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Autore Discussione: Del Turco, Paolini risponde alle accuse: «Affermazioni deliranti, stravolge...  (Letto 3522 volte)
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« inserito:: Ottobre 22, 2008, 12:04:07 am »

Del Turco, Paolini risponde alle accuse: «Affermazioni deliranti, stravolge la realtà»

 
PESCARA (20 ottobre) - C'era da una parte il «gruppetto Del Turco» e dall'altra «la quasi totalità della maggioranza politica». Questo il ritratto della Giunta abruzzese delineato da Enrico Paolini, vice presidente vicario della Regione, in risposta alle accuse mossegli ieri da Ottaviano Del Turco, secondo il quale Paolini avrebbe guidato un gruppo della maggioranza che voleva impedire un'azione di rinnovamento della sanità abruzzese. Quella di Del Turco, secondo il vice governatore, è una «affermazione sostanzialmente delirante in cui si capovolge la situazione reale». Paolini, ha quindi affermato che si rivolgerà agli avvocati «non per me stesso - ha sottolineato - ma per l'immagine negativa che si dà dell'Abruzzo».

Minaccia querela contro Porta a Porta. Paolini, minaccia querele nei confronti della trasmissione Porta a Porta che in serata affronta il caso Abruzzo con una lunga intervista a Del Turco. «Ho allertato i miei legali - ha spiegato Paolini -, seguiranno la trasmissione che sarà registrata, e poi vedremo il da farsi». Paolini ha anche dato mandato all'ufficio stampa della Giunta abruzzese di protestare nei confronti della redazione guidata dal giornalista aquilano Bruno Vespa, «perché non mi è stato dato il diritto di replica dopo essere stato tirato in ballo in una puntata registrata venerdì scorso e data in pasto in anteprima ai giornalisti sabato scorso». Per Paolini si tratta di «un'azione scorretta..., si poteva registrare una replica e mandarla alla fine della puntata. Oltre tutto siamo in piena campagna elettorale e in par condicio. E la cosa rende la situazione ancora più grave».

L'inchiesta. Secondo Paolini, «tolto il gruppetto costituito da Del Turco, Cesarone e Quarta, tutti erano unanimi sul fatto che ci dovessero essere 13 emendamenti sulla sanità al piano da loro presentato». L'attuale vice presidente dell'Abruzzo, infatti, sostiene di aver «rappresentato la quasi totalità della maggioranza politica da dicembre 2006 a gennaio 2007».

«Disegni non trasparenti». Paolini ha insistito poi sugli emendamenti: «Quando furono tradotti nella stesura della delibera di Giunta uno di questi fu modificato. Da qui è nata la rottura profondissima, anche nella fiducia, tra me e Del Turco, rottura che ha portato in quei giorni il presidente, come riportato da tutti i giornali, a chiedere a Fassino di togliermi dalla giunta regionale perché davo fastidio a disegni del suo gruppo sulla sanità». Disegni che, a detta di Paolini, «non erano affatto trasparenti».

«Ho chiesto totale trasparenza». «La mia prima richiesta di rendere noti i dati dal 2000 al 2005 sulle cliniche private per poter poi intervenire in modo serio e trasparente non è mai stata accolta, così come non è stata accolta la richiesta di far passare i 13 emendamenti - ha continuato Paolini - Da lì è iniziata la polemica nei confronti del gruppetto Del Turco. Consiglieri e assessori erano d'accordo con me. Ho chiesto totale trasparenza».

«Negli ultimi mesi è cambiato tutto». Infine, ha aggiunto il vice presidente abruzzese, «si voleva operare su tutti i privati per fare tagli indifferenziati che nascondevano le vere questioni della sanità privata». Negli ultimi mesi, ad ogni modo, «è cambiato tutto»: sono stati approvati «atti urgenti e indifferibili», determinando il ritorno del controllo alla Regione e della gestione in mano ai tecnici.

Obbligo di dimora per Conga. Intanto l'ex manager della Asl Luigi Conga, arrestato il 14 luglio scorso nell'ambito dell'inchiesta sulle tangenti nella sanità abruzzese, ha ottenuto l'obbligo di dimora a Chieti, città nella quale risiede. A deciderlo il tribunale del riesame dell'Aquila, che ha dunque accolto l'istanza di appello presentata dal suo legale, Barbara D'Angelosante. Nei giorni scorsi avevano ottenuto l'obbligo di dimora anche Del Turco, l'ex segretario dell'ufficio di presidenza della Regione Lamberto Quarta, l'ex consigliere regionale Camillo Cesarone e l'ex presidente della Fira Giancarlo Masciarelli. L'ex assessore regionale alla Sanità della Giunta di centrodestra, Vito Domenici, era stato invece rimesso in libertà.


da ilmessaggero.it
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 22, 2008, 12:07:50 am »

Il personaggio «Solidarietà solo dagli amici di D'Alema»

«Meglio il Cavaliere del Pd Io trattato da delinquente»

Del Turco: Veltroni come una gag di Sordi, le sbaglia tutte



«Io sono un fondatore del Pd. Per il Pd ho pagato un prezzo: ho rotto con i compagni socialisti, amici di una vita, Boselli, Villetti, Intini. Ora vedo i loro sorrisetti. Capisco che mi stanno dicendo: ti avevamo avvisato, non fidarti dei comunisti. E capisco che avevano ragione loro». Ottaviano Del Turco ha ancora qualcosa da dire. «Del resto, sono stato zitto per cento giorni». Ha sotto mano i ritagli dei giornali, con le reazioni alla sua intervista a Vespa. Ancora nessuna traccia della solidarietà che attendeva dal Pd. «Leggo invece che l'Unità si schiera con la procura. E adombra che io vorrei candidarmi alle Europee con la destra. Questo è troppo. Agnosco stilum: è il consueto escamotage della scuola comunista. Quando vuoi scaricare qualcuno, lo additi come uno che sta per tradire. Forse è il momento che io racconti come si sono comportati i dirigenti del mio partito, mentre io stavo in galera». «Sono stato trattato come un delinquente abituale. La linea di Veltroni è stata identica a quella di Di Pietro; al punto che non capisco perché alle prossime regionali il Pd non sostenga il suo candidato, Costantini. Non una parola in mia difesa. Non pretendevo un trattamento di favore; solo il minimo che spetta non dico a un militante del Pd, ma a un qualsiasi cittadino.

La presunzione d'innocenza, le garanzie costituzionali: nulla. Tra me e Angelini, il mio accusatore, Vetroni ha scelto Angelini. La verità è che per le due culture fondative del Pd, il postcomunismo e il cattolicesimo democratico, il garantismo non significa niente. Preferiscono nascondere la coperta sporca sotto il letto. Quando il "pentito" Angelini nell'incidente probatorio ha chiamato in causa Fassino, subito Franceschini, veloce come una lepre, è intervenuto in difesa dell'onore dell'ex segretario Ds. Giusto. Ma l'onore di Del Turco, vecchio socialista, sindacalista Cgil, presidente dell'Antimafia, il mio onore non vale nulla? Il giorno in cui sono stato scarcerato, dei diessini abruzzesi non mi ha chiamato nessuno ». «Certo, qualche colpo di telefono in questi mesi è arrivato». Da chi? «Amici di D'Alema». Latorre? «Non mi faccia dire i nomi, non vorrei indicarli alla punizione del partito. Io so bene che D'Alema non la pensa come Veltroni, sulla mia vicenda e più in genere sui rapporti tra politica e magistratura. Ma è rimasto anche lui in silenzio. Questo significa che il Pd non può permettersi di dire una sola parola contro le procure. Veltroni mi ricorda la vecchia gag di Sordi. Suona il telefono, una voce dice: "Parlo con il numero 874975?". E Sordi: "Mortacci tua, n'avessi indovinato uno!". Ecco, questo è Veltroni: non ne indovina una. Per tacere di quel tizio sovrappeso....». Bettini? «Ho rimosso il nome».

Neanche lei Del Turco è mai stato magro. «Ora sì. In carcere ho perso nove chili. Non che si mangiasse male, anzi. E' che il cibo, piacevole ossessione in altri momenti della mia vita, non aveva più alcuna importanza. Pensavo solo a difendere la mia dignità. E a leggere. Ho ripreso i classici della mia giovinezza, e ho scoperto che a 65 anni i libri appaiono capovolti rispetto a quando ne avevi venti. Il Giovane Holden, che mi aveva entusiasmato, ora mi appare inutile. Addio alle armi, che avevo letto con sufficienza, è un libro straordinario. Le ultime quindici righe, quando lui trattenuto da due infermiere vuole affrontare il medico dopo che ha Obbligo di dimora Ottaviano Del Turco, ex presidente della Regione Abruzzo perso moglie e figlio, andrebbero inserite in qualsiasi antologia». «Berlusconi non l'ho sentito, ma ho ascoltato le sue parole. E ne sono stato felice. Berlusconi si è espresso come il premier di un paese democratico ». Non le fa impressione essere abbandonato dalla sua parte e difeso dall'altra? «Sì. E' possibile che la destra sia garantista pensando a se stessa. Ma le parole di solidarietà sono state così poche: perché dovrei rifiutare quelle di uomini che io ho combattuto? ». I figli di Craxi le hanno rinfacciato la sua severità verso il padre. «Confondono due vicende diverse. Ho ripensato a Bettino, in questi mesi. Però io non avevo Hammamet. Avevo Collelongo. Non è la stessa cosa». A Porta a Porta non c'erano né il Pd, né il procuratore Trifuoggi. «Il ministro ombra della Giustizia, Tenaglia, è stato invitato e non è venuto. Lo stesso vale per il procuratore. Mentre io stavo in isolamento, lui teneva una lunga conferenza stampa per dire che contro di me c'era una "montagna schiacciante di prove". Ora, dopo quasi quattro mesi, viene chiesta una proroga alle indagini preliminari».

«Sono circolate le voci più assurde. La casa che con i miei sette fratelli abbiamo costruito pezzo a pezzo, un piano sopra l'altro, è diventata un castello che io avrei regalato alla famiglia. Avrei comprato un appartamento in piazza di Spagna e un attico in piazza Navona, per cui non sarebbe bastato il triplo dei soldi che Angelini racconta di avermi dato. Solo due giornalisti sono andati controcorrente. Pierluigi Battista sul Corriere si è chiesto: "E se Del Turco fosse innocente?". E Franco Bechis è andato dagli uffici preposti, ha controllato e ha scritto la verità: non avevo comprato alcun attico in piazza Navona. Quanto al giornale del Pd, mi viene in mente Pasolini, che lo chiamava "l'incauta Unità"». Pasolini? «Quando entrai in carcere, avevo con me le sue poesie. Requisite. In carcere Pasolini non può entrare: 34 anni dopo il suo assassinio, è ancora un autore maledetto. Tempo prima, uno pseudo Pasolini gli fece uno scherzo: mandò all'Unità una falsa "ode a Nenni", che allora era il personaggio più odiato dai comunisti. Pierpaolo scrisse una smentita indirizzata all'"incauta Unità"». A dire il vero, è il vicepresidente dell'Abruzzo Enrico Paolini ad adombrare che lei potrebbe candidarsi alle europee con il centrodestra. «In questo momento io penso alla mia innocenza, non alle candidature. Vorrei continuare a fare politica con i riformisti. Ma dal Pd mi sono autosospeso. E non vedo le condizioni per tornare indietro. Mi ha scritto una militante socialista, anche lei sarcastica come Boselli, Villetti, Intini: "Caro Ottaviano, ora sei guarito dalla sindrome di Stoccolma?"».

Aldo Cazzullo
21 ottobre 2008

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