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Autore Discussione: È morto Sandro Curzi, voce della sinistra  (Letto 6340 volte)
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« inserito:: Novembre 22, 2008, 12:06:09 pm »

LUTTO NEL GIORNALISMO

È morto Sandro Curzi, voce della sinistra

Aveva 78 anni. Militante del Pci, è stato lo storico direttore del Tg3. Attualmente era nel Cda della Rai

ROMA - È morto a Roma dopo una lunga malattia Sandro Curzi. Aveva 78 anni, essendo nato a Roma il 4 marzo 1930.


IL PADRE DEL TG3 - Resistente partigiano a 13 anni, comunista iscritto già a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidità, alle idee di gioventù passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni '90. Il suo impegno politico si è svolto all'interno dei mass media, dal primo articolo, quando era ancora adolescente, sull'Unità «clandestina» per raccontare l'assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini, al ruolo di capo redattore nel mensile della Fgci Gioventù nuova, diretto da Enrico Berlinguer, fino alla vice direzione di Paese Sera, alla direzione del Tg3 e a quella di Liberazione. Curzi ottenne nel 1944, nonostante la minore età, la tessera del Pci. Tra il '47 e il '48 lavora al settimanale Pattuglia insieme a Giulio Pontecorvo e, nel '49, a la Repubblica d'Italia fino a diventare capo redattore di Gioventù nuova diretta da Enrico Berlinguer. 

Inviato nel '51 nel Polesine per raccontare le conseguenze dell'alluvione, vi rimane come segretario della Fgci. Nel '56 fonda Nuova generazione e nel '59 passa all'Unità, organo del Pci per il quale l'anno successivo viene inviato in Algeria per seguire la fasi dell'indipendenza. Lì intervista il capo del Fronte di Liberazione Ben Bellah. Dopo essere stato direttore dell'Unità, nel 1964 diventa responsabile stampa e propaganda della direzione del Pci. Negli anni '60 collabora fra l'altro alla crescita della radio Oggi in Italia che trasmetteva da Praga ed era seguita in molte parti d'Europa da emigranti italiani. La stagione più calda, quella del '68 e poi dell'autunno del '69, della strage di Piazza Fontana e dei fatti che seguirono nei primi anni '70, Curzi la seguì da vice direttore di Paese Seraà.

NEGLI ANNI SETTANTA L'IMPEGNO CON LA TV - Dalla metà degli anni '70 arriva l'impegno con la televisione: entra infatti in Rai nel 1975 con un bando di concorso indetto per l'assunzione di giornalisti di «chiara fama» disposti a lavorare come redattori ordinari e comincia dal Gr1 diretto da Sergio Zavoli. Nel '76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, dà vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste "scopre" Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma Samarcanda.

TG3, IMPRONTA INCONFONDIBILE - Diventa direttore del Tg3 nel 1987 dando al telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che dà voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica. Soprannominato per questo, dagli avversari politici, «Telekabul» (dalla capitale dell'Afghanistan occupata dall'Urss negli anni '70), il Tg3 cresce in spettatori (da poco più di 300 mila ai 3 milioni del '91) e autorevolezza.

COMUNISTA E ANTIFASCISTA CONVINTO - Nel '92 pubblica con Corradino Mineo il libro «Giù le mani dalla Tv» (Sperling e Kupfer) e nel '93, in contrasto con il nuovo consiglio d'amministrazione della cosiddetta Rai dei professori (direttore generale Gianni Locatelli e presidente Claudio Demattè), si dimette. Passa prima a dirigere il Tg dell'allora Tele Montecarlo e poi, dal 1998 al 2005, dirige Liberazione. 
Sandro Curzi con la moglie Bruna Bellonzi (Guaitoli)
Dal 2005, eletto con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, era consigliere d'amministrazione della Rai di cui per tre mesi è stato anche presidente in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli. Comunista e antifascista convinto, politico abile, Curzi si è spesso distinto per posizioni non banali e non sempre in linea con i diktat di partito: basti pensare alle aperture, allora non scontate, del suo Tg3 alle posizioni di Papa Giovanni Paolo II o, più di recente in Rai, all'astensione sulla proposta di licenziamento del direttore di Rai fiction, Agostino Saccà. Tra le sue esperienze va ricordata nel '94 la pubblicazione del libro «Il compagno scomodo» (Mondadori) e nel '95 una curiosa partecipazione al Festival di Sanremo dove canta nel gruppo «La riserva indiana» col nome, palesemente autoironico per chi era stato soprannominato Kojak, di grande capo Vento nei Capelli, eseguendo la canzone «Troppo sole». Era sposato dal 1954 con Bruna Bellonzi, anch'essa giornalista. Era padre di Candida Curzi, giornalista dell'Ansa.

