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Autore Discussione: Riccardo Bocca. Mafia, l'ultima lettera del professore suicida  (Letto 3521 volte)
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« inserito:: Ottobre 21, 2008, 12:57:21 am »

Mafia, l'ultima lettera del professore suicida

di Riccardo Bocca


L'estrema denuncia di Adolfo Parmaliana, feroce accusatore della connivenza tra cosche mafiose e amministrazione, che si è tolto la vita dopo l'ennesima sconfitta. In esclusiva, la lettera scritta prima di morire  Il professor Adolfo ParmalianaLEGGI E GUARDA:

La mattina del due ottobre scorso, il professor Adolfo Parmaliana è salito sulla sua Bmw 320 e ha raggiunto un viadotto dell'autostrada Messina-Palermo. Poi è sceso dall'auto e si è gettato nel vuoto, schiantandosi dopo essere precipitato per 35 metri. Un suicidio che ha fatto molto clamore, non solo in Sicilia ma nell'Italia intera: sia per il profilo di chi lo ha messo in atto, sia per le ragioni che lo hanno causato. Parmaliana, infatti, era uno stimato docente di Chimica industriale.

Ma anche un feroce accusatore di quell'intreccio affaristico-mafioso che spadroneggiava a Terme Vigliatore, paesino di sette mila abitanti senza caserma dei Carabinieri.
Anche grazie alle sue denunce, il consiglio comunale è stato sciolto nel dicembre 2005. Ma il lieto fine, per Parmaliana, non è mai arrivato.

Al contrario, il suo coraggio ha riscosso l'indifferenza, il disprezzo di chi vive di disonestà. E sul fronte della magistratura, le cose non sono andate meglio. Le indagini partite dalle sue indicazioni si sono arenate, una dopo l'altra. Finché si è giunti al paradosso: una denuncia per diffamazione recapitata allo stesso Parmaliana. A quel punto, il professore si è sentito braccato. E come gesto estremo, di fronte a un potere troppo forte, si è tolto la vita. Lasciando dietro di sé, però, due tracce importanti.

La prima è un dossier, attualmente al vaglio della procura di Reggio Calabria (competente sui magistrati messinesi). La seconda è una lettera di quattro pagine, trovata sul tavolo del suo studio. Un documento di straordinaria forza e drammaticità rivolto alla pubblica opinione, ai suoi familiari, agli amici più cari. Parole scritte a penna sotto al titolo La mia ultima lettera, che 'L'espresso' pubblica qui in esclusiva.

(15 ottobre 2008)

da espresso.repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 21, 2008, 12:58:52 am »

La trascrizione dell'ultima lettera del professor Parmaliana prima del suicidio 



"La mia ultima lettera"

La Magistratura barcellonese/messinese vorrebbe mettermi alla gogna vorrebbe umiliarmi, delegittimarmi, mi sta dando la caccia perché ho osato fare il mio dovere di cittadino denunciando il malaffare, la mafia, le connivenze, le coperture e le complicità di rappresentanti dello Stato corrotti e deviati. Non posso consentire a questi soggetti di offendere la mia dignità di uomo, di padre, di marito di servitore dello Stato e docente universitario.

Non posso consentire a questi soggetti di farsi gioco di me e di sporcare la mia immagine, non posso consentire che il mio nome appaia sul giornale alla stessa stregua di quello di un delinquente. Hanno deciso di schiacciarmi, di annientarmi.

Non glielo consentirò, rivendico con forza la mia storia, il mio coraggio e la mia indipendenza. Sono un uomo libero che in maniera determinata si sottare al massacro ed agli agguati che il sistema sopraindicato vorrebbe tendergli.

Chiedete all'Avv.to Mariella Cicero le ragioni del mio gesto, il dramma che ho vissuto nelle ultime settimane, chiedetelo al senatore Beppe Lumia chiedetelo al Maggiore Cristaldi, chiedetelo all'Avv.to Fabio Repici, chiedetelo a mio fratello Biagio. Loro hanno tutti gli elementi e tutti i documenti necessari per farvi conoscere questa storia: la genesi, le cause, gli accadimenti e le ritorsioni che sto subendo.

