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Autore Discussione: NICOLA PELLICANI E a Treviso anche la Cgil vuol frenare i nuovi ingressi  (Letto 3232 volte)
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« inserito:: Novembre 18, 2008, 09:24:15 am »

Apre un caso la richiesta di Paolino Barbiero, segretario del sindacato "Tanti immigrati in lista di mobilità.

Tra sei mesi rischieranno l'espulsione"

E a Treviso anche la Cgil vuol frenare i nuovi ingressi

Ma il leader regionale fa appello al cardinale Scola


di NICOLA PELLICANI


TREVISO - La Cgil della Marca chiede di sospendere i flussi d'immigrati. "Basta nuovi ingressi di stranieri, finché non saranno ricollocati quelli lasciati a casa in questi mesi dalle aziende". Esattamente quello che dice il ministro dell'Interno Roberto Maroni. La richiesta di Paolino Barbiero, segretario della Cgil di Treviso, accende un caso. Spiazza i sindacati e i partiti, prende in contropiede gli industriali e guadagna ovviamente gli applausi della Lega, che nella Marca governa quasi ovunque.

L'idea della Cgil di Treviso sarà formalizzata giovedì al "tavolo" sui problemi del lavoro convocato dalla Provincia. "Noi non chiederemo - precisa Barbiero - di bloccare totalmente i flussi d'ingresso. Partendo però dalla considerazione che nella nostra provincia sono ormai migliaia gli immigrati rimasti senza lavoro e molti di loro ora rischiano di venire espulsi o di rimanere sul territorio in condizione di clandestini, abbiamo chiesto alle autorità d'intervenire sul governo per sospendere i nuovi arrivi, finché non saranno riassorbiti i disoccupati stranieri. Oltre, ovviamente a quelli italiani".

La "molla" dell'iniziativa di Barbiero, insomma, è la paura delle ricadute sociali della recessione alle porte. Ma c'è anche, nella stessa Cgil veneta, un altro modo di guardare alla questione-immigrati. Il segretario regionale Emilio Viafora ha inviato al Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, una lettera ispirata dalla preoccupazione che le spinte xenofobe limitino i diritti degli stranieri. Viafora chiede al presule di "farsi promotore di una carta di principi, per sconfiggere fondamentalismi di ogni genere ed affermare la cultura della tolleranza". È la proposta di un'alleanza sindacato-Chiesa con l'obiettivo di "sconfiggere quell'immagine intollerante che il Veneto proietta di sé". Viafora non ritiene tuttavia in contraddizione la sua lettera con la richiesta di Barbiero. Anzi, la appoggia.

In provincia di Treviso vive una percentuale di stranieri doppia rispetto alla media nazionale. Nella Marca abitano oltre centomila immigrati, di cui 85 mila regolari. In occasione del "clic day" del dicembre 2007 furono presentate 13mila domande d'ingresso, rispetto ad una quota fissata di appena 3mila: di questi via libera teorici, finora a causa della lentezza delle procedure amministrative ne sono stati concessi solo mille. È questo il quadro che ha convinto la Cgil trevigiana a lanciare la sua idea: "Stop a nuovi ingressi. Prima regolarizziamo quei 13mila che vivono da clandestini nella nostra provincia. Poi fermiamoci. Se la Lega è d'accordo con me - dice Barbiero - ben venga, significa che si sono convertiti alla linea della Cgil".

Il segretario della Cgil di Treviso si riferisce alla richiesta di maxi sanatoria, ma la proposta di chiudere le frontiere di qui in avanti trova appoggi imbarazzanti. Il primo a dare ragione al segretario Cgil è il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, anch'egli trevigiano: "Ha ragione Barbiero. Finché non riusciremo a trovare un'alternativa di lavoro ai disoccupati italiani e stranieri, blocchiamo i nuovi ingressi". Applausi anche dal sindaco leghista di Treviso Gian Paolo Gobbo: "La posizione di Barbiero è giusta. Non possiamo essere noi a farci carico di un problema internazionale". Sia Gobbo sia il vice e "maestro" Giancarlo Gentilini sono comunque d'accordo con il blocco di due anni degli ingressi proposto dal ministro Maroni.

La mossa di Barbiero non è però piaciuta a Cisl e Uil. Che non ne contestano la sostanza, ma che non sia stata concordata. Infine, Unindustria: "Sì, la domanda di manodopera straniera è calata, ma il problema non è il blocco dei flussi, bensì la riforma del meccanismo degli ingressi, troppo macchinoso".

