LA-U dell'OLIVO
Aprile 18, 2024, 02:20:22 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Se la questura insiste su 300.000 è in pericolo la democrazia...  (Letto 3788 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Ottobre 26, 2008, 08:47:15 am »

25/10/2008 (15:0) - PROVA DI FORZA - LA SFIDA DEI DEMOCRATICI

Il popolo del Pd riempie la piazze

Veltroni: "Più grande corteo da anni"
 
Il segretario: «Qui sfila l'Italia civile. Siamo 2 milioni e mezzo»

Poi dure accuse a Berlusconi: «Inganna il Paese, è totalmente inadeguato ad affrontare la crisi»

Sulla scuola: «Ritiri ora il decreto»

ROMA

«Uno spettacolo meraviglioso per la democrazia italiana, per il nostro Paese, per il futuro dell’Italia. Grazie». Comincia così il discorso di Walter Veltroni dal palco del Circo Massimo, che conclude la manifestazione del Pd. «Siamo una grande forza nazionale, una grande forza per il Paese», ha aggiunto sottolineando che durante il corteo si cantava l’Inno nazionale. «L’incredibile riuscita di questa manifestazione farà venire il sangue amaro a molti che questa mattina avevano parlato di "agitatori di piazza". Questa manifestazione è la realtà, rispetto al mondo virtuale». «Questa è la più grande manifestazione di massa del riformismo italiano perchè in Italia un cittadino su tre si riconosce e crede nel riformismo moderno». Ha poi aggiunto il segretario del Pd. «Siamo in tanti perchè vogliamo bene all’Italia e l’Italia è migliore della destra che la governa. L’Italia, signor presidente del Consiglio, e ’ un paese antifascista». «La democrazia, signor presidente del Consiglio, non è un consiglio d’amministrazione», dice Walter Veltroni, rivendicando la natura «democratica, serena e pacifica». «Guai, davvero guai - afferma - a chi pensa di ridurre solo minimamente la libertà di avanzare critiche, la libertà di dissentire, la libertà di protestare civilmente contro decisioni e scelte che non condivide».«Non crediamo che il governo sia la causa di tutti i mali, non grideremo mai al regime. Ma il problema è che il governo Berlusconi è totalmente inadeguato a fronteggiare la crisi, perchè non ha nel cuore l’Italia che soffre, pensa ai potenti più che ai lavoratori. Ma l’Italia è altro». Così Walter Veltroni dal palco del Circo Massimo.

«Via subito il decreto Gelmini»
Il leader Pd interviene poi sul decreto Gelmini: «L’intervento del governo Berlusconi sulla scuola si riduce solo a tagli camuffati sotto le mentite spoglie di una "riformetta" che ha mortificato la dignità culturale e professionale dei docenti, la partecipazione dei genitori e degli studenti, la natura di comunità educante della scuola, e anche sull’Università e la ricerca la strada scelta è quella dei tagli». Walter Veltroni dedica ampio spazio a scuola e Università nel suo intervento al Circo Massimo, critica duramente il governo, ma rifiuta di essere additato come chi vuole conservare lo status quo: «Ogni posizione conservatrice sulla scuola e l’Università è sbagliata. Abbiamo bisogno della scuola dell’autonomia e del merito. Di una scuola che abbia fiducia nella capacità di scelta dei ragazzi. Di una scuola guidata da un progetto educativo moderno e capace di promuovere opportunità sociali e merito, in un contesto di permanente, indipendente, valutazione di qualità». I conservatori, accusa Veltroni, «sono quelli che si preoccupano di sistemare piccoli particolari, come il grembiule e il ripristino dei voti. C’è bisogno invece di una radicale riforma».«Facciamo una proposta: il governo ritiri o sospenda il decreto attualmente in discussione in Parlamento, modifichi con la legge finanziaria le scelte di bilancio fatte con il decreto e avvii subito un confronto con tutti i soggetti interessati, fissando un tempo al termine del quale è legittimo che le decisioni siano prese».

