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Autore Discussione: Le proposte di Sinistra Democratica  (Letto 3573 volte)
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« inserito:: Gennaio 23, 2009, 01:25:28 pm »

Questione morale, dall'indecenza alla trasparenza


E' stata illustrata da Claudio Fava, Fabio Mussi, Achille Occhetto, Gloria Buffo e Carlo Leoni l'iniziativa di Sinistra Democratica per rimettere al centro la questione morale: tredici proposte per passare "dall'indecenza alla trasparenza", nella convinzione che occorra urgentemente una rigenerazione della politica.

L'iniziativa si trasformerà il 30 e 31 gennaio in cento città italiane in assemblee pubbliche e consigli comunali aperti per sensibilizzare l'opinione pubblica.

Una nuova, grave e diffusa questione morale è tornata a infettare la politica italiana. Si moltiplicano le notizie di reato sulle quali sta indagando la magistratura in numerosi Comuni, grandi e piccoli. E le indagini riguardano esponenti sia del centrodestra che del centrosinistra. A prescindere dalle responsabilità che i giudici potranno o meno accertare, é urgente denunciare e risolvere la degenerazione della politica italiana: una personalizzazione senza freni e senza principi, campagne elettorali individuali da milioni di euro per accedere a un consiglio comunale, reti clientelari diffuse e trasversali, conflitti d'interesse, commistione tra pubblico e privato, saccheggio del territorio per garantire profitto ai proprietari delle aree...

Non è una riedizione della "tangentopoli" dei primi anni novanta: è peggio. Quel che i magistrati svelarono allora era un sistema di corruzione centralizzato, costruito attorno a partiti avidi di denaro pubblico al fine di aumentare sempre più il loro potere. Era il drammatico culmine della "partitocrazia". Quel che si vede oggi è del tutto diverso. I partiti sono scatole vuote, contenitori di lobbies e di interessi personali, mezzi di trasporto dai quali si sale e si scende con disinvoltura per fare carriera nelle istituzioni.

Prima i partiti "occupavano" la società, come denunciò giustamente Enrico Berlinguer. Oggi sono i partiti a "essere occupati" dai comitati d'affare e dalle lobbies economiche. E' la malinconica vittoria della filosofia dei partiti leggeri, la personalizzazione della rappresentanza, il mito di una presunta modernità indifferente ai valori e ai principi della democrazia e dell'etica pubblica.

Ma è anche la crisi di un modello di governo locale che, in nome dell'accentramento delle decisioni e dell'uso delle risorse pubbliche come puro stimolo all'impiego di quelle private, ha spinto verso la privatizzazione della cosa pubblica. Quel modello è arrivato al capolinea: lo scettro è finito in mano ai privati e la politica ha perso ogni propria autonomia. Retrocedere dal governo pubblico ha favorito la corruzione, ha duplicato le funzioni, non ha migliorato la vita dei cittadini.

Per questo la questione morale è, oggi come non mai, questione politica.  Anzi: è la questione centrale della politica italiana. Ed è per noi di Sinistra Democratica il discrimine fondamentale sul quale giudichiamo e giudicheremo le alleanze politiche. Ci appassiona poco la diatriba tra alleanze strette e alleanze larghe: le  uniche coalizioni alle quali ci sentiamo e ci sentiremo di dare il nostro sostegno sono e saranno quelle in grado di esprimere una indiscutibile credibilità sui temi della moralità della vita pubblica.

Intendiamo proporre alla discussione delle assemblee elettive, alle forze  politiche e sociali, a tutti i cittadini, soprattutto in vista delle  prossime elezioni amministrative, le nostre proposte per fermare il degrado della vita politica. E per affermare una pratica politica onesta, sobria, rispettosa delle istituzioni, fondata sulla trasparenza e sulla  partecipazione dei cittadini.


Le proposte di Sinistra Democratica


1 La politica torna sobria
Serve una legge che regolamenti e disciplini la netta riduzione di tutte le  spese per l'attività politica, per i Congressi e le manifestazioni di  partito, per le campagne elettorali (anche dei singoli candidati) e per le  "primarie" di selezione delle candidature.

2 I rappresentanti del popolo sono stimati, non privilegiati
Va ridotto il numero dei parlamentari e dei consiglieri regionali, ne va  rivisto lo status eliminando i privilegi immotivati, vanno ridotti alla  media europea i loro emolumenti.

3 Gli enti si riducono (e anche i guadagni dei manager)
Va drasticamente ridotto il numero degli enti e delle rappresentanze di  nomina politica, a ogni livello (comunale, provinciale, regionale, nazionale ).

