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Autore Discussione: Scontri a piazza Navona, l'Ue mette sotto accusa il governo  (Letto 4071 volte)
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« inserito:: Ottobre 30, 2008, 11:41:40 pm »

Scontri a piazza Navona, l'Ue mette sotto accusa il governo


La Commissione europea si attende che le autorità italiane facciano chiarezza sugli scontri avvenuti ieri durante le manifestazioni contro la riforma scolastica, pur sottolineando che non esiste alcun dubbio sul rispetto dei diritti fondamentali in Italia e che le questioni della istruzione riguardano i singoli Stati.

Lo ha detto il portavoce dell'esecutivo Ue, Amadeu Altafaj, rispondendo a una domanda posta durante il tradizionale briefing di mezzogiorno nella quale si domandava se la Commissione si fosse attivata per prendere informazioni su quanto accaduto e se avesse qualche dubbio sul rispetto dei diritti fondamentali in Italia.

«Noi confidiamo che le autorità italiane facciano chiarezza sugli eventi spiacevoli e tristi di ieri - ha detto Altafaj -. Non abbiamo comunque al momento alcun dubbio sul rispetto dei diritti fondamentali in Italia». Il portavoce ha ricordato che le questioni dell'istruzione «sono principalmente di natura interna agli Stati».

Tornano liberi i due giovani fermati , nel corso degli scontri avvenuti tra piazza Navona e piazza delle Cinque Lune, di fronte al Senato, tra il gruppo di destra "Blocco studentesco" e quello dei centri sociali, di sinistra. Il giudice monocratico Valerio De Gioia ha convalidato l'arresto di Yassir Goretz, 33 anni e di Michele Bauml, 19. A fronte della richiesta di rinvio, per «termini a difesa», chiesta dai legali, la prossima udienza del processo per direttissima si terrà il 17 novembre.

Goretz, che lavora nel servizio sicurezza di Rifondazione comunista, deve rispondere delle accuse di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

Secondo quanto riferito, anche in aula, dagli agenti operanti, il giovane avrebbe partecipato al lancio di oggetti contundenti e, dopo essere stato preso dalla polizia, si sarebbe opposto all'azione degli uomini delle forze dell'ordine.

Goretz avrebbe causato, così facendo, il ferimento di un agente, che ha riportato lesioni per 4 giorni.

Bauml, invece, deve rispondere solo di resistenza a pubblico ufficiale. Secondo quanto spiegato dai suoi difensori il ragazzo, che durante il corteo ha sempre avuto il volto scoperto, è stato preso mentre cercava di scappare. Il giudice Di Gioia non ha accolto, per entrambe, la richiesta del pm Patrizia Ciccarese, per l'applicazione come misura cautelare dell'obbligo di firma. Sia Goretz che Bauml sono risultati, fra l'altro, incensurati.

L'avvocato Arturo Salerni, difensore di Goretz, ha spiegato che il suo assistito è intervenuto sulla piazza dopo essere stato chiamato dalle stesse forze dell'ordine, in virtù del suo ruolo all'interno di Rifondazione. Bauml, invece, come spiegato dall'avvocato Lorenzo Contucci, non ha assolutamente partecipato ad alcuno scontro. «Lui ha solo cercato di scappare».


Pubblicato il: 30.10.08
Modificato il: 30.10.08 alle ore 13.12   
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 30, 2008, 11:43:18 pm »

«Apologia di fascismo»: indagato La Russa


Federica Fantozzi



Il Tribunale dei Ministri ha aperto un fascicolo sul titolare della Difesa Ignazio La Russa per le parole pronunciate l’8 settembre di quest’anno a proposito della Repubblica di Salò. L’iniziativa è stata presa a seguito dell’esposto di un cittadino italiano, residente in Toscana, alla magistratura che per competenza ha trasmesso gli atti al tribunale speciale. L’esposto è stato depositato presso la Procura di Roma il 16 ottobre scorso e per i giudici ministeriali l’apertura del fascicolo è stato un atto dovuto. Il ministro è indagato per il reato di apologia di fascismo.

In occasione della commemorazione del 65esimo anniversario della Difesa di Roma, La Russa ha rivalutato il ruolo dei militari della Rsi sostenendo che «dal loro punto di vista combatterono credendo nella difesa della patria». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, presente alla cerimonia a Porta San Paolo, ha considerato invece «simbolo della volontà di riscatto» dell’Italia coloro che «rifiutarono l’adesione alla Repubblica di Salò». Ecco le parole precise pronunciate dal ministro quasi due mesi fa: «Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell'esercito della Rsi, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d'Italia».

