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Autore Discussione: Blob Villari, frase per frase: dall'«ammuina» alla «sceneggiata»  (Letto 2972 volte)
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« inserito:: Novembre 20, 2008, 11:29:35 pm »

IL CASO VIGILANZA RAI

Blob Villari, frase per frase: dall'«ammuina» alla «sceneggiata»
 

 
MILANO - «Non assumerò decisioni in contrasto con quello che deciderà il mio partito». Così parlò Riccardo Villari, una settimana fa. Pochi minuti dopo il blitz della maggioranza in Vigilanza Rai, e l'elezione a sorpresa del senatore Pd alla presidenza, l'epatologo napoletano convertitosi alla politica aveva subito precisato che lui, di disobbedire a Veltroni, non ci pensava proprio.

Solo un'ora dopo, era stato lo stesso leader del Pd a tranquillizzare tutti: «Mi ha telefonato ora il senatore Villari, per comunicarmi che andrà dai presidenti di Camera e Senato per dimettersi». Insomma: un'ora di celebrità, e poi l'oblio? Macché. Villari, in barba alle richieste del suo partito, ha deciso invece di tirare avanti per la sua strada. Prima ha chiesto di incontrare Fini e Schifani (ma il presidente del Senato era a San Pietroburgo, quindi bisognava attendere qualche giorno) e poi ha assicurato che si sarebbe dimesso quando Pd e Pdl avessero trovato un nome condiviso.

Ebbene: quel nome è arrivato, è Sergio Zavoli. E Villari che fa? Si dimette? Neanche per sogno.

Convoca la commissione di Vigilanza Rai e annuncia di non voler abbandonare il suo incarico. Il Pd, nel frattempo, decide di espellerlo dal partito. Un vero e proprio tira e molla che ha alimentato la cronaca politica degli ultimi giorni. Ecco, frase per frase, le puntate più significative della "telenovela" sulla Vigilanza Rai.

13 NOVEMBRE

- Riccardo Villari è eletto presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai con i voti della maggioranza. Il senatore del Pd assicura: «Prendo atto dell'esito della votazione, ma non assumerò decisioni in contrasto con quello che deciderà il mio partito».

- Walter Veltroni (Pd): «Mi ha telefonato ora il senatore Villari, per comunicarmi che andrà dai presidenti di Camera e Senato per dimettersi».

- Mario Landolfi (Pdl): «Dopo Obama, ecco Villari Clinton».

14 NOVEMBRE -

Riccardo Villari: «Voglio svolgere un ruolo di garanzia e ricostruire un dialogo tra maggioranza e opposizione per giungere ad un nome su cui far convergere i propri voti. Solo allora formalizzerò le mie dimissioni».

- Massimo D'Alema (Pd): «Non ho dubbi che Villari si dimetterà».

- Francesco Cossiga (presidente emerito della Repubblica): «Villari? È un ex democristiano doc, che De Mita voleva sindaco di Napoli. E poi ha molti amici ex dc anche loro, passati a Forza Italia...».

- Clemente Mastella (Udeur): «Villari l'ho cresciuto io. È abile ma sfaticato».

15 NOVEMBRE

- Riccardo Villari annuncia un incontro con il suo segretario, Walter Veltroni: «Non chiedetemi cosa andrò a dirgli perché in queste ore vorrei parlare il meno possibile per tutelarmi. La mia linea è sempre quella che ho già detto. È chiaro che sto lavorando a una soluzione più avanzata, una regressione non avrebbe senso...».

17 NOVEMBRE

- Riccardo Villari: «Ho chiesto un incontro a Veltroni e gli dirò che, in presenza di una soluzione condivisa, le mie decisioni saranno conseguenti».

- Francesco Storace (La Destra): «Se Villari si dimette lo denunciamo per aver omesso il proprio dovere: ha l'obbligo di convocare la Vigilanza Rai per varare, finalmente, il regolamento per le elezioni in Abruzzo».

- Riccardo Villari dopo l'incontro con Veltroni: « «C'è stata qualche divergenza e ci siamo parlati con grande franchezza. Il Pd? È casa mia, non me ne vado».

- Paolo Gentiloni (Pd): «Villari ha un solo modo per confermare che è ancora la persona seria che ho conosciuto in questi anni: dimettersi. Anche se ammantata di cortesi motivazioni istituzionali, l'ammuina è sempre ammuina».

- Maurizio Gasparri (Pdl): «L'atteggiamento del presidente Villari mi sembra saggio e costruttivo e molto più equilibrato di quanti lo hanno vanamente aggredito dopo la sua più che legittima elezione avvenuta, lo ricordiamo, con voti di uno schieramento trasversale».

