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Autore Discussione: Ennio Caretto. Caroline Kennedy (non basta un cognome. ndr)  (Letto 2852 volte)
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« inserito:: Gennaio 01, 2009, 09:32:29 am »

La figlia di John Kennedy in corsa per il seggio di hillary al senato

Caroline, stella offuscata dalle gaffe con i media

In 3 interviste ripete 400 volte «you know».

Il Daily News: «Fa apparire qualificata Salah Palin»
 

WASHINGTON — Una cosa è certa: Caroline Kennedy non è il maestro di comunicazione che fu suo padre, anzi è un vero disastro mediatico. Sono bastate tre interviste, concesse con estrema riluttanza, al New York Times, al Daily news e alla tv NY1, a minacciare di silurarne la nomina al seggio al Senato di Hillary Clinton, la futura segretaria di stato. A quanto calcolato dal
Daily news, Caroline è riuscita a dire complessivamente «you know» (sapete) oltre 400 volte, «um» poco meno, a impaperarsi, e a commettere una gaffe dopo l'altra. Esasperato, il New York Times le ha consigliato di iscriversi a un scuola di dizione, mentre il Daily news, infuriato, ha scritto che «Caroline fa apparire Sarah Palin straordinariamente qualificata per la vice presidenza degli Stati Uniti».

Per la figlia del presidente John Kennedy, le cui foto da bambina in braccio al padre nello Studio ovale alla Casa bianca s'impressero indelebilmente nella psiche americana, non poteva esserci un debutto politico peggiore. Come la governatrice dell'Alaska Palin, numero due del repubblicano John Mc Cain alle elezioni presidenziali, così Caroline si è dimostrata inconsistente. Quando il Daily news ha chiesto il suo giudizio sui tagli fiscali di Bush, ha riposto: «Beh, sapete, ovviamente è qualcosa che, sapete, per principio, sapete, penso che, um, i tagli fiscali, sapete, stanno per scadere e vanno, um, cancellati». E quando la tv NY1 l'ha invitata a discutere dall'Iraq ha glissato: «Um, sapete, la penso come, sapete, il presidente eletto Obama, um, che l'Afghanistan, sapete, è importante».

Di più. Caroline, solitamente dolce e riservata, è parsa avere qualcosa del barracuda, come la Palin. A una domanda del New York Times (quando ha deciso di candidarsi?), è infatti scattata: «Ma che domanda è? Perché non andate, sapete, a lavorare per una rivista femminile?». Avete qualche cosa contro le riviste femminili? ha ribattuto l'intervistatore. «Nulla, um, ma credevo che voi foste il giornale politico di punta». Ha commentato l'editorialista televisivo Steve Clemens: «I Kennedy sono i nostri reali, che Caroline non capisca che la sua nomina non è un'incoronazione? Se fossi Obama, la manderei ambasciatrice alla Corte inglese di St. James. Sarebbe il posto adatto».
In realtà, nonostante le impietose critiche dei media, Caroline si è dimostrata più conscia dei propri limiti che non Sarah Palin. Ha ammesso che al Senato dovrebbe lavorare «più del doppio degli altri», e che se il governatore dello stato di New York David Paterson non la nominasse al seggio reso vacante da Hillary, come previsto dalla legge, non lo cercherebbe alle elezioni del 2010. E ha spiegato di essere scesa in campo, «incoraggiata da Obama», in osservanza all'impegno civico della famiglia: «Come madre, scrittrice ed educatrice avverto questo impegno. Siamo in un momento in cui nessuno può stare a guardare senza far niente». Ma non le è servito a nulla: «Dacci la buonanotte, Caroline», ha tuonato il Daily news.

Dai sondaggi, l'America si è divisa in due, gli anziani ancora legati al mito kennediano a suo favore, i giovani ostili alle dinastie alla Bush e alla Clinton contro. Ma i blog democratici tradiscono il loro disagio, mentre i blog conservatori la deridono: «E questa doveva essere la vice di Obama?» ha chiesto uno rifacendosi alle voci della scorsa estate; «Ma se ha votato solo un terzo delle volte che doveva!», ha obiettato un altro citando una sua confessione. Quel continuo «sapete» rischia di essere il chiodo sulla bara politica del clan Kennedy: il Daily news pensa di averlo sentito circa 200 volte, il New York times 142, la TV NY1 circa 80. E' una patata bollente per Obama, e lo è per Paterson, che potrebbe ripiegare su Andrew Cuomo, il procuratore di New York, figlio dell'ex governatore Mario Cuomo, ed ex ministro dell'edilizia sotto Bill Clinton. Una inversione di marcia insultante per i Kennedy, perché Andrew divorziò da una di loro, Kerry, figlia di Bob, che lo tradì per un giocatore di polo. E una umiliazione immeritata per Caroline, che a 51 anni ha alle spalle numerosi best seller, tra cui due di poesie, e che è uno dei massimi esperti della scuola americana, e una madre esemplare di tre figli.


Ennio Caretto
31 dicembre 2008

da corriere.it
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