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Autore Discussione: La rivelazione di Todt: «C’era un accordo ma la McLaren ha tradito»  (Letto 2718 volte)
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« inserito:: Luglio 28, 2007, 04:18:00 pm »

SPY STORY

Il capo della Ferrari va all’attacco di Ron Dennis

La rivelazione di Todt: «C’era un accordo ma la McLaren ha tradito»

Il doppio gioco. Il rammarico di Montezemolo 


MILANO — Un patto di non belligeranza. Una sorta di Molotov-Ribbentrop della Formula 1, se il riferimento alla Germania nazista e alla Russia comunista non rischiasse di offendere qualcuno. Comunque la proposta al nemico storico di smetterla di farsi la guerra. Intanto, però, si raccolgono tutti i segreti del rivale. Ron Dennis, il boss della McLaren, avanza l’idea nella prima metà di aprile: Jean Todt, l’amministratore delegato della Ferrari, prima dice no, poi, dopo mesi di discussioni, il 9 giugno firma l’accordo. Che ha il sapore di una gigantesca beffa, ma questo si può dire solo adesso. Dopo che la più grande storia di spionaggio che ha travolto la Formula 1 è venuta alla luce. E dopo che il verdetto del Consiglio mondiale della Fia è riuscito nell’impresa di condannare la McLaren per il possesso di materiale riservato della Ferrari, ma decidere che non dovevano seguire sanzioni perché il vantaggio non è dimostrato.

Una decisione che ha provocato il rammarico del presidente Luca Cordero di Montezemolo, convinto che se i mille impegni gli avessero consentito di svolgere direttamente un’opera di diplomazia e mediazione, le cose sarebbero potute andare diversamente. E che ha fatto infuriare Todt, deciso a proseguire la battaglia: «Da parte nostra andremo avanti per quanto riguarda le azioni legali in corso in Italia e in Inghilterra e non escludiamo di intraprendere altre azioni». Il bersaglio adesso è uno solo: Ron Dennis. Accusato di aver fatto, per mesi, il doppio gioco. Ecco il racconto che l’ad della Ferrari scrive sul sito: «Alcune settimane dopo la gara di Melbourne, in occasione di una riunione, il team principal (Ron Dennis) della McLaren mi propose di raggiungere una sorta di accordo per stabilire migliori rapporti fra le due squadre evitando eventuali reciproche denunce all’autorità sportiva».
E cioè scongiurare un’altra stagione piena di ricorsi e contro-ricorsi sul mollone del fondo, l’alettone che si flette troppo, quel dispositivo sul filo della regolarità; tutte quelle polemiche che caratterizzano da sempre la Formula 1 e avvelenano da anni i rapporti tra Ferrari e McLaren. Solo che quando Dennis fa la proposta a Todt il primo di questi ricorsi è già stato presentato: in Australia, infatti, la McLaren aveva reclamato contro il fondo della Rossa. E aveva potuto farlo — dice la Ferrari — perché già in possesso delle informazioni rubate, fornite dal «corvo » Nigel Stepney a Mike Coughlan. Todt e la Ferrari questo allora non lo sanno. Però non si fidano. «Gli risposi che mi era impossibile crederci perché tante volte avevamo visto che certi impegni erano sempre stati disattesi da parte loro».

Passano i mesi. Altre email arrivano nelle caselle di posta della McLaren (e, dice la Ferrari, se hanno messo delle protezioni nei computer è solo per evitare che si lasciassero tracce). Coughlan, ex progettista del team inglese, viene in possesso il 28 aprile delle famose 780 pagine di segreti. Ma intanto Dennis continua a proporre l’alleanza. E Todt, il 9 giugno, dice sì. Convinto forse che l’insolito patto possa servire per contrastare gli altri poteri (o strapoteri) della Formula 1, come quello di Bernie Ecclestone. Ma «per tutto quel periodo e anche posteriormente la McLaren era perfettamente a conoscenza non soltanto delle email mandate dal nostro delatore ma anche del fatto che il loro chief designer era rimasto in contatto con lui e aveva ricevuto e continuava ad essere in possesso di uni ngente quantitativo di informazioni tecniche di nostra proprietà. Quindi, da una parte ci veniva detto "fidiamoci l’uno dell’altro", dall’altra si nascondevano certi fatti gravissimi». Un particolare che non sposta niente, ma brucia ancora di più.

Giusi Fasano e Arianna Ravelli
28 luglio 2007
 
da corriere.it
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