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Autore Discussione: Abdon Alinovi Il Pd non dimentichi le sue radici  (Letto 2179 volte)
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« inserito:: Dicembre 21, 2008, 10:36:38 am »

Il Pd non dimentichi le sue radici

di Abdon Alinovi


Caro Walter, non ho aderito al Partito Democratico, come sai, ma non si può essere indifferenti alle sue sorti.
Milioni di italiani hanno votato per questo partito perché potesse governare oppure condurre una seria, forte opposizione. È al loro travaglio che penso con sofferenza. Le parole che tu hai pronunciato "è un passato che torna e ci spinge verso il fondo" e poi "tristezza... volevamo essere un partito diverso dagli altri" sono fuori dal contesto. Ancora peggio certi commenti "si tratta di casi isolati..." oppure "... però questi magistrati...". Su queste strade continuerete a non capire, improvviserete analisi e correzioni effimere, non incontrerete quei milioni di donne e di uomini smarriti, indignati, sfiduciati. La disgregazione di un popolo è pericolo grave. Gl'interrogativi sono necessariamente aspri.

Quale passato? Diversi da chi? La diversità è stata proclamata solo rispetto al Pci. Il Pd si è così omologato al peggio del passato, e degli altri. Berlinguer aveva sollevato "la questione morale" come "la" grande questione della democrazia italiana, del futuro della Repubblica, cioè di questo presente e del domani. Affermò "la diversità" del suo partito, non per separarlo dal tessuto della società e della politica, ma per garantire uno strumento forte per riformare lo stato, le istituzioni, i rapporti politici e sociali, nel quadro costituzionale.

Il suo progetto aveva punti di fragilità? Non discuto quindi la necessità dei cambiamenti, della ricerca difficile di nuove aggregazioni, di un nuovo sistema. Dico semplicemente, e con umiltà, che se si vuole davvero andare a fondo bisogna porre mente a certe scelte errate: l'aver cancellato la memoria di indirizzi di pensiero e di azione democratica, come appunto "la questione morale"; l'aver sostituito un interclassismo, buono per tutti gli usi, al radicamento nel mondo del lavoro che non è altra cosa rispetto al pluralismo ed alle alleanze; l'aver mancato un' azione per le riforme che non sorgono dalla proclamazione del "riformismo", ma da idee e movimenti di popolo. E come si poteva condurre un'azione riformatrice se si è teorizzato l'adeguamento alla "società degl'individui", abdicando a idee forti che hanno inciso nella realtà per più d'un secolo? Se si è gridato fino alla noia "non siamo comunisti" e, più recentemente "non siamo socialisti"...

Il soggetto politico e la tempra del suo personale si formano solo in un clima di questo tipo, governo o opposizione che sia. Conviene allora rivisitare finalmente il passato prossimo: il '78 - '79, gli anni '80 fino all'89. Il resto è tutto tuo, vostro, anche se la mia generazione non è stata spettatrice e si è adoperata perché non si generasse questo prevedibile epilogo.


20 dicembre 2008     

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