Un uomo scomodo
di Claudia Fusani
La fine non è nota. L’inizio molto aggrovigliato. In mezzo a questa storia c’è un cadavere – Peppino Basile, 62 anni, politico anomalo, ammazzato sulla soglia di casa con quaranta coltellate la notte tra il 14 e il 15 giugno scorso - un possibile testimone da maneggiare con molta cura, una terra dolce amara struggente come il Salento, quaranta ettari di cave di tufo che rischiano di diventare la pattumiera d’Italia, tonnellate di rifiuti molti dei quali tossici, discariche abusive, concessioni edilizie rilasciate e poi congelate. Potere, politica e affari. La storia parte da Ugento, paese di diecimila abitanti, dove la case sono bianche e basse, sui tetti ci sono i panni stesi e per le strade di tufo segnate dai palmizi ancora gira la macchina col megafono per annunciare «il comizio politico in piazza ore 17 e 30 davanti al municipio con l’onorevole Pierfelice Gazzera, Italia dei valori e il comitato Verità e Giustizia per Peppino Basile».
La storia fa tappa alla Procura della repubblica di Lecce dove ci sono ben due fascicoli che condividono il nome del luogo del delitto – Ugento – di Peppino Basile e di una delle sue tante battaglie, la discarica di Contrada Burgesi, quei 40 ettari di cave di tufo profonde anche trenta metri che, pur trovandosi nel mezzo a distese di ulivi, rischiano di diventare la pattumiere d’Italia. Le inchieste sono affidate a due giovani sostituti, Giuseppe De Palma segue l’omicidio Basile, Donatina Buffelli ha aperto il filone dei rifiuti tossici, forse, comunque illegali:lo svolgimento delle gare d’appalto presenta molte anomalie. Coordina un aggiunto di esperienza, Ennio Cillo.
«Due inchieste parallele che al momento non si toccano» dicono gli inquirenti che, però, subito aggiungono:«Ma nulla può essere escluso».
La gente del posto e il partito di Basile, l’Italia dei valori, vanno molto oltre:ipotizzano che «le battaglie di legalità di Peppino possano essere il movente dell’omicidio». Perché Peppino era un vero “rompiscatole”. Ex costruttore edile, un passato nel Movimento sociale, la passione per la politica come servizio, nel 2004, fu convinto dall’ex pretore d’assalto Carlo Madaro, esponente salentino dell’Idv, a entrare nelle liste di Di Pietro. Basile indagava, a modo suo, verificando tutto quello che passava dall’aula del consiglio comunale di Ugento, il comune più grosso dei cento della provincia di Lecce ma anche il più povero, quasi il 20 per cento di disoccupati, turismo e smaltimento rifiuti le uniche voci di bilancio, da vent’anni nelle mani del centrodestra. Il sindaco Eugenio Ozza (Pdl) e i suoi assessori da una parte. Dall’altra Peppino il rompiscatole.
Nel fascicolo dell’indagine c’è una risma di atti alta mezzo metro. Sono le copie delle delibere e delle interrogazioni presentate da Basile nell’aula consiliare e poi, quasi sempre, riproposte nella piazzetta di tufo davanti al Comune che lui occupava con comizi improvvisati. I rifiuti, ad esempio. Nel marzo-aprile 2008, un paio di mesi prima di morire, s’era convinto di quello che andava denunciando, da oltre un anno ma senza essere creduto, Bruno Colitti, un piccolo imprenditore di Ugento:la discarica abusiva di contrada Burgesi (accanto ce n’è un’altra regolare al centro di altre polemiche) non era mai stata bonificata. E i circa tremila euro dell’appalto (2005) erano stati intascati dalle ditte. Colitti lo sapeva perché lui, destinatario di uno dei subappalti per 360 mila euro (mai incassati) era stato tra quelli che avevano sotterrato i rifiuti anziché smaltirli e bonificarli:«Cinquantamila metri cubi di roba in arrivo non solo dalla Puglia». Anche, si dice, dalla Campania e dalla Germania.
A dicembre, dopo tre interrogazioni parlamentari di Gazzera (Idv), la procura ha sequestrato l’area ed eseguito la prima perizia sotto la guida di Colitti. Mercoledì ci doveva essere la seconda. È stata rinviata per il maltempo. Ma forse, anche, per qualche pressione politica e mediatica di troppo.
Se ne riparlerà tra un mese. E tensioni, diffidenze, sospetti crescono.
