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Autore Discussione: Medici, ritorno al passato  (Letto 2264 volte)
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« inserito:: Ottobre 30, 2008, 11:37:49 pm »

SANITà

Medici, ritorno al passato

La controrivoluzione di Fazio: via l’obbligo di scegliere tra libera professione intramuraria o extramuraria



ROMA - Tornano liberi i medici. Liberi di esercitare l’attività privata senza legami con l’azienda ospedaliera da cui dipendono. Chiamati a rispettare un’unica condizione. Che la massa di lavoro svolto in reparto non risulti inferiore a quello dello studio, per numero e tempi. «Ritorno al passato – annuncia il sottosegretario al Welfare, Ferruccio Fazio -. Il rapporto col servizio sanitario pubblico diventa unico. Via il doppio binario e l’obbligo di scegliere tra libera professione intramuraria (cioè soggetta alle regole della struttura pubblica, ndr) o extramuraria. Questo stabilirà la direttiva nazionale. Resta ferma l’autonomia delle Regioni». La novità molto probabilmente sarà contenuta in un emendamento alla Finanziaria.
 
SI RITORNA A PRIMA DELLE LEGGE BINDI - In pratica viene ripristinata la situazione precedente la cosiddetta legge Rosi Bindi del ’99 che ha introdotto il rapporto esclusivo dei medici col Servizio sanitario pubblico obbligandoli a decidere tra una doppia opzione. La prima: fatturare le prestazioni private col bollettario della Asl e in strutture predisposte dall’azienda (percentuale che si è verificata in percentuale molto bassa) e, in cambio della fedeltà, ricevere in busta paga l’indennità di esclusiva. La seconda opzione: esercitare l’attività privata in modo autonomo, rinunciando a quella voce dello stipendio. Il 95% dei medici ha scelto la prima strada. La controrivoluzione di Fazio porta con sé un costo di circa 70 milioni, necessari per versare l’indennità a quel 5% di medici che non la ricevevano: «Troveremo quei soldi – si dice certo il sottosegretario -. Si può prevedere anche una graduale applicazione del nuovo sistema. Comunque è tutto da discutere con le Regioni. L’obiettivo è restituire la libertà ai singoli professionisti, la stessa libertà che è consentita agli architetti o agli ingegneri, garantendo la piena efficienza del servizio pubblico».

I CONTROLLORI - Al centro del sistema c’è l’Agenas, agenzia per i servizi sanitari nazionali, col compito di monitorare se la libera professione viene condotta secondo tempi e volumi di prestazioni compatibili con quelle erogate dal pubblico. L’Agenas si avvarrà dei Nas. Potrebbero essere utilizzati per controllare i registri degli studi. Una commissione del ministero indicherà quali sono i tempi e il numero di prestazioni per giudicare ottimale il rendimento di una certa unità ospedaliera, ad esempio quanto dovrebbe durare una visita o quanti interventi di colicisti dovrebbero essere effettuati al mese. L’obiettivo della legge Bindi era quella di ancorare i medici alla struttura ospedaliera, di far sì che fossero più presenti in reparto, con i pazienti, predisponendo al suo interno locali appositi per la libera professione. Ma sono una minima parte di aziende si sono attrezzate per l’intramuraria e così anche i medici che hanno optato per questo tipo di rapporto hanno continuato a frequentare i propri studi. Una riforma in gran parte disapplicata. Secondo Fazio per i cittadini sarà un gran vantaggio tornare al passato: «I medici saranno motivati a far funzionare il servizio pubblico. Restituiamo loro responsabilità e dignità di professionisti».

Margherita De Bac
30 ottobre 2008

da corriere.it
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