L’elogio di La Russa giunse poco dopo che il sindaco di Roma Gianni Alemanno aveva definito il fascismo «non il male assoluto» ma «un fenomeno complesso» in un’intervista, e suscitò aspre polemiche. Gianfranco Fini si irritò per la «sprovvedutezza» dei suoi colonnelli. Il quotidiano della Cei “Avvenire” bollò le dichiarazioni dei due esponenti di via della Scrofa come «avventate». Velate dal sospetto di «una rivendicazione di eredità e di identità, seppure cauta e circospetta» anziché «di un giudizio storico equanime». Veltroni si dimise dal comitato per il museo della Shoah presieduto da Alemanno. Fino alla sconfessione pubblica da parte del vicepresidente della Camera nonché leader di An davanti alla platea di Azione Giovani: «Non si può equiparare chi stava da una parte e chi stava dall'altra - chiarì Fini in quello che è stato definito nei forum della destra radicale «l’ultimo strappo» - Non era equivalente». E ancora: «C'era chi combatteva per una causa giusta, che era la causa della libertà, dell'eguaglianza, della giustizia sociale, e c'era chi, fatta salva la buona fede in molti casi, combatteva per una parte sbagliata. Non sono categorie morali ma storiche».

Ora il Tribunale dei Ministri ha aperto il fascicolo sulla vicenda. Un atto dovuto dopo la denuncia di un uomo che si è sentito offeso e ferito dal comportamento di La Russa. Perché - ha rievocato nell’esposto - il nonno fu bastonato con durezza dai soldati tedeschi che gli hanno procurato lesioni permanenti. Il nome del ministro della difesa è dunque stato iscritto nel registro degli indagati per apologia di fascismo.

Pubblicato il: 30.10.08
Modificato il: 30.10.08 alle ore 15.28   
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« Risposta #2 inserito:: Novembre 01, 2008, 10:17:50 am »

Accusa alle forze dell'ordine: non si sono messe di mezzo, li hanno lasciati fare

«Così abbiamo sbaragliato i fascisti»

Il racconto dei militanti di Rifondazione: ci hanno chiamati, quelli avevano già fatto tre aggressioni


ROMA — «Parliamoci chiaro: prima che arrivassimo noi c'erano già state tre aggressioni contro persone finite all'ospedale o comunque rimaste ferite.
Ammesso e non concesso che ce l'avesse avuta prima, quella gente non aveva più alcuna legittimità a stare in piazza. Abbiamo chiesto che fossero allontanati, e niente. Gli abbiamo gridato di andarsene, e niente. A quel punto li abbiamo caricati e sbaragliati. Basta, finito. Inutile stare a nascondersi o girarci intorno».

Partito della Rifondazione comunista, sede della Direzione nazionale, terzo piano. Simone ha 32 anni e un linguaggio diretto. Accanto a lui ci sono Emiliano, 30 anni e quasi due metri d'altezza, e Yassir, 33 anni e una denuncia per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale: l'hanno fermato e liberato dopo una notte passata in gattabuia. Sono impiegati del settore organizzazione del partito (quello che un tempo si sarebbe chiamato Servizio d'ordine), e mercoledi scorso erano in piazza Navona. Raccontano la loro versione dei fatti con una premessa, affidata a Emiliano: «Per noi l'antifascismo è un valore irrinunciabile. E' il fondamento della nostra Costituzione, ed essere antifascisti oggi significa difendere la democrazia, la pace e la libertà di espressione».

Anche con l'uso della violenza? Risponde Simone: «A nessuno di noi piace andare in giro a caricare i fascisti, ma capitano situazioni particolari.
Come l'altro giorno. Con la polizia che non ha fatto niente per impedire lo scontro fisico». Lo interrompe Yassir: «Sono diciotto anni che partecipo alle manifestazioni, e ti assicuro che non avevo mai visto prima un fascista così da vicino. Perché sempre si sono messi in mezzo per evitare il contatto diretto, o ci chiudevano piazze o strade presidiate da loro. Stavolta invece è come se avessero detto "prego, accomodatevi". Io non penso a complotti, però qualche cattivo pensiero può venire. Anche perché questa storia è cominciata molto prima di mercoledì».