«Le tasse stanno aumentando, governo inadeguato ad affrontare la crisi»
Veltroni parla poi di tasse e crisi finanziaria: «La verità è che le tasse le stanno aumentando. Abbiamo sempre detto - ha aggiunto - "pagare meno, pagare tutti". E invece ora di pagare meno non c’è traccia e la lotta all’evasione fiscale è scomparsa dall’orizzonte. Il governo sta riproponendo la vecchia ricetta: aliquote alte, pochi controlli, evada chi può». E ancora: «Voglio dirlo chiaramente: il governo ha sbagliato tutte le previsioni economiche, il governo ha fatto una Finanziaria che immaginava una fase di crescita, il governo ha esplicitamente e drammaticamente sottovalutato le conseguenze durissime che la crisi sta avendo sulle famiglie e sulle imprese». «Si sono riuniti anche di notte - ha aggiunto - per garantire sostegno alle banche, quelle banche che devono restare indipendenti dalla politica. Ora si riuniscano anche di notte per fare invece un grande piano per i cittadini, per combattere la recessione e l’impoverimento della società italiana». «Dalla crisi del ’29 - ha aggiunto - si uscì con il New Deal. Ora nel nostro Paese è tempo di un Piano organico per la crescita e la lotta alla povertà e alla precarietà». «L’Italia - ha detto ancora - è un Paese migliore della destra che lo governa». «Le misure per stabilizzare la crisi finanziaria - ha evidenziato il segretario del Pd - prese a livello europeo, sono giuste e necessarie. Ma non sono sufficienti. Ne servono altre, indispensabili: il sostegno con un fondo di garanzia alle micro e piccole imprese, un piano di investimenti in infrastrutture e soprattutto un intervento per aumentare i redditi da lavoro, i salari, gli stipendi, le pensioni degli italiani». «Abbiamo presentato proposte - ha concluso - per sostenere l’economia reale. Se queste priorità saranno riconosciute noi faremo, come sempre, la nostra parte. La faremo, come ho detto, per l’Italia, non certo per Berlusconi».

«Un'altra Italia è possibile, la faremo insieme»
«Le cose possono cambiare, le cose cambieranno. Non c’è rassegnazione che non possa cedere il passo alla speranza. Non c’è paura che non possa essere vinta dalla consapevolezza di sè e dall’apertura agli altri. Non c’è buio dopo il quale non venga la luce». Walter Veltroni parla dal palco del Circo Massimo. Il leader dei Democratici sta finendo il suo lungo intervento e lancia un messaggio a tutti coloro che sono in piazza: «e allora dell’Italia tornerà a vedersi tutto il meglio. La civiltà di un popolo che sa accogliere ed includere. La creatività e il talento di generazioni di donne e di uomini che hanno sempre cercato il nuovo. La tenacia di chi ha rischiato per fare impresa e di chi sacrifica per difendere legalità e sicurezza». «È la nostra meravigliosa Italia -dice Veltroni- quella che è stata e quella che può essere. Quella che sarà con il nostro lavoro, il nostro coraggio e la nostra voglia di futuro». Veltroni conclude così tra gli applausi della platea: «ricordatevi che un’altra Italia è possibile, la faremo insieme». Terminato il discorso vengono esegue le note dell’inno di Mameli.

«Più grande corteo da anni»
Dal corteo, dove ha sfilato con la moglie Flavia e la figlia Vittoria, il segretario del Pd aveva già cantato vittoria: «Se erano due milioni per il Pdl a Piazza San Giovanni nel 2006, valutate voi...». Verso le 15 sono partiti, in anticipo sulla tabella di marcia, i cortei della manifestazione che sono confluiti al Circo Massimo. Veltroni è soddisfatto della partecipazione. «È più di quello che ci aspettavamo», ha detto arrivando a piazza della Repubblica.«Quello che mi gioco - afferma Veltroni - è l’ultimo dei miei problemi perchè io ho la grande serenità di non aver mai vissuto la vita politica chiedendomi che succederà domani».

