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Autore Discussione: David Kaiser Così la politica perseguitò Einstein e la relatività  (Letto 2546 volte)
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« inserito:: Gennaio 15, 2009, 06:43:58 pm »

Così la politica perseguitò Einstein e la relatività

di David Kaiser


Ecco come le esigenze della politica si attorcigliarono su uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi, Einstein.
Ce ne parla David Kaiser, del quale anticipiamo stralci della «lezione» che terrà al Festival della Scienza.

Abbiamo la tendenza a pensare che Albert Einstein fosse un solitario, un uomo che evitava il trambusto della vita di tutti i giorni preferendo la tranquilla contemplazione. A dispetto di questa immagine familiare ai più, Einstein si è occupato molto di politica durante tutto il corso della sua vita. Socialista e pacifista convinto, si è impegnato instancabilmente nel campo dei diritti civili, per il controllo civile dell’energia atomica e per correggere gli eccessi dell’anticomunismo. Di fatto fu attivo politicamente al punto che l’Fbi lo tenne sotto stretta sorveglianza per decenni redigendo un rapporto segreto di 2.000 pagine sulle sue attività politiche. Anche il più importante e duraturo contributo scientifico di Einstein - la teoria generale della relatività, vale a dire il modo in cui i fisici spiegano la gravità e il fondamento di quasi tutte le nostre teorie sul cosmo - è stato considerato alla stregua di un grande, austero tempio estraneo ai drammi politici fin troppo umani della storia moderna. Ma era davvero così? Come il suo autore, anche la teoria di Einstein era profondamente inscritta negli avvenimenti politici.

Einstein dedicò dieci anni di lavoro alla teoria prima di scoprire le equazioni che mettono la curvatura dello spazio e del tempo in relazione con la distribuzione della materia e dell’energia. Secondo la nuova concezione di Einstein, la gravità altro non era che geometria; con buona pace per Newton, Einstein dichiarò che non esisteva alcuna «forza» di gravità, ma esisteva solo la deformazione elastica dello spazio-tempo.
La forma definitiva delle sue equazioni venne alla luce in una serie di pubblicazioni ravvicinate nel novembre del 1915 in piena prima guerra mondiale. La guerra esercitò un profondo effetto sul modo in cui gli scienziati vennero a conoscenza del lavoro di Einstein. Uno dei primi adepti fu il matematico russo Vsevolod Frederiks, che allo scoppio della guerra studiava a Gottinga. Poco dopo aver seguito una conferenza di Einstein sul suo nuovo lavoro, il matematico russo fu internato come prigioniero civile di guerra. Alla fine della guerra fu rilasciato ed estradato nella natia San Pietroburgo. Frederiks fu il primo scienziato russo a tenere corsi sulla teoria di Einstein e contribuì a formare una intera generazione di esperti in gravitazione. (...)

La guerra condizionò anche la diffusione della teoria di Einstein in Occidente. Alcuni degli amici più intimi e degli ex studenti di Einstein lavoravano a Leiden. Anche dopo lo scoppio della guerra Einsten affrontò diverse volte il lungo viaggio per arrivare a Leiden al solo scopo di discutere del suo lavoro - viaggi resi possibili dal fatto che l’Olanda era ancora un Paese neutrale.
Ma la guerra aveva troncato tutti i contatti diretti tra gli scienziati in Gran Bretagna e in Germania.
Gli scienziati britannici, come ad esempio Arthur Eddington, vennero a conoscenza del lavoro di Einstein solo tramite i colleghi di Einstein a Leiden. Uno di loro, Willem de Sitter, inviò a Eddington una copia delle carte di Einstein (c’era l’embargo sui giornali) e scrisse per Eddington e i suoi colleghi alcuni lunghissimi manuali in inglese. Il corso di fisica della relatività a distanza funzionò e con il tempo e un certo impegno Eddington divenne il più profondo conoscitore in Gran Bretagna della teoria della relatività.


GUERRA E SCIENZA
Anche in questo circostanza la guerra svolse un ruolo nella diffusione della teoria accelerandone invece che rallentandone la diffusione. Eddington, che era un quacchero, durante la guerra fu un tenace obiettore di coscienza. I suoi superiori insistettero sul governo affinché gli fosse permesso di dedicare il servizio civile obbligatorio alla preparazione di una spedizione per studiare una eclissi (...). I posti migliori per osservare la nuova eclissi erano lontani dai campi di battaglia europei e quindi Eddington riuscì ad evitare il destino che era toccato in sorte a Freundlich. Una equipe (guidata da Eddington) arrivò nella minuscola isola di Principe, al largo della costa occidentale dell’Africa, mentre l’altra osservò l’eclissi dal Brasile. Quasi esattamente un anno dopo l’armistizio che aveva messo fine alla prima guerra mondiale, Eddington annunciò dinanzi ad un folto pubblico riunito a Londra che le osservazioni sulla eclissi suffragavano la previsione di Einstein: la gravità aveva curvato la traiettoria della luce stellare.