22 novembre 2008
da corriere.it
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 22, 2008, 12:06:53 pm »

2008-11-22 10:03

Curzi, dalla Resistenza a Telekabul


Resistente a 13 anni, comunista iscritto già a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Alessandro Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidità, alle idee di gioventù passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni '90. Il suo impegno politico si e' svolto all'interno dei mass media, dal primo articolo, quando era ancora adolescente, sull'Unità "clandestina" per raccontare l'assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini, al ruolo di capo redattore nel mensile della Fgci 'Gioventu' nuovà, diretto da Enrico Berlinguer, fino alla vice direzione di Paese Sera, alla direzione del Tg3 e a quella di Liberazione.

Curzi ottenne nel 1944, nonostante la minore età, la tessera del Pci. Tra il '47 e il '48 lavora al settimanale 'Pattuglia' insieme a Gillo Pontecorvo e, nel '49, a la 'Repubblica d' Italià fino a diventare capo redattore di 'Gioventu' nuovà, diretta da Enrico Berlinguer. Inviato nel '51 nel Polesine per raccontare le conseguenze dell'alluvione, vi rimane come segretario della Fgci. Nel '56 fonda 'Nuova generazioné e nel '59 passa all'Unità, organo del Pci per il quale l'anno successivo viene inviato in Algeria per seguire la fasi dell'indipendenza. Lì intervista il capo del Fronte di Liberazione Ben Bellah. Dopo essere stato direttore dell'Unità, nel 1964 diventa responsabile stampa e propaganda della direzione del Pci. Negli anni '60 collabora fra l'altro alla crescita della radio 'Oggi in Italia' che trasmetteva da Praga ed era seguita in molte parti d'Europa da emigranti italiani.

La stagione più calda, quella del '68 e poi dell'autunno del '69, della strage di Piazza Fontana e dei fatti che seguirono nei primi anni '70, Curzi la seguì da vice direttore di 'Paese Sera'. Dalla metà degli anni '70 arriva l'impegno con la televisione: entra infatti in Rai nel 1975 con un bando di concorso indetto per l'assunzione di giornalisti di 'chiara fama' disposti a lavorare come redattori ordinari e comincia dal Gr1 diretto da Sergio Zavoli. Nel '76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, da' vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste 'scopre' Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma 'Samarcanda'.

Diventa direttore del Tg3 nel 1987 dando a quel telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che dà voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica. Soprannominato per questo, dagli avversari politici, 'Telekabul' (dalla capitale dell'Afghanistan occupata dall'Urss negli anni '70), il Tg3 cresce in spettatori (da poco piu' di 300 mila ai 3 milioni del '91) e autorevolezza.

Nel '92 pubblica con Corradino Mineo il libro 'Giu' le mani dalla Tv' (Sperling e Kupfer) e nel '93, in contrasto con il nuovo consiglio d'amministrazione della cosiddetta Rai dei professori (direttore generale Gianni Locatelli e presidente Claudio Dematté), si dimette. Passa prima a dirigere il Tg dell'allora Tele Montecarlo e poi, dal 1998 al 2005, dirige Liberazione. Dal 2005, eletto con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, era consigliere d'amministrazione della Rai di cui per tre mesi è stato anche presidente in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli. Comunista e antifascista convinto, politico abile, Curzi si é spesso distinto per posizioni non banali e non sempre in linea con i diktat di partito: basti pensare alle aperture, allora non scontate, del suo Tg3 alle posizioni di Papa Giovanni Paolo II o, più di recente in Rai, all'astensione sulla proposta di licenziamento del direttore di Rai fiction, Agostino Saccà.

Tra le sue esperienze va ricordata nel '94 la pubblicazione del libro 'Il compagno scomodò (Mondadori) e nel '95 una curiosa partecipazione al Festival di Sanremo dove canta nel gruppo 'La riserva indianà col nome, palesemente autoironico per chi era stato soprannominato Kojak, di grande capo Vento nei Capelli, eseguendo la canzone 'Troppo sole'. Era sposato dal 1954 con Bruna Bellonzi, anch'essa giornalista. Era padre di Candida Curzi, giornalista dell'ANSA. 

da ansa.it
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« Risposta #2 inserito:: Novembre 22, 2008, 12:07:41 pm »

GENTILONI: «PROTAGONISTA DELLA DEMOCRAZIA»

«Addio a Curzi, maestro di giornalismo»

Il direttore generale della Rai Cappon:«Voce lucida e coerente».

