bersani, lo chiederà lei.
Se il 30 per cento dell’assemblea del Pd la pensa come me, sì. E sono pronto ad accettare una sconfitta. Ma se il 98 per cento degli iscritti al partito ritiene questa proposta sbagliata, allora non ci dev’essere alcuna defezione, dato che i parlamentari sono diretta espressione degli elettori.

É una polemica col segretario?
Assolutamente no. Sono convinto che nel suo cuore e nel cervello Bersani la pensi come me. Ma ha una responsabilità in più. Lui è il segretario del Pd e rappresenta tutti. Deve anche spiegare che questo non è il partito della vita e della morte. Non stiamo discutendo di eutanasia, verso le quale personal-mente sono contrario anche io. Ma di libertà di scelta. Come curarti non può importelo lo Stato. Ognuno deve deciderlo personalmente col proprio medico.

Lei si è battuto affinché il ddl venisse discusso al più presto dalla Camera. Ora però c’è il rischio che si trasformi in un’arma politica.
Questo è un Paese dove tutte le questioni vengono affrontate solo sulla base di una convenienza strumentale e mai per far progredire il Paese. Se diventa un dibattito tra tifoserie abbiamo perso un’occasione importante. L’errore è stato tenere il ddl nel cassetto per tanti mesi e farlo arrivare ora in Parlamento in un clima da derby.

L’articolo contestato è quello che impone l’idratazione e l’alimentazione del malato.
Mi fa impazzire il fatto che questa discussione si sia trasformata in un dibattito sul pane e l’acqua. Non stiamo assolutamente parlando di questo. Ma di corpi nutriti con sostanze prodotte dalle case farmaceutiche, spesso veicolate tramite l’intestino. É giusto aggiornare la legislazione, perché quando è stata scritta non c’erano le strutture tecnologiche che esistono oggi. Ognuno però deve avere il diritto di scegliere.

Cosa farete se verrà approvata questa legge?
Sicuramente ricorreremo alla Corte Costituzionale e se necessario al referendum.

Non teme un flop come la fecondazione assistita?
Con tutto rispetto verso un tema importante come la fecondazione assistita, questa è una questione molto meno marginale, che ha toccato moltissime famiglie in Italia. La gente ci verrà, eccome, a votare.

Quindi secondo lei questo governo non interpreta il sentire comune sui temi etici?
Con una legge del genere non ci sarebbe alcun rispetto nei confronti dei cittadini. Sarebbe solo una soverchieria della politica sulla libertà di scelta delle persone. Chi vince le elezioni non può pensare di imporre indicazioni sanitarie. Solo il paziente può decidere di sé stesso col proprio medico.

Si riferisce alle imposizioni di Formigoni sulla legge 194?
Quando affronto il tema dell’aborto mi sento davvero un passo indietro rispetto alla donna. Non posso neanche immaginare il dramma fisico e psichico che deve affrontare. Non può capirlo neanche Formigoni. Per fortuna ci sono dei bravi medici che decidono insieme alle pazienti e sostituiscono la cattiva politica.

Quindi lei non imporrebbe scelte da politico. Ma da medico?
Non ci penserei neanche lontanamente. La politica non deve avere uno scopo pedagogico. Deve invece spiegare e offrire tutte le possibilità. E così il medico. Lei potrebbe ritenere appropriata per sé una terapia che io non ritengo lo sia per me. Lei deve poterla accettare, io rifiutarla.

Ma se una persona non è cosciente per deciderlo?
É proprio questo il punto. Le indicazioni che io lascio devono essere rispettate. Se perdo coscienza perdo anche i diritti e lo Stato decide per me? Questo mi sembra chiaramente inaccettabile.

da Il Fatto Quotidiano del 4 gennaio 2011
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/04/fine-vita-marino-pd-unito-o-referendum/84710/
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« Risposta #18 inserito:: Gennaio 25, 2012, 10:10:12 am »

24/1/2012

Sanità, una responsabilità da condividere

IGNAZIO MARINO*

Caro Direttore, è giusto che un ospedale al termine di un ricovero dimetta il paziente consegnandogli un documento che riassuma le spese che il Servizio sanitario nazionale ha sostenuto per lui? La Regione Lombardia e la Regione Piemonte hanno deliberato che nei prossimi mesi ogni paziente, al momento di congedarsi dall’ospedale riceverà, oltre alla lettera di dimissioni, il conto: una nota a due voci dove saranno registrate separatamente la somma eventualmente pagata dal paziente e i costi sostenuti dal servizio pubblico. E’ una scelta che non ha mancato di aprire un dibattito, in primo luogo tra i medici. E’ stato osservato che parlare di costi può essere umiliante per il malato e controproducente per il medico che non dovrebbe essere distolto dalla sua missione con questioni finanziarie. Sono osservazioni non prive di fondamento, eppure occorre avere la serietà di ripetere che quando si parla di salute si parla anche di risorse che non sono, neanche in questo campo, infinite. Lo sanno bene i medici di famiglia, da anni invitati a evitare prescrizioni inutili e superflue, ed è bene che ne siano consapevoli anche i cittadini. Se la spesa sanitaria va razionalizzata, allora è saggio coinvolgere e responsabilizzare in questo processo proprio gli utenti del servizio sanitario.