La terza fase della storia del Pd
Il Pd, dunque, riparte dal Circo Massimo per aprire la terza fase della sua storia, come ha detto ieri Goffredo Bettini. Dopo l’entusiasmo delle primarie e lo sbandamento della sconfitta elettorale, è arrivato il momento della "ripartenza" per diventare portavoce di un’Italia oggi smarrita ma desiderosa di uscire dal clima di paura. La manifestazione, che puntava a numeri imponenti, nell’ordine delle centinaia di migliaia di partecipanti, è stata all’insegna dell’unità: quella all’interno del partito, quella con altri partiti del centrosinistra con cui nel recente passato ci sono state tensioni, e soprattutto con la società civile, a cui sarà data voce dal palco. La scelta del Circo Massimo è di per sè una sfida: il sito ospita il doppio dei manifestanti rispetto a piazza San Giovanni, dove Berlusconi e Fini convocarono il centrodestra il 2 dicembre 2006, quando dichiararono la presenza di un milione di persone.

Una consistente iniezione di partecipazione è arrivata dal mondo della scuola: «Quel movimento di persone moderate - ha detto il segretario - fatto di mamme, studenti e genitori, che vogliono una scuola nuova e più efficiente», che ieri Berlusconi ha bollato come «facinorosi». Il premier, ha osservato Massimo D’Alema, «ha creato un clima che ha convinto anche gli indecisi» sulla necessità di scendere in piazza. A questo popolo fatto di «persone che sono stanche di essere prese in giro con promesse mai mantenute, come ad esempio l’abbassamento delle tasse».

da lastampa.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #1 inserito:: Ottobre 26, 2008, 08:48:23 am »

26/10/2008 (6:39) - CIRCO MASSIMO - IL GIORNO DEL PD

"L'Italia è migliore di chi la governa"
 
In piazza sfila l'orgoglio del Pd.

Veltroni: altro Paese è possibile

FABIO MARTINI
ROMA


Su un’originalissima passerella, stretta e protesa verso la folla che lo circonda a destra e a sinistra, Walter Veltroni sta parlando da 58 minuti, la voce è diventata roca ma il piglio è energico quando conclude il suo discorso: «Un’altra Italia è possibile, la faremo insieme!».

Dal grandissimo catino dell’antico Circo Massimo si alza un boato, migliaia di bandiere tricolori del Pd sventolano, il colpo d’occhio è suggestivo, le telecamere dei Tg fermano un’immagine da restituire a sera agli italiani, immagini destinate ad inorgoglire Walter Veltroni. E proprio nelle sue ultime parole, il leader del Pd ha riassunto due dei messaggi essenziali del suo comizio. Il primo: per il momento bisogna combattere il governo di Silvio Berlusconi, ma anche lanciare il cuore oltre l’ostacolo, in attesa che «un’altra Italia» sia «possibile». E questa nuova, futura Italia Veltroni promette «di farla assieme» ai suoi militanti, dunque con lui ancora leader.

E certamente, con la prova di forza messa in campo dal Pd, da ieri sera Walter Veltroni è un leader plasticamente più saldo, con un popolo dietro. Il segretario democratico ha potuto dire, perché è incontrovertibile, che «è la più grande manifestazione di massa del riformismo italiano», anche se poi ha aggiunto un’affermazione più opinabile: «La più grande manifestazione da anni». Organizzata da un solo partito, con le proprie forze, senza il supporto se non locale ed episodico di strutture Cgil, la manifestazione ha mostrato un partito che c’è, un partito in salute, con centinaia di migliaia di persone spontaneamente arrivate a Roma. E anche se gli organizzatori hanno platealmente gonfiato la stima dei partecipanti parlando di «oltre due milioni e mezzo di persone», è pur vero che il 25 ottobre 2008 per la prima volta si è visto il “popolo del Pd”, un mix originale di ex comunisti, ex democristiani ma che comprende tantissima gente che nulla ha mai avuto a che fare con il Pci, la Dc, oltre ai giovani, tanti come non se ne vedevano da tempo.

