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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 25, 2009, 11:07:21 am » |
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25/1/2009 (7:40) - RETROSCENA
L'orecchio che ascoltava tutto il potere
Adesso indaga anche il Comitato per la sicurezza
GUIDO RUOTOLO ROMA
C’è anche l’ex capo del Sismi, Nicolò Pollari, nell’elenco delle «personalità» i cui tabulati telefonici sono finiti nell’inchiesta dell’allora pm di Catanzaro, Luigi De Magistris. Quell’utenza telefonica era intestata a una società e fu inserita in un decreto di acquisizione del 30 gennaio del 2007, nell’ambito della inchiesta «Poseidone» (l’altra è «Why Not»). Fu la «Stampa», il 4 ottobre del 2007, a sollevare la questione che oggi viene chiamata «archivio Genchi», e che ieri Silvio Berlusconi ha definito «il più grande scandalo della storia della Repubblica». E cioé l’impressionante mole di dati sensibili, tabulati telefonici, acquisiti dal consulente Gioacchino Genchi nell’ambito delle inchieste «Poseidone» e «Why Not». La «Stampa» fece alcuni nomi - gli stessi rilanciati nei giorni scorsi dalle agenzie di stampa - di queste personalità: Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Clemente Mastella, Lorenzo Cesa, Pier Ferdinando Casini, Marco Minniti, Franco Marini, Nicola Mancino, l’allora vicecapo della Polizia, Luigi De Sena, il direttore del Sisde Franco Gabrielli, diversi magistrati.
Di tutti quei nomi, fonti investigative oggi non confermano soltanto quelli di Gianni De Gennaro, ex Capo della Polizia oggi direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (ex Cesis), e il magistrato milanese Armando Spataro. Oggi, quei dati - 578.000 record anagrafici processati, 1.402 tabulati, oltre un milione di contatti telefonici - costituiscono la «pratica» aperta al Comitato parlamentare per la sicurezza (Copasir) che ha sollevato un vero allarme democratico. Che il presidente del Copasir, Francesco Rutelli, ha riassunto nei termini di una «questione molto rilevante per la nostra libertà e la nostra stessa democrazia». Il Copasir sentirà probabilmente il 30 gennaio proprio l’ex pm di Catanzaro oggi giudice del Tribunale del Riesame di Napoli, Luigi De Magistris, e il consulente Gioacchino Genchi. La vicenda avrà (forse) anche uno sbocco processuale, nel senso che quel materiale acquisito nell’ambito delle inchieste «Poseidone» e «Why Not» arriverà alla Procura di Roma.
L’altro giorno, infatti, si è tenuto alla Procura generale di Catanzaro, che aveva avocato le due inchieste di De Magistris, un vertice operativo con il Ros dei carabinieri, che aveva sostituito Genchi nell’attività di consulenza tecnica per portare avanti le inchieste, una volta che allo stesso Genchi furono revocate le consulenze. In questi mesi, ovviamente, Genchi si è difeso sostenendo che non è mai uscito dal seminato nel senso che il suo materiale era frutto di una delega del pubblico ministero, negando di aver mai intercettato nessuno.
Diversa la lettura dei magistrati di Catanzaro, convinti che lo stesso Genchi conoscesse perfettamente le identità di quelle personalità - come nel caso di Clemente Mastella - nei confronti delle quali avrebbe dovuto aspettare l’autorizzazione del Parlamento per poter acquisire i suoi tabulati. Di certo, ed è un dato difficilmente contestabile, nei suoi uffici palermitani, Genchi dispone di un archivio ben più imponente, frutto naturalmente del lavoro svolto come consulente di altre inchieste e delegato da altre Procure. E questo perché il Ros, quando si presentò a Palermo, acquisì soltanto il materiale di «Poseidone» e «Why Not». I critici, sostengono che quello di Genchi è «il più grande archivio privato di dati sensibili». Un problema, comunque.
da lastampa.it
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