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Autore Discussione: Piero ANGELA.  (Letto 2889 volte)
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« inserito:: Dicembre 21, 2008, 10:25:41 am »

21/12/2008
 
La biologia è libertà
 
PIERO BIANUCCI
 

Migliaia di ore di televisione, 32 libri per tre milioni di copie vendute, il premio dell’Unesco per la divulgazione, otto lauree ad honorem. E’ il mezzo secolo di lavoro che Piero Angela ha dedicato alla diffusione della scienza. Delle otto lauree, una gliel’ha data l’Università di Torino. Bella rivincita per il ragazzo che dopo due anni di Politecnico aveva preferito fare jazz e tentare un concorso da annunciatore alla Rai per poi passare al giornalismo.

Radiocronista, corrispondente da Parigi, conduttore del tg. Anche senza essere ingegnere, Angela fa la sua bella carriera nella Rai degli Anni 50 e 60. Il virus della scienza lo contrae raccontando le imprese spaziali: la corsa alla Luna, le prime sonde sparate verso i pianeti. E’ lì che decide di dedicarsi in modo esclusivo a programmi di divulgazione. Scienza, alla Rai, significa anche libertà, i manovratori politici si occupano di altre cose.

Così Angela attraversa imperturbabile la grande metamorfosi dal monopolio alla tv commerciale, dalle calze nere delle Kessler agli strip delle casalinghe alle Isole dei famosi. Lui non cambia: sempre con il ginocchio ben accavallato, cravatta, voce da salotto, casa e lavoro, astemio e parco a tavola, un po’ di jazz con gli amici quando càpita. Una longevità biologica unita a quella, ancora più rara, dei primati di share. L’altro giorno a Torino, a GiovedìScienza, tra i 1500 convenuti per lui al Teatro Colosseo, c’erano nonni, mamme, nipotini, gente semplice e docenti universitari. Qual è la ricetta di tanto successo?

Gli ingredienti sono tanti. Nel tempo dei videoclip, Angela ha il ritmo pacato che permette di pensare, sceglie le parole tra le duemila del linguaggio quotidiano, infila una battuta, si fa aiutare dai disegni di Bruno Bozzetto, mostra gli esperimenti di Paco Lanciano. Le sue metafore sono semplici ed efficaci: «La vita è come un elastico, la medicina aiuta a tenderlo sempre di più, ma alla fine l’elastico si spezza». Quando scrissi nel 1983 il mio primo servizio per Quark mi disse: «Va bene, però manca la cipria». E ce la mise. Il rigore di Angela sfiora la pignoleria. Per Viaggio nel cosmo fece ricostruire negli studi di Torino 100 metri quadrati di Luna: perché il colore fosse quello giusto astronomo e scenografo interagirono al punto che alla fine l’uno avrebbe saputo fare il mestiere dell’altro.

Nessun format è rimasto intentato: programmi monografici in molte puntate (biologia, caccia agli extraterrestri, paranormale, dinosauri, cosmologia), il video-rotocalco Quark con il suo mix di attualità e rubriche, servizi avventurosi girati dal figlio Alberto, «pillole» che comprimono un concetto scientifico in 30 secondi, documentari acquistati dalla Bbc o da National Geographic ma rivisitati con l’etologo Danilo Mainardi. E poi l’idea che la scienza è un metodo, quindi si può allargare ad ogni campo. Tra i temi di Superquark Angela ha inserito la musica, l’economia, la storia.

