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« inserito:: Ottobre 12, 2008, 09:47:07 am » |
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12/10/2008 (7:18) - L'INTERVISTA
Gorbaciov: "Demolito il modello americano" «Il neoliberismo si è rivelato una truffa»
GIULIETTO CHIESA
Mikhail Gorbaciov guarda sfilare, sugli schermi della Cnn, le cifre della catastrofe finanziaria americana che dilaga nelle borse di tutto il mondo. Non riesce a trattenere un sogghigno. «Questo non potranno dire che è colpa del comunismo, o della Russia. Questo se lo sono creato da soli, con le loro mani. Il prestigio degli Stati Uniti ne esce demolito, e anche il modello economico e sociale che hanno imposto al mondo intero con la loro globalizzazione selvaggia».
L'ex presidente sovietico non manca di far notare che l'idea stessa dell'incontro di Venezia San Servolo, «Ambiente: dall'allarme globale all'allerta per i media» è la prova che molte cose si potevano prevedere e furono infatti previste. La nascita, a Bosco Marengo e Torino, del «Forum della Politica Mondiale», cinque anni fa, rispondeva proprio all'intuizione che ci trovavamo alla vigilia di una grande crisi mondiale. «Già allora era chiarissimo che il modello della globalizzazione americana non era sostenibile - dice nell'intervento di apertura - e che avrebbe dato luogo a una serie di convulsioni sistemiche. Questa crisi finanziaria, che presto avrà effetti devastanti sull'economia reale, non è sola. Ce ne sono altre, simultanee che stanno venendo al pettine a velocità crescente: quella energetica, dell'acqua, alimentare, demografica, del cambiamento climatico, della devastazione degli ecosistemi».
Per esemplificare, Mikhail Sergeevic? «Guardi la figura miserevole del Fmi, sparito tra le nebbie del panico delle Borse soverchiato dall'impressionante vastità del disastro finanziario. Ma è solo un esempio. Il fatto è che questa nuova architettura presupponeva il riconoscimento della pluralità del mondo dopo la fine dell'URSS. Cioè che, sparita l'URSS, c'erano soggetti potenti che avrebbero voluto svolgere la loro parte attiva: Cina, India, Brasile, Sudafrica, Indonesia e, naturalmente, la Russia. Invece a Washington scelsero la via più facile, quella dell'impero. Pensarono di potere, anzi di dovere, decidere da soli e per conto di tutti. Adesso tocchiamo con mano che il mondo unipolare ha fallito. Perché, oltre a essere profondamente ingiusto, era ed è politicamente irrealistico e insostenibile fisicamente».
Che intende per fisicamente insostenibile? «Che è in contrasto con le leggi della fisica e della chimica, perché non può esservi sviluppo indefinito in un sistema limitato di risorse. Invece il modello turbocapitalistico è interamente costruito sulle illusioni di infinità inesistenti. Non si può contare sul profitto in crescita a tutti i costi. Non si può spingere a consumi in crescita illimitata perché le risorse sono definite, a cominciare da quelle energetiche».
Dunque, che fare? «Cambiare modello, finché siamo in tempo. Il mercato senza regole è stato un disastro, il neo-liberismo si è rivelato una truffa globale».
Ma questo implica mutamenti giganteschi nelle abitudini e condizioni di vita di miliardi di persone. «Ci sono due modi per affrontare il problema. Il primo è tacere la verità e dilazionare decisioni che si sa essere impopolari. Oppure cominciare a dire la verità e organizzare saggiamente, cioè tempestivamente, il cambiamento. Ci vuole una glasnost mondiale».
Lei vede un rapporto tra queste crisi e le nuove tensioni internazionali e un ritorno alla guerra fredda? «C’è un rapporto indiretto ma evidente. Nuovi potenti soggetti internazionali, si pensi a Russia e Cina, agiscono ormai sulla scena mondiale. I loro interessi non coincidono e non sono riconducibili a quelli degli Stati Uniti.
Vuol dire che la Russia farà, d'ora in poi, la faccia dura? «La Russia è aperta al dialogo, ma si chiuderà di fronte a imposizioni. Bisogna evitare mosse unilaterali, atti di forza, allargamento di alleanze militari (parlo della Nato) e rinuncia all'installazione in Europa di nuovi sistemi d'arma (parlo dei missili USA in Polonia e del radar nella Repubblica Ceca)».
Che opinione ha di Putin? «Ha fatto non pochi errori, ma si tenga conto che ha ereditato da Eltsin un paese al collasso. Tratte tutte le somme a me pare che il positivo superi il negativo, e di molto. Dovremmo essergli grati»
Ma di democrazia in Russia non si parla. «Gli occidentali e gli europei dovrebbero imparare ad avere pazienza, anche perché non hanno scelta. La Russia sta realizzando una trasformazione democratica. Non dappertutto i tempi sono identici. L'Europa ha impiegato qualche secolo per costruire lo stato di diritto. Dateci tempo e non cercate di farci la lezione. Sappiamo imparare da soli»
E' vero che ha fondato un suo partito? «Ci sto pensando, vedremo. Ma io credo che ci sia bisogno di partiti diversi da quelli comprati o comprabili. Ci vogliono organizzazioni democratiche che favoriscano la partecipazione dei cittadini. Sarà necessario che milioni di persone siano attive e coscienti. Questo vale per la Russia ma anche per voi occidentali».
da lastampa.it
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