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Autore Discussione: Unipol - L'intervista a Giovanni Consorte...  (Letto 3921 volte)
Admin
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« inserito:: Luglio 22, 2007, 07:12:52 pm »

22/7/2007 (10:38)

"Contro la nostra scalata la congiura delle banche"
 
L'intervista a Giovanni Consorte

PAOLO COLONNELLO
MILANO

Non so più cosa fare, come dirlo, qui sono tutti impazziti! Io sono l’unico in Italia ad aver fatto un’operazione pulita e trasparente e guardi come mi ritrovo. Tolta qualche parolaccia - e comunque adesso dire vaffa… non è nemmeno più reato - mi dovrebbero spiegare quale legge avrei violato. Insider trading? Aggiotaggio? Con Fassino o D’Alema? Ma fatemi ridere. Questa è una congiura bella e buona: io voglio sapere chi ci ha impedito di fare l’operazione Bnl, questo è il vero scandalo! Ho tentato di scalare una banca con i soldi veri io, erano sei miliardi di euro, cash. Ma chi li ha mai messi in questo Paese così tanti soldi veri? Chi?» Dice che non vorrebbe proprio parlare, che l’amarezza è troppa, che vorrebbe andarsene dall’Italia.

Ma poi, punto sul vivo, chiamato a spiegare quelle telefonate, diventa un fiume in piena Gianni Consorte, ex numero uno di Unipol e attuale numero uno dell’inchiesta sul presunto concerto occulto per la scalata Bnl. «Presunto», perché a sentire lui, che sacramenta accostando l’auto a 40 gradi all’ombra per spiegare per filo e per segno le telefonate con i parlamentari finiti nel mirino del gip Forleo nella scalata che avrebbe dovuto portare alla nascita del terzo più grande polo assicurativo bancario del Paese, di «occulto» non c’è proprio un bel niente. Anzi, qualcosa sì.

Che cosa, dottor Consorte?
«La congiura che è stata ordita nei nostri confronti per far fallire quell’operazione. E’ una cosa che prima o poi qualcuno dovrà spiegare. E’ quella la vera inchiesta che i giudici dovrebbero fare».

E «gli altri» chi sarebbero?
«Perché nessuno si chiede come mai ho dovuto fare questa operazione con le più grandi banche internazionali del mondo, da Nomura a Crédit Suisse, e non con i colossi nostrani? Tra le banche italiane nessuno ci ha voluto dare una mano. Unicredit, Capitalia, Intesa Sanpaolo… Io ho parlato con quei signori lì e loro mi hanno detto: Gianni, sono cazzi tuoi, noi non ti diamo alcun aiuto».

Per questo poi al telefono con Fassino ha detto che se ne sarebbe ricordato?
«Certo, come si fa a dimenticare quando ti lasciano solo in quel modo. Era un’operazione bestiale la mia. I soldi erano tutti nostri, avevamo alleati strategici».

Per il gip Forleo, un «concerto occulto».
«Ma è un reato avere alleanze strategiche? E’ previsto perfino dal testo unico delle operazioni finanziarie».

Quando lei comunica a Fassino, Latorre e D’Alema di possedere già il 51 per cento di Bnl prima di lanciare l’Opa si rende conto che sta commettendo un reato? Oppure è tutto un equivoco?
«C…zo, ma come fanno a non capirlo? Quando io dicevo a D’Alema e Fassino che avevo già il 51% era chiaro che mi riferivo alla somma delle azioni possedute dagli alleati. Ma cos’è, un reato scalare una banca con delle alleanze? Noi non avevamo più del 14 e 99%. Se si sommano le azioni dei nostri alleati vedrà che si arriva al 51».

Ma l’Opa andava lanciata al 30 per cento, giusto?
«Giusto e infatti appena abbiamo acquisito le quote del contropatto, superando il 30%, abbiamo lanciato l’Opa!».

A leggere le sue telefonate con i politici si rimane un po’ sconcertati. Lei comunica a personaggi come D’Alema, Fassino, Latorre, mosse e contromosse, chiede aiuto, consigli. E al mercato, niente.
«A parte il fatto che nessuno ha notato che erano sempre loro a chiamare me e mai io a telefonare. Scusi, si rende conto? Io in quel periodo lavoravo 20 ore al giorno e quelli mi chiamavano in continuazione e mi creda, per me erano telefonate di disturbo più che altro. Ma poi cosa dovevo fare? Se ti chiama uno come D’Alema, presidente di uno dei più grandi partiti del Paese, che fai? Metti giù? Lo mandi al diavolo?».