Il riferimento è ai giorni precedenti, lunedì e martedì, quando «i fascisti» del Blocco studentesco hanno conquistato la testa del corteo degli studenti medi o issato il loro striscione al sit-in davanti al Senato. «Sempre con quel camioncino bianco pieno di mazze nascoste — insiste Simone — senza che nessuno lo fermasse. Noi in quelle due occasioni abbiamo abbozzato, per evitare problemi, ma in piazza Navona, mercoledì, s'è passato il segno». Racconta Yassir: «Io stavo andando al lavoro quando mi ha telefonato un ragazzo del liceo Tasso per avvisarmi che i fascisti stavano picchiando la gente. Temevo che esagerasse, ho chiamato altre persone, e tutti confermavano le aggressioni. Parlavano di sangue. Ho radunato altri compagni e siamo andati». Insieme a quelli dell'università: «E mica sono il Settimo Cavalleggeri! — sorride Simone —. Era già previsto che venissero anche loro, hanno solo accelerato un po' il corteo». Con il loro camioncino: «Certo — risponde Emiliano - quello c'è sempre, per gli altoparlanti e i megafoni. Mazze non ce n'erano, stai sicuro. Quando siamo arrivati abbiamo trovato la piazza terrorizzata dalle violenze precedenti e i fascisti schierati in formazione, coi bastoni pronti.

A quel punto che fai?». Già, che fai? Yassir: «Abbiamo formato un cordone e fino all'ultimo abbiamo tentato di tenerlo, ma la piazza dietro spingeva e quelli davanti aspettavano co' 'sti bastoni come fossero giocatori di baseball». E voi coi caschi in testa: «Certo, per protezione.

A mani nude, però. A un certo punto non abbiamo tenuto più e c'è stato lo scontro. Coi poliziotti a godersi lo spettacolo».

Sono volate le sedie dei bar. «Di vimini... Ne vola una, ti arriva addosso, la rilanci no? A me un fascista m'ha tirato una scopa — continua Yassir —, l'ho parata, ho visto arrivare i carabinieri dall'altra parte e ho avuto paura di restare in mezzo. Mi sono lanciato tra i tavolini dei bar. Mentre correvo mi sono sentito prendere alla gola e stringere, mi stavano soffocando. Poi mi hanno buttato a terra, e mentre temevo che arrivasse una coltellata ho sentito dire "soggetto immobilizzato". Erano poliziotti, per fortuna». Quindi sono intervenuti. «Per disperderci — puntualizza Simone —, dopo che avevamo neutralizzato i fascisti e ridotto quel camioncino come doveva essere ridotto. Questi sono doppiamente pericolosi: militarmente, perché picchiano la gente, e politicamente perché rischiano di avere un effetto catalizzatore su giovani cosiddetti "neutri", soprattutto in certe scuole e periferie, dove ci sono logiche più da comitiva che da gruppo politico, un po' da stadio». Emiliano: «Coi loro metodi: o ti adegui e fai quello che dicono loro oppure menano.

A Roma da due anni le aggressioni si sono moltiplicate. Dicono di essere contro questo governo, ma non mi pare se poi spunta un sottosegretario che si appiattisce sulla loro versione. Comunque al corteo dello sciopero non si sono visti». Ancora Simone: «Noi da quando siamo rimasti senza parlamentari abbiamo molte più difficoltà a gestire la piazza, mentre loro si sentono protetti. Mercoledì qualcuno di noi s'è dovuto prendere un permesso dal lavoro per venire a cacciare i fascisti, ma ti pare normale?».

Giovanni Bianconi
01 novembre 2008

da corriere.it
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« Risposta #3 inserito:: Novembre 01, 2008, 12:27:59 pm »

SCUOLA & GIOVANI    LA LETTERA

Perché lo Stato non mi ha difeso?


Sono uno studente del liceo Tasso che il 29/10/08 si trovava a manifestare a piazza Navona contro la riforma Gelmini, una manifestazione pacifica con cori simpatici assolutamente non violenta quand'ecco che si avvicina un camioncino con musica a tutto volume che vuole raggiungere la testa del corteo, ma non c'è posto per avanzare gli studenti sono troppi non possono smaterializzarsi, allora ecco che la tensione cresce, inizia una discussione con questi nuovi venuti, tutti ventenni di blocco studentesco, capisco che aria tira e mi metto ad osservare la scena in una postazione più defilata anche se mi sembra assurdo che si possa arrivare ad uno scontro violento, siamo ragazzi e ragazze la maggior parte quindicenni, addirittura scolaresche accompagnate dai professori e poi questi cantano "nè rossi nè neri ma liberi pensieri". Ma alla fine di questo coro si scatena la violenza, lo squadrismo di qusto gruppo di esaltati dichiaratamente neofascisti. I ragazzi di Blocco fanno spuntare manganelli, catene, coltelli, spranghe, un vero e proprio arsenale passato magicamente inosservato alla polizia; é il panico caricano chiunque trovino di fronte, un ragazzo prova a difendersi è circondato da 10 persone e massacrato di botte, chi può si rifugia nei bar, cerca scampo a questa violenza cieca scatenatasi tutt'ad un tratto davanti all'occhio sornione degli agenti.

