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Autore Discussione: PAOLO PEJRONE Alberi, quando sono felici sono quasi eterni  (Letto 2911 volte)
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« inserito:: Gennaio 04, 2009, 10:10:43 am »

3/1/2009
 
Alberi, quando sono felici sono quasi eterni
 
 
 
 
 
PAOLO PEJRONE
 
Gli alberi se felici e soddisfatti del posto a loro assegnato dall’uomo e dalla natura, crescono molto meglio e più in fretta di quanto si creda, e la terra è sempre ben felice di esser la grande madre tutrice e feconda di tanti, tantissimi alberi (e tantissimi arbusti...).

Questa grande unione vive e gode di una conoscenza matura e fruttuosa: l’equilibrio nella sua semplice complessità «vive» di una intensa e correlata vita vegetale e animale.

Ed è particolarmente e decisamente fragile: Elzéard Bouffier, il pastore di Jean Giono l’uomo che piantava gli alberi, seminò partendo dalle ghiande. Piantò infatti innumerevoli querce, ne piantò per tutta la vita a migliaia di migliaia, ghianda dopo ghianda. E dopo neanche tanti anni, la «sua» regione si riempì.

La terra, infatti, vive felice e gode degli alberi: le radici la trattengono, la curano e la rendono molto spesso meno sterile e più ricca... e sempre Elzéard Bouffier, l’indefesso piantatore, riuscì a creare, da solo, forte della sua esperienza e della sua intuitiva e profonda conoscenza, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, anno dopo anno, una grande foresta.

L’eroe di Jean Giono ci insegna ad andare controcorrente e, in un mondo di affannati deforestatori, di crudeli e cinici abbattitori e di miopi ed avidi agricoltori, chi pianta (e cresce) alberi può diventare, per nostra fortuna, il simbolo della rinascita e dell’armonia.

È facile capire e sapere piantare. Ma dove, come, quando e soprattutto quali alberi? È fondamentale saperlo, individuarlo e proporlo: gli alberi possono avere una vita lunghissima e, non per nulla, dovrebbero essere sapientemente preparati alla loro agiata e felice simil-eternità.

 
da lastampa.it
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 14, 2009, 12:06:57 am »

Il mantovano Mauro Saviola di Viadana

Morto l'uomo che «salvava gli alberi»

Riciclaggio degli scarti lignei: un impero di 1.600 dipendenti con fatturato di 800 milioni
 

 
MANTOVA - L’uomo che salvava gli alberi sembrava vigoroso come una quercia. Per questo nessuno si aspettava sparisse così, quasi da un giorno all’altro. Mauro Saviola da Viadana (Mn) aveva settant’anni e un’idea meravigliosa. Dicono gli fosse venuta in Germania, più di quarant’anni fa, vedendo un impianto che sbriciolava rami e pressava trucioli. Quell’idea, negli anni, è diventata un impero industriale (1.600 dipendenti divisi in sedici aziende diverse, con un fatturato di oltre 800 milioni di euro) e un marchio di fabbrica: il pannello ecologico. I camion della sua azienda, quelli con la scritta «Aiutaci a salvare un albero», giravano per tutta Italia a caccia di legno usato. Vecchi mobili, travi, scarti d’ogni genere. Quelle montagne di legno vecchio, a Viadana si trasformavano, grazie a presse gigantesche, in pannelli truciolari da riutilizzare per altri mobili, porte, cucine, tavoli. «Il moto perpetuo del legno», lo chiamava lui.

Quell’idea meravigliosa non gli era valsa solo una fortuna economica. Anche amici importanti. Come Julia Hill, la «Butterfly» californiana rimasta due anni su una sequoia, per impedire che la tagliassero. A Viadana, Julia era venuta più volte. Non è una che abbia in simpatia la grande industria. Ma anche a lei l’idea di Mauro Saviola era sembrata meravigliosa. Come a Licia Colò, altra sincera amica dell’imprenditore mantovano. A lavorare il legno, Mauro Saviola aveva iniziato a undici anni, nella bottega del padre Alfredo, ebanista. Nella depressione del dopoguerra, Alfredo s’era adattato a fare manici di scopa.
Poi, però, erano arrivati gli aspirapolvere, e i Saviola s’erano dovuti buttare sul commercio di legna e carbone. Poi, all’inizio degli anni Sessanta, quella visita in Germania, l’impianto comprato dai tedeschi per 350 milioni di lire, con l’aiuto di qualche parente e diverse cambiali. Qualche mese fa, girarono voci di un compratore americano per il suo impero. Circolò anche la cifra: 8 miliardi di euro. Non se ne fece niente. La vecchia quercia, in quell’azienda, aveva piantato le radici. Fino a ieri sera, alle 19.30. Quando in un letto della clinica Humanitas di Milano il suo cuore si è fermato. Non però il contatore salva-alberi sul sito internet del gruppo. Ieri sera era arrivato a 44 milioni e passa.

Luca Angelini
13 gennaio 2009

da corriere.it
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