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Autore Discussione: Intervista all'immobiliarista Stefano Ricucci.  (Letto 3445 volte)
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« inserito:: Luglio 26, 2007, 07:44:49 pm »

26/7/2007 (7:37)

"Lo tsunami è finito. E ho ancora i palazzi"

Intervista all'immobiliarista Stefano Ricucci.

Dalle banche alla separazione con Anna Falchi

MARIA CORBI
ROMA


Stefano Ricucci è dispiaciuto per i gossip che impazzano attorno alla sua separazione da Anna Falchi, e adesso anche alla sua amicizia con la soubrette Sara Varone. «Ma quale storia? Ho altro per la testa». Le foto uscite sul settimanale «Chi»? «Eravamo a una festa a casa di Nando Lassalandra, il proprietario dell’Hotel Valadier, lei mi si è seduta sulle gambe che dovevo fare? Buttarla a terra? E non sono mai uscito a fare shopping con lei. Devo essere preciso? L’ho vista il 12 luglio all’Hotel Valadier, casualmente, e poi a questa cena, dove c’erano 20 persone». Mai prima di adesso si era lasciato andare a confidenze private con un giornale. «Io voglio che si parli di me per il mio lavoro, magari perché ho appena affittato un immobile alla Deutsche Bank, non perché esco con Sara Varone». Parla di Anna, del loro matrimonio, della loro crisi e lo fa «una volta per tutte», come spiega «e solo perché ci tengo che si dicano cose vere e non falsità ad uso e consumo del gossip. Una storia come la nostra non lo merita». E’ stata lei tre mesi fa a dare segni di impazienza: «Anna in questi anni mi ha dato una forza incredibile, adesso non so cosa le sia successo, ma va bene così, deve fare quello che si sente». Parla con l’energia di sempre, Ricucci, ma nel discorso, qua e là, ci sono note che tradiscono il dolore. «Mi è rimasta in testa la frase scritta da Corso Bovio nel suo addio: “Non ho più l’età per credere”».

Tornerete insieme?
«Quale coppia non ha una crisi? Io ci spero, certo. E’ stata comunque una storia meravigliosa durata sei anni. Per questo non voglio che sia sporcata da falsità come quella su Sara Varone. Che devo fare il monaco? Potrò uscire qualche volta? Mica vado al Billionaire, ma a una cena potrò andarci? Sara è una ragazza simpatica, allegra. Chi devo frequentare, i morti?».

No, però...
«Però niente. Io a Santo Stefano faccio una vita molto semplice. Ho le galline, i galli, coltivo prezzemolo e basilico. Per rispetto a mia moglie, perché ancora lo è, non ci porterei mai nessun altra... Io vado a dormire da solo. Ma mica so gay...».

Lei parla con molto affetto di sua moglie. Ma non è stato ferito dalle interviste in cui lei sparava contro la sua famiglia, i suoi genitori?
«Certo mi ha addolorato leggere quelle parole, perché se uno ha dei problemi se ne parla a casa, tra moglie e marito. O no? E’ vero tra lei e i miei genitori non c’è sintonia, ma anche lei deve capire che sono persone semplici e anziane, non capiscono il suo mondo. Glielo ho detto mille volte: “Sbagli a parlare con i giornali di gossip che seminano solo zizzania”. Poi mi sono arreso. E’ l’unica cosa che le rimprovero. E’ una brava attrice e deve far parlare di sé con il suo lavoro. Ma è diverso per quanto riguarda la mia privacy, io non voglio finire in una telenovela mediatica, non sono Ridge».

Quale è stato il suo di errore in questo matrimonio?
«Io ho passato due anni travolto da uno tsunami, sono stato costretto a difendermi, a chiudermi in ufficio per risolvere sia i problemi giudiziari che quelli societari. L’ho fatto per me ma anche per il futuro della nostra famiglia. Certamente l’ho trascurata, ma gli amori veri si vedono in questi momenti. Se a un uomo si toglie la tranquillità del proprio lavoro cosa gli rimane? Lei si è spaventata, la capisco, ma se ce la si fa insieme, allora dopo si diventa più forti.

Anna ha detto di volere un figlio e di aver sofferto del fatto che lei, invece, non era pronto.
«Io anche avrei voluto un figlio da lei, purtroppo c’è stato un problema inaspettato e prima di mettere al mondo un bambino dovevamo recuperare insieme un clima più sereno. Lei mi rimprovera dicendo che a me non me ne importa niente perché un figlio già ce l’ho. Ma non è vero, è che in questo momento non me la sento».

E il lavoro. Come va?
«Quello che facevo continuo a fare. Abbiamo un patrimonio immobiliare importantissimo, situato tra Roma e Milano. Interi stabili, tutti in zone prestigiose».

E le vicende giudiziarie con le banche?
«Abbiamo vinto a maggio in Cassazione contro il sequestro delle azioni Antonveneta chiesto dalla procura di Milano, ha riconosciuto che avevamo messo mezzi propri per comprare i titoli, nessuno mi ha finanziato a tassi agevolati... Abbiamo transato con la Confcommercio restituendole 39 milioni di euro. E abbiamo concluso una transazione con tre banche primarie che ci hanno riconosciuto un risarcimento di 232 milioni di euro».

Incassati?
Certo, la transazione è stata sancita e autorizzata dal Tribunale di Roma, mica mi hanno dato tutti quei soldi perché gli sono simpatico».

Ma non ha venduto nulla? A proposito si diceva che sarebbe stato costretto a vendere villa «La Cacciarella».
«Ma quale vendere, l’ho migliorata, ci stiamo facendo lavori di ristrutturazione per fare il campo da tennis, la piscina, la beauty farm. L’orto è già fatto. Ci passerò tutta l’estate».

Finiti per sempre i sogni da editore?
«Questa è un’altra favola, non c’è stata nessuna volontà di lanciare Opa sul Corriere della Sera, volevo solo entrare nel patto di sindacato».

Anna dice invece di avere problemi economici. La tiene a stecchetto?
«A me come marito non mi risulta, non gli ho mai fatto mancare niente. Ha sei macchine... che dovrebbe dire allora uno che guadagna 1200 euro al mese? E poi le ho dato stabilità mentale, principi su cui basarsi, uno spessore diverso. E infatti lei rispetto a sei anni fa è un’altra persona».

«E adesso la separazione...
«Gli amori nascono, finiscono. Se sono rose fioriranno».

da lastampa.it
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