Gasparri: «È stato un uomo sanamente di parte»
 
 
ROMA- «L'Italia perde un maestro di giornalismo, una voce critica, lucida, coerente»: così il direttore generale della Rai, Claudio Cappon ricorda Sandro Curzi il giornalista morto sabato mattina a Roma. «La Rai perde uno dei suoi protagonisti - continua Cappon -, un professionista che ha contribuito a fare la storia dell'Azienda che se oggi è ancora un punto di riferimento per gli italiani lo deve anche a lui». «Come direttore del Tg3 - ricorda ancora Cappon - Sandro Curzi ha creato e imposto all'attenzione del pubblico un nuovo modo di fare giornalismo televisivo. Come Consigliere d'Amministrazione si è sempre battuto per il fondamentale ruolo del Servizio Pubblico anche se non ha mai risparmiato critiche quando le riteneva necessarie». A Cappon fa eco Paolo Gentiloni, coordinatore area comunicazione del Pd: «Con la scomparsa di Sandro Curzi perdiamo un protagonista della democrazia e dell'informazione. Spirito libero, uomo di sinistra, inventore di una bella stagione dell'informazione televisiva».

«UOMO SANAMENTE DI PARTE» - Apprezzamento alla figura di Curzi anche da parte del presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri.
«È stato un uomo sanamente di parte. In un'epoca piena di ipocrisie ha sempre scelto una orgogliosa e convinta appartenenza che non gli ha impedito di rispettare i suoi avversari politici, anche i più distanti dalle sue idee».


22 novembre 2008
da corriere.it
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« Risposta #3 inserito:: Novembre 22, 2008, 12:09:07 pm »

Il ricordo e il cordoglio del mondo politico e giornalistico


«Con la scomparsa di Sandro Curzi l'Italia perde un maestro di giornalismo, una voce critica, lucida, coerente»: lo dice il direttore generale della Rai, Claudio Cappon.  «La Rai perde uno dei suoi protagonisti - continua Cappon -, un professionista che ha contribuito a fare la storia dell'Azienda che se oggi è ancora un punto di riferimento per gli italiani lo deve anche a lui».

 Sandro Curzi, ricorda Cappon, « ha avuto un vero amore per la Rai e ha lavorato per l'Azienda dedicandole fino all'ultimo, tempo e energie con la sua caratteristica e straordinaria passione. Come direttore del Tg3 ha creato e imposto all'attenzione del pubblico un nuovo modo di fare giornalismo televisivo. Come Consigliere d'Amministrazione si è sempre battuto per il fondamentale ruolo del Servizio Pubblico anche se non ha mai risparmiato critiche quando le riteneva necessarie».

«Per me - conclude Cappon - , come Direttore Generale, è stato un punto di riferimento e confronto. Mi ritengo fortunato di essermi potuto giovare della ricchezza della sua esperienza e della schietta dialettica con cui abbiamo affrontato insieme i tanti passaggi critici della vita di questa Azienda».

«Con la scomparsa di Sandro Curzi perdiamo un protagonista della democrazia e dell'informazione. Spirito libero, uomo di sinistra, inventore di una bella stagione dell'informazione televisiva, Sandro Curzi mancherà a tutti noi». Così, Paolo Gentiloni, coordinatore area comunicazione del Pd, ricorda Sandro Curzi.

E parole di cordoglio arrivano anche dagli "avversari politici" come Maurizio Gasparri. «Sandro Curzi è stato un uomo sanamente di parte. In un'epoca piena di ipocrisie ha sempre scelto un'orgogliosa e convinta appartenenza che non gli ha impedito di rispettare i suoi avversari politici, anche i più distanti dalle sue idee».

Così sottolinea il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri nel ricordare l'ex direttore del Tg3.  «Anche tra le polemiche -aggiunge Gasparri- ha creato una vera scuola di giornalismo e un moderno approccio nella comunicazione televisiva». «Lo ricordo con sincero rimpianto, memore di tante occasioni di confronto pubblico e privato, talvolta aspro, spesso concorde, sempre sincero e ricco di stima reciproca. Ha attraversato una lunga epoca, vivendone dall'interno anche i drammi e le contraddizioni. Ma con grande passione e intelligenza. Requisiti non comuni che hanno fatto di Sandro Curzi un protagonista che ricordo con commozione e amicizia», conclude Maurizio Gasparri.

