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Autore Discussione: Clementina Forleo - «Ecco chi mi vuole far dare una lezione»  (Letto 6863 volte)
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« inserito:: Luglio 23, 2007, 07:35:39 pm »

Perché critico la Forleo
Stefano Passigli


Nella sua richiesta di stilizzazione delle intercettazioni telefoniche Clementina Forleo è incorsa non solo in alcune indebite forzature di linguaggio e in una palese sovradefinizione del proprio ruolo, ma anche nella definizione di ipotesi di reato che allo stato non sembrano rispondere alla realtà che emerge dalle intercettazioni di cui richiede l’utilizzo. Quanto al primo punto scrive la Forleo che i politici intercettati «appaiono non passivi ricettori di informazioni né personaggi animati da sana tifoseria ma consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata». Si potrebbe notare che, anziché richiedere l’utilizzo delle intercettazioni per verificare l’attendibilità di accuse avanzate dalla Procura, la Forleo parlando di «consapevoli complici» assume un ruolo di supplenza della Procura formulando ipotesi accusatorie non avanzate dall’accusa, con ciò esulando da quel ruolo di «terzietà» tra Procura e difesa che l’ordinamento assegna all’ufficio del Gip.

Ma vi è ben di più di criticabile nel comportamento della Forleo di questa indebita invasione di campo. Stando alle notizie di stampa, i reati ipotizzati sarebbero infatti quelli di «aggiottaggio manipolativo e informativo» e di «insider trading». Ora per configurarsi come reato sia l’aggiottaggio che l’insider trading devono sostanziarsi in fatti reali. L’aggiottaggio deve consistere o in una manipolazione del mercato (ad esempio, attraverso massicce compravendite per far salire o scendere artatamente il valore di un titolo) o nella diffusione di notizie false atte a influenzare le quotazioni. Per avanzare con qualche fondamento l’ipotesi di aggiottaggio manipolativo la Forleo avrebbe dovuto interpellare la Consob che ha tutti gli strumenti per verificare l’andamento degli scambi (date, volumi, prezzi) di un certo titolo, e indicare se gli uomini politici in questione hanno massicciamente operato su tale titolo. Quanto all’aggiottaggio informativo, e cioè alla diffusione di notizie atte a influenzare l’andamento del mercato, l’ipotesi è nel caso in oggetto paradossale: da un lato, infatti, per provare l’esistenza di un concerto criminoso si richiede l’utilizzo di intercettazioni di telefonate private e dunque segrete, dall’altro si formula una ipotesi di aggiottaggio che per essere tale richiede la diffusione pubblica di informazioni false. Insomma, gli accusati cospiravano concertandosi in segreto o diffondevano alla luce del sole notizie false?

Altrettanta perplessità suscita l’ipotesi di «insider trading» in assenza di riscontro attraverso la Consob. Anche in questo caso il reato si sostanzia in un concreto comportamento di mercato: o i politici in questione hanno fatto uso di informazioni privilegiate per fare del trading sui titoli Unipol, Bnl, Antonveneta, Popolare di Lodi, Rcs, o non lo hanno fatto. La Consob ha gli elementi per rispondere. Le Procure che hanno ipotizzato il reato di insider trading a carico di Consorte non hanno ritenuto di estendere tale ipotesi ai politici. La Forleo nell’avanzare le richieste di utilizzo delle intercettazioni non sembra avere altri elementi, né si ha notizia che li abbia ricercati presso la Consob.

Pubblicato il: 23.07.07
Modificato il: 23.07.07 alle ore 7.52   
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 24, 2007, 10:43:28 am »

Assieme al ministro della Giustizia, è titolare dell'azione disciplinare

Pg della Cassazione chiede atti Forleo

Mario Delli Priscoli avrebbe deciso di acquisire le due ordinanze in cui si chiede l'autorizzazione a utilizzare le intercettazioni
 

ROMA - Il procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli avrebbe deciso di acquisire le due ordinanze con cui il gip di Milano Clementina Forleo ha chiesto alle Camere l'autorizzazione a utilizzare 68 telefonate intercettate tra sei parlamentari e alcuni indagati nelle inchieste sulle tentate scalate ad Antonveneta, Bnl e Rcs. Il pg della Cassazione, assieme al ministro della Giustizia, è titolare dell'azione disciplinare.