4 I partiti diventano trasparenti
Va approvata dal Parlamento una legge di attuazione dell'articolo 49 della  Costituzione che regolamenti la vita dei partiti, ne assicuri il carattere  democratico e la trasparenza, incentivi la partecipazione degli iscritti e  degli elettori. Solo i partiti che rispetteranno questi principi e queste  regole potranno accedere alle diverse forme di finanziamento pubblico e di rimborso delle spese elettorali.

5 Gli eletti si danno un codice di comportamento
Proponiamo che ogni assemblea elettiva, locale e regionale, adotti con voto  formale il "Codice Europeo di comportamento per gli eletti locali e  regionali", approvato dal Congresso dei poteri locali e regionali del  Consiglio d'Europa, che interviene sui temi delle campagne elettorali, dei  conflitti d'interessi, del clientelismo, del cumulo delle cariche e della  corruzione.

6 I sindaci non sono più imperatori
Serve una riforma delle istituzioni locali che contenga lo strapotere delle  cariche monocratiche e introduca un contrappeso accrescendo i poteri di  iniziativa e di controllo dei consigli comunali e provinciali. Un  bilanciamento dei poteri senza il quale, come abbiamo visto, aumenta in  modo incontrollato e incontrollabile l'arbitrarietà e l'opacità delle  scelte di Sindaci, Presidenti e assessori. Occorre anche correggere il potere di ciascun Consiglio Regionale di  decidere la propria legge elettorale e il numero dei consiglieri, oltre che  le indennità e i benefici degli eletti. Sono materie da inserire certamente in una cornice di scelte nazionali.

7 Il territorio torna a essere una cosa pubblica
Bisogna che le scelte sul territorio tornino a dipendere dal governo  pubblico. Oggi, a decidere, come dimostrano i fatti emersi anche  recentemente dalla cronaca, sono i privati e i loro interessi. Occorre  chiudere il capitolo dell' "urbanistica contrattata" che, a fronte di  altissimi guadagni immobiliari per pochi, decreta la subalternità della  politica e dell'interesse comune. Per ripristinare la piena sovranità della mano pubblica occorre dotare i  comuni delle risorse necessarie. I fondi pubblici assai cospicui previsti
nei prossimi anni (ad esempio per il ponte di Messina) vanno messi a  disposizione degli enti locali con questa finalità. La legge Lupi, in  discussione in parlamento, va fermata non solo perché rende l' "urbanistica  contrattata" obbligatoria ma perché abolisce gli standard urbanistici e  incentiva l'espansione urbana anziché puntare sul riuso e sul recupero del  costruito come in tutto il resto di Europa.

8 I primari non li scelgono i partiti
E' intollerabile che la sanità pubblica, deputata per sua natura a  garantire il diritto costituzionale alla salute, sia il luogo più
permeabile agli scambi politici e al condizionamento degli affari, qualche  volta persino illegali. Per superare questa situazione e combattere ogni forma di lottizzazione, è  necessario separare nettamente il servizio pubblico dal mercato sanitario,  superando l'anomalia tutta italiana per cui il privato è finanziato con  risorse pubbliche. Bisogna inoltre stabilire criteri oggettivi per la
scelta dei manager e per la valutazione del loro operato che non può  riguardare solo i risultati di bilancio. Va inoltre limitata la loro  discrezionalità, sia ridefinendo il ruolo dei Comuni nella progettazione e  valutazione dei servizi sanitari, sia strutturando un maggior controllo da  parte dei cittadini e delle loro associazioni. Occorre ristabilire criteri  di merito, e non di appartenenza partitica, per la scelta dei primari  attraverso concorso; rimotivare gli operatori pubblici; ridare efficacia ed  efficienza al sistema e rispondere ai bisogni dei cittadini, affrontando problemi seri come quello delle liste di attesa per l'accesso ai servizi.

9 I rifiuti non arricchiscono gli affaristi e i criminali
Laddove si fa cattiva politica dei rifiuti prosperano la criminalità, l'illegalità e l'affarismo. Riduzione della quota di rifiuti prodotti da ciascun comune, raccolta differenziata porta a porta, riciclo dei materiali come carta, vetro e  alluminio, sono l'ABC di una buona politica che responsabilizza dal  consumatore all'amministratore. Lo smaltimento va deciso in base a quantità  e qualità dei rifiuti prodotti. Chiediamo e ci impegniamo perché gli  amministratori compiano le scelte sugli inceneritori o le discariche solo avendo chiari questi parametri e provvedendo a realizzare a monte quelle  buone politiche

10 Appalti puliti fanno bene a tutti
E' indispensabile mettere in discussione la pratica diffusa degli "appalti  al massimo ribasso". In particolare quando si tratta di servizi che  rispondono a diritti fondamentali dei cittadini, tale pratica, lungi dal  produrre efficienza scarica i problemi sui più deboli. E, per giunta, altera il mercato. Proponiamo che la pratica dei grandissimi appalti sia superata. Un appalto  troppo grande non è governabile. E' buona pratica decidere di volta in  volta quale opera dare in appalto, senza trovarsi legati per tempi
lunghissimi ad una impresa o ad una cordata. Anche in questo caso a trarne  beneficio non sono solo l'efficienza e la trasparenza ma anche la concorrenza. L' "offerta economica vantaggiosa", alternativa all'appalto, deve esplicitare in partenza almeno tre ordini di parametri: la salvaguardia e il miglioramento ambientale, la tutela di diritti dei lavoratori, la qualità del servizio. Chiediamo che la trasparenza, i ridimensionamento, la rinuncia al "massimo ribasso" e i parametri di qualità siano i punti cardinali della politica degli appalti.

