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« inserito:: Gennaio 28, 2009, 12:08:57 pm » |
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CIRANO
SCENA 5
Rossana, Cirano e, per un momento, Suora Marta
ROSSANA (senza voltarsi): Che dicevo?
(Ricama. Entra Cirano, pallidissimo, il cappello calato sugli occhi. La suora va via. Lui viene avanti lentamente reggendosi a fatica sul bastone. Rossana è presa dal suo ricamo) Ah, queste tinte sfiorite...
Come metterle assieme?
(A Cirano, in tono di affettuoso rimprovero:) Dopo quattordici anni, per la prima volta, in ritardo!
CIRANO (giunge alla poltrona e si siede; poi con voce allegra, in contrasto con la tensione del viso): Sì, che pazzia! Non ci posso pensare. Sono in ritardo a causa...
ROSSANA: Di che?
CIRANO: Una visita piuttosto inopportuna.
ROSSANA (distratta, continuando a lavorare): Ah, qualche seccatore?
CIRANO: No, una seccatrice.
ROSSANO: L'hai mandata via?
CIRANO: Sì, le ho detto: scusatemi, ma oggi è sabato, giorno in cui devo recarmi in un certo posto - e mai niente, finora, mi ha potuto impedire di andarci. Ripassate tra un'ora.
ROSSANA (leggera, futile, superficiale): Bene. Questa persona dovrà aspettare per vederti. Non ti lascerò andare prima di sera.
CIRANO (dolce): Forse dovrò andarmene prima. (Chiude gli occhi e tace per un istante. Suora Marta passa loro davanti. Rossana le fa un piccolo cenno d'intesa)
ROSSANA (a Cirano): Ma come, non importuni la tua suora Marta?
CIRANO (riaprendo gli occhi di colpo): Come no! (Contraffacendo comicamente la voce:) Suora Marta, venite qui! (La suora si avvicina)
Ah ah!... Occhi belli sempre bassi!
SUORA MARTA (alzando gli occhi con un sorriso): Ma... (Nel guardarlo in viso da vicino ha un moto di stupore)
CIRANO (a bassa voce, indicando Rossana): Zitta, non è niente.
(Riprendendo il suo tono spaccone, ad alta voce:) Anche ieri ho mangiato carne!
SUORA MARTA: Capisco. (Tra sé:) Per questo è così pallido.
(In fretta, a bassa voce ) Sì, ma poi passerete al refettorio a bere una buona tazza di brodo... Verrete, vero?
CIRANO: Sì, sì.
SUORA MARTA: Meno male. Siete più ragionevole oggi.
ROSSANA (sentendoli bisbigliare): Che fa, cerca di convertirti?
SUORA MARTA: Me ne guardo bene!
CIRANO: E' vero vuol convertirmi! Perché non mi tenete un bel sermone, voi che avete una chiacchiera così pia? Perché? Mi stupisce... (Con furore da buffone:) Ma stasera voglio stupirvi anch'io. Guardate, vi permetto... (S'interrompe, come cercando la provocazione giusta) Ecco, stasera vi permetto di... pregare per me.
ROSSANA: Oh, oh!
CIRANO (ridendo): Suora Marta non ha parole.
SUORA MARTA (dolce): Non ho mai atteso il vostro permesso. (Rientra)
CIRANO (tornando a Rossana, china sul ricamo): Al diavolo, se potrò mai vedere la fine di questo ricamo!
ROSSANA: Ecco, me l'aspettavo. (Il vento, frattanto, fa cadere delle foglie)
CIRANO: Le foglie...
ROSSANA (sollevando il capo e fissando lo sguardo lontano): Sono d'un biondo veneziano, stinto. Guarda come cadono.
CIRANO: Cadono bene. Riescono a mettere una loro ultima bellezza nel viaggio, sia pure così breve, dal ramo alla terra; e malgrado il terrore d'imputridire, vogliono che questa loro caduta abbia la grazia d'un volo.
ROSSANA: Sei triste?
CIRANO (riprendendosi): Ma no, Rossana, per niente!
ROSSANA: Su, allora, lascia perdere le foglie... E raccontami cosa c'è di nuovo.
CIRANO: Dunque...
ROSSANA: Sì.