Nel giro di 24 ore Einstein divenne una star internazionale. Il tripudio fu ancora più sensazionale in quanto una equipe scientifica britannica aveva verificato la teoria di uno scienziato tedesco in un momento in cui gli scienziati dei due Paesi non potevano ancora incontrarsi di persona alle conferenze internazionali. Einstein colse lo strano intreccio tra scienza e politica quando spiego ad un giornalista del Times di Londra: «In Germania oggi mi considerano uno “scienziato tedesco” e in Inghilterra un “ebreo svizzero”. Se domani dovessi diventare una bete noire (bestia nera, ndt) la realtà si rovescerebbe e diventerei un “ebreo svizzero” per i tedeschi e uno “scienziato tedesco” per gli inglesi».


ARRIVANO I NAZISTI
La sfortunata situazione si verificò prima di quanto Einstein avesse immaginato.
A partire dal 1920, i primi sostenitori del nazismo cominciarono ad organizzare in tutta la Germania imponenti manifestazioni anti-Einstein. A guidare questo movimento c’erano due Nobel tedeschi per la fisica che attaccarono il lavoro di Einstein giudicandolo anti-ariano nello spirito. Tutti i veri ariani - sostenevano - si erano resi conto della «forza» presente nelle loro ossa lavorando la terra. Nessuno sarebbe stato così rammollito da eliminare il concetto di forza come aveva fatto Einstein. I due scienziati attaccarono Einstein su due fronti: condannarono il lavoro di Einstein per il fatto di essere ripugnante per la sensibilità ariana e, al tempo stesso, perché il più famoso risultato di Einstein - la curvatura della traiettoria della luce stellare ad opera di un corpo di notevole massa come il sole - era stato rubato ad un vero ricercatore ariano ed era in sostanza frutto di un plagio.(...)

Nel 1933, subito dopo la loro ascesa al potere, i nazisti proibirono l’insegnamento della fisica di Einstein in tutto il Reich. L’interesse nei confronti della teoria di Einstein scemò in tutto il mondo, persino in luoghi molti lontani dall’influenza nazista. Intorno alla metà degli anni ’30 la maggior parte degli scienziati convennero sul fatto che alla maggior parte delle domande «semplici» era stata data risposta e che qualunque altra domanda si sarebbe rivela troppo difficile per avere risposta o troppo remota dal resto della fisica per meritare un approfondimento. Appena un decennio dopo che Einstein era stato accolto con grandi onori e che le pubblicazioni sulla sua teoria erano apparse a centinaia ogni anno, l’interesse crollò ai livelli precedenti la spedizione per l’osservazione dell’eclissi.

Dopo aver vivacchiato ai margini del mondo scientifico per una ventina d’anni, la teoria ricominciò a suscitare un modesto interesse da parte di pochi negli anni 50. A quell’epoca una seconda guerra mondiale aveva modificato la situazione della ricerca nel campo della fisica stabilendo nuovi rapporti tra i fisici e i vari finanziatori. Negli Stati Uniti un eccentrico milionario di nome Roger Babson creò una nuova fondazione per contribuire al progresso della ricerca sulla gravità. (...)
La seconda guerra mondiale consentì diversi altri sviluppi nello studio della teoria di Einstein. (...) Anche gli armamenti fecero la loro parte. Gli scienziati riciclarono idee e tecniche che facevano parte dei progetti della nuova bomba all’idrogeno degli anni 50 - armi nucleari molte volte più devastanti delle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki alla fine della seconda guerra mondiale - per far compiere progressi all’astrofisica relativistica. (...)

In tutti questi modi la stupenda teoria di Einstein conobbe alti e bassi seguendo le maree della poltica. Nata in tempo di guerra, la teoria della relatività generale continuò ad essere influenzata da questioni di rilevanza mondiale: prima dai suoi detrattori nazisti e in seguito da una nuova generazione di ricercatori che operavano nel clima della guerra fredda.


http://web.mit.edu/dikaiser/www/
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto


14 gennaio 2009
da unita.it
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