D’Alema però non sembra soltanto chiedere informazioni, si attiva, parla con Bonsignore che è di un partito avversario, intavola scambi politici per favorirla…
«Senta, Bonsignore era membro del contropatto e deteneva una quota. Facciamo una trattativa e a fine luglio lui ci pone un problema: aveva acquistato quelle azioni nel febbraio precedente e per legge non poteva ancora rivenderle e io mi ero rotto le scatole di questi tira e molla. Tant’è che alla fine le azioni di Bonsignore le hanno comprate quelli di Deutsche Bank, mica D’Alema».

E sempre in quella telefonata, D’Alema sembra volerla avvertire di possibili intercettazioni: «Prudenza. Delle comunicazioni…».
«Ma stiamo scherzando! Sono illazioni, si riferiva davvero alle comunicazioni alla Consob e ai giornalisti».

Consigli amorevoli a un rider come lei? Ma su!
«Ma lei crede che Unicredit, Capitalia, Sanpaolo quando fanno le loro operazioni non parlino con i politici? Io almeno avevo un piano industriale vero e quelle banche invece dove l’hanno presentato e a chi il loro piano industriale? Al mercato?».

Il «così fan tutti» non è contemplato dal codice penale. Infatti tra le ipotesi di reato, i pm stanno pensando anche a questo...
«Possono pensare ciò che vogliono ma ci sono carte e documenti a dimostrare che ciò che dico è vero».

da lastampa.it
« Ultima modifica: Maggio 15, 2011, 11:54:24 am da Admin » Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #1 inserito:: Agosto 11, 2007, 08:51:44 pm »

11/8/2007 (14:32)

Unipol, Berlusconi ribadisce: "Nessuna scorciatoia giudiziaria"
 
Il leader di Forza Italia: «No alle intercettazioni, non siamo garantisti a corrente alternata»


ROMA
Nonostante i propositi di battaglia, Berlusconi ribadisce di non voler politicizzare il caso Unipol e, anzi, a domanda del settimanale Tempi, se conferma o no che voterà contro la richiesta dei magistrati di utilizzare le intercettazioni dei parlamentari coinvolti nel caso Unipol, Berlusconi risponde: «Lo confermo con assoluta convinzione. Non siamo garantisti a corrente alternata.

Il rispetto della privacy della persona è un diritto costituzionalmente garantito, che non dev’essere mai violato. Nè un magistrato ha diritto, anche in buona fede, di procedere per insinuazioni. Io sono convinto che esista, e sia sempre esistita, una contiguità non soltanto politica ma operativa fra Coop rosse e dirigenti del Pci prima e dei Ds oggi. Senza bisogno di intercettazioni telefoniche, sappiamo tutti che le operazioni condotte da Consorte avevano un significato politico oltre che finanziario.

Ma il diritto alla privacy vale per ogni cittadino. In Italia si abusa delle intercettazioni, che sono uno strumento delicatissimo, e potrebbero essere consentite solo nelle indagini su reati gravi, ad esempio reati per cui sia prevista una pena minima edittale di almeno dieci anni». Ma secondo Berlusconi «c’è di più: per molti anni la sinistra, compresi i Ds, hanno confidato sul fatto di ottenere attraverso scorciatoie giudiziarie quella vittoria su di noi che politicamente non erano in grado di conseguire. Siamo stati oggetto di un’autentica persecuzione assolutamente illiberale. Noi non useremo mai gli stessi metodi nei confronti dei nostri avversari. Non ci servono mezzucci giudiziari e comunque, da veri liberali, li rifiutiamo categoricamente».


Legge elettorale

«L’attuale legge elettorale è già una buona legge che in caso di nuove elezioni consentirebbe al centrodestra una larga maggioranza sia alla Camera che al Senato» ha spiegato Berlusconi, convinto che- nonostante gli appelli bipartisan per un cambiamento e la raccolta firme per il referendum «per migliorarla basterebbe passare dall’attribuzione del premio di maggioranza su base regionale all’attribuzione su base nazionale. Il tutto sarebbe possibile con una sola settimana di lavoro parlamentare».
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