«Con Sandro Curzi scompare un grande professionista dell'informazione e un uomo che ha fatto della coerenza delle sue idee l'elemento distintivo di una vita». Lo afferma il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani ricordando il consigliere di amministrazione della Rai.  «La sua voce critica e le sue posizioni talvolta anche scomode sono state un prezioso contributo nella crescita del servizio radiotelevisivo pubblico e un arricchimento per chi come me - continua Romani - ha avuto la fortuna, pur nella diversità delle idee, di potersi confrontare con spirito di lealtà e di reciproco rispetto».


22 Nov 2008   

da www.unita.it
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« Risposta #4 inserito:: Novembre 22, 2008, 12:10:02 pm »

Curzi, una vita per la sinistra: dall'Unità clandestina a Telekabul


Resistente a 13 anni, comunista iscritto già a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Alessandro Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidità, alle idee di gioventù passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni '90.

Il suo impegno politico si è svolto all'interno dei mass media, dal primo articolo, quando era ancora adolescente, sull'Unità «clandestina» per raccontare l'assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini, al ruolo di capo redattore nel mensile della Fgci "Gioventù nuova", diretto da Enrico Berlinguer, fino alla vice direzione di Paese Sera, alla direzione del Tg3 e a quella di Liberazione.

Curzi ottenne nel 1944, nonostante la minore età, la tessera del Pci. Tra il '47 e il '48 lavora al settimanale "Pattuglia" insieme a Giulio Pontecorvo e, nel '49, a la "Repubblica d' Italia" fino a diventare capo redattore di "Gioventù nuova", diretta da Enrico Berlinguer.

Inviato nel '51 nel Polesine per raccontare le conseguenze dell'alluvione, vi rimane come segretario della Fgci. Nel '56 fonda "Nuova generazione" e nel '59 passa all'Unità, organo
del Pci per il quale l'anno successivo viene inviato in Algeria per seguire la fasi dell'indipendenza. Lì intervista il capo del Fronte di Liberazione Ben Bellah.

Nel 1964 diventa responsabile stampa e propaganda della direzione del Pci. Negli anni '60 collabora fra l'altro alla crescita della radio "Oggi in Italia" che trasmetteva da Praga ed era seguita in molte parti d'Europa da emigranti italiani.

La stagione più calda, quella del '68 e poi dell'autunno del '69, della strage di Piazza Fontana e dei fatti che seguirono nei primi anni '70, Curzi la seguì da vice direttore di "Paese Sera".

Dalla metà degli anni '70 arriva l'impegno con la televisione: entra infatti in Rai nel 1975 con un bando di concorso indetto per l'assunzione di giornalisti di "chiara fama" disposti a lavorare come redattori ordinari e comincia dal Gr1 diretto da Sergio Zavoli.

Nel '76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, dà vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste "scopre" Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma "Samarcanda".

Diventa direttore del Tg3 nel 1987 dando a quel telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che dà voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica.

Soprannominato per questo, dagli avversari politici, "Telekabul" (dalla capitale dell'Afghanistan occupata dall'Urss negli anni '70), il Tg3 cresce in spettatori (da poco più di 300 mila ai 3 milioni del '91) e autorevolezza. Nel '92 pubblica con Corradino Mineo il libro "Giù le mani dalla Tv" (Sperling e Kupfer) e nel '93, in contrasto con il nuovo consiglio d'amministrazione della cosiddetta Rai dei professori (direttore generale Gianni Locatelli e presidente Claudio Demattè), si dimette.

Passa prima a dirigere il Tg dell'allora Tele Montecarlo e poi, dal 1998 al 2005, dirige Liberazione. Dal 2005, eletto con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, era consigliere d'amministrazione della Rai di cui per tre mesi è stato anche presidente in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli.

Comunista e antifascista convinto, politico abile, Curzi si è spesso distinto per posizioni non banali e non sempre in linea con i diktat di partito: basti pensare alle aperture, allora non scontate, del suo Tg3 alle posizioni di Papa Giovanni Paolo II o, più di recente in Rai, all'astensione sulla proposta di licenziamento del direttore di Rai fiction, Agostino Saccà.

Tra le sue esperienze va ricordata nel '94 la pubblicazione del libro "Il compagno scomodo" (Mondadori) e nel '95 una curiosa partecipazione al Festival di Sanremo dove canta nel gruppo "La riserva indiana" col nome, palesemente autoironico per chi era stato soprannominato Kojak, di grande capo Vento nei Capelli, eseguendo la canzone "Troppo sole".

Era sposato dal 1954 con Bruna Bellonzi, anch'essa giornalista. Era padre di Candida Curzi, giornalista dell'ANSA.


22 Nov 2008   
 
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« Risposta #5 inserito:: Novembre 22, 2008, 12:11:11 pm »

Aveva 78 anni, ed era malato da tempo.