11 Il pubblico che funziona più del privato
E' necessario invertire la tendenza, che si è affermata in modo massiccio e spesso scriteriato negli ultimi anni, alle esternalizzazioni e alle privatizzazioni di comparti e funzioni anche di pregio della pubblica amministrazione, in particolare quando sono in gioco beni, diritti primari come l'acqua ma non solo. Questa politica è giunta al capolinea. I fatti di malcostume venuti alla luce recentemente dimostrano che queste iniziative, anziché garantire maggiore efficienza e consistenti risparmi per le istituzioni, servono troppo spesso ad arricchire imprenditori senza scrupoli aiutati da amministratori conniventi. Per fare ciò occorre valorizzare ed investire sul lavoro e sulla professionalità interne alla Pubblica Amministrazione. Il pubblico per riappropriarsi delle sue funzioni autentiche deve ispirarsi a criteri di sobrietà e di efficienza. La moltiplicazione, o addirittura la  duplicazione degli assessorati, le consulenze milionarie non giustificate  diventano una lesione alla credibilità di chi amministra i denari di tutti.
Per restituire alla politica una parte del suo prestigio è necessaria una  stagione di sobrietà e trasparenza.

12 Cominciamo subito: il finanziamento trasparente ogni giorno
Servono scelte coraggiose e atti unilaterali dei partiti dei movimenti  politici, nel segno della trasparenza e del rigore morale. Proponiamo che  ogni partito pubblichi sul proprio sito web il proprio bilancio,  aggiornando quotidianamente le voci delle entrate e delle uscite, in modo  da rendere pubbliche in permanenza le fonti di finanziamento e le spese  sostenute.

13 Cominciamo subito: liste libere da ogni ombra
Chiediamo a tutte le forze politiche un impegno concreto: che a partire  dalle prossime elezioni amministrative ed europee non vengano candidate, a  nessun livello, persone indagate, rinviate a giudizio o condannate per  reati contro la pubblica amministrazione e reati di mafia. Sinistra Democratica si impegna a non ristringere alleanze con partiti e liste che non rispetteranno questo impegno.


22 gennaio 2009
da unita.it
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 24, 2009, 04:50:37 pm »

Ferrero: «è una scissione da destra o verso destra»

Vendola abbandona Rifondazione, nasce Rps, il partito con la stella rossa

Il presidente della regione Puglia alla sua corrente: «Non dobbiamo sentirci avversari di Rifondazione»


CHIANCIANO (SIENA) - Alla fine la spaccatura c'è stata. «Non provo acrimonia verso Ferrero e il suo gruppo dirigente. Sono sereno perchè faccio ciò che sento sia giusto fare. Rifondazione è stata la mia casa e questo addio non è un partire indolore».
 
Con queste parole il presidente della regione Puglia Nichi Vendola ha confermato, nel corso dell'Assemblea della minoranza che si è aperta a Chianciano, la scissione della sua corrente politica da Rifondazione Comunista. Il nuovo partito politico ha già proposto il suo logo costituito dalle tre lettere «Rps» (Rifondazione per la sinistra) accanto alle quali c'è una stella rossa. «A quelli di noi che condivideranno la mia scelta, voglio dire - ha detto ancora il governatore della Puglia - che non dobbiamo sentirci avversari di Rifondazione. E soprattutto ai compagni che scelgono di continuare la propria lotta dentro il partito voglio esprimere gratitudine per aver condiviso una bella battaglia, e perchè sono certo che continueranno a battersi perchè nasca una sinistra nuova, una sinistra del lavoro e delle libertà, che ingaggi un molecolare corpo a corpo contro la paura e contro la solitudine».


