«E la giustizia diventa sempre più complessa»
di Claudia Fusani
Non ha ancora letto il testo e le virgole, quando si parla di giustizia, possono fare la differenza. Ma le linee guida sono sufficienti per far dire a Raffaele Cantone, giovane pm anticamorra e ora giudice in Cassazione per motivi di sicurezza: «La nuova norma sulle intercettazioni renderà più complicato e ancora più burocratizzato il sistema della giustizia».
Non c’è più la lista dei reati, ma un complesso di filtri e divieti. A partire dalla necessità di “gravi indizi di colpevolezza” per poter allacciare un telefono.
«Non sarà più possibile intercettare persone contro cui non esistono già gravi indizi di colpevolezza. Finora erano sufficienti i “gravi indizi di reato”. Questa norma è un assurdo della logica e lascerà molti spazi interpretativi».
Si parla di un doppio binario: indizi di colpevolezza necessari per i reati meno gravi.
«In ogni caso non sarà più possibile, ad esempio, allacciare telefoni quando si indaga contro ignoti. Inchieste importanti cominciano proprio contro ignoti. Diventa tutto più problematico».
Sarà un giudice collegiale ad autorizzare le intercettazioni.
«Questo è irrazionale. Si crea un vulnus nel codice e nella procedura. Le intercettazioni sono uno strumento di prova e non possono necessitare di un soggetto collegiale. Come si concilia poi l’incompatibilità con i piccoli numeri dei piccoli tribunali? E’ l’ingolfamento».
Ci saranno limiti temporali: 60 giorni esclusi mafia e terrorismo.
«Forse è la misura più pericolosa. Una domanda, per far capire: il limite di 60 giorni vale per la persona o per la scheda del telefono?».
Si rischia il blocco delle indagini?
«Se contiamo anche le limitazioni sui luoghi e sui tabulati, tutto diventa molto più complesso. L’opposto di quello che serve alla giustizia in Italia».
cfusani@unita.it30 gennaio 2009
da unita.it