Veltroni aveva voluto che i due cortei confluissero nel catino del Circo Massimo, uno spazio lungo seicento metri e largo duecento, nel quale gli antichi romani facevano gareggiare i cavalli. Per sé il leader Pd aveva fatto preparare una passerella alla Obama, poco sopra la folla, quasi a dire “sono uno di voi”. Dal solito leggio nel quale scorreva il testo invisibile alla platea, Veltroni ha letto un testo “tosto”. Soprattutto verso Berlusconi. Certo, Veltroni dice che lui «non insulta nessuno», né grida al regime, ma dopo la premessa («L’Italia è migliore della destra che la governa»), mitraglia accuse imponenti: «Perché Berlusconi può arrivare ad annunciare una decisione non presa come la chiusura dei mercati? Se l’avessero fatto la Merkel o Gordon Brown, sarebbe successa una catastrofe. Siccome nel mondo sanno chi è, non è successo niente!». Boato della folla. E ancora: «La democarzia, signor Presidente del Consiglio, non è un consiglio di amministrazione». Questo governo «spende le poche risorse per i più ricchi», come ha fatto tagliando l’Ici anche per i più abbienti. La bordata più insidiosa, forse, è sulle tasse: «Il governo sta riproponendo la ricetta aliquote alte, evada chi può.

Complimenti è la strada maestra per andare tutti a fondo! Ma dove è finita la promessa di ridurre le tasse? La verità è che le tasse stanno aumentando, lo voglio ripetere: le tasse stanno aumentando!». Le banche? «Restino indipendenti dalla politica». Molto caldi e ripetuti i passaggi sull’integrazione con gli immigrati e sulla fallimentare politica per la scuola. In un comizio asciugato dai proverbiali sentimentalismi, non c’è molto spazio per le proposte: «Chiediamo di ridurre, a partire dalla prossima tredicesima, il peso delle tasse sui lavoratori e i pensionati, investendo 6 miliardi di euro», possibile «grazie al risanamento delle finanze attuato da un uomo che pensava al Paese e non a se stesso: Romano Prodi». Segue grande applauso.

da lastampa.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #2 inserito:: Ottobre 26, 2008, 08:51:09 am »

26/10/2008 (6:53) - CIRCO MASSIMO - IL GIORNO DEL PD

La nuova identità si colora di bianco
 
Nessuna bandiera rossa tra i manifestanti di Roma

FABRIZIO RONDOLINO
ROMA


«Sono uno studente e credo nel potere della cultura», recita un cartello dietro il quale si nasconde un ragazzo lentigginoso che pare uscito da un telefilm americano. Poi spiega: «Alcibiade prendeva in giro Socrate accusandolo di insegnare sempre le vecchie idee. Socrate rispose che si scusava con Alcibiade di non essere un uomo colto come lui, che “di idee nuove ne aveva ogni giorno”. Non è la presunta novità delle idee a contare, ma la loro qualità e il loro valore».

Nella grande manifestazione di ieri, il sentimento prevalente è la presenza, la consapevolezza di sé, e dunque anche l'identità. «Ci siamo, e siamo contenti di esserci». Da qui, forse, una generale serenità del corteo, che per lunghi tratti somiglia assai più a una passeggiata senza il fastidio del traffico che a una manifestazione politica tradizionale. Le bandiere del Pd, quelle sì, sono tante, distribuite a profusione dagli organizzatori; pochissime invece le bandiere rosse (e quasi tutte con sopra il logo de l'Unità), e per il resto qualche «Che» Guevara e qualche bandiera della pace. Cromaticamente, i cortei e il grande catino del Circo Massimo sono, nell'insieme, più bianchi che tricolori, e molto poco rossi: e dunque anche un poco indefiniti, come appena abbozzati sulla tela, o sfocati all'obiettivo, e in cerca d'autore.

Soltanto al servizio d'ordine è riservato un pettorale tutto rosso: ma, con ogni evidenza, per farsi riconoscere più facilmente. Questa indeterminatezza, che è cromatica ma anche verbale (gli striscioni, i cartelli e gli slogan sono pochissimi e decisamente poco originali), è l'altra faccia del robusto sentimento di identità manifestato ieri per le strade di Roma. Più che di una contraddizione si tratta di un dato di fatto: il Pd - e lo dimostrano senza possibilità di replica proprio i colori un poco sbiaditi e la semi afasia del corteo di ieri - è davvero un partito nuovo, o per meglio dire un luogo nuovo della politica e della partecipazione che ancora deve strutturarsi, che ha un corpo e una testa - il rapporto con il leader appare saldissimo, ma, se così si può dire, più d'affetto che di ammirazione - ma non ha ancora una chiara percezione di sé, né un'idea precisa di quel che vuole fare. «Un'altra Italia è possibile» è lo slogan di molti cartelli prestampati (sul modello di quelli delle convention americane), e con queste parole Veltroni chiude il suo intervento: e, se vogliamo essere letterali, è proprio così.