CIRANO (sempre più pallido, lottando contro il dolore): Sabato il re Luigi di Borbone ebbe la febbre per indigestione ma la sua malattia venne arrestata e per lesa maestà fu condannata. Domenica al gran ballo della corte di candele esaurirono le scorte. Le nostre truppe, pare, hanno battuto l'esercito imperiale in un minuto.
Quattro stregoni furono impiccati per essersi al demonio consacrati. E alla cagnetta di madame d'Athis hanno fatto un clistere lunedì...
ROSSANA: Cirano, ti prego!
CIRANO: Martedì poi... non è successo niente salvo che Lygdamire cambiò d'amante.
ROSSANA: Ah!
CIRANO (mentre il viso va sempre più alterandosi): Mercoledì ventitré per una gita la corte a Fontainebleau si è trasferita. Lo stesso giorno inoltre la Montglait ha detto un secco no al conte di Fiesque. Giovedì la Mancini sembra che sia rimasta a dormire con il re. Venerdì la Montglait ci ha ripensato e ha detto infine sì al suo innamorato. Sabato ventisei...
(Chiude gli occhi. China il capo. Silenzio)
ROSSANA (lo guarda sorpresa e si alza allarmata): E' svenuto! (Gli corre accanto chiamandolo:) Cirano!
CIRANO (riaprendo gli occhi, stordito): Che c'è?... Che?... (Vede Rossana china su di lui e, riaggiustandosi il cappello, si ritrae sulla poltrona) No, no! Ti assicuro, non è niente. Lasciami.
ROSSANA: Ma...
CIRANO: E' la mia ferita di Arras... che... qualche volta... sai...
ROSSANA: Povero amico mio.
CIRANO: Non è niente. Sta passando. (Si sforza di sorridere) Ecco, è passato.
ROSSANA (accanto a lui): Ognuno di noi ha la sua ferita: io ho la mia. Qui, sempre viva, quest'antica ferita (si mette la mano sul petto) è qui, sotto la lettera ingiallita macchiata di pianto e di sangue.
(Comincia a calare il crepuscolo)
CIRANO: La sua lettera... Non mi promettesti che un giorno, forse, me l'avresti fatta leggere?
ROSSANA: La sua lettera?... Vorresti?...
CIRANO: Sì... Voglio... Adesso...
ROSSANA (dandogli il sacchetto che porta al collo): Tieni.
CIRANO (prendendolo): Posso aprirlo?
ROSSANA: Aprilo... Leggi. (Ritorna al suo ricamo, lo piega, riordina le lane).
CIRANO (leggendo): «Rossana, addio, sto per morire!».
ROSSANA (fermandosi, turbata): Così, ad alta voce?
CIRANO (leggendo): «E' per stasera, credo, amore mio. Ho l'anima ancora greve d'amore inespresso, e devo morire. Mai più questi miei occhi esaltati, questi miei sguardi che...».
ROSSANA: Ma come la leggi, questa lettera?!
CIRANO (continuando): «...questi miei sguardi che non conobbero altro splendore che te, mai più baceranno al volo i tuoi gesti. Rivedo adesso un piccolo movimento che ti è familiare quando ti tocchi la fronte, e vorrei gridare...».
ROSSANA (turbata): Ma come la leggi?!
CIRANO (mentre va facendosi sempre più buio): «...e grido: addio!...».
ROSSANA: La leggi con...
CIRANO: «Mia cara, mia cara, mio tesoro...».
ROSSANA (sognante): Con una voce...
CIRANO: «Amore!...».
ROSSANA: Con una voce... (trasalendo) che sento adesso per la prima volta.
(Gli si avvicina dolcemente, senza che lui se ne accorga, e passa dietro la poltrona, chinandosi silenziosamente per guardare la lettera. Il buio aumenta)
CIRANO: «Il mio cuore non ti lasciò mai sola un secondo; io sono e sarò anche all'altro mondo, colui che t'ama senza misura, colui che...».
ROSSANA (poggiandogli una mano sulla spalla): Come fai a leggere al buio?
(Lui trasale, si volta, se la vede accanto, ha un moto di sgomento e china il capo. Un lungo silenzio. Poi, nell'ombra, Rossana riprende a parlare, giungendo le mani:) E per quattordici anni hai recitato la parte del vecchio amico che viene per distrarmi!
CIRANO: Rossana!
ROSSANA: Eri tu.
CIRANO: No, Rossana, no!
ROSSANA: Avrei dovuto capirlo da come dicevi il mio nome.
