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Autore Discussione: Manifestazioni in molte città: la costituzione non si tocca  (Letto 2324 volte)
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« inserito:: Febbraio 07, 2009, 10:44:10 pm »

Manifestazioni in molte città: la costituzione non si tocca

di M.P.


Il vigile urbano preposto al controllo del traffico, sembra distratto. Agita una moneta sul gratta e vinci in mezzo a Via del Corso, indifferente ad Eluana, allo scontro istituzionale, alle centinaia di persone con candele e bandiere accorse per protestare contro il Ddl annunciato dal governo.

Nel giorno di uno dei più gravi scontro istituzionali dal dopoguerra, nelle ore in cui sulla pelle di una famiglia, si gioca un’altra partita, la gente risponde. Mostra di capire. Si indigna e si riversa in strada. A Roma, a Genova e a  Milano. In Lombardia erano quasi diecimila, in un clima commosso. Un presidio trasformatosi in corteo. Da San Babila a Corso Monforte. Dario Fo, Franca Rame e Gino Strada. «Ieri abbiamo capito quali sono le prossime tappe di un golpe. Non so se essere più indignato, più incazzato o più  allibito», ha detto il fondatore di Emergency. Poi Graffiti e cartelli: «Il presidente Napolitano non è solo». A Roma, a due passi dal centro del potere,  migliaia di voci autoconvocate via sms. Gente comune, politici, artisti. Vecchi e bambini. «Chi è morto lo volete vivo, chi è vivo lo volete morto». Le bandiere della Sinistra democratica, quelle del circolo Trastevere del Pd, i socialisti,la Cgil, i circoli Anpi, le femministe, i radicali, gli atei, gli agnostici d’Italia, anche.

Canzoni improvvisate: «La costituzione/ non si to-cca/ la difenderemo con la lotta» poi la stessa in un’altra variante: «La costituzione ce lo ha inse-gna-to/ il Vaticano è un altro stato». Fogli di carta appesi alle transenne presidiate da poliziotti annoiati. «No al golpe»,  «Abbasso le false leggi sul testamento biologico». Inizia a piovere, si aprono contemporaneamente centinaia di ombrelli. Qualcuno Canta Bella Ciao, altri prendono carte e penna, disegnano cartelloni, urlano nei megafoni. «L’Italia è uno stato sovrano/ non è una colonia del Vaticano». In un angolo c’è Mimmo Calopresti. Osserva il fiume umano, dice di essere in piazza a titolo personale. «Ci vuole rispetto per la ragazza e per il padre. È necessario ricordarsi della sofferenza quotidiana di Beppino. Credo che le frasi di Berlusconi sia meglio non commentarle, la politica deve fare un passo indietro. Oggi il rischio più grande è che la partecipazione diventi solo un fatto mediatico, con la deprecabile fila di commenti di sottosegretari e portaborse che aprono bocca e danno fiato a qualunque pensiero li attraversi. È la televisione che filtra le emozioni. Le coscienze, inevitabilmente si inaridiscono e assistiamo a un quotidiano, osceno bar dello sport, che depaupera tutto».

Passa un pulmann di turisti, qualcuno scatta una foto. Nello stesso fazzoletto incontri gli abitanti di una casa in cui da tempo non si parla più lo stesso linguaggio. Di nuovo riuniti. Indignati. Spaventati.  Massimo Fagioli e Piero Sansonetti, Claudio Fava e Paolo Cento: «È un golpe bianco», Enzo Bianco e Grazia Francescato. Un piccolo corteo passa sotto Montecitorio, il grosso dei circa 3.000 convenuti non si sposta. Sotto i baffi, Giovanni Russo Spena non ride. «Berlusconi è un uomo sgradevole. Lo abbiamo appena denunciato. Un esposto redatto per il plateale attentato alla costituzione e al Capo dello stato». Tanta gente comune.  Antonia, 60 anni è vicina alle lacrime. «Bisogna inventare un’altra forma della politica. Questa indifferenza culturale ci piomberà addosso e farà male». 

Cristina Comencini la ascolta, poi interviene. Durissima. «Non poteva esserci miglior occasione di questa per scendere in piazza. Siamo pochi? Non mi pare, credevo saremmo stati molti di meno. La manifestazione autoconvocata è un primo segno di reazione. Da parte del Governo c’è il tentativo maldestro di fare una legge su una questione di fondamentale importanza, in tempi velocissimi e in assoluto spregio dei rapporti istituzionali. Grave per la democrazia e per tutti gli spiriti liberi». Fin troppo semplice chiederle dove si nasconda la bestia. Lontano dal cuore. «Nella diffusa idea che la società civile non esista. Credo sia offensivo. Non c’è niente di più illusorio». Poi scivola via. Scende una pioggia cattiva. Uomini e donne continuano ad arrivare. La preghiera laica non si interrompe.


07 febbraio 2009
da unita.it
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