FERRERO - «Invito i compagni e le compagne riuniti a Chianciano a ripensare all'ipotesi di una scissione, perchè non comprendo che senso abbia fare una scissione in nome dell'unità, è una contraddizione». Con queste parole il segretario del Prc, Paolo Ferrero, a Milano, in una conferenza stampa, cerca di scongiurare i vendoliani dal voler attuare una «ennesima scissione» ed esprime il timore che «la gente andrà a casa schifata». «È una cosa che mi preoccupa. È una scissione - sostiene Ferrero - da destra o verso destra: ovviamente non voglio dire che Vendola sia di destra, sarebbe una sciocchezza. Tuttavia, il rischio è quello di una subalternità al Pd che è già imballato di suo». «La linea del Prc - ha detto ricordato Ferrero - è stata scelta e chiarita da un responso democratico: ci possono essere diverse idee e ipotesi, ma la linea è quella. Noi abbiamo da sempre proposto una gestione unitaria».


24 gennaio 2009
da corriere.it
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« Risposta #2 inserito:: Gennaio 27, 2009, 09:59:41 am »

Partiti per un nuovo soggetto politico


“Rifondazione per la Sinistra”, l'area del Prc che raccoglieva la minoranza vendoliana, non esiste più. Si è sciolta domenica in quella stessa Chianciano dove era nata al termine del congresso di luglio. Al suo posto c'è ora il “Movimento per la Sinistra”: non ancora un partito ma, appunto, un movimento la cui stessa ragione d'esistenza è l'accelerare il processo costituente del nuovo soggetto della sinistra. Un obiettivo che non può essere raggiunto in poche settimane, ma che neppure può richiedere tempi biblici. Se non riuscirà a essere compiutamente in campo per le elezioni regionali dell'anno prossimo, non lo farà mai più.

Il “Movimento per la Sinistra”, ha detto chiaramente Vendola concludendo il seminario dell'ara riunito sabato e domenica, accetta anche la sfida delle prossime elezioni europee, sapendo però che queste costituiscono un''occasione da cogliere ma anche il rischio di una strozzatura. La sua ipotesi è affrontare le urne europee con una lista unitaria, aperta a tutti i soggetti che intendono concorrere alla costruzione del futuro soggetto della Sinistra. Non ancora un partito, non più un semplice cartello elettorale.

A differenza dell'area “Rps” il nuovo movimento non scommette più sulla possibilità, dimostratasi inesistente nei mesi successivi al congresso, di tenersi a cavallo tra l'internità e l'esternità al Prc, un'area del tutto autonoma ma con ancora in tasca le tessere di Rifondazione. Al contrario, l'atto fondativo del movimento è stata proprio l'uscita dal Prc di Vendola e con lui di quasi tutto il vecchio gruppo dirigente bertinottiano, da Franco Giordano a Gennaro Migliore, Patrizia Sentinelli, Francesco Ferrara, Alfonso Gianni. Lo stesso Fausto Bertinotti ha confermato la decisione di non rinnovare la tessera del Prc.

Non si è trattato tuttavia di una scissione nel senso classico del termine. L'emorragia era iniziata già da parecchio, senza bisogno di un ordine formale dei dirigenti, e proseguirà nelle prossime settimane. Molti militanti e dirigenti, nei loro interventi dal palco di Chianciano hanno infatti dichiarato di essere sì convinti della impossibilità di proseguire ulteriormente l'esperienza nel Prc, ma di voler scegliere in piena autonomia, nei rispettivi territori, tempi e modi dell'abbandono.

L'addio al Prc - spiegato, giustificato, motivato, descritto con rabbia o con rimpianto -  è stato il tema ricorrente di quasi tutti gli interventi nella due giorni di Chianciano. Era inevitabile che trovasse meno spazio, al momento di tagliare i ponti, lo sforzo per delineare da subito i tratti del futuro soggetto. Ma nelle conclusioni di Vendola, nell'intervento dell'ex segretario Giordano e nelle parole di parecchi militanti, soprattutto quelli più giovani, è almeno apparsa chiaramente la necessità, anzi l'obbligo, di non misurarsi da subito anche con il nodo della struttura del prossimo soggetto, quella che in gergo politico si usa definire la “forma partito”. E dovrà essere una struttura quanto più democratica possibile, tale da affidare alle primarie il compito di indicare non solo le candidature nelle varie prove elettorale ma anche quello di selezionare i gruppi dirigenti e, infine di avere l'ultima parola almeno nelle scelte dirimenti.

Se non riuscirà a occupare l'immenso spazio vuoto tra il moderatismo del Pd e l'estremismo parolaio della attuale “sinistra radicale”, se non riuscirà a partorire un'analisi compiuta del capitalismo contemporaneo e delle forme di contrapposizione  con cui lo si può combattere, il nuovo soggetto della sinistra nascerà decrepito. Se non riuscirà, come ha più volte ripetuto Vendola, a ricomporre l'insano antagonismo novecentesco tra sinistra (in particolare comunista) e libertà, il futuro soggetto sarà sin dai suoi primi passi succube del passato. Ma se non metterà in testa alla sua agenda il capovolgimento della struttura piramidale e gerarchica che affligge oggi tutte le formazioni della sinistra, non arriverà neppure a nascere.

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