CIRANO: No, non ero io!
ROSSANA: Eri tu!
CIRANO: Te lo giuro!
ROSSANA: Ora capisco tutto: le lettere, eri tu...
CIRANO: No!
ROSSANA: La voce quella notte tu...
CIRANO: No, te lo giuro.
ROSSANA: L'anima era la tua!
CIRANO: Non ti ho mai amata.
ROSSANA: Tu mi amavi!
CIRANO: Non io - l'altro!
ROSSANA: Tu!
CIRANO (debolmente): No.
ROSSANA: Lo dici già più piano.
CIRANO: No no, mio caro amore... io non ti ho amata mai.
ROSSANA: Ah, quante cose sono morte stasera... e quante ne sono nate! - Ma perché, perché hai taciuto per quattordici anni se il pianto su questa lettera è tuo e lui non c'entra per niente?
CIRANO (restituendole la lettera): Il sangue è suo.
ROSSANA: E allora perché spezzare proprio stasera questo sublime silenzio?
CIRANO: Perché?... (Entrano di corsa Le Bret e Ragueneau)
SCENA 6
Gli stessi, Le Bret e Ragueneau
LE BRET: Che pazzia! Eccolo, ne ero certo - è là!
CIRANO (sorridendo e alzandosi): Toh, chi si vede!
LE BRET: Signora, si è ucciso per venirvi a trovare!
ROSSANA: Mio Dio!... Ma allora, quella sua debolezza improvvisa... quella...
CIRANO: E' vero. Non ho terminato il mio notiziario... Sabato ventisei qualche ora fa hanno colpito a morte Bergerac.
(Si toglie il cappello mostrando il capo fasciato)
ROSSANA: Ma che dice?! - Cirano! - Sei ferito!... Che ti hanno fatto? Perché?
CIRANO: «Poter morire colpito al petto, lealmente, dalla spada di un eroe...» - sì, dicevo così. Ma il destino s'è preso gioco di me... Ed eccomi ammazzato in un'imboscata, alle spalle, da un servo, con un tronco. Molto bene. Ho sbagliato tutto - anche la morte.
RAGUENEAU: Signor Cirano!...
CIRANO: Ragueneau, non piangere così forte!... (Gli tende la mano)
Dimmi, che mestiere fai adesso, amico mio?
RAGUENEAU (piangendo): Spengo le... le candele al teatro di Molière.
CIRANO: Molière!
RAGUENEAU: Ma domani mi licenzio - sì, sono indignato!... Ieri, alla recita dello Scapino, mi sono accorto che v'ha rubato tutta una scena.
LE BRET: E' vero. Tutta.
RAGUENEAU: Sì, signore - quella che dice: «ma che diavolo ci andava a fare in quella galera?...».
LE BRET (furioso): Molière te l'ha rubata!
CIRANO: Zitti! Ha fatto bene... (A Ragueneau:) E dimmi - com'è andata la scena? Ha fatto effetto?
RAGUENEAU (singhiozzando): Che risate, signore! ridevano tutti.
CIRANO: Ecco la mia vita: far da suggeritore, ed essere dimenticato.
(A Rossana:) Ti ricordi quella sera in cui Cristiano ti parlò sotto il balcone? Bene, la mia vita è tutta lì: mentre io restavo giù nell'ombra, l'altro saliva a cogliere il bacio della gloria. E' giusto, lo riconosco ora che sto per morire: Molière ha del genio e Cristiano era bello.
(Si odono i rintocchi della campana e si vedono, sul fondo, passare le suore che vanno alla funzione) Che vadano pure a pregare. La loro campana le chiama.
ROSSANA (alzandosi per chiamare aiuto): Sorella! Sorella!
CIRANO (trattenendola): No, non andare. Non mi ritroveresti più. (Le suore sono scomparse nella cappella. Si sente suonare l'organo) Mi mancava giusto un po' di musica...
ROSSANA: Io ti amo. Vivi!
CIRANO: No. Soltanto nelle favole si dice che il principe, sentendosi dire «ti amo», sciolse la sua bruttezza al sole delle parole... Ma tu lo sai che per me non c'è sole.
ROSSANA: Io sono stata la tua rovina, io!
