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Autore Discussione: Bassolino: con Veltroni rapporti guastati dal caso rifiuti ...  (Letto 2143 volte)
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« inserito:: Dicembre 07, 2008, 12:27:21 am »

Il governatore della Campania: «Lo sapevo che il vento sarebbe cambiato»

«Mi sparano contro dal Pd Io cacicco? Anche Walter rischia»

Bassolino: con Veltroni rapporti guastati dal caso rifiuti Andarmene? No, sarebbe contro l'interesse generale


DAL NOSTRO INVIATO Marco Imarisio

 
NAPOLI — «Il rischio di diventare un cacicco è qualcosa che riguarda tutti. Vecchi e giovani. Quelli che governano su un territorio ma anche chi si impegna nella costruzione di un nuovo partito». Alla parete il quadro di Mimmo Paladino che sembra la bandiera del vecchio Pci. Sotto, la scrivania con pianale di vetro trasparente, dietro alla quale c'è la faccia sempre più scavata di Antonio Bassolino. Il Partito democratico, l'eterna crisi di Napoli, la fine annunciata di una storia politica, la sua. Eppure il governatore della Campania sembra tonico, di buon umore.

Presidente, Walter Veltroni esprime «pieno e convinto sostegno a Iervolino e Domenici». Si dimentica qualcuno?

«Non credo. Ha fatto bene a ribadire la sua solidarietà a due ottimi sindaci a capo di amministrazioni cittadine che vivono un momento difficile».

Tra i governanti di area Pd ce n'è uno che sta prendendo schiaffoni dai vertici del suo partito. Lo conosce?

«Si riferisce a me? Sono lontano dall'attribuire a Veltroni intenzioni come quelle che ho letto su alcuni quotidiani. Non so gli altri, ma reputo inconcepibile un rapporto fondato sul dialogo indiretto attraverso i giornali».

Su di lei, il segretario del Pd provinciale Luigi Nicolais è stato molto esplicito.

«Quelle cose, Nicolais le ha smentite. Ci conosciamo bene, è stato mio assessore per cinque anni, appena una settimana fa ci siamo visti a Roma e abbiamo condiviso diverse riflessioni su Napoli e sul Pd. Quindi trovo difficile ragionare attraverso interpreti e interpretazioni. Io faccio il mio dovere, a testa alta. Sono da tanti anni al governo, e sono sereno. Se c'è qualcosa che non va, se ne parli apertamente, innanzitutto tra noi».

La sua amicizia con Walter Veltroni è sempre saldissima?

«Nei mesi scorsi, a causa delle vicenda dei rifiuti, i nostri rapporti non erano buoni. Ma sa, ci conosciamo da una vita. Abbiamo condiviso esperienze importanti. La trasformazione dell'Ulivo in un vero soggetto politico, così come la nascita del Pd. Ci possono e ci potranno essere idee diverse. Se così sarà, discuteremo ancora».

Molti sostengono che l'attuale Partito democratico sia più interessato a Chicago che a Casavatore.

«Beh, anche a Chicago c'è molta politica locale, Obama si è formato in quell'ambito. Tralasciando gli scherzi, corriamo davvero il rischio che il Pd si divida in due parti. La prima formata da coloro che ogni giorno, con mani e piedi dentro la realtà, si misurano con le terribili sfide imposte dal governo del territorio. Poi c'è l'altra parte, che perde sempre più il contatto con la realtà quotidiana del Paese, magari dividendosi su temi che alle persone vere, in carne e ossa e non di carta stampata, non importano poi molto».

Un rischio o una realtà?

«Il Pd sta vivendo un momento estremamente delicato. Occorre ripartire dalle radici nelle città e nel territorio. Sono stato chiaro?».

Abbastanza. Resta il fatto che esiste una notevole spinta centrifuga per spingerla alle dimissioni anticipate. Che intenzioni ha?

«La spinta fu molto più forte in occasione delle crisi dei rifiuti e in campagna elettorale. Allora dissi che era sbagliato andarmene. In quel momento sarebbe stato contro l'interesse generale».

E oggi?

«La penso come allora. Nei primi mesi del 2008 dissi pubblicamente qual era la mia scelta. Lavorare intensamente, rinnovare metà della mia giunta inserendo personalità autorevoli, collaborare con il governo per risolvere l'emergenza, inaugurare un percorso diverso. E fare i conti, ognuno con la sua testa, dopo un anno».

L'anno sta per finire.

«Ancora qualche mese e ci siamo. Deciderò dopo avere discusso con il mio partito e nel consiglio regionale, che è la sede naturale. A quel punto, la scelta avverrà indipendentemente da qualunque appuntamento elettorale. Se ci saranno le condizioni per fare un altro tratto di cammino, bene».

Altrimenti?

«Vengo da una scuola che mi ha insegnato a tenere conto delle opinioni più generali, e non dei propri interessi personali».

Le si rimprovera l'ostinazione nel voler rimanere al potere. Cosa risponde?

«So bene che stiamo andando verso la conclusione di una esperienza. Lo dissi già nel 2006, che non mi sbracciavo per continuare. L'anno prima avevo riflettuto per mesi se ricandidarmi. E ancora oggi credo che il mio percorso fosse già concluso allora. Ma molti dirigenti del centrosinistra, a Napoli e Roma, mi chiesero di candidarmi, e io accettai forzando me stesso. C'erano le elezioni politiche all'orizzonte, si votava per il governo della città. Mi dissero che serviva il mio contributo. L'ho dato».

Sono le stesse persone del Pd che oggi la trattano con malcelato disprezzo?

«La cosa che più mi addolora di questa stagione è il fuoco amico. Io continuo a sentirmi un uomo delle istituzioni, eletto dai cittadini.
C'è invece chi pensa che per andare avanti bisogna schierarsi contro l'intera esperienza di questi anni».

A Napoli si respira un clima infame, e questa volta la spazzatura non c'entra.

«Lo definirei un clima di difficoltà. Come nei mesi scorsi. Ci sono tanti problemi, ma non mi sembrano più forti di quelli che abbiamo vissuto durante l'emergenza rifiuti. Non è giusto descrivere la città come se fosse sotto assedio, in attesa di un cataclisma. Qui è tutto esagerato, sempre. Bisogna fare uno sforzo per non farsi travolgere da stati d'animo contrapposti».

A proposito. Si è chiesto il perché della sua impopolarità presso i media e una parte del Pd?

«L'altra faccia della medaglia. La vivo così. Era eccessiva la mia popolarità quando le cose sembravano andare per il meglio, è eccessiva la reazione opposta di questi mesi. Sapevo che il vento sarebbe cambiato. Ma ho scelto di rimanere qui. Per dovere, e perché mi è stato chiesto. Anche da quelli che oggi mi sparano addosso».


06 dicembre 2008
da corriere.it
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