Certo, esiste la possibilità di un'altra Italia rispetto a quella che ha rimandato trionfalmente Berlusconi a Palazzo Chigi, ma, per l'appunto, si tratta soltanto di una possibilità. Proprio come il Pd, le cui potenzialità superano di gran lunga ciò che effettivamente è e fa: e qui naturalmente ci si potrà dividere fra chi considera questo primo passo un successo non piccolo di Veltroni, e chi invece vi scorge il permanere di un'emergenza grave. «Per me il Pd è una specie di hangar, un grande capannone o una piazza dove ci si ritrova per fare delle cose», spiega una ragazza di vent'anni che, come l'anonima testimonial de l’Unità, indossa una minigonna («Perché mi piace, mi sento bene, le mie gambe sono belle e la minigonna mi valorizza»). Poi aggiunge: «Insomma, se fosse un ufficio il Pd non sarebbe un ministero ma il campus di Google». L'immagine piacerebbe senz'altro a Veltroni, che con i ragazzi del nuovo movimento studentesco («Mi consenta, io dissento in modo non-violento», «Più tagli, più ragli», «Mariastella Mariastella, l'hai fatta proprio bella») sembra condividere una certa visione del mondo insieme disincantata e romantica, pragmatica e fortemente impregnata di valori.

Il veltronismo è la sinistra post-politica, e la piazza di ieri ne ha dato un campionario esaustivo: dal casting perfetto degli interventi (giovani, belli, di colore: e quasi tutte ragazze) all'impianto scenico a 360 gradi, senza palco, secondo l'estetica di Mtv; dalla cooperazione al volontariato, da Obama a Saviano passando per il Tibet, i linguaggi, le forme, le sensibilità del popolo democratico sono risolutamente al di là della sinistra novecentesca, di cui custodiscono l'eredità più come icona pop (Gramsci ieri sul fascione della nuova Unità) che come ingombro o vincolo. Il carattere «nazionale» del Pd, che ha trovato la sua rappresentazione più evidente nell'esecuzione a sorpresa di «Fratelli d'Italia» subito dopo il discorso di Veltroni, è un ulteriore scarto rispetto alla politica delle appartenenze di un tempo, ma non per questo è meno identitario: un'altra Italia, appunto, è possibile.

da lastampa.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #3 inserito:: Ottobre 27, 2008, 03:13:24 pm »

26/10/2008 (6:39) - CIRCO MASSIMO - IL GIORNO DEL PD


"L'Italia è migliore di chi la governa"
 
In piazza sfila l'orgoglio del Pd.

Veltroni: altro Paese è possibile

FABIO MARTINI
ROMA


Su un’originalissima passerella, stretta e protesa verso la folla che lo circonda a destra e a sinistra, Walter Veltroni sta parlando da 58 minuti, la voce è diventata roca ma il piglio è energico quando conclude il suo discorso: «Un’altra Italia è possibile, la faremo insieme!».

Dal grandissimo catino dell’antico Circo Massimo si alza un boato, migliaia di bandiere tricolori del Pd sventolano, il colpo d’occhio è suggestivo, le telecamere dei Tg fermano un’immagine da restituire a sera agli italiani, immagini destinate ad inorgoglire Walter Veltroni. E proprio nelle sue ultime parole, il leader del Pd ha riassunto due dei messaggi essenziali del suo comizio. Il primo: per il momento bisogna combattere il governo di Silvio Berlusconi, ma anche lanciare il cuore oltre l’ostacolo, in attesa che «un’altra Italia» sia «possibile». E questa nuova, futura Italia Veltroni promette «di farla assieme» ai suoi militanti, dunque con lui ancora leader.

