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Autore Discussione: Una canzone d'amore per De André  (Letto 2142 volte)
Admin
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« inserito:: Gennaio 12, 2009, 01:15:47 am »

11/1/2009 (8:21) - IL RICORDO


Una canzone d'amore per De André
 
Oggi ricorre il decimo anniversario della morte del cantante


FABIO FAZIO
MILANO


Da giorni sono immerso in Fabrizio De André per prepararmi all'appuntamento di Che tempo che fa stasera.
A dire il vero, di televisivo non dovrebbe esserci poi tanto se non il fatto che il concerto sarà accessibile a tutti quelli che vorranno. Considero questa occasione come un regalo e un privilegio del mio lavoro e come me, ne sono certo, chi vi parteciperà, tanti ma non tutti quelli disponibili e che per banali ragioni di tempo la trasmissione non riesce ad accogliere e con cui desidero scusarmi. Sento come tanti di avere un debito con De André, sento di dovergli dire grazie e di dovergli molto per avere decisamente contribuito alla mia formazione. E se su De André non si contano le iniziative e i tributi è perché evidentemente siamo in moltissimi ad avere questo medesimo sentimento di affetto, stima e riconoscenza.

Del resto De André è stato ed è ancora di tutti e dunque mi pare che una volta tanto debba essere consentito a tutti di avvicinarlo e che sia opportuno accettare senza riserve la quantità di parole che tivù, radio e giornali gli stanno dedicando. Ho letto molto di lui nel tentativo di individuare una chiave originale alla serata ma ho presto capito quanto questa esigenza fosse una pretesa velleitaria. E così mi sono accorto che l'unica maniera vera, lontana da ogni retorica per poter trattare di De Andrè al presente, è affidarsi alla sua opera. Alle sue canzoni. Anche su queste è già stato detto tutto e nessuno pretende di aggiungere qualcosa. Perciò penso convenga abbandonarci all'ascolto delle parole e della musica grazie alla interpretazione di moltissimi artisti suoi amici e colleghi. Durante le prove ho avuto modo ancora una volta di stupirmi di fronte alla ricchezza dell'opera di De Andrè. A ogni ascolto si fanno nuove scoperte, le canzoni non smettono mai di raccontare, ci svelano a ogni esecuzione un particolare in più, qualcosa di cui non ci eravamo accorti sino a quel momento. Ciascuno può trovarvi qualcosa di nuovo, come accade con la migliore poesia o di fronte a un capolavoro della pittura. Credo che sia questa la caratteristica principale per riconoscere un'opera d'arte: una sorta di inesauribilità.

Mi permetto di suggerire questo approccio all'opera di De André: disponiamoci all'ascolto come se ogni volta fosse la prima e vedrete quante sorprese ci verranno incontro. Ci sono parole ricorrenti che accompagnano il nome di De André: una di queste è «libertà» come atteggiamento individuale, spesso accompagnata da «anarchia» intesa invece come atteggiamento sociale o, se si vuole, politico. Non è da tutti vivere obbedendo a due parole tanto impegnative, farle diventare principi irrinunciabili, confini invalicabili della propria esistenza. De Andrè ci è riuscito e tutta la sua opera ci invita a sentirci liberi dalla paura degli altri e soprattutto dalla paura dei nostri pensieri e delle nostre debolezze. Tutta la sua opera è un unico esercizio di perdono o se si preferisce una sola canzone d'amore scritta e cantata da chi lo ha riconosciuto nella sua forma più alta: quella della «pietà che non cede al rancore».

da lastampa.it
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