Con questa prima carica Blocco si assicura la postazione migliore per governare la manifestazione, noi ragazzi siamo confusi, spaventati, il morale è a terra, ci si conta per vedere se un amico è rimasto ferito. Quelle bestie di blocco intonano ironicamente un coro: "siamo tutti studenti", i più temerari rispondono;"siamo tutti anti-fascisti" e di nuovo parte un'altra carica più feroce che ci sposta ancora più lontano dal centro di piazza navona, ancora feriti, ancora manganellate, ancora quella noncuranza da parte delle forze dell'ordine che mi sconvolge, mi atterrisce, perché in un paese democratico non posso essere difeso? E' una sensazione stranissima, di smarrimento, lo Stato che avevo sempre creduto dalla mia parte se ne fotte se prendo delle manganellate.
Tutto torna alla "normalità", Blocco ha ottenuto la postazione che voleva ma veniamo a sapere che ragazzi dei centri sociali delle università stanno arrivando, capisco che qui tra poco sarà l'inferno e con i miei amici torno al Tasso dove, inoltre, ci si aspetta un raid di blocco studentesco ma questa è un'altra triste storia di un paese dove i politici fanno passare i partigiani per assassini e i fascisti come vittime.

PS. sono venuto a sapere che il governo ha dichiarato che siamo stati noi studenti di sinistra ad aggredire Blocco, bene o noi siamo dei deficienti a non esserci accorti che un gruppo che massacra di botte dei ragazzi innocenti che avevano la colpa di trovarsi lì, lo fa per legittima difesa oppure forse siete voi che tentate di vendere ancora una volta la vostra vergognosa verità al punto di difendere anche lo squadrismo fascista.

(Lettera firmata)
(31 ottobre 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #4 inserito:: Novembre 01, 2008, 12:33:14 pm »

SCUOLA & GIOVANI    IL PUNTO

Scontri di Piazza Navona la verità monca del governo

Una serie di immagini dimostrano che prima i giovani di estrema destra picchiano a sprangate alcuni studenti medi senza che nessuno intervenga

di ANDREA DI NICOLA

 

ROMA - Uno scontro, anzi un assalto dei centri sociali contro i ragazzi pacifici di Blocco studentesco.
La verità costruita dalla polizia e confezionata dal governo è bell'e pronta per andare in onda su Tg e televisioni. Tutto vero: gli universitari sono entrati in piazza Navona ed hanno affrontato i neofascisti di Blocco studentesco. Tutto vero, ma solo una parte della verità. Una parte perché non dice cosa è successo in quella piazza romana prima dello scontro. Non dice insomma, come ricostruito da un ragazzo che ha scritto a Repubblica e come testimoniato da decine di foto che, prima dell'azione degli universitari, un camioncino pieno di mazzieri aveva aggredito a cinghiate e a sprangate gruppi di quindicenni che fino a quel momento avevano giocosamente, accompagnati dai loro professori, contestato il decreto Gelmini.

Dal famigerato pulmino bianco sono scesi studenti, molti evidentemente fuoricorso, che a botte e calci si sono posizionati nel cuore dell'assembramento di ragazzini delle medie superiori spargendo violenza e terrore allo scopo di connotare a destra la protesta studentesca. Solo a questo punto intervengono gli universitari chiamati dai più giovani per cercare una difesa che la polizia non ha saputo offrire. Dal corteo della Sapienza arriva un gruppone, a mani nude tanto che per attaccare usano i tavolini e le sedie dei bar che trovano in piazza e inizia il confronto con i neofascisti.

Per motivi oscuri le forze dell'ordine si accorgono solo di questa seconda fase della prima, dell'attacco ai liceali da parte di Blocco studentesco non si accorgono. I funzionari di polizia, che pure non erano distanti da dove avveniva il macello dei diritti, dicono di non essersene accorti e non ne fanno cenno nelle loro ricostruzioni.

Tanto meno ne fa cenno in Parlamento il sottosegretario Nitto Palma vendendo al Parlamento e al Paese una verità monca che però le tecnologie smontano nel giro di poche ore. Le foto parlano chiaro e, a meno che questo non sia un Paese di maestri di Photoshop, ci dicono che quella del governo e della questura è una verità monca. Quasi una menzogna.

(31 ottobre 2008)

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