(18 novembre 2008)
da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 18, 2008, 09:25:41 am »

18/11/2008 (7:32) - IL VIMINALE VUOLE UNA MORATORIA DI DUE ANNI

Ronde e immigrati, Maroni allo strappo
 
La Lega preme sul Pdl: il decreto sui flussi va cambiato

FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA


Partita doppia per il ministro Maroni. Si sta spendendo perché il Senato dia il via libera alle ronde dei cittadini, cavallo di battaglia della Lega. Una questione che sembrava filare liscia, ma che negli ultimi giorni è stata rimessa in discussione nel Pdl. Personalità del centrodestra stanno infatti soppesando alcune obiezioni sollevate dall’Antimafia, preoccupata per le possibili ricadute di una norma del genere nelle regioni ad alto tasso criminale.

Maroni ha intercettato i nuovi umori ed è sceso in campo. «Mi auguro - ha detto ieri - che l’emendamento al Senato venga approvato. E’ necessario riprendere il controllo sociale, attraverso il coinvolgimento dei cittadini come c’era una volta nei paesi, che in questi decenni si è molto allentato». Allo stesso tempo, Maroni appoggia l’idea, che viene direttamente da Umberto Bossi, di bloccare nuovi ingressi di immigrati. E per la prima volta lo fa in una conferenza stampa. «E’ necessaria una moratoria dei flussi per due anni. Davanti alla crisi economica, ci preoccupiamo di salvaguardare le persone più deboli compresi gli extracomunitari che potrebbero perdere il lavoro. Penso sia necessario il buonsenso. Se un extracomunitario perde il lavoro non ha senso rispedirlo al suo paese per poi aprire le frontiere e farne arrivare altri che, magari, non troveranno neppure lavoro».

Ma quella di Maroni è una rincorsa contro il tempo perché il nuovo Decreto, predisposto dagli uffici dell’Interno e del Welfare, è pronto. A Palazzo Chigi l’hanno già visto e approvato. E il pressing leghista sta suscitando tensioni nella maggioranza, al Senato, dove l’emendamento sulle ronde e quello sulla moratoria dei flussi saranno votati in settimana.

A chiamarle «ronde», il ministro Maroni un po’ s’inalbera. E’ un termine dispregiativo che non gli piace. «Rientrano nel concetto di sicurezza urbana integrata. Sarà un’iniziativa gestita dai sindaci e utilizzata per il presidio del territorio a tutela dei cittadini. Un intervento di buona volontà. Potranno richiedere, se necessario, l’intervento della polizia e prestare i primi soccorsi in caso di necessità. Si tratta, in sostanza, di interventi di carattere umanitario». Questa la sua lettura «buonista» delle ronde che verranno. Ma la Dda, la direzione distrettuale antimafia, dove siedono Piero Grasso e altri venti magistrati, l’ha interpretata in tutt’altra maniera: passi al Nord, ma come potrebbero degenerare certe ronde in alcuni paesi campani, siciliani o calabresi?
Quanto all’immigrazione, altro focolaio aperto dopo il botta e risposta tra Bossi e Fini nella scorsa settimana. Un nuovo Decreto prevede la regolarizzazione di 170 mila lavoratori stranieri, recuperando una bella fetta di quei 500 mila che rimasero esclusi dal Click Day dell’anno scorso. Almeno, ciò prevedeva l’accordo politico di maggioranza. E questo vuole realizzare il ministro Maurizio Sacconi. Ma ora la Lega sembra avere cambiato idea. E le telefonate di Berlusconi a Maroni non hanno sbloccato la situazione. Per questo ieri sera Bossi e Maroni sono andati a cena dal premier ad Arcore.

Secondo la Cgil, un decreto per 170 mila posti non è nemmeno sufficiente. «E’ un po’ troppo limitato - sostiene Guglielmo Epifani, che ieri ha presentato una campagna antirazzismo del suo sindacato - . L’unica cosa ragionevole è dare corso a tutte le domande». Epifani ribadisce poi la sua proposta di sospendere la Bossi-Fini per due anni, ovvero confermare i permessi di soggiorno anche per chi non ha più lavoro, «per proteggere dall’espulsione i lavoratori che dovessero perderlo a causa della pesante crisi economica». Uguale la diagnosi di Maroni: «C’è una crisi economica che colpisce i più deboli ed in particolare gli extracomunitari». Opposta la terapia. «Ci sembra più utile introdurre politiche per il reimpiego che farne arrivare di nuovi». Polemico anche Roberto Cota, il capogruppo leghista alla Camera: «Invece di occuparsi degli interessi dei lavoratori, Epifani chiede di fare entrare nuovi immigrati».

da lastampa.it
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