E certamente, con la prova di forza messa in campo dal Pd, da ieri sera Walter Veltroni è un leader plasticamente più saldo, con un popolo dietro. Il segretario democratico ha potuto dire, perché è incontrovertibile, che «è la più grande manifestazione di massa del riformismo italiano», anche se poi ha aggiunto un’affermazione più opinabile: «La più grande manifestazione da anni». Organizzata da un solo partito, con le proprie forze, senza il supporto se non locale ed episodico di strutture Cgil, la manifestazione ha mostrato un partito che c’è, un partito in salute, con centinaia di migliaia di persone spontaneamente arrivate a Roma. E anche se gli organizzatori hanno platealmente gonfiato la stima dei partecipanti parlando di «oltre due milioni e mezzo di persone», è pur vero che il 25 ottobre 2008 per la prima volta si è visto il “popolo del Pd”, un mix originale di ex comunisti, ex democristiani ma che comprende tantissima gente che nulla ha mai avuto a che fare con il Pci, la Dc, oltre ai giovani, tanti come non se ne vedevano da tempo.

Veltroni aveva voluto che i due cortei confluissero nel catino del Circo Massimo, uno spazio lungo seicento metri e largo duecento, nel quale gli antichi romani facevano gareggiare i cavalli. Per sé il leader Pd aveva fatto preparare una passerella alla Obama, poco sopra la folla, quasi a dire “sono uno di voi”. Dal solito leggio nel quale scorreva il testo invisibile alla platea, Veltroni ha letto un testo “tosto”. Soprattutto verso Berlusconi. Certo, Veltroni dice che lui «non insulta nessuno», né grida al regime, ma dopo la premessa («L’Italia è migliore della destra che la governa»), mitraglia accuse imponenti: «Perché Berlusconi può arrivare ad annunciare una decisione non presa come la chiusura dei mercati? Se l’avessero fatto la Merkel o Gordon Brown, sarebbe successa una catastrofe. Siccome nel mondo sanno chi è, non è successo niente!». Boato della folla. E ancora: «La democarzia, signor Presidente del Consiglio, non è un consiglio di amministrazione». Questo governo «spende le poche risorse per i più ricchi», come ha fatto tagliando l’Ici anche per i più abbienti. La bordata più insidiosa, forse, è sulle tasse: «Il governo sta riproponendo la ricetta aliquote alte, evada chi può.

Complimenti è la strada maestra per andare tutti a fondo! Ma dove è finita la promessa di ridurre le tasse? La verità è che le tasse stanno aumentando, lo voglio ripetere: le tasse stanno aumentando!». Le banche? «Restino indipendenti dalla politica». Molto caldi e ripetuti i passaggi sull’integrazione con gli immigrati e sulla fallimentare politica per la scuola. In un comizio asciugato dai proverbiali sentimentalismi, non c’è molto spazio per le proposte: «Chiediamo di ridurre, a partire dalla prossima tredicesima, il peso delle tasse sui lavoratori e i pensionati, investendo 6 miliardi di euro», possibile «grazie al risanamento delle finanze attuato da un uomo che pensava al Paese e non a se stesso: Romano Prodi». Segue grande applauso.

da lastampa.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #4 inserito:: Ottobre 27, 2008, 03:14:29 pm »

26/10/2008 (13:41) - LA POLEMICA

Il Pd: più rispetto per la nostra gente
 
E' scontro sui numeri della piazza.

Il Pdl: «200mila persone, un flop».

Finocchiaro: arroganza fuori luogo

ROMA


Ieri la piazza, oggi la solita "guerra" dei numeri. A innescare la polemica la giornata del Pd al Circo Massimo. Oggetto del contendere: il dato sui partecipanti alla manifestazione. Per gli organizzatori, tra il Circo Massimo, l’area intorno e le strade attraversate dai due cortei, c’erano «oltre 2 milioni e mezzo» di persone. Ma la Questura, prima in via ufficiosa, poi ufficialmente, parla di non più di 200mila presenze in piazza.

In casa Pd si parla di «stupore». Il calcolo della Questura si basa sull’affluenza dei militanti nella capitale: 900 pullman per un totale di 44mila persone a cui si aggiungono altre 16 mila giunte in treno nella Capitale. Ma la spiegazione tecnica non placa certo la polemica. Ragiona Achille Passoni, responsabile dell’organizzazione: «Sono cifre che contrastano con quello che tutti hanno visto». Il senatore del Pd fa riferimento alla manifestazione del centrodestra del dicembre 2006, quando la Questura stimò 700mila persone. «Non capisco i criteri seguiti», dice Passoni che poi cita poi i festeggiamenti, al Circo Massimo, per la vittoria della Coppa del mondo di calcio: «Era una piazza non più piena di quella di oggi, e la stessa Questura parlò di un milione di persone».