Militante del Partito Comunista e poi di Rifondazione Comunista, è stato caporedattore dell'Unità e ha diretto Liberazione

E' morto Sandro Curzi storico direttore del TG3

 
ROMA - E' morto questa mattina a Roma dopo una lunga malattia Sandro Curzi. Aveva 78 anni, essendo nato a Roma il 4 marzo 1930. Militante del Partito comunista, poi di Rifondazione comunista con Fausto Bertinotti, Curzi è stato storico direttore del Tg3 alla fine degli anni '80, poi direttore del quotidiano di Rifondazione Comunista "Liberazione". Attualmente era consigliere d'amministrazione della Rai.

Resistente a 13 anni, comunista iscritto già a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Alessandro Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidità, alle idee di gioventù passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni '90.

Il suo impegno politico si è svolto all'interno dei mass media, dal primo articolo, quando era ancora adolescente, sull'Unità "clandestina" per raccontare l'assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini, al ruolo di capo redattore nel mensile della Fgci 'Gioventù nuova', diretto da Enrico Berlinguer, fino alla vice direzione di Paese Sera, alla direzione del Tg3 e a quella di Liberazione.

Inviato nel '51 nel Polesine per raccontare le conseguenze dell'alluvione, vi rimane come segretario della Fgci. Nel '56 fonda 'Nuova generazione' e nel '59 passa all'Unità, organo del Pci per il quale l'anno successivo viene inviato in Algeria per seguire la guerra di indipendenza.
Lì intervista il capo del Fronte di Liberazione Ben Bellah.

Dopo essere stato caporedattore dell'Unità, nel 1964 diventa responsabile stampa e propaganda della direzione del Pci. Negli anni '60 collabora fra l'altro alla crescita della radio 'Oggi in Italia' che trasmetteva da Praga ed era seguita in molte parti d'Europa da emigranti italiani. La stagione più calda, quella del '68 e poi dell'autunno del '69, della strage di Piazza Fontana e dei fatti che seguirono nei primi anni '70, Curzi la seguì da vice direttore di Paese Sera.

Dalla metà degli anni '70 arriva l'impegno con la televisione: entra infatti in Rai nel 1975 con un bando di concorso indetto per l'assunzione di giornalisti di 'chiara fama' disposti a lavorare come redattori ordinari e comincia dal Gr1 diretto da Sergio Zavoli.
Nel '76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, dà vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste 'scopre' Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma 'Samarcanda'.

Diventa direttore del Tg3 nel 1987 dando a quel telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che dà voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica.
Soprannominato per questo, dagli avversari politici, 'Telekabul' (dalla capitale dell'Afghanistan occupata dall'Urss negli anni '70), il Tg3 cresce in spettatori (da poco più di 300 mila ai 3 milioni del '91) e autorevolezza.

Nel '92 Curzi pubblica con Corradino Mineo il libro 'Giù le mani dalla Tv' (Sperling e Kupfer) e nel '93, in contrasto con il nuovo consiglio d'amministrazione della cosiddetta Rai dei professori (direttore generale Gianni Locatelli e presidente Claudio Demattè), si dimette.

Passa prima a dirigere il Tg dell'allora Tele Montecarlo e poi, dal 1998 al 2005, dirige Liberazione. Dal 2005, eletto con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, diventa consigliere d'amministrazione della Rai di cui per tre mesi è stato anche presidente in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli.

Tra le sue esperienze va ricordata nel '94 la pubblicazione del libro 'Il compagno scomodo' (Mondadori) e nel '95 una curiosa partecipazione al Festival di Sanremo dove canta nel gruppo 'La riserva indiana' col nome, palesemente autoironico per chi era stato soprannominato Kojak, di grande capo Vento nei Capelli, eseguendo la canzone 'Troppo sole'.

(22 novembre 2008)
da repubblica.it
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« Risposta #6 inserito:: Novembre 22, 2008, 12:12:11 pm »

2008-11-22 10:08

Alla Rai, tra attaccamento e indipendenza

di Angela Majoli


ROMA - "Un giornale non é niente se non riesce ogni giorno a discutere con il suo pubblico". E' il 20 ottobre del 1993: in un lungo editoriale, in onda nell'edizione delle 19, Sandro Curzi, scomparso oggi a 78 anni, annuncia ai telespettatori le sue dimissioni dal Tg3, che dirige da sei anni. Poi aggiunge: "Non avremmo potuto tener testa alle pressioni di politici arroganti e alle invidie di intellettuali saccenti, se non avessimo avuto dietro la Rai, di cui si parla spesso ma a sproposito". E ancora: "Nessuno ha mai potuto chiuderci per decreto. Nessuno mai ha potuto dirmi: 'Caro Curzi, all'editore non piace che tu dia la parola ai pensionati o agli operai in cassa integrazione, e quindi o cambi strada o si chiudé".