Mi hanno tolto la serenità, la pace, la tranquillità, la forza fisica e mentale. Mi hanno tolto la gioia di vivere. Non riesco a pensare ad altro. Chiedo perdono a tutti per un gesto che non avrei pensato mai di dover compiere.

Ai miei amati figli Gilda e Basilio, Gilduzza e Basy, luce ed orgoglio della mia vita, raccomando di essere uniti, forti, di non lasciarsi travolgere dai fatti negativi di non sconfortarsi, di studiare, di qualificarsi, di non arrendersi mai, di non essere troppo idealisti, di perdonarmi e di capire il mio stato d'animo: Vi guiderò con il pensiero, con tanto amore, pregherò per voi, gioirò e soffrirò con voi.


Alla mia amatissima compagna di vita, alla mia Cettina, donna forte, coraggiosa, dolce, bella e comprensiva: ti chiedo di fare uno sforzo in più, di non piangere, di essere ancora più forte e di guidare i ns figli ancora con più amore, di essere più buona e più tenace di quanto non lo sia stato io.

Ai miei fratelli, Biagio ed Emilio, chiedo di volersi sempre bene, di non dimenticarsi di me: vi ho voluto sempre bene, vi chiedo di assistere con cura e amore i ns genitori che ne hanno tanto bisogno. Alla mia bella mamma ed al mio straordinario papà: vi voglio tanto bene, vi mando un abbraccio forte, vi porto sempre nel mio cuore, siete una forza della natura, mi avete dato tanto di più di quanto meritavo. A tutti i miei parenti, ai miei cognati, ai miei zii, ai miei cugini, ai miei nipoti, a mia suocera: vi chiedo di stare vicini a Gilda, a Basilio ed a Cettina. Vi chiedo di sorreggerli.

Ai miei amici sarò sempre grato per la loro vicinanza, per il loro affetto, per aver trascorso tante ore felici e spensierate. Alla mia università, ai miei studenti, ai miei collaboratori ed alle mie collaboratrici sarò sempre grato per la cura e la pazienza manifestatemi ogni giorno. Grazie. Quella era 1° mia vita. Ho trascorso 30 anni bellissimi dentro l'università innamorato ed entusiasta della mia attività di docente universitario e di ricercatore.
I progetti di ricerca, la ricerca del nuovo, erano la mia vita. Quanti giovani studenti ho condotto alla laurea. Quanti bei ricordi.

Ora un clan mi ha voluto togliere le cose più belle: la felicità, la gioia di vivere, la mia famiglia, la voglia di fare, la forza per guardare avanti.

Mi sento un uomo finito, distrutto. Vi prego di ricordarmi con un sorriso, con una preghiera, con un gesto di affetto, con un fiore. Se a qualcuno ho fatto del male chiedo umilmente di volermi perdonare.

Ho avuto tanto dalla vita. Poi, a 50 anni, ho perso la serenità per scelta di una magistratura che ha deciso di gambizzarmi moralmente. Questo sistema l'ho combattuto in tutte le sedi istituzionali. Ora sono esausto, non ho più energie per farlo e me ne vado in silenzio. Alcuni dovranno avere qualche rimorso, evidentemente il rimorso di aver ingannato un uomo che ha creduto ciecamente, sbagliando, nelle istituzioni.

Un abbraccio forte, forte da un uomo che fino ad alcuni mesi addietro sorrideva alla vita.

(15 ottobre 2008)

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Parole scritte a penna sotto al titolo La mia ultima lettera, che 'L'espresso' pubblica in esclusiva.

da espresso.repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Ottobre 24, 2008, 08:08:41 am »

Dossier suicidio

di Riccardo Bocca


Magistrati. Politici. Affaristi.

In un rapporto dei carabinieri gli intrecci tra potere e mafia nel messinese. Come quelli denunciati dal professore che si è tolto la vita un mese fa  L'ultima lettera del professor ParmalianaLa lettera è datata primo ottobre 2008, ma i carabinieri l'hanno trovata il giorno dopo. In mattinata, il docente universitario di Chimica industriale si era buttato da un viadotto dell'autostrada Messina-Palermo. Trentacinque metri nel vuoto, accompagnati da parole che spalancano scenari angoscianti: "La magistratura barcellonese e messinese", scrive Adolfo Parmaliana, "vorrebbe mettermi alla gogna, vorrebbe umiliarmi, delegittimarmi (...) perché ho osato fare il mio dovere di cittadino denunciando il malaffare, la mafia, le connivenze, le coperture e le complicità di rappresentanti dello Stato corrotti e deviati".

