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Autore Discussione: Marco Imarisio. Cofferati: Contro di me razzismo politico «Sulla bolognesità...  (Letto 2580 volte)
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« inserito:: Ottobre 13, 2008, 04:50:52 pm »

Dopo la scelta Il sindaco-papà a 60 anni: visto il suo primo passo ho capito

Cofferati: l'ho fatto per Edoardo

Contro di me razzismo politico «Sulla bolognesità il Pd locale ha detto cose meschine»



MILANO — «Sentiamoci nel primo pomeriggio, quando Edoardo fa il riposino». L'inizio dell'intervista non è teso a scoraggiare i molti che mal digeriscono la scelta privata di Sergio Cofferati, accusandolo di aver coperto i veri motivi con una colata di buoni sentimenti al sapore di pasta di Fissan. È che va proprio così. Dopo aver varcato il guado tra pubblico e privato, il sindaco di Bologna non fa mistero del proprio stato d'animo. Su una nuvola, più o meno. «La sera prima della conferenza stampa nella quale ho comunicato la mia decisione, sono "scappato" a Genova. Quella sera, mio figlio ha fatto il primo passo. Si è tirato in piedi senza appoggi, mi ha guardato con uno sguardo di trionfo, consapevole di aver fatto una cosa al di fuori della norma. E poi è caduto, tirando una sederata spaventosa».

Con questo aneddoto, chi la accusa di essere retorico ci campa per un anno.
«Avevo messo in conto alcune reazioni negative. La sorpresa è legata piuttosto ad una vasta area di dietrologisti che si esercitano con le ipotesi più disparate».
Dato il suo agitato soggiorno bolognese, vorrà riconoscere qualche ragione alla categoria?
«A me sembra solo di aver esercitato la categoria prepolitica del buonsenso. È la seconda volta in tempi molto brevi che mi sorprendo così».
La prima?
«La vicenda della legalità. Si scatenò un putiferio. Mi ero limitato a dire che le leggi si rispettano. Evidentemente non è così ovvio. Adesso la cosa si ripete».
C'è differenza. Una storia è politica, l'altra no.
«Ma sono entrambe dettate dal buonsenso. Forse sono io a non essere in sintonia, ma ci sono cose che questo Paese continua ad ignorare».
Non è che all'estero ci sia abbondanza di casi come il suo.
«A sessant'anni ho deciso consapevolmente di fare un secondo figlio. Simone, il mio primogenito, ha 36 anni, ed è nato quando io ne avevo 24. La nostra vita insieme ha un percorso molto lungo. Con Edoardo non sarà così. Il tempo che passerò con lui è molto più breve. Quando avrà 36 anni, come oggi suo fratello, io non so se ci sarò ancora».
La sua prima esperienza da padre ha influito su questa scelta?
«Ho pensato molto a quando andai alla Cgil di Roma. Io avevo trent'anni, Simone appena 6. Soffrì moltissimo la mia mancanza, al punto che con la mia ex moglie decidemmo di trasferirci definitivamente. Non voglio che per Edoardo avvenga la stessa cosa. Per me la politica è servizio. Se mi chiamano, rispondo. Ma qualunque cosa faccia, la farò a Genova, dove ci sono mio figlio e la mia compagna». Straniero in terra straniera, è una costante.
«Guardi che nel 2004 ho accettato la candidatura a sindaco su richiesta dei vertici "bolognesi" e regionali dei Ds, i quali conoscevano bene le mie generalità».
Uno di quei vertici ha appena detto che la bolognesità è un valore.
«L'attuale segretario regionale del Pd. Nato in Germania da genitori siciliani. Mirabile esempio di bolognesità. Il probabile candidato alla mia successione, Flavio Delbono, invece è di Sabbioneta. Bel posto. La piccola Atene dei Gonzaga. In provincia di Mantova, però».
S'ode un rumor di sassolini estratti dalle scarpe.
«Una volta comunicata la mia decisione, è tornata fuori la storia delle bolognesità, anche dal mio schieramento. Una cosa meschina e sbagliata. Razzismo politico».
Bologna non l'ha mai amata.
«Alcuni ambienti intellettuali e politici. I salotti. Con i cittadini invece è stato diverso». Faccia i nomi. «Certe valutazioni sulle complesse dinamiche della politica bolognese le farò solo alla fine del mio mandato».
Nel Pd bolognese si sono disperati o hanno festeggiato?
«Ho fatto spesso da scudo a critiche e tensioni assortite. Adesso ci sarà un democratico confronto tra le variegate anime del partito. Ma io non mi sono posto il problema di quale discussione politica avrebbe prodotto la mia scelta».
Anche non politica: legioni di padri a cui fischiano le orecchie.
«I commenti più belli e favorevoli sono arrivati da donne. Gli uomini, meno entusiasti. Per comprensibili ragioni».
Ci racconta la paternità a sessant'anni?
«C'è una fatica diversa, tutta mentale. In genere, intorno ai 50 i genitori cominciano a riappropriarsi della propria vita. I figli cominciano ad essere grandi, più tempo per pensare a se stessi. Nel nostro caso cambia radicalmente il rapporto con il proprio tempo».
La differenza con l'essere padre a 24 anni?
«Nella quantità di energia disponibile. Anche se con Edo sono fortunato. Poche coliche, quattro denti da castoro senza febbre. La notte si dorme».
Sa di essere diventato un simbolo?
«Non ho fatto nulla di epico. Voglio stare con mio figlio, giocare con lui».
Molti politici rimpiangono di non averlo fatto più spesso.
«Fanno bene. Non sanno cosa si sono persi».

Marco Imarisio
13 ottobre 2008

da corriere.it
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