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Autore Discussione: La collocazione in Europa spacca il Pd. Rutelli e popolari: no adesione al Pse  (Letto 2412 volte)
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« inserito:: Novembre 22, 2008, 12:14:49 pm »

21/11/2008 (19:33) - LE SPINE DI VENTRONI

La collocazione in Europa spacca il Pd

Morando attacca: serve congresso.

Per gli ulivisti meglio un'assemblea.

Rutelli e popolari: no adesione al Pse

ROMA


Riccardo Villari passeggia alla Camera rendendo partecipi i cronisti della sua «serenità» mentre la vicenda che lo ha visto protagonista, lascia macerie dentro il Partito democratico. Il caso Villari e Vigilanza Rai, infatti, hanno avuto l’effetto di aprire il vaso di Pandora dei fermenti che da tempo agitano, in modo più o meno scoperto, il Pd.

Una reazione a catena che ha fatto tornare d’attualità l’ipotesi del congresso anticipato, per l’evidenza delle tensioni tra area veltroniana e dalemiana nel Pd, ed insieme riaperto il nodo della collocazione europea del partito con Francesco Rutelli che si porta dietro tutti, o quasi, gli ex-Popolari sul no all’adesione al Partito socialista europeo. Insomma ognuno con la propria motivazione, che sia quella del chiarimento politico o del ruolo del Pd in Europa, dice la sua in un profluvio di dichiarazioni che oggi hanno caratterizzato la giornata. Il segretario Walter Veltroni, al contrario, ne resta fuori. Fino al tardo pomeriggio, quando ha partecipato a un’iniziativa del Pd sulla giustizia, non risponde alle sollecitazioni dei cronisti.

I suoi, comunque, fanno sapere che Veltroni non si sottrae all’ipotesi di un congresso anticipato: «Ci sono riunioni del coordinamento, ci sarà la direzione entro metà dicembre. Non mancano le occasioni per manifestare un dissenso vero sulla linea politica. Se viene fuori una linea alternativa, ci si misurerà in un congresso». Non si nasconde, inoltre, l’irritazione del segretario per il "can can" aperto dentro il Pd proprio quando c’è stata una spaccatura forte nel Pdl sul caso Villari. Nelle aperture sul congresso si infilano immediatamente gli ulivisti che da prima dell’estate chiedono le assise straordinarie. Stavolta però, già scottati, non si fidano di un’ipotetica convocazione del congresso: «Meglio indire subito l’assemblea costituente», spiega Arturo Parisi.

Gli ex-Popolari, invece, ritengono ineludibile il congresso se le cose non si chiariranno sulla collacazione internazionale del Pd. Dice Beppe Fioroni: «Finora abbiamo sempre discusso di una federazione con il Pse in Europa. E va bene, ma qui c’è chi dice che il Pd va nell’Internazionale socialista. Non era questo il presupposto con cui siamo entrati nel Pd e allora sì che serve un congresso». Ieri era stato Giorgio Tonini a proporre per primo, dal versante veltroniano, l’ipotesi di un congresso anticipato visti i dissensi emersi attorno alla vicenda Vigilanza. Oggi il senatore del Pd è più cauto: «Va fatta una riflessione. A dicembre c’è la direzione e lì vedremo». Tuttavia, sempre dall’area del segretario, anche Enrico Morando rilancia il congresso, pur spiegando di esserne a favore da tempo: «Dalle elezioni in poi sostengo che sia utile, anzi necessaria, una fase di confronto interno sulla linea politica che si può fare solo in un congresso».

La proposta di Morando ha scatenato una serie di commenti da parte degli ulivisti del Pd che con Arturo Parisi in testa chiedono, piuttosto, al segretario Veltroni di convocare subito l’assemblea costituente: «Perchè proporre un congresso sapendo che è impossibile, quando potremmo convocare subito l’Assemblea costituente, unico organo del Partito eletto democraticamente?». Pierluigi Bersani invoca una pausa di riflessione e soprattutto chiede che si smetta di lavare "i panni sporchi" in pbblico a colpi di interviste sui giornali. Il ministro ombra dell’Economia, indicato tra i possibili nomi che Massimo D’Alema metterebbe in campo contro Veltroni se si andrà al congresso, osserva: «Nel Pd bisogna discutere. Veda il segretario in quale luogo sia utile farlo, e farlo in modo composto e serio. Basta ai lanci di pietra che sbucano ogni giorno sulla stampa».

Durissima l’analisi di Rosy Bindi sulla situazione del Pd che, nella vicenda Villari, ha mostrato tutte le sue «debolezze» perchè «non è stato all’altezza della situazione», compreso chi la guida, ovvero Walter Veltroni: «Il Pd si ritrova oggi esposto a un grave imbarazzo e a una profonda lacerazione interna. C’è una maggioranza che intorno al segretario governa il partito in modo verticistico e autosufficiente», denuncia Bindi e aggiunge:«Appare davvero insopportabile questo modo di procedere, con decisioni calate dall’alto». Bindi colpisce duro sia su Veltroni che su Massimo D’Alema: «È altrettanto insopportabile la reazione di chi si oppone a Veltroni seminando trappole continue. Noi certo non ci faremo stritolare da questa logica, in cui persino il tema del Congresso diventa una ennesima occasione per contare chi sta con D’Alema o con Veltroni».

Gli "ex democristiani", come li definisce Bindi, intanto si buttano nella polemica anti-Pse, inaugurata da un intervento di Francesco Rutelli e proseguita dagli ex-Ppi in una nuova edizione dello scontro Ds-Margherita. Gli ex-diessini, infatti, fanno più o meno quadrato tutti sulla necessità di collocare il Pd nell’area progressista internazionale, mentre gli ex-dielle spingono per creare un qualcosa di nuovo. Gli ex-dielle premono per la creazione di un gruppo "democrat" in Europa. Primi fra tutti i rutelliani. «Condivido e sottoscrivo, la novità del Partito Democratico deve essere tale anche in Europa», dice Renzo Lusetti e Gianni Vernetti aggiunge: «La strada giusta non è l’adesione acritica ad un gruppo esistente, tanto meno l’adesione al Pse, bensì la promozione di un nuovo gruppo di ’Democraticì in seno al Parlamento Europeo». Altrimenti, le conseguenze chiamano in causa addirittura la scissione.

da lastampa.it
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