È sconvolto, il professore, dopo il rinvio a giudizio per l'accusa di diffamazione presentata da Domenico Munafò, ex vicesindaco e attuale presidente del consiglio comunale di Terme Vigliatore, paesino di 7 mila anime in provincia di Messina (il cui Comune è stato sciolto per mafia nel dicembre 2005, grazie anche alle denunce di Parmaliana). "Chiedete all'avvocato Mariella Cicero, le ragioni del mio gesto", scrive prima di uccidersi, "chiedetelo al senatore Beppe Lumia, all'avvocato Fabio Repici e al maggiore Cristaldi". Nomi per lui cruciali. Soprattutto quest'ultimo, sconosciuto ai più ma essenziale nella lotta alla criminalità messinese. Proprio Domenico Cristaldi, carabiniere di Barcellona Pozzo di Gotto, ha infatti concluso nel luglio 2005 con la sua squadra un'allarmante informativa. Titolo: 'Tsunami'. Il quadro patologico di come magistratura e politici, affaristi e mafiosi hanno distrutto legalità e territorio.

"Per anni il comune di Terme Vigliatore è stato amministrato da un gruppo di persone che (...) si associano stabilmente al fine di procurare a se stessi, parenti, soci (...) ingiusti vantaggi patrimoniali in danno alla Pubblica amministrazione", premette Cristaldi (allora capitano). Sindaco, in quella fase, è Gennaro Nicolò, ma l'uomo forte secondo i carabinieri è un altro: Bartolo Cipriano, classe 1960, dirigente provinciale della Margherita, capogruppo di maggioranza in consiglio comunale e personaggio in "tentacolare posizione di snodo tra poteri economici 'famelici', poteri politici 'malati' e poteri istituzionali 'deviati'". Agli atti, mentre scrive il capitano Cristaldi, ci sono 33 procedimenti penali a carico di Cipriano. E frequentazioni con soggetti pericolosi: da Francesco Carmelo Salamone, "pregiudicato per associazione a delinquere, droga e altro", a Francesco Giorgianni, "pregiudicato, imputato nel noto procedimento penale Mare Nostrum". Relazioni che lo rendono forte agli occhi di molti, ma diventano ingombranti quando a Terme Vigliatore si insedia (11 aprile 2005) la Commissione prefettizia, che deciderà se sciogliere il Comune per mafia. Il telefono di Cipriano viene puntualmente intercettato, ma serve a poco. I carabinieri ascoltano episodi marginali: la richiesta di una raccomandazione, la telefonata di un tale che "chiede di mediare, al Comune, per accelerare il pagamento di due fatture". Sciocchezze, in confronto al "numero eccezionale di irregolarità scoperte e segnalate" dagli inquirenti.


Il perché è semplice: Cipriano sa di essere intercettato, scrive il capitano Cristaldi. E si sarebbe alleato, per sviare gli inquirenti, con Santi Pino: luogotenente della Guardia di Finanza, allora in servizio alla polizia giudiziaria di Barcellona Pozzo di Gotto. Pino, ad esempio, invita Cipriano ad alzare il volume della radio mentre parlano in macchina (chiedendosi, scrive Cristaldi, "dove possa essere stata installata - verosimilmente - la microspia"). E sempre Pino, spiega l'informativa 'Tsunami', "intrattiene intensi rapporti di frequentazione, nonché contatti telefonici" con il sostituto procuratore Olindo Canali, operativo a Barcellona Pozzo di Gotto. Proprio dove il professor Parmaliana presentava le denunce.