IL MINISTRO - L'acquisizione degli atti, oltre che dal pg della Suprema Corte, è stata chiesta l'altro giorno anche dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Una volta ricevuti gli atti da Milano, gli uffici del ministero li valuteranno per verificare se siano state compiute «abormità» tali da far rischiare al gip Forleo un'azione disciplinare.

LE ANOMALIE - Tra i tecnici del ministero c'è chi sottolinea due possibili anomalie: nel chiedere l'autorizzazione al Parlamento per l'uso di intercettazioni, il gip opera su istanza delle parti (la procura in questo caso) e quindi non potrebbe utilizzare gli atti per altri fini, come invece avrebbe fatto Clementina Forleo affermando che i parlamentari intercettati (ma non indagati) avrebbero partecipato al disegno criminoso e non ne sarebbero stati semplici spettatori. In secondo luogo, il gip sarebbe andata oltre chiamando in causa persone terze (i parlamentari, appunto), non indagate dalla procura, che è l'unica titolare dell'azione penale.

AZIONE DISCIPLINARE - Anche il pg della Cassazione farà la sua autonoma valutazione sulle due ordinanze del gip Forleo. Nel caso Delli Priscoli o Mastella dovessero ravvisare elementi per l'avvio di un'azione disciplinare, la questione arriverà all'attenzione del Csm che dovrà decidere in proposito.

23 luglio 2007
 
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 24, 2007, 10:44:14 am »

Il giudice

Ma Clementina non arretra «Resterò soggetta solo alla legge» 

 
MILANO — «Rimarrò soggetta, come sempre, solo alla legge». Risponde citando la Costituzione, il gip Clementina Forleo, alle richieste di replicare alle nuove accuse di aver sconfinato dai propri poteri. Ad alcuni suoi amici e colleghi (rifiutando invece commenti ai giornalisti) il gip dell'inchiesta sulle scalate del 2005 ha sottolineato almeno tre motivi per cui si sente sicura di poter difendere gli atti con cui ha definito «complici consapevoli» anche i parlamentari non indagati (o non ancora) dalla Procura. Primo: è la stessa legge Boato sull'immunità parlamentare a imporre al giudice di motivare perché ritiene penalmente rilevanti le intercettazioni delle telefonate tra i politici e gli indagati; e i giudici di Roma, nel caso Guzzanti-Scaramella, l'hanno già applicata proprio con l'anticipata trascrizione integrale dei colloqui.

Secondo: il gip non è un passacarte, ma un giudice delle indagini, per cui succede ogni giorno che dia indicazioni ai pm di modificare i reati o cambiare gli indagati, ad esempio nelle convalide degli arresti; anzi, il codice gli consente addirittura di ordinare l'«imputazione coatta», cioè di inquisire qualcuno che la Procura voleva assolvere. Terzo: le norme sull'immunità assegnano al Parlamento il potere di concedere o di negare l'utilizzo delle intercettazioni «per il procedimento», cioè contro tutti gli indagati presenti o futuri; la legge invece non prevede che siano i politici a scegliere chi sia indagabile e con quali prove; infatti la procura aveva chiesto di poter usare le intercettazioni non solo contro «gli indagati», ma anche per «altre persone» non ancora indagabili proprio perché mancano quelle prove. Le intercettazioni dovrebbero partire per Roma mercoledì, quando sarà finita la cancellazione delle cinque conversazioni che il gip Forleo ha giudicato non rilevanti.

24 luglio 2007

da corriere.it
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« Risposta #3 inserito:: Luglio 27, 2007, 09:55:53 pm »

POLITICA

In pubblico ostenta indifferenza, ma con gli amici si sfoga: troppe volte la legge non è uguale per tutti.