Insomma, i conti non tornano. Il Pdl torna al contrattacco sui dati e sui contenuti della manifestazione. «Chi mente sui numeri, mente su tutto», è la tesi di Lucio Malan, vicepresidente dei senatori del Pdl, a cominciare dalla «realtà dei provvedimenti del governo, come la riforma della scuola». Così, aggiunge, l’opposizione «non dà un contributo positivo al Paese, e rischia di dare spazio a chi volontariamente soffia sul fuoco. Una manifestazione preannunciata come un successo - afferma - si è dimostrata il vero fallimento». Stessa linea da Francesco Casoli, altro vicepresidente dei senatori del Pdl. «Il Pd spaccia per folla oceanica poche centinaia di migliaia di persone e tenta così di celare il fallimento, anche quello più generale di un’opposizione che ora è ancora più a pezzi di ieri». Calderoli è netto: «In termini numerici è stato un flop».

Il presidente dei Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, carica a testa bassa: «Il corteo è stato un flop. Preoccupa che il principale partito di opposizione sia ridotto in questo stato. Forse Veltroni dopo il fallimento dei duecentomila dovrebbe lasciare il campo ad altri». Il giorno dopo la piazza Veltroni «si ritrova a mani vuote, con gli stessi problemi di prima», è l’opinione di Daniele Capezzone, portavoce di Forza Italia: «Le divisioni interne, la mancanza di consenso, il vuoto programmatico, il rapporto con Di Pietro e la sfiducia nelle leadership». Di 300mila persone parla il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Mentre il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino ammette che «la manifestazione è stata un’indubbia boccata d’ossigeno per Veltroni, anche se i numeri evidenziano una partecipazione limitata alla struttura mobilitata».

«No, non è possibile fare un tavolo di riforme in comune con questa opposizione. Questa opposizione non esiste, non è capace, e ha una credibilità ridotta ai minimi termini», accusa Brunetta. Secondo Domenico Gramazio (An), al Pd «continua a mancare il senso della realtà. Vivono di propaganda in una politica virtuale». Sulle tasse, aggiunge, non è vero che sono aumentate e lo «dimostrano le buste paga degli italiani»; sulla partecipazione alla manifestazione è stato Veltroni, da sindaco di Roma, a dire che «il Circo Massimo conteneva non più di 300 mila persone». Isabella Bertolini, deputata del Pdl. E aggiunge che «i problemi per l’opposizione sono ancora tutti sul tappeto. La seduta collettiva di autoanalisi in piazza non spazza via le risse tra le correnti del Pd e le spaccature. Anzi, da oggi per Veltroni sarà ancora peggio di ieri».

Il Pd non ci sta. «Credo servirebbe maggiore rispetto da parte di alcuni settori della maggioranza nei confronti della manifestazione di ieri del Pd. Noi al tempo rispettammo la loro manifestazione», dichiara il presidente del senatori del Pd, Anna Finocchiaro. «Denigrare continuamente - prosegue - e in qualche modo offendere quella gran parte di Italia che ieri è scesa in piazza con serietà, sobrietà e serenità, vuol dire dimostrare un’arroganza davvero fuori luogo. Ieri c’è stato un fatto politico importante per il Paese. Il Pdl ne prenda atto e ne tenga conto: l’opposizione del Pd è forte in Parlamento e nel Paese». Il responsabile Informazione del Pd Marco Follini conferma invece il suo scetticismo sull’opportunità di scendere in piazza contro il governo Berlusconi: «La manifestazione è stata forte, sobria, civile. Punto. Detto questo, continuo a chiedermi se per noi del Pd il primo problema era davvero quello di scendere in piazza». Ma Follini è una voce isolata. Walter Veltroni ha ottenuto il bagno di folla su cui aveva deciso di puntare già da prima dell’estate per rilanciare il partito e cercare di imbrigliare le fronde interne.

da lastampa.it
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!