La cosa è sgradevole, per un rappresentante delle istituzioni. Pino, infatti, "opera in condizioni di virtuoso equilibrismo tra gli ambienti giudiziari e quelli politici, imprenditoriali e mafiosi", scrive Cristaldi. Gli investigatori indicano una "mole impressionante di contatti con persone 'controindicate'". Come il medico Salvatore Rugolo, figlio dell'ex "capo indiscusso della mafia barcellonese", cognato del boss Giuseppe Gullotti (al 41 bis perché mandante dell'omicidio del giornalista Beppe Alfano) e sospettato di "avere preso le redini della 'famiglia'" . O come Michele Rotella, titolare di una società che "lavora materiale inerte", con "precedenti e pregiudizi penali" dal falso alla truffa, dalla corruzione alle minacce, dalla violenza privata alla detenzione di materiale esplosivo. Quanto al pm Canali (definito dai carabinieri "personaggio quantomai controverso"), frequenta almeno in un'occasione Rugolo, pranzandoci (assieme a un carabiniere) il 21 gennaio 2005, "in un ristorante di Merì (Messina,ndr)".

Abbastanza perché il pm Canali, e le persone a lui prossime, finiscano nel mirino degli investigatori. La commissione prefettizia, intanto, è in azione a Terme Vigliatore, le intercettazioni danno i primi risultati e la tensione in zona è tanta. Letteralmente, Canali "è fottuto dalla paura", scrive Cristaldi riferendo le parole del pm Andrea De Feis, titolare dell'inchiesta. Anche perché emergono dettagli inediti. Ad esempio, il fatto che nel 1998 il pm Canali avrebbe convocato due capitani dei carabinieri chiedendo "se fossero interessati acché Cipriano divenisse loro confidente". Entrambi avevano rifiutato, visto che Cipriano in quel momento era sindaco, e la funzione pubblica rendeva "inammissibile" il ruolo di "fonte confidenziale". Ma l'episodio non era stato dimenticato.

Forse per questo, o forse perché pensa che "la propria posizione sia già irrimediabilmente compromessa", Canali e gli altri protagonisti dell'informativa 'Tsunami', sprofondano in un "clima di preoccupazione". La mattina del 4 maggio 2005, lo stesso Canali fa "insolitamente incursione all'interno della sala intercettazioni, dove si stanno svolgendo le attività tecniche". Il motivo ufficiale, scrive Cristaldi, è che deve "conferire con il collega De Feis", ma intanto "passa in rassegna con lo sguardo tutti gli operatori presenti". Dopodiché, spiega l'informativa 'Tsunami', De Feis avrebbe riferito ai carabinieri un episodio sconcertante: durante una riunione a cui ha partecipato con il procuratore capo di Barcellona Rocco Sisci, il pm Canali e l'allora sostituto procuratore generale di Messina Franco Cassata, "quest'ultimo, in accordo con Canali, ha più volte manifestato la volontà di 'bloccare' l'informativa del 29 aprile 2005 (su Terme Vigliatore e il resto)". Assicurando, anche, "un intervento nell'ambito dell'Arma dei carabinieri per mezzo di un non meglio precisato colonnello".

A quel punto, scrive Cristaldi, De Feis si sente "scorato e intimidito", ma non ancora sconfitto. Scrive anche, il capitano, che secondo il pm "il contenuto dell'informativa del 29 aprile" avrebbe comportato "certamente per il dottor Canali l'instaurazione a suo carico di un procedimento penale ovvero disciplinare". Di fatto, però, Olindo Canali è ancora sostituto procuratore a Barcellona Pozzo di Gotto. Franco Cassata è diventato procuratore generale di Messina. Bartolo Cipriano, colui che per i carabinieri era al vertice di intrecci oscuri, siede sulla poltrona di sindaco al Comune di Terme Vigliatore (quello sciolto per mafia tre anni fa). Mentre il luogotenente Santi Pino è placidamente andato in pensione. Solo il professor Adolfo Parmaliana, fonte di infinite notizie per gli inquirenti, autore di coraggiose denunce su Terme Vigliatore e dintorni, non c'è più. Tocca al procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, destinatario degli atti sul suicidio del docente, fare in modo che non sia stata una morte inutile.

Sul tavolo, ha l'informativa 'Tsunami'.


(23 ottobre 2008)


da repubblica.it


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