   L'attaccamento all'azienda, dunque, ma anche l'orgoglio dell'autonomia dell'informazione e la consapevolezza di aver creato un modo diverso di fare giornalismo televisivo, offrendo il microfono alle piazze e non solo alle voci del Palazzo, caratterizzano la prima fase dell'esperienza a Viale Mazzini di Curzi. La nomina di Curzi al Tg3, nel marzo del 1987, coincide con la divisione della testata nazionale da quella regionale (l'attuale Tgr). Prima di allora il tg poteva contare su uno share piuttosto basso, tra il 2 e il 3%; quando Curzi lascia, il tg è arrivato a sfiorare il 20% e ha 'accompagnato' un'Italia semrpe più insofferente della Prima Repubblica che segue con crescente interessse le vidende di Tangentopoli e e i grandi attentati di mafia del 1992.

   La nomina di Curzi è una scelta interna: dal 1979 al 1987 era stato infatti condirettore prima di Biagio Agnes (che poi ha assunto la direzione generale dell'azienda) e poi di Luca di Schiena. Il Tg3 di Curzi è tra i notiziari quello che forse dà più voce alle opposizioni: trovano spazio prima il Pci e poi il Pds, Rifondazione Comunista, la Lega e la Rete, ma anche a destra il Movimento Sociale. Ma soprattutto trovano spazio le lotte sociali, il movimentiamo, la gente e la Piazza, protagonista principale di Samarcanda prima - con una formula mutuata dalle conferenze delle sezioni comuniste degli anni '50 con il microfono che girava fra i militanti - e poi de Il rosso e il nero, entrambi condotti da Michele Santoro.

   La storia del Tg3 di Curzi e' quella delle lunghe dirette: per la prima per la prima volta un giornale della televisione apre con una copertina (il fatto del giorno con i relativi commenti) e per la prima volta un tg nazionale, in occasione di avvenimenti di particolare rilevanza, viene fatto nelle sedi regionali (é il caso della stragi di Capaci e di via D'Amelio). E' anche un tg che cerca formule nuove, per esempio il gemellaggio Roma-Milano per l'edizione delle 14.30 e Roma-New York per quella delle 22.30.

   I detrattori accusano il Tg3 di fare un'informazione troppo militante, qualcuno lo battezza Telekabul. Ma Curzi, nel suo ultimo editoriale, rifiuta la tesi secondo la quale il suo telegiornale sia stato "un fortino compatto e un po' fazioso". "Non è vero: qui ci sono tante teste e tante idee, giornalisti che discutono per ore, ma che poi sono uniti nello sforzo di informare". Lasciata la Rai, per Curzi si apre subito l'avventura di Telemontecarlo, dove viene chiamato a dirigere le news: qualcuno parla del progetto Telesogno, lanciato da Maurizio Costanzo e Santoro.

   L'esperienza si chiude però tre anni dopo con la vendita dell'emittente a Vittorio Cecchi Gori, che licenzia il giornalista. Curzi fa ancora tv come editorialista per il Maurizio Costanzo show e nel 1996 torna a Viale Mazzini, con un contratto su Raiuno per condurre I grandi processi insieme a Franca leosini. Dopo sei anni alla guida di Liberazione, il 17 maggio 2005 entra nel consiglio di amministrazione della Rai, nominato dalla commissione di Vigilanza in base alle nuove norme della legge Gasparri.

   Da consigliere anziano, guida l'azienda in attesa della nomina del presidente, che sarà poi Claudio Petruccioli (dopo che finiranno 'bruciate' le candidature di Andrea Monorchio e Giulio Malgara). Curzi non si sottrae al ruolo: sono i giorni dell'accordo triennale di massima con Endemol per Affari tuoi e soprattutto dell'acquisizione dei diritti dei Mondiali di calcio 2010 e 2014 e della Champions League.

