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Autore Discussione: Esame primarie per i giovani del Pd: tre in corsa  (Letto 2231 volte)
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« inserito:: Ottobre 01, 2008, 12:04:45 am »

Esame primarie per i giovani del Pd: tre in corsa

Ninni Andriolo


«Candidati di D’Alema, di Rutelli o di Fassino? Balle, loro non si stanno occupando di queste primarie e noi non li cerchiamo. Come non cerchiamo Veltroni…». Fausto Raciti, 24 anni, ultimo leader della disciolta Sinistra giovanile, corre per diventare il primo segretario dei giovani democratici. Il 17 e il 18 ottobre decine di migliaia di ragazzi tra i 14 e i 29 anni sfileranno davanti ai gazebo per scegliere i delegati regionali e nazionali. E per decidere chi - tra il siciliano Raciti, la riminese Innocenzi e il bresciano Marini - dovrà guidare i young dem italiani al loro esordio nella storia.

I candidati al momento sono tre, potrebbero aumentare di qui a venerdì prossimo, data ultima per raccogliere 600 firme e sottoscrivere il manifesto fondativo. «Peggio dei grandi», a leggere i quotidiani che dipingono a tinte fosche l’esordio sulla scena dei «nipotini» di Walter, Massimