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Autore Discussione: Cresce l'invasione di giocattoli difettosi e alimenti cancerogeni  (Letto 2659 volte)
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« inserito:: Luglio 25, 2007, 11:41:14 pm »

Cresce l'invasione di giocattoli difettosi e alimenti cancerogeni

Ma si aggiorna anche la rete di protezione comunitaria

Così l'Europa ci difende da cibi e prodotti killer

Tra gli esportatori a rischio anche Turchia, Iran, Usa, Germania e noi

Gli alimenti possono entrare solo da uno dei 320 posti di ispezione autorizzati

di ALBERTO D'ARGENIO
 

BRUXELLES - Assediata da prodotti difettosi, giocattoli killer e cibi cancerogeni in arrivo da tutto il pianeta, l'Europa ha messo in piedi un vero e proprio scudo per salvare i suoi consumatori. Una rete di protezione al cui centro si muovono gli 007 Ue, un team di esperti costantemente in attività in territorio europeo e nel resto del mondo per intercettare i prodotti che mettono a rischio la nostra incolumità. E, manco a dirlo, nel loro mirino sempre più spesso c'è la Cina che, giorno dopo giorno, inonda i mercati del Vecchio Continente con una quantità enorme di merce tra cui si trova circa il 50% degli alimenti avariati e degli oggetti assassini ritirati dal commercio.

Lo schermo di protezione europeo essenzialmente corre su due binari: la rete di controlli contro i cibi tossici e il sistema per intercettare i prodotti letali. Di sicurezza alimentare si occupa il commissario europeo alla Salute, Markos Kyprianou. Al suo servizio lavora una task force di 150 ispettori in costante movimento nei quattro angoli del globo. Con base a Bruxelles, il team ha principalmente due compiti: il primo è la supervisione dei checkpoint europei attraverso cui entrano i prodotti di origine animale, i più pericolosi per la salute umana. Carne, formaggi, pesce, miele, mangimi e gelatine: innanzitutto un paese extraeuropeo per esportarli da noi deve ottenere l'autorizzazione preventiva degli ispettori comunitari.

Quindi i cibi possono entrare solo attraverso uno dei 320 posti di "ispezione transfrontaliera" che setacciano i container in ingresso esaminandone una percentuale di campioni più o meno alta a seconda della pericolosità del prodotto. Nel caso della Cina, ad esempio, il pesce d'allevamento è sottoposto a severi controlli per accertarsi che non contenga antibiotici o disinfettanti killer, mentre il pollo è completamente bandito per via dell'influenza aviaria.

Il secondo compito riguarda i prodotti non animali, generalmente meno pericolosi, che possono entrare da tutte le frontiere, dove subiscono esami a campione, poi ripetuti sul mercato. A meno che non ci sia un rischio specifico per la salute umana, caso in cui le ispezioni vengono aumentate: come per le arachidi cinesi, sottoposti ad un controllo pari al 10% del totale per accertarsi che non contengano muffe cancerogene.

Una vera e propria ragnatela di controlli che ruota intorno al Rapid alert system for food and feed (Rasff), il sistema di allerta gestito direttamente da Bruxelles. Funziona così: ogni volta che un Paese europeo scopre un cibo assassino lo notifica alla Commissione Ue che dirama un bollettino (anche sul web) alle diverse capitali, che si attivano per scoprire se sul proprio territorio sia stato importato lo stesso alimento. E nel 2006 ben 263 prodotti animali segnalati erano cinesi, accompagnati da quelli turchi, con 254 segnalazioni, iraniani (244), Usa (236) o europei (Germania e Spagna hanno subito 117 notifiche, l'Italia 94). E il Belpaese risulta essere il primo della classe nei sequestri di cibi pericolosi, con 556 notifiche nel 2006.

Un meccanismo ormai collaudato del tutto simile a quello messo in piedi per bloccare gli oggetti difettosi, spesso letali: giocattoli, lampade, prese elettriche o elettrodomestici. In questo campo il sistema d'allerta Ue si chiama Rapex, è gestito dalla commissaria Ue per la Protezione dei consumatori, Meglena Kuneva, e come il Rasff si basa sulle notifiche ricevute dalle autorità nazionali. Anche qui è la Cina "maglia nera" con oltre il 50% delle segnalazioni. Il primo esportatore verso l'Europa ha una quota di mercato del 16% che si impenna quando si parla di giocattoli: oltre la metà di quelli in vendita nei negozi europei viene da Pechino.

(25 luglio 2007)
 
da repubblica.it
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