   Anche in questi anni, che vedono come sempre il suo impegno in difesa dell'autonomia dell'informazione, della libertà di satira, dei programmi di interesse sociale, Curzi rivendica la propria indole di uomo-azienda: "Un cda non può funzionare se i consiglieri si mettono gli elmetti e le casacche di partito. Bisogna condividere uno spirito aziendale, per poi magari dividersi su singoli aspetti. Ma non fare del cda un parlamentino rissoso". Ma fa anche scelte controcorrente: per esempio quella di astenersi sulla proposta del direttore generale Claudio Cappon di licenziare Agostino Saccà. 

da ansa.it
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« Risposta #7 inserito:: Novembre 22, 2008, 12:13:08 pm »

Santoro: «se ne va un paersona rara»

Curzi, il cordoglio di Napolitano «Sono addolorato, perdo un amico»

Il dg Rai Cappon:«Voce lucida e coerente». Gasparri: «È stato un uomo sanamente di parte»
 
 
ROMA - La notizia della scomparsa di Sandro Curzi«mi colpisce e addolora»: così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esprime il suo cordoglio per la morte del giornalista voce storica della sinistra. «Curzi - ha aggiunto il capo dello Statp - è stato uomo di schietta passione politica e di sempre viva non comune cordialità umana». «A Bruna Bellonzi - ha aggiunto il presidente - e a tutti i familiari esprimo la mia affettuosa partecipazione e quella di mia moglie Clio nel segno di una antica amicizia».

RAI IN LUTTO - «L'Italia perde un maestro di giornalismo, una voce critica, lucida, coerente»: così il direttore generale della Rai, Claudio Cappon ricorda Curzi. «La Rai perde uno dei suoi protagonisti - continua Cappon -, un professionista che ha contribuito a fare la storia dell'Azienda che se oggi è ancora un punto di riferimento per gli italiani lo deve anche a lui». «Come direttore del Tg3 - ricorda ancora Cappon - Sandro Curzi ha creato e imposto all'attenzione del pubblico un nuovo modo di fare giornalismo televisivo. Come Consigliere d'Amministrazione si è sempre battuto per il fondamentale ruolo del Servizio Pubblico anche se non ha mai risparmiato critiche quando le riteneva necessarie».

SANTORO: «LEGATI DA UNA SOLIDARIETÀ QUASI DI SANGUE»- Commosso il ricordo di Michele Santoro: «Con Sandro Curzi se ne va una persona rara» ha detto il giornalista Rai che con l'ex direttore del Tg3 ha condiviso tra l'altro l'esperienza storica di Samarcanda. Ma è dagli ultimi giorni di Curzi che parte il ricordo di Santoro: «Mi aveva chiamato dall'ospedale dove era ricoverato - racconta il conduttore di Annozero - dopo una delle mie trasmissioni più riuscite, quella dedicata ai giovani e alla scuola, per farmi i complimenti. Gli avevo chiesto di poter andare a fargli visita, ma ha preferito farmi andare a casa: sono stato da lui il giorno prima dell'ultima puntata di Annozero. La sensazione che ho provato - sottolinea Santoro - è stata quella di trovarmi davanti a una persona straordinaria. "Michele, stavolta non ce la farò", ha detto, ma poi si è messo a conversare con me di politica, della Rai, dei temi tipici delle nostre normali chiacchierate, con una allegria incredibile data la situazione». «Così - continua Santoro - siamo tornati al nostro abituale rapporto, che non è stato quello tra un padre e un figlio, come forse si potrebbe immaginare, ma tra un fratello maggiore e uno un po' più piccolo, un rapporto perciò fatto di grande solidarietà, ma anche pieno di conflitti, di scontri fortissimi che però non hanno mai compromesso la nostra solidarietà quasi di sangue».

«UOMO SANAMENTE DI PARTE» - Cordoglio bipartisan del mondo politico. Con Sandro Curzi «se ne va un vecchio amico, un giornalista di razza, un uomo coraggioso e ironico che aveva percorso nella sua vita un grande tratto della storia della sinistra italiana» ha detto il leader Pd Walter Veltroni.
Per il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri Curci «è stato un uomo sanamente di parte. In un'epoca piena di ipocrisie ha sempre scelto una orgogliosa e convinta appartenenza che non gli ha impedito di rispettare i suoi avversari politici, anche i più distanti dalle sue idee». «Con la scomparsa di Sandro Curzi perdiamo un protagonista della democrazia e dell'informazione» ha detto Paolo Gentiloni, coordinatore area comunicazione del Pd. «Ho sentito di primo mattino la radio che annunciava la morte di Sandro Curzi e sono rimasto malissimo - racconta il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti. Ero abituato a vederlo il sabato e la domenica a Fregene perché pranzavamo nello stesso ristorante. Si divertiva a vedere le partite a scopetta tra me e il proprietario del ristorante». «Mi stringo alla famiglia di Sandro Curzi nel dolore per la sua scomparsa. Con lui scompare un grande giornalista, una voce acuta e attenta, un uomo della sinistra. La sua voce e la sua vitalità ci mancheranno» ha detto il capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro.