"Un magistrato non conosce mediazione"

La Forleo accusa gli ex colleghi "Hanno dimenticato la legge"

Il gip in trincea: in Italia chi ha coraggio non fa carriera

di DARIO CRESTO-DINA

 
MILANO - Clementina Forleo è allegra, nonostante sia diventata un bersaglio in movimento della politica. Ancora una volta. Dice che nella sua storia professionale le è capitato di sbagliare e che ha sempre accettato le critiche, anche le più pesanti "quando sono frutto di onestà intellettuale". Possiede una passione culturale e antica per i proverbi del Sud, la sua terra. Così, "c'è il dolce e c'è l'amaro", deve avere pensato ieri mattina, nell'ufficio al settimo piano del palazzo di giustizia di Milano. Ufficio Gip, giudice per le indagini preliminari. L'amaro è un calice difficile da mandare giù con un sorriso.

Ci sono le accuse di molti politici, ultime quelle di Piero Fassino che ha visto nella sua ordinanza espressioni da querela, attacco che lei liquida con un no comment. Poi c'è la quasi totale indifferenza dimostrata nei suoi confronti in questi giorni di bufera dall'associazione magistrati, ma la Forleo non aderisce ad alcuna corrente e quella stessa tessera di categoria a volte scotta nella sua borsa, tanto che qualche suo amico spesso la prega scherzando: "Non strapparla Clementina, non ancora...".

Infine ci sono le amnesie di professionisti che non dovrebbero permettersi mai l'alibi dell'oblio: "Mi spaventano quegli ex colleghi diventati parlamentari che fingono di non conoscere le leggi, oppure di averle dimenticate all'improvviso". Il dolce sono le molte telefonate di solidarietà ricevute, qualche fiore. "Eppoi ho apprezzato l'articolo di Franco Cordero su "Repubblica". Finalmente un insigne giurista, evidentemente disinteressato e imparziale, ha voluto sottolineare come la legge Boato consenta al giudice di intervenire anche d'ufficio e come il gip abbia comunque l'obbligo, in quanto pubblico ufficiale, di segnalare possibili indagati non ancora iscritti come tali. E possibili reati". Si sofferma in particolare su due parole: disinteressato, imparziale. E su una formula: anche d'ufficio. La legge, solo la legge.

Sono tempi difficili, una lunga estate calda come l'agosto di due anni fa quando, sempre lei, occupandosi di Fiorani, Fazio e degli altri compagni di merende, scrisse di "sistema istituzionale gravemente malato". Qui nel palazzone della giustizia milanese raccontano che la Forleo ha dovuto prendersi dieci giorni di ferie per concludere a casa l'ordinanza sulle intercettazioni dei politici di entrambi gli schieramenti con i protagonisti delle scalate Antonveneta e Bnl, ma giurano anche che questa ragazza più sopportata che amata su al settimo piano, gode invece del sostegno e della stima dell'intera procura, perché lei, come ha voluto precisare dopo l'intervento del presidente Napolitano al Csm, è una che "rimane soggetta, come sempre, solo alla legge".

Adesso Clementina è stanca, il due agosto andrà in ferie per un mese in Puglia dopo aver festeggiato, il trenta luglio, il primo anniversario di matrimonio. Un passo che è contenta di avere fatto, perché l'amore di Giuseppe le dà energia, le toglie l'ansia, lenisce ferite dolorose. Qualcuno le ha domandato di contare quelli che stanno dalla sua parte, di dire chi la sta difendendo. Ha risposto di non aver bisogno di essere protetta e che in questo momento delicato meglio di ogni cosa è il silenzio. Ma non si può sempre tacere. Prendiamo la questione dell'amica Giulia Bongiorno, per esempio, accreditata con ironia come sua portavoce. "Ma quale portavoce, è solo il mio avvocato. Purtroppo ormai succede che anche un giudice abbia bisogno di trovarsi un avvocato. Ho scelto Giulia non perché è una donna o perché è mia amica, ma semplicemente perché la ritengo in questo momento uno dei migliori penalisti italiani e le invidio la sua energia".