CIRANO: Tu? Al contrario. Io ignoravo la dolcezza femminile. Mia madre non mi ha mai trovato bello. Sorelle non ne ebbi. Le amanti le ho fuggite per paura del loro sarcasmo. A te devo tutto sommato, d'avere avuto un'amica. A te devo se anche nella mia vita è passato il fruscio di una veste.
LE BRET (mostrandogli la luna): Ecco l'altra tua amica che viene a trovarti.
CIRANO (sorridendo alla luna): La vedo.
ROSSANA: Non ho amato che un uomo solo, e lo perdo due volte.
CIRANO: Le Bret, vado a raggiungere la luna senza nemmeno bisogno d'inventare una macchina che mi ci porti...
ROSSANA: Ma che dici!
CIRANO: Ma sì - quello è il mio paradiso. Più d'un'anima che m'è cara è in esilio lassù, ne sono certo. Vi incontrerò Socrate, Galileo...
LE BRET (ha un moto di ribellione): No! No! Tutto questo è troppo stupido - è ingiusto!... Un poeta come lui, un cuore così grande, morire così... morire...
CIRANO: Ecco Le Bret che si mette a brontolare.
LE BRET (scoppiando a piangere): Amico mio...
CIRANO (alzandosi, delirando): Questi sono i cadetti di Guascogna!... La massa elementare... Non è vero?... Ecco il punto...
LE BRET: La sua scienza... Delira.
CIRANO: Copernico ha detto...
ROSSANA (sospira): Cirano...
CIRANO: Ma che diavolo c'è stato a fare, che c'è stato a fare lui in questa galera?!... Filosofo, fisico, poeta, uomo d'armi, musicista trasvolatore di spazi, gran polemista e anche amante - ma per conto d'altri, qui giace Cirano di Bergerac che in vita sua fu tutto e non fu niente... Me ne vado. Scusatemi. Non posso farmi attendere: lo vedete, il raggio della luna viene a prendermi. (Ricade a sedere. Le lacrime di Rossana lo richiamano alla realtà. Lui la guarda e le accarezza i veli) Io non voglio che tu smetta di piangere l'affascinante, il bello, il buon Cristiano; voglio soltanto che quando il gran gelo avrà freddato le mie vertebre tu dia un doppio senso a questi tuoi funebri veli - voglio che il suo lutto diventi anche un poco il mio lutto.
ROSSANA: Io ti giuro...
CIRANO (scosso da un tremito, si alza): Non qui - non seduto in poltrona! (Qualcuno fa per sostenerlo. Lui lo respinge) Non reggetemi.
(Si appoggia all'albero) Un albero mi basta.
(Silenzio) Eccola che viene. Mi sento già i piedi di marmo, le mani di piombo.
(Irrigidendosi) Ma, visto che viene... voglio aspettarla in piedi...
(estrae la spada) e armato.
LE BRET: Cirano!
ROSSANA: Cirano. (Tutti indietreggiano spaventati)
CIRANO: Mi sta guardando... Mi pare proprio che mi guardi, che si permetta di fissarmi il naso - lei che sul teschio camuso non ha naso... (si mette in guardia) Che dite? Che è inutile resisterle?...
Lo so. Ma non si combatte solo per vincere. No, è assai più bello quando è inutile!...
Vi vedo. Quanti siete? Mille? - Vi riconosco, ci siete tutti... tutti i miei vecchi nemici!
La Menzogna? (Tira colpi di spada nel vuoto) Tieni! Prendi! Ah ah! Il Compromesso, il Pregiudizio, la Viltà... (Duella) Volete che venga a patti? Mai!... Ah, eccoti anche te, la Stupidità!... Lo so che alla fine l'avrete vinta voi, ma non m'importa: io mi batto! mi batto! mi batto!
(Fa ruotare vorticosamente la spada e si ferma affannando)
Sì, m'avete preso tutto: l'alloro e la rosa. Prendete! Prendete!... Ma c'è qualcosa che porto con me, nonostante voi, qualcosa con cui stasera saluterò l'azzurra soglia del cielo nel presentarmi a Dio, qualcosa che non ha piega né macchia...
(si lancia con la spada levata verso il vuoto) qualcosa che...
(La spada gli scivola dalle mani, barcolla, cade nelle braccia di Le Bret e Ragueneau)
ROSSANA (chinandosi e baciandolo): Che cosa?
CIRANO (riaprendo gli occhi e sorridendo): Qualcosa... qualcosa che...
(Muore)
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