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Autore Discussione: Fuga di lupi, orsi e caprioli al Parco della Maiella  (Letto 4061 volte)
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« inserito:: Luglio 26, 2007, 07:34:54 pm »

Il bilancio: è andata persa la pineta di Cerratina a Lettomanoppello, micro fauna distrutta

Fuga di lupi, orsi e caprioli al Parco della Maiella

Walter Teti


 CARAMANICO TERME. Almeno tremila ettari di bosco di faggio ricadenti nel territorio del Parco della Maiella sono andati in fumo in questi giorni. Dalla parte bassa, a circa 400 metri sul livello del mare, in territorio di Serramonacesca, le fiamme si sono allargate a Roccamorice, Lettomanoppello, arrivando fino a Caramanico e risalendo il versante nord della Maiella fino alla quota di 1600 metri.

«Uno scempio di immense proporzioni, che ha cancellato una delle zone della montagna più interessanti dal punto di vista ambientale». Lo sostiene il direttore del Parco Nazionale della Maiella, Nicola Cimini. Che aggiunge: «A Lettomanoppello è stata ridotta in cenere la pineta Cerratina, mentre a Roccamorice la faggeta che dal Vallone di Santo Spirito arriva fino a Macchia Coco».

Dottor Cimini, ci sono rimedi immediati che possono risanare questa ferita?
«C’è un aspetto da evidenziare. Le fiamme si sono espanse per lingue di fuoco, violente, rapide, ma superficiali e questo depone a nostro favore. Significa che non sono stati distrutti gli strati bassi del terreno dove si conserva l’umidità e gli umori del bosco che possono ridare nuova vita. Ciò che invece è accaduto nella zona a pineta che non ha questo humus di sottobosco. Non possiamo sperare che in tre mesi rivediamo il verde, ma credo che già dalla prossima primavera quell’ambiente potrà nuovamente riprendere vita, poiché la microflora non è andata persa».

Quanti e quali danni sono stati arrecati alla fauna?
«I grandi animali, come lupi, orsi, caprioli, cervi, hanno avuto tutto il tempo di scappare e trovare rifugio in altri areali. La micro fauna è stata distrutta, ma non ci dovrebbero essere problemi, viste le condizioni dello strato superficiale del terreno, a riprendere la ricolonizzazione».

Un territorio di così grande estensiome rimasto nudo non è soggetto all’erosione superficiale e ai dissesti?
«Questa è una seria minaccia. Già ieri nell’Eremo di Santo Spirito a Roccamorice, un grande masso di circa 30 quintali si è staccato improvvisamente dalla roccia e si è abbattuto nel piazzale antistante la chiesa. Se ci fossero state delle persone sarebbero state investite sicuramente. La conseguenza del dissesto ci deve invitare a riflettere e a vedere la montagna con occhi diversi. Frequentare cioè solo i luoghi sicuri, individuare i punti critici e intervenire per evitare catastrofi».

 E come?
 «Dobbiamo imparare a guardare le zone protette non solo dal punto di vista dell’emergenza. Ci si deve organizzare. Il Parco sta pensando di destinare fondi all’acquisto di attrezzi e alla formazione di squadre per bonificare il territorio, ma occorre anche una coscienza civica. Ogni paese a esempio dovrebbe avere squadre organizzate di prevenzione che segnalino i principi di’incendio e mezzi da usare immediatamente per lo spegnimento».

Quale comportamente dovrà assumere il visitatore o il turista nelle aree protette?
 «A parte quello di non accendere fuochi, evitare di andare con le macchine sulle parti verdi poiché, come ha avvertito Bertolaso, le marmitte catalitiche sono potenti inneschi di incendio. Bisogna ripensare anche la fruibilità di queste zone in relazione alla viabilità».
 
Compito delle Istituzioni?
 «E’ quello di potenziare gli organismi preposti alla salvaguardia. Mi sia consentito di rivolgere un ringraziamento al Corpo Forestale dello Stato che ha fatto l’impossibile per contenere i danni».

(26 luglio 2007)

da espresso.repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 26, 2007, 07:36:01 pm »

Il direttore della Protezione Civile della regione, Maurizio Pucci: "Situazione straordinaria".

Un nuovo numero per le emergenze

Incendi, in ottomila contro le fiamme

Renata Mambelli


 Almeno 8000 persone in queste ore combattono nella nostra regione la battaglia contro il fuoco. Una battaglia terribile perché, dice il direttore della Protezione Civile del Lazio, Maurizio Pucci, a memoria d´uomo non si è mai vista una stagione di incendi come questa. «Da dieci giorni gli incendi sono 140, 150 al giorno: un´enormità. Non era mai successo. La media giornaliera dell´anno scorso era di una trentina». Quest´anno il quadro degli incendi nel Lazio fa spavento: dal 9 giugno al 24 luglio 2179, di cui 1025 nella provincia di Roma, 248 in quella di Frosinone, 688 a Latina, 159 a Viterbo e 59 a Rieti. Tra le cause, spiega Pucci, fattori climatici che hanno prodotto condizioni che facilitano le fiamme, come l´erba secca nel sottobosco, ma anche, ovviamente, piromani e incendiari. Questi ultimi molto pericolosi perché usano tattiche da guerriglia, dando fuoco alle sterpaglie nelle ore in cui è difficile l´intervento degli elicotteri. Contro di loro un esercito composto da 4000 vigili del fuoco, 700 forestali, circa 5000 volontari della Protezione Civile di cui 3200 abilitati a spegnere gli incendi.

