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Autore Discussione: Luigi Offeddu. Belgio, il caso Fortis travolge il premier  (Letto 2106 volte)
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« inserito:: Dicembre 20, 2008, 05:03:31 pm »

Crisi finanziaria e politica Leterme si dimette dopo la bufera sulla banca offerta al gruppo francese Bnp-Paribas

Belgio, il caso Fortis travolge il premier

L’esecutivo ha cercato di influenzare i magistrati contro i piccoli azionisti


BRUXELLES — Alle cinque della sera, nel palazzo di Alberto II, è caduta la prima vittima della crisi finanziaria mondiale in Europa: il primo ministro belga, il cristiano-democratico Yves Leterme, ha presentato al re le dimissioni del suo governo, travolto dallo scandalo Fortis. E’accaduto questo: due mesi fa la Fortis, una delle prime banche d’Europa e la più grande banca in Belgio e in Olanda, è scivolata sotto la slavina dei mutui subprimes, ed è stata «salvata» dai governi di Bruxelles e dell’Aja. Mentre L’Aja ha tenuto nella casse dello Stato tutto quello che aveva letteralmente raccattato per strada, Bruxelles ha deciso che avrebbe rivenduto il 75% della Fortis al gruppo francese Bnp-Paribas. Molti piccoli azionisti avevano dubbi su prezzi e condizioni, volevano sapere di più sui meccanismi di vendita e consideravano troppo deprezzati i propri investimenti: il governo è andato avanti. Gli azionisti, oltre duemila, si sono appellati al tribunale, alla Corte d’Appello, e a novembre il tribunale ha dato loro ragione: la vendita a Bnp-Paribas è stata congelata. Passano poche settimane di calma apparente, nell’attesa di una nuova sentenza, ed ecco una clamorosa denuncia firmata dalla magistratura più alta, la Corte di Cassazione: dice che il governo ha cercato (inutilmente) di influenzare i magistrati della Corte d’Appello perché non accogliessero il ricorso dei «duemila furenti», come già li hanno soprannominati. Vi sono stati scambi di e-mail e lettere, insinuazioni, messaggi trasversali.

Il governo, invece di tutelare i suoi cittadini come un custode delle buone regole al di sopra delle parti, avrebbe tutelato una sola di quelle parti, e cioè se stesso. Alcuni dei messaggi sono finiti sui giornali, in una sorta di versione belga delle intercettazioni all’italiana. Prima il ministro della giustizia e poi quello degli Interni, hanno offerto le dimissioni. Alla fine, Leterme ha chiuso la valigia ed è andato dal re. E’ una grave crisi istituzionale: non tanto per il peso dello stesso governo, una fragile coalizione a cinque già estenuata dalle divisioni politico- linguistiche fra le due comunità vallona e fiamminga, ma soprattutto per l’agitarsi di un popolo di piccoli risparmiatori che ora si sente abbandonato. Solo dallo scivolone d’ottobre della Fortis, costato a Belgio e Olanda 11,2 miliardi di euro, questo popolo di risparmiatori aveva perduto 500mila euro in un paio di settimane. E adesso, nessuno si azzarda più a far previsioni. Entro il 12 febbraio ci sarà un’assemblea generale degli azionisti, poi si vedrà. Gli eventi sono precipitati ieri quando il presidente della Corte di Cassazione Ghislain Londers ha confermato di avere «prove importanti» delle pressioni esercitate dal governo sulla Corte d’Appello. E la prova più importante, se non esilarante, di tutte, sarebbe questa e-mail inviata da Pim Vanwalleghem, membro del gabinetto di Leterme, a Paoul Dhaeyer, uno degli in caricati di esaminare il ricorso degli azionisti in Tribunale: «Mio caro Paul, attenzione con la nave Fortis, si rischia sempre di farsi trascinare dalle navi che affondano».

Luigi Offeddu
20 dicembre 2008

da corriere.it
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