Il parco della Marina di Ugento, un’altra battaglia di Basile. Strano questo parco:non è un’area precisa ma è costituito da più pezzi di terra sparsi qua e là, a pelle di leopardo, lungo questa costa dai colori caraibici.
«L’avete fatto apposta – era l’accusa di Basile all’amministrazione comunale – così favorite gli amici che hanno interessi nelle aree svincolate mentre chi è dentro è bloccato per la vita». Un paio di mesi prima dell’omicidio, il sindaco Ozza rilascia, a cinque imprenditori campani amici di uno dei suoi assessori, il permesso per la costruzione in un’area vincolata di un albergo a 5 stelle. Basile fa il matto: ottiene il sequestro dell’area e il blocco dei lavori. Risultato:il comune deve risarcire 3 mila euro ai proprietari.
La lista delle battaglie è lunghissima:quella contro l’abuso edilizio al villaggio turistico Orex, quella per la concessione della “Pineta comunale”, una spiaggia attrezzata, a un familiare di un assessore, per 15mila euro l’anno contro i circa 300 mila di fatturato.
Basile, un rompiscatole che andava a impicciarsi degli affari degli altri. A cui “gli altri” mandavano messaggi. Sui muri del paese - “Peppino devi morire” “Peppino sei nulla” - e davanti alla porta di casa con la testa mozzata di un asino. Per telefono.
«E lui ogni volta minimizzava, sono ragazzi, diceva, non mi fanno paura», racconta Gianfranco Coppola, ex poliziotto, ora consigliere comunale per Di Pietro. «Lo scandalo – continua – è che il sindaco ha tollerato quelle scritte per due anni e le ha fatte cancellare solo dopo che Peppino è stato ucciso».
Li hanno trovati, poi, gli autori delle scritte, tre ventenni. Uno di loro ha un parente stretto nell’amministrazione.
E si arriva alla sera del 14 giugno. C’è stato il Papa a Santa Maria di Leuca, Basile è stato invitato ma non c’è andato. Un’assenza che è stata notata. Peppino è un coniugato che fa vita da single, non vive con la moglie, ha qualche storia ma la sua passione è la politica. «Sono il guardiano della politica – diceva di sé – e faccio opposizione a prescindere». Quella sera va a cena con Silvio Fersino, un amico. Verso l’una è a casa, un villino mai finito in fondo a via Nizza, case attaccate una all’altra e divise da una strada larga massimo cinque metri. Entra in giardino, poi in casa, qualcuno lo chiama, «Ci siti? Ci bbuliti?», «Chi siete, che volete?» domanda Peppino.
Torna indietro e un passo fuori dal cancelletto, in mezzo alle case, una lama liscia lunga almeno 10 centimetri lo colpisce con quaranta colpi, diciannove dei quali mortali. Scendono i vicini. I carabinieri, quando arrivano, trovano la gente che piange e accarezza quel corpo che giace in una pozza di sangue. In pochi minuti centinaia di paesani si riversano nella via. La scena del crimine è rovinata per sempre, qualunque indizio è irrecuperabile. E c’è subito una gran fretta, a Ugento come a Roma, di liquidare il tutto come “omicidio passionale”. In fondo nel Salento i gruppi criminali pensano a fare affari con il turismo e i rifiuti. Sparare non conviene. L’ultimo omicidio di un politico risale a vent’anni fa, Renata Fonte, consigliere comunale di Nardò. Di passionale in questa storia c’è soprattutto il modo di fare politica di Basile:irascibile, irritabile, generoso ma anche burbero, polemico nel suo italiano stentato, cavilloso fino a risultare pedante. La procura punta soprattutto sulla pista politica. Specie dopo due lettere anonime molto dettagliate recapitate al parroco, don Stefano Rocca.
Sono state sentite circa duecento persone. Nessuno sa niente. Neppure gli abitanti di via Nizza. C’è chi ha sentito cosa diceva Basile ai suoi assalitori («Ci site? Ci bbulite?») ma poi sostiene di non ricordare altro. Tranne un urlo lacerante.
Gli investigatori sono al lavoro. Il partito di Di Pietro ne fa una priorità e schiera i suoi uomini più influenti a livello locale e nazionale, da Carlo Madaro a Pierfelice Gazzera.
Chiede verità il Pd con il presidente della Provincia Giovanni Pellegrino. Si parla di un possibile testimone. Di alcuni sospetti. Ma servono prove certe per dare risposte certe.
cfusani@unita.it16 gennaio 2009
da unita.it