Clementina Forleo è stata educata con rigore e con rigore lavora. Un anno fa in un'intervista a Claudio Sabelli Fioretti per il Magazine del Corriere della Sera spiegò una sua regola fondamentale: "Ogni magistrato dovrebbe fare prima il poliziotto. Come ogni poliziotto dovrebbe fare prima l'immigrato. Come tutti i politici dovrebbero ricordarsi che i loro nonni sono stati a loro volta immigrati. Immigrati non si nasce. Lo si diventa per fame". Lei non lo dice, ma a palazzo la storia si conosce. Alcuni giorni or sono le hanno portato due borseggiatori rumeni per la convalida dell'arresto. I due uomini hanno sollevato la maglia e le hanno mostrato la schiena. Avevano profonde ferite verticali ancora rosse di sangue. Lei ha sì confermato l'arresto, ma li ha fatti fotografare e ha passato gli atti al pm perché indaghi su chi e come ha provocato quello scempio. La legge sopra tutto.

A chi la conosce bene, alle persone di cui si fida, Clementina Forleo spiega spesso che troppe volte, invece, la legge non è uguale per tutti. C'è un rapporto malato tra la giustizia e la politica, sia che si tratti del centrodestra sia che tocchi al centrosinistra. "Un magistrato - ripete sovente - , a differenza di un politico, non deve conoscere la mediazione e il compromesso. A meno che non voglia fare altro, a meno che non voglia venire meno ai suoi doveri costituzionali". Qui, al numero uno di via Freguglia, pm, giudici, avvocati e giornalisti si dividono tra l'amore e l'odio. La Clementina o è una rompicoglioni oppure un giudice coraggioso. Potesse, lei farebbe sue entrambe le definizioni. Nutre infatti un affetto e una straordinaria considerazione per Ilda Boccassini e ha apprezzato il coraggio dei colleghi Woodcock e De Magistris, anche se è purtroppo convinta che i coraggiosi (e a volte i rompicoglioni) vengono abbattuti inesorabilmente: "Chi ha coraggio non fa carriera".

Senza fare di tutte le erbe un fascio le piace spiegare che in questo paese, in quasi tutti i mestieri, va sempre più di moda un vecchio proverbio pugliese: Bada dò mmitti li pieti, tisse alli putaturi l'antieri. Guarda dove metti i piedi, raccomandò il capo dei contadini ai potatori. In Italia nessuno vuole rischiare di cadere dall'albero. E a chi le chiede: ma tu, Clementina, non ci tieni alla carriera? risponde: "Mai sognato di fare la soubrette o di darmi alla politica".

(26 luglio 2007) 

da repubblica.it
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« Risposta #4 inserito:: Ottobre 28, 2007, 05:24:14 pm »

IL VERBALE

«Ecco chi mi vuole far dare una lezione»

«Minacce legate alle inchieste sulle scalate»

DAL NOSTRO INVIATO


PESCARA — Un'escalation di minacce, pressioni e intimidazioni cominciate a suo dire da quando si occupa come giudice dell'indagine sulle scalate bancarie. Il gip Clementina Forleo snocciola «fatti allarmanti » nella denuncia fatta mercoledì ai carabinieri e punta il dito contro due magistrati di Brindisi. Quindi annuncia che esporrà altri casi «intimidatori o di pressione sul mio operato giurisdizionale — dichiara — ad opera di soggetti aventi rilievo istituzionale » e «connessi» alla inchiesta Unipol-Bnl. La goccia traboccante è l'arrivo di un proiettile. «La prossima volta sarà reale», era scritto nella lettera anonima identica a quella al pm di Catanzaro Luigi de Magistris. Il giudice parte dall'estate 2005 quando comincia a lavorare all'indagine come gip.

