11/11/2008
L'Ue e l'orrore del genocidio ucraino
JAS GAWRONSKI
Senza la volontà di affrontare le brutalità del passato, l’Unione Europea non sarebbe mai diventata quella che è oggi. Nel secolo scorso tutti i Paesi europei si sono trasformati in democrazie stabili affrontando gli orrori della storia. La Germania si è dovuta confrontare con le atrocità dei nazisti e le barbarie dell’Olocausto. La Grecia, la Spagna e il Portogallo hanno abbandonato pacificamente le dittature di destra e hanno scelto un destino democratico dentro l’Unione Europea. Anche i nuovi membri dell’Ue stanno cercando, a modo loro, la verità, ottenendo la riconciliazione attraverso una onesta analisi dei vecchi regimi totalitari comunisti.
Come altri Paesi che cercano di rafforzare la democrazia e intraprendere la strada verso la famiglia delle nazioni europee, anche l’Ucraina sta togliendosi qualche scheletro dall’armadio. Dalla sua indipendenza nel 1991 il governo di Kiev ha cercato di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sulla carestia del 1932-‘33, a noi nota con la parola ucraina «Holodomor». È stato un tentativo di Stalin di imporre la sua volontà al popolo ucraino, per vincere la resistenza contro la nazionalizzazione dell’agricoltura, per annientare il nazionalismo e affamare gli ucraini fino alla sottomissione o alla morte. Un piano che si è realizzato confiscando il grano per nutrire le città dell’Unione Sovietica e sostenere l’industrializzazione dell’Urss. Stalin sapeva che la gente delle campagne ucraine non avrebbe potuto resistere. La sua strategia comprendeva anche un sistematico attacco ai «kulak», la classe dei contadini latifondisti che erano visti come un ostacolo alla collettivizzazione.
I pochi documenti esistenti illustrano un quadro di tragica miseria. Un tempo granaio dell’Unione Sovietica, l’Ucraina diventò una terra di fame. Ci sono prove di cannibalismo e di corpi lasciati a marcire nelle strade. Nessuno sa esattamente quante persone morirono. C’è chi parla di cinque milioni di vittime, c’è chi dice molti di più. Ora, per la prima volta nella storia europea, il Parlamento di Bruxelles ha riconosciuto ufficialmente l’«Holodomor» come una tragedia dell’umanità. Il Parlamento europeo ha appena approvato una risoluzione per condannare gli orrori dell’«Holodomor» e ricordarne i milioni di vittime. Soltanto ricordandoci di questi crimini contro l’umanità possiamo assicurarci che non succeda mai più.
Si è trattato di un genocidio oppure no? Gli eurodeputati si sono divisi sull’argomento. Secondo me, ci sono pochi dubbi: è stato un genocidio, anche se questo termine non faceva parte del diritto internazionale fino alla seconda guerra mondiale. Nel Parlamento europeo, la sinistra radicale, che continua a guardare l’Unione Sovietica con una certa nostalgia, ha insistito che nella risoluzione non ci fosse il termine genocidio.
Alla fine è stato più importante garantire il riconoscimento ufficiale dell’«Holodomor» con una larga maggioranza parlamentare piuttosto che mettere a rischio la risoluzione litigando sul genocidio. Ma nessuno dovrebbe sminuire le indescrivibili sofferenze inflitte all’Ucraina in quell’occasione. Non ci sono parole per raccontare le atrocità dell’«Holodomor». Quello che conta non sono le parole del testo, ma la nostra espressione di solidarietà con l’Ucraina nel settantacinquesimo anniversario della tragedia.
L’Ucraina ha un passato di dolore. La prossima tappa nella sua storia dovrebbe essere la sua adesione all’Unione Europea. Kiev non dovrebbe essere più abbandonata dalla comunità internazionale e lasciata in balia del suo grande vicino, la Russia. Il Cremlino deve rispettare la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, libera di scrivere il suo destino come parte della famiglia europea.
jas.gawronski@europarl.europa.eu da lastampa.it