Eppure ha i suoi nemici. Non gli perdonano la razionalità levigata che sembra tagliar fuori ogni aspetto emotivo, la fiducia illuminista nella Ragione. La realtà è che non ama le chiacchiere. Neanche su di lui. «In una intervista mi fanno dire che per gli 80 anni l’ente di previdenza dei giornalisti mi ha chiesto un certificato di esistenza in vita: non è vero, come tante cose che in quell’intervista mi fanno dire». Si sente vecchio? «Neanche per sogno. Sono un’auto che ha ottantamila chilometri, ma chi la guida ha 45 anni».

da lastampa.it
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« Risposta #1 inserito:: Dicembre 21, 2008, 07:18:39 pm »

21/12/2008 (8:56) - IL COMPLEANNO DI UN MITO

Piero Angela: gli 80 anni di Mr. Quark
 
L’uomo che ha portato la scienza in tv ormai è un’industria della divulgazione

ALESSANDRA COMAZZI
TORINO


Un altro splendido ottantenne va ad aggiungersi alla ricca collezione italiana: Piero Angela compie gli 80 domani, roccioso segno del Capricorno. Festeggia lavorando, con i tre speciali di «Superquark» in onda su Raiuno: il 23 dicembre l'argomento sarà l'Egitto, il 30 la scoperta di Troia e il 7 gennaio l'oro di Cortés. Figlio di un medico vercellese, Angela nasce a Torino nel 1928, alla fine dei Cinquanta entra alla Rai come cronista e collaboratore del Giornale Radio. Ma è anche musicista, comincia a suonare il pianoforte a sette anni, e lo suona tuttora. A venti, «Peter» Angela inanellava jam session nei locali torinesi. E agli inizi dei rifluenti Ottanta viene folgorato sulla via della divulgazione scientifica.

Piero Angela non è un uomo di scienza, bensì un giornalista (nel 1976, a esempio, fu il primo conduttore del Tg2). Non dimentica mai i tempi televisivi, ed ha l’accortezza di variare molto i temi trattati. Che sono magari ricorrenti, ma si alternano, in modo che il pubblico torni a percepirli come nuovi. Si pone nei confronti dei problemi scientifici proprio come chi non conosce a fondo la materia, le sue domande sono le stesse che potremmo fare tutti noi. Si mette davanti alla telecamera e racconta. Racconta bene, in modo da farsi capire da tutti, da interessare e divertire quel cosiddetto «spettatore medio» che di solito viene immaginato mentre si pasce di giochi, isole, pettegolezzi e sceneggiati mal recitati. I suoi ascolti dovrebbero convincere che il pubblico desidera cose serie, dalla televisione. Noiose no ma serie sì. Che «divulgazione» non è una parolaccia, e che si potrebbe applicare a musica, teatro, a quel cinema ormai scomparso.

Esponendosi a qualche critica, ha portato in ditta anche il figlio Alberto. Pare che una volta, correva l'anno 2001, abbia pure protestato con il gruppo di Serena Dandini e dell'«Ottavo nano» per l'imitazione, peraltro straordinaria, che ne faceva Neri Marcorè. Tenero cuore di divulgatore-padre. Inattaccabile, per via degli ascolti. E dei ragionamenti. Dice: «Qualunque discorso sul ruolo educativo e culturale della tv deve partire da una realtà drammatica: due italiani su tre hanno difficoltà nella comprensione di un testo». Tutto ciò spiega, almeno in parte, la televisione che ci ritroviamo, appiattita su primitivi livelli di ricettibilità. Proprio per questo il piccolo schermo potrebbe però avere un ruolo fondamentale, come quello che già ebbe alla fine degli Anni Cinquanta per la diffusione dell’italiano: «Si tratta non soltanto di un dovere istituzionale, previsto dal canone pagato da tutti i cittadini, ma di un dovere nei confronti di quella grande maggioranza di italiani che hanno nella televisione l’unico aggancio culturale con il loro tempo».

Piero Angela è un'industria: ha scritto 32 libri, alcuni dei quali tradotti in inglese, tedesco e spagnolo, con una tiratura complessiva di oltre tre milioni di copie. E' stato premiato per la sua attività pure negli Stati Uniti e in Giappone. E gli hanno dato otto lauree honoris causa. A Parigi ha ricevuto un riconoscimento dell’Unesco per la divulgazione scientifica. Chissà quante ce ne combinerà ancora: ottant'anni, ormai, sono un'inezia.

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