«Abbiamo fatto questo inverno corsi di formazione a 3200 volontari per l´antincendio boschivo», spiega Pucci, «Con alcune centinaia di mezzi stanno dando una risposta straordinaria. Lavoriamo gomito a gomito con i vigili e con i forestali con i quali siamo in contatto via radio 24 ore su 24. Bisogna fare un´azione di contrasto da terra e da cielo per avere un controllo del territorio. Per poterlo fare abbiamo anche portato il numero degli elicotteri da 7 a 9. E i volontari della protezione civile sono stati anche al centro di quasi tutte le individuazioni di incendiari che nelle ultime 48 sono stati presi sul fatto». Un grosso aiuto è arrivato anche dal numero verde, il 1515, al quale da oggi si è aggiunto lo 06 4741360, attivato dal Corpo Forestale dello stato.

«Il numero verde riceve dalle 1000 alle 1500 chiamate al giorno», dice il direttore della protezione civile del Lazio, «le segnalazioni degli incendi non arrivano più solo dai volontari della Protezione Civile e dalle guardie forestali, ma è sempre più spesso il cittadino che chiama. C´è una sensibilità in questo senso che va crescendo». Secondo Pucci i roghi più ardui da spegnere, nella nostra regione in queste ore, sono stati quelli di Monte Catillo a Tivoli e di Monte Sergente a Formia. «Il primo l´abbiamo appena spento, ci sono voluti tre giorni. E per il secondo due giorni. A Castel Gandolfo l´incendio non è stato enorme, ma c´è voluta una battaglia notturna, tutta svolta a terra, con le difficoltà che questo comporta, abbiamo dovuto schierare 300 unità operative». Previsioni per i prossimi giorni? «Farà ancora più caldo, almeno fino a domenica».

(26 luglio 2007)

da espresso.repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 26, 2007, 07:36:58 pm »

Una donna di Trento sotto shock.

Forse si tratta di una mamma con il cucciolo

Incontra due orsi, chiama il 118


 TRENTO. Stava passeggiando lungo la strada alta di Mezzavia quando, all’improvviso, sono sbucati due orsi, presumibilmente una madre con il cucciolo. E’ successo sul monte Bondone: protagonista dell’inusuale incontro una donna di Trento. Che, spaventata, ha chiamato il 118. Sul posto è intervenuta per un sopralluogo la forestale di Trento. Il fatto è avvenuto nel pomeriggio di ieri. La donna si era incamminata lungo la strada sterrata che corre parallela, ma ad una quota più alta (circa 1.200 metri), rispetto alla strada che porta prima a malga Brigolina e quindi a Mezzavia.

Mentre la donna stava passeggiando ha visto spuntare sulla forestale, a pochi passi da lei, due orsi, un adulto ed un animale di taglia più piccola. Sotto choc, la protagonista dell’incontro ha chiamato il 118 con il cellulare. Gli operatori di Trentino Emergenza l’hanno tranquillizzata, quindi hanno contattato il corpo forestale per segnalare il fatto.
 La donna è stata raggiunta da alcuni forestali della stazione di Trento, che l’hanno rassicurata. Quindi è iniziato il sopralluogo nella zona, per cercare le tracce dei plantigradi, un compito reso difficile dall’arsura delle ultime settimane, che ha tolto morbidezza al terreno, dove quindi è più difficile lasciare impronte. Verranno comunque fatte altre verifiche per individuare tracce che, grazie al dna, possano permettere di identificare i plantigradi.

«Non si può parlare di evento straordinario - ha spiegato ieri Maurizio Zanin, dirigente del servizio foreste della Provincia - non è raro che i plantigradi che popolano la Paganella scendano a valle per poi raggiungere il Bondone. Segnalazioni come quella di ieri sono numerose: ciò che a volte fa la differenza è la reazione delle persone che incontrano l’orso». E non c’è dubbio che la donna che ha visto ieri i due plantigradi a pochi metri da lei si sia presa un bello spavento.
 Già nei mesi invernali erano state numerose le segnalazioni sulla presenza dell’orso. Una stagione anomala, visto che i plantigradi, a causa della temperatura mite, non sono andati in letargo. Hanno scorazzato per giorni sulle Viote, lasciando i segni evidenti del passaggio sulla neve.

Qualche anno fa un orso ha osato anche di più. Ha raggiunto il capoluogo e ha trovato rifugio sul Doss Trento: una scena immortalata anche dalle telecamere.
 A proposito di incontri ravvicinati, va segnalato quanto avvenuto pochi giorni fa in val d’Ultimo, dove un orso si è sdraiato sulla strada e ha praticamente un autobus di linea. Senza tanti patemi, il plantigrado è rimasto fermo alcuni minuti prima di rialzarsi e allontanarsi.

(26 luglio 2007)

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