18 NOVEMBRE

- Intesa Pd-Pdl sul nome di Sergio Zavoli per la presidenza della Commissione di Vigilanza Rai. Riccardo Villari: «Pressioni inaudite».

19 NOVEMBRE

- Villari incontra Fini. «Dimissioni? Non turbiamo questo incontro istituzionale».

- Anna Finocchiaro (Pd): «Villari? Dovrebbe dimettersi domani».

- Barbara D'Urso (presentatrice tv): «Villari è stato il mio primo amore. Avevo 17 anni...».

20 NOVEMBRE

- Giorgio Merlo (Pd): «Oggi ci aspettiamo le dimissioni del senatore Villari: è un atto dovuto».

- Villari in commissione di Vigilanza Rai: «Zavoli? Nessuno mi ha detto niente. Io non lascio, i partiti facciano un passo indietro. Serve un atto di coraggio».

- Giovanna Melandri (Pd): «Trovo davvero stupefacente che il senatore Villari non abbia tenuto conto di un'intesa che a livello nazionale è ben nota. Bastava leggere i giornali...».

- Paolo Gentiloni (Pd): «Siamo in piena sceneggiata».

- Walter Veltroni (Pd): «Il comportamento di Villari è pazzesco».

Germano Antonucci
20 novembre 2008

da corriere.it
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 20, 2008, 11:30:31 pm »

IL PUNTO

Vigilanza, alla fine tutti sconfitti

di MARCO BRACCONI



 C'è Walter Veltroni, che definisce tutta la faccenda una farsa. C'è il centrodestra, che parla di clamoroso insuccesso del leader Pd. C'è un presidente (Zavoli) sul quale c'è accordo generale, ma che non viene eletto. C'è un presidente in carica (Villari) che invece viene attaccato ad alzo zero dal suo partito e osannato dagli avversari, che lo hanno votato. La domanda sorge spontanea: la politica italiana è impazzita? Un po' sì e un po' no.

Un po' sì perché a forza di schermaglie tattiche, bigliettini passati in tv, veti e blitz parlamentari, la distanza tra Palazzo e senso comune si fa sempre più ampia. Un po' no perché dietro alla questione della presidenza della commissione di Vigilanza c'è una questione di principio - i rapporti tra maggioranza e opposizione - e una di sostanza - il futuro assetto dei vertici Rai.

Villari, senatore di opposizione eletto dal Pdl per chiudere la controversia su Orlando, inviso ai berlusconiani, non si dimette. Malgrado l'intesa raggiunta tra Gianni Letta e Walter Veltroni sul nome di Zavoli. Per questo il leader del Pd sposta la sua attenzione da Villari al premier e dice che a questo punto "è un problema di Palazzo Chigi, che deve rispettare gli accordi". Perché se scende in campo il Cavaliere - dopo che l'hanno già fatto Fini e Schifani - i capigruppo Pdl e i loro vice non potranno che mollare anch'essi il senatore campano. Cosa che finora non hanno nemmeno cominciato a fare.

Poche parole di Casini lasciano capire perché la palla sta ritornando in queste ore a Berlusconi. Dice il leader Udc: "Nemmeno lui ha intenzione a creare una situazione ingovernabile in commissione". Il motivo è semplice. Se non si trova un accordo, quelli del Pd non partecipano ai lavori. E addio alla nomina dei nuovi vertici Rai. Bingo.

La commissione di Vigilanza, infatti, ha il potere di convocare audizioni e redigere informate relazioni alle Camere. Ma, in soldoni, il suo vero potere è il parere (vincolante) sul presidente di viale Mazzini. Per il quale servono due terzi dei componenti. Vale a dire 27 parlamentari. Se resta Villari e il Pd non partecipa ai lavori a quei 27 non ci si arriverà mai. Nemmeno aggiungendo ai deputati e senatori del Pdl quelli dell'Udc e il radicale Beltrami.

Ecco perché "il cerino" di San Macuto non è in mano solo a Veltroni, rimasto ingessato nella difesa di Leoluca Orlando e per questo attaccato nel suo stesso partito. Anche Berlusconi ha il suo cerino acceso in mano. E in qualche modo dovrà spegnerlo.

Come, non si sa, ma in qualche modo se ne uscirà. Lo dicono le voci dal Transatlantico e la logica politica. Ma con ancora tante incertezze in campo, la sola certezza che avanza è che da questa vicenda nessuno, proprio nessuno, possa uscire facendo una gran bella figura.

(20 novembre 2008)
da repubblica.it
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