La procura di Milano indaga i banchieri Fiorani e Consorte, l'ex governatore di Bankitalia Fazio e alcuni parlamentari. Agli atti ci sono telefonate ricevute dal ministro D'Alema e da Fassino (non indagati) per le quali bisogna chiedere il via libera del Parlamento. Alla Forleo erano già arrivate lettere anonime quando si occupava del caso Daki, ma queste ora sono «più forti», non hanno il «carattere rozzo e innocuo» delle precedenti. Una la turba: «Preannunciava entro la fine dell'estate la morte di entrambi i miei genitori, che effettivamente morirono in un incidente stradale il 25 agosto 2005», tragedia che il gip considera una drammatica fatalità. Ne segue un'altra: «Se non fossi stata attenta analoga sorte sarebbe toccata a me e a mio marito». L'incidente era stato preceduto da un incendio «doloso» che aveva devastato l'azienda agricola e la villetta di famiglia a Francavilla Fontana (Brindisi). Al telefono di casa squilli e chiamate mute. Il magistrato si affida a un avvocato il quale vede trascorrere quasi due anni prima di ottenere un atto in cui si dice che erano arrivati solo alcuni tabulati su cui cercare l'autore delle chiamate. È firmato dal tenente dei carabinieri Pasquale Ferrari, segue le indagini e quando il giudice è a Francavilla si occupa della sua sicurezza. Il gip chiede spiegazioni sui ritardi con una telefonata dai «toni decisi e forti», ammette (Ferrari parlerà di offese, ndr) e presenta una denuncia.

«Appresi che questo scritto era pervenuto alla Procura di Brindisi» e che il pm aveva chiesto «l'archiviazione dicendo falsamente che dai tabulati non erano emerse telefonate », ma il gip di Brindisi dice no e ordina nuove indagini. Lo stesso giorno Clementina Forleo viene a sapere che un giornale locale aveva scritto che il tenente l'aveva denunciata: «Mi accusava di averlo aggredito e offeso telefonicamente». Un altro quotidiano aveva riportato i commenti del tenente che l'accusava di aver «preteso diritti e privilegi» e di «voler pilotare e dettare» l'inchiesta. Decide allora di rivolgersi al procuratore generale di Milano Mario Budini, al generale dei carabinieri Siazzu, e al prefetto di Milano Lombardi il quale la informa che a «spronare il tenente» erano stati «due magistrati». Un altro avvocato, Pasquale Fistetti, le racconta che il tenente, che pure avrebbe potuto presentare in caserma la querela, gli aveva chiesto di depositarla «in un giorno stabilito» e «su input di due magistrati di Brindisi, il dr. Santacaterina e tale Dr. Negro». Il legale confermerà davanti a testimoni aggiungendo che «il dottor Santacaterina aveva riferito al tenente che “bisognava darmi una lezione, perché stavo rompendo le scatole troppo”, perché date le loro inerzie potevano avere dei problemi. Avevano quindi concordato il testo della denuncia e avevano deciso insieme al Dr. Negro, amico di entrambi, che doveva pervenire in un certo giorno in modo che fosse il Dr. Negro a occuparsene ».

 La parte finale delle dichiarazioni riguarda l'episodio che vide protagonista il giudice l'8 luglio 2005, quando intervenne a Milano mentre due poliziotti arrestavano un immigrato a suo dire con modi violenti. Per questa vicenda la Forleo è stata querelata da due poliziotti per dichiarazioni rilasciate. Uno di quei poliziotti è stato poi «radiato dalla polizia per gravi fatti di maltrattamenti e lesioni ai danni di un cittadino peruviano». Il giudice solleva dubbi sull'operato dell'ex questore di Milano Scarpis che «non poteva non conoscere i trascorsi» dei due agenti, autorizzava la conferenza stampa e «mi deferiva al ministro della giustizia».