L’obiettivo non è certo quello di convincerli a non curarsi, o a curarsi di meno, ma quello di ragionare tutti, operatori e utenti, in termini di utilità/inutilità di una prestazione o di un servizio. Prima ancora di bilanci o di tetti di spesa, il criterio cui fare riferimento deve essere quello dell’appropriatezza della cura e dunque della necessità di un intervento sanitario. A prescindere dai costi, se una prestazione è necessaria, va garantita. Se non lo è, è saggio, se non doveroso, evitarla anche perché sottrae risorse economiche preziose per interventi irrinunciabili.

Nel nostro Paese si sprecano fiumi di denaro per i cosiddetti ricoveri inappropriati: in altri Paesi il paziente fissa la data dell’operazione con il proprio chirurgo, poi si fa visitare dall’anestesista e dagli altri specialisti e il ricovero avviene solo la mattina del giorno stabilito per l’operazione. Si ha idea di quanto si risparmia? In Italia, solo in Friuli Venezia Giulia il malato è ospedalizzato la notte prima dell’intervento; nel Lazio i giorni in più precedenti l’intervento sono in media tre, nel Sud in generale diventano 4 o 5, al costo di mille euro al giorno. E questo per 400.000 interventi programmati ogni anno. Inoltre, potendo scegliere, qual è il malato che opterebbe per stare in una stanza con quattro o cinque letti quando potrebbe stare a casa sua sino al giorno dell’operazione? E quei soldi così sprecati non saranno disponibili per coprire le spese di un esame diagnostico o per ridurre il ticket su di un farmaco. E’ in questa logica che i cittadini possono essere invitati a partecipare in prima persona ad una riflessione sulla spesa sanitaria. In questo modo potranno avere voce in capitolo ed esprimersi sulle scelte di politica sanitaria delle strutture pubbliche. E’ quanto accade in molti paesi occidentali dove si parla di consumer-driven health care e dove gli utenti dei servizi sanitari possono pronunciarsi attraverso appositi comitati. Potremmo pensare all’istituzione di Comitati consultivi di Controllo, costituiti e gestiti da cittadini appartenenti ad una Asl, che potrebbero esprimersi sulla programmazione sanitaria, suggerire modifiche o miglioramenti nell’individuazione delle priorità nell’uso delle risorse. Sarebbe un significativo passo avanti per una maggiore trasparenza ed efficienza del servizio sanitario. E per una democrazia partecipata.

* Chirurgo, presidente della Commissione parlamentare di Inchiesta sul Servizio sanitario nazionale

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9684
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« Risposta #19 inserito:: Aprile 08, 2012, 05:15:38 pm »

Marino: partiti non cambieranno regole dei finanziamenti

7 aprile 2012


Il senatore del Pd Ignazio Marino invoca una riforma dei partiti e del loro finanziamento. Ma non crede che potranno farla i partiti e confida invece nel governo tecnico di Monti. E annuncia una sua proposta di legge: rimborsi elettorali solo per spese certificate e davvero sostenute, ma vanno escluse le forze politiche che non esistono più (e il riferimento qui è al caso della Margherita e dell'ex tesoriere Lusi)

«Una riforma dei partiti, della loro organizzazione interna e delle modalità del loro finanziamento è ormai urgente e non più rinviabile», dichiara in una nota. «Ne va - avverte - della vita democratica del nostro paese, messa a dura prova da una classe politica severamente compromessa da quanto è emerso negli ultimi tempi. Resto convinto che oggi chi può portare avanti una riforma di questa portata sia il Governo, per la sua estraneità ad ambienti politici ormai ben poco credibili». «Difficilmente - argomenta il parlamentare del Pd - i partiti avranno l'autorevolezza e la forza di portare al traguardo un progetto del genere. Presenterò nei prossimi giorni un disegno di legge che mi auguro venga sottoscritto da esponenti di tutte le forze politiche».

«Credo - dice Marino anticipando la sua proposta di legge - che sia necessario fissare regole chiare: che sia la Corte dei Conti, organismo terzo e di rilevanza costituzionale, a controllare la regolarità dei bilanci delle forze politiche; che i bilanci siano pubblicati on line per essere consultabili in ogni momento da ogni cittadino e che siano compilati in modo chiaro e comprensibile». «L'assegnazione dei rimborsi elettorali dovrebbe basarsi sulle spese realmente sostenute e certificate da un partito; no ai rimborsi a forze politiche che non esistono più. In caso di irregolarità, infine infine, credo che non possa pagare solo il tesoriere di turno ma debba essere considerato sanzionabile l'intero partito: è l'unico modo - conclude il senatore democratico - per responsabilizzare tutti».

da - http://www.unita.it/italia/marino-pd-finanziamenti-br-a-partiti-governo-cambi-regole-1.399532
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