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Autore Discussione: L'economista Martin Wolf parla della crisi ...  (Letto 1909 volte)
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« inserito:: Ottobre 16, 2008, 12:04:57 am »

L'economista Martin Wolf parla della crisi

«Prevedibili nuovi collassi finanziari»

«Se vogliamo scongiurare la catastrofe di una depressione, dobbiamo essere pronti a convivere con questa realtà»



NEW YORK – Principio della fine o fine del principio? Sulla crisi finanziaria globale che divampa Martin Wolf, economista illustre, autore del libro appena uscito negli Stati Uniti “Fixing Global Finance” e opinionista emerito del Financial Times, non accetta la dicotomia convenzionale sulla quale si concentra oggi il dibattito e la ricerca delle terapie d’urto economiche. Secondo Wolf, invitato a parlare sul tema “Come arginare le crisi finanziarie del XXI secolo” davanti al Council on Foreign Relations di New York, il più autorevole forum americano di politica internazionale, la prognosi da fare è diversa. «L’economia – dice Wolf, che da Londra è appena arrivato a New York per la presentazione del suo ultimo libro intitolato Fixing Global Finance ovvero “riparare la finanza globale” – ha evitato forse l’infarto, grazie a un intervento inaspettatamente coordinato e sollecito dei governi più ricchi e industrializzati che hanno lanciato al mondo una cintura di salvataggio. Ma il paziente è sempre in terapia intensiva e la prognosi è riservata».

NUOVI COLLASSI - Ma le lesioni provocate negli Stati Uniti dalla crisi dei mutui immobiliari ‘subprime’ detti anche con maggiore efficacia mutui-spazzatura e che poi sono culminate nel collasso di Wall Street con pesanti ripercussioni mondiali, tanto per restare nella metafora clinica, dopo gli interventi di salvataggio pubblico decisi con un’azione congiunta, si possono cicatrizzare? «Bisogna essere realisti», risponde l’economista britannico. «In futuro dobbiamo aspettarci dei nuovi collassi periodici. Di conseguenza, se vogliamo scongiurare la catastrofe di una depressione, dobbiamo essere preparati a convivere con questa dura realta». Sulle conseguenze pratiche, in politica economica, di questa malattia ricorrente del mondo globalizzato, Martin Wolf ha idee sotto qualche aspetto abbastanza vicine a quelle sostenute in Italia da Giulio Tremonti. «A questo punto – commenta – con il sistema bancario degli Stati Uniti in parte nazionalizzato, viviamo già in una sorta di mondo neo-keynesiano. Ma naturalmente questo comporterà enormi disavanzi fiscali».

CASE - Per quanto riguarda il settore immobiliare, sull’opportunità di alleggerire con iniezioni di denaro pubblico il peso dei mutui che in America sta trascinando alla bancarotta migliaia di famiglie sommerse dai debiti, Wolf è scettico. «Negli Stati Uniti - avverte – si sta ora costituendo una forma di un oligopolio di Stato della finanza, fondamentalmente non controllabile».

DOLLARO - Quanto al dollaro, la previsione di Martin Wolf è che la valuta americana, per quanto soggetta a instabilità e oppressa dal peso di un deficit dall’attuale 50% salirà forse ai livelli italiani di oltre il 100% del Pil, conserverà il ruolo di moneta internazionale , almeno nel medio periodo. «Ma solo per la mancanza di alternative e perché il Fondo Monetario, come dimostrato da questa crisi, non ha mezzi nè strutture adeguate per intervenire».

Renzo Cianfanelli
15 ottobre 2008

da corriere.it
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