Giuseppe Guastella
28 ottobre 2007

da corriere.it
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« Risposta #5 inserito:: Novembre 08, 2007, 07:51:26 am »

In alcune intercettazioni iL LEADER DIESSINO avrebbe dato giudizi non lusinghieri su Fassino

Forleo: pg mi parlò dei timori di D'Alema

Il gip di Milano davanti al Csm avrebbe riferito di un colloquio amichevole con il pg di Milano Mario Blandini

 
ROMA - Emergono nuovi particolari sull'audizione del gip Clementina Forleo davanti ai giudici del Csm. Il giudice per le indagini preliminari avrebbe riferito di un colloquio amichevole nel corso del quale il procuratore generale di Milano Mario Blandini le avrebbe consigliato di essere prudente, cioè di depositare, come prevede la legge, solo le intercettazioni strettamente attinenti all'inchiesta sulle scalate bancarie. Facendole presente anche di essere venuto a conoscenza delle preoccupazioni del leader diessino Massimo D'Alema sull’esistenza tra i brogliacci di sue conversazioni personali con l’indagato Giovanni Consorte, nelle quali il presidente della Quercia si sarebbe lasciato andare a giudizi non proprio lusinghieri su alcuni compagni di partito, compreso Piero Fassino.

NESSUNA AZIONE DISCIPLINARE - Intanto il procuratore generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli, titolare dell'iniziativa disciplinare nei confronti dei magistrati ha fatto sapere che non è stata iniziata finora alcuna azione disciplinare nei confronti del gip Forleo. «Si vedrà» ha risposto ai giornalisti a margine del plenum del Csm all'indomani dell'audizione a Palazzo dei Marescialli del gip milanese, rimandando a un futuro non certo prossimo una decisione in tal senso.

L'AZIONE DISCIPLINARE - Un' audizione in cui la Forleo per tre ore ha chiarito alla prima Commissione le sue dichiarazioni riguardo la volontá di rinunciare alla scorta e riguardo presunte pressioni istituzionali ricevute mentre conduceva le indagini sulle scalate bancarie. Nel corso dell'audizione si è parlato delle pressioni che l'ex giudice istruttore, Ferdinando Imposimato, avrebbe paventato sul Procuratore generale della Cassazione, perchè avviasse l'azione disciplinare contro di lei.

«NIENTE LACRIME» - Sulla vicenda ha preso mercoledì la parola anche l'avvocato Giulia Bongiorno, parlamentare di An, che la gip Forleo ha scelto come proprio legale. «Durante l'audizione di ieri al Csm - ha precisato l'avvocato - la dottoressa Forleo ha chiarito di non aver reso dichiarazioni ai mezzi di informazione su pressioni o intimidazioni, da parte di soggetti istituzionali, dirette a interferire sulla sua funzione di giudice per le indagini preliminari». Giulia Bongiorno ha sottolineato che non ci sono state nè «ritrattazioni, nè lacrime». «Nel corso dell'audizione, la dottoressa Forleo ha avuto solo alcuni brevi momenti di commozione - ha evidenziato il legale - nel rievocare la ricezione di proiettili e lettere minatorie contro le persone dei genitori, quella del marito e sua, nonchè recenti messaggi allusivi a morti sospette di soggetti indagati in processi da lei trattati».

 «PRESSIONI E INTERFERENZE» - «Quanto all'effettiva esistenza delle pressioni o interferenze - ha detto ancora l'avvocato Bongiorno - la dottoressa Forleo ha precisato di aver riferito, il 5 novembre, i fatti a sua conoscenza all'autorità giudiziaria di Brescia competente a valutarne la rilevanza ed ha chiesto l'acquisizione del relativo verbale, nonchè la sospensione dell'audizione per confrontarsi con il proprio avvocato sulla possibilità di riferire al Csm i fatti oggetto delle dichiarazioni rese a Brescia. Ripresa l'audizione, la dottoressa Forleo ha esposto le circostanze già descritte a quella autorità giudiziaria». Quando saranno resi noti i verbali - dice ancora il legale del gip di Milano - «sarà agevole constatare che la dottoressa Forleo, innanzi all'autorità giudiziaria e al Csm, ha elencato in modo dettagliato i fatti e le circostanze a sua diretta conoscenza, la cui rilevanza, ovviamente, sarà valutata dalla magistratura».


07 novembre 2007

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