22 novembre 2008
da corriere.it
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« Risposta #8 inserito:: Novembre 22, 2008, 10:44:27 pm »

2008-11-22 13:06

Il ricordo della figlia Candida, giornalista ANSA

PADRE E MAESTRO, TRA KOJAK E COMPAGNO SCOMODO

di Candida Curzi



ROMA - Kojak, per via della pelata, o 'il compagno scomodo', dal titolo del libricino scritto nel '96 per raccontare quella che sembrava la fine dell'avventura in Rai, quando il Cda dei 'professori' decise la fine della sua direzione del Tg3.

Era imprevedibile, allora, che Sandro Curzi in Rai sarebbe tornato, nel maggio 2005, seppure non da giornalista ma da editore, seduto nel cda, facente funzioni di presidente per i primi mesi. Il cda del quale ancora fino ad oggi ha fatto parte, continuando, anche quando le forze erano esaurite e la voce appena un filo, a chiedere, a voler essere aggiornato su quanto accadeva in commissione di vigilanza, leggendo ogni mattina sul cellulare gli ascolti del giorno precedente. Sandro Curzi era nato a Roma, in una famiglia benestante, il 4 marzo del 1930.

Ma si era buttato nella vita, dalla resistenza armata al nazifascismo alla politica ed al giornalismo, con un anticipo che, alla fine, gli faceva dire di aver più dei 78 anni anagrafici, almeno cinque-sei anni di più che si facevano sentire, ma convinto ne fosse valsa comunque la pena perché così aveva "potuto vivere la storia del '900 quasi interamente''. Studente del liceo Tasso, era diventato amico fraterno di Citto Maselli, un legame mai interrotto in oltre mezzo secolo, ed aveva iniziato a frequentare le case di intellettuali antifascisti, come i Maselli, gli Scalfari, i Pirandello, poi, negli anni del liceo, Alfredo Reichlin, Luciana Castellina...

E' del '44 il suo primo articolo sull'uccisione per mano delle Brigate Nere di uno studente, Massimo Gizzi, per L'Unità clandestina che già distribuivano nella scuola con la complicità di un bidello. Sandro è studente ma già anche nella fila della resistenza armata. Da allora l'impegno politico ed il giornalismo sono stati la sua vita. A volte intrecciati strettamente, come negli anni di Nuova Generazione, di Oggi in Italia - prima radio libera che trasmetteva da Praga - o quando, chiamato ad occuparsi della stampa e propaganda di via delle Botteghe Oscure si inventò la prima 'velina' politica, Parcomit. Ma all'Unità, a Paese Sera, negli anni più recenti a Liberazione, nel dirigere quotidiani di partito e non, è stato soprattutto un giornalista. E il Tg3, Telekabul, è stata la creatura che ha amato di più e che ha creato un legame tra lui e la gente - il popolo dei tempi della tv- così forte che ancora oggi a distanza di quasi vent'anni da quando il Cda dei professori pose fine all'avventura, tanti lo fermavano per strada chiedendogli 'Direttore, quando ritorni?'.

A battezzare il Tg3 Telekabul fu un Giuliano Ferrara irritato dal corsivetto mandato in onda a conclusione del servizio sul congresso socialista dell'Ansaldo, che ironizzava sulla collocazione negli scantinati della postazione data al tg dei cattivi.

Un nomignolo che finì sulle prime pagine dei grandi giornali e gli regalò sette punti di share. Fu il tg che per primo raccontò quel nuovo partito nato al nord, la Lega, che a sorpresa aveva preso il 15 per cento dei voti a Sondrio; fu il tg che un sondaggio rivelò essere il preferito dai ragazzi del Fronte della Gioventù e ancora quello cui, durante la guerra del Golfo, si arrese un gruppo sbandato di iracheni incappato in una troupe che si era addentrata nel deserto. Fu il tg3 di Curzi che, all'indomani delle stragi mafiose del '92, trasferi' la redazione per una settimana a Palermo. Poi c'é stato il tg di Telemontecarlo, Liberazione e il Cda Rai fino ad oggi e insieme, sempre, la passione politica e civile.

Con le amarezze, in queste ultime settimane, di quanto accade in commissione di vigilanza, e l'allarme per le sorti dell'azienda. Ancora curioso di quel che accadeva anche quando non aveva più forza per camminare, ma aveva voluto essere alla manifestazione del Pd che sfilava ai fori imperiali e l'aveva salutato scandendo lo slogan 'Sandro sei uno di noi'. Guardando, con speranza, gli studenti dell'onda.

L'ultimo sguardo professionale all'America di Obama e insieme il rimpianto: "vorrei due anni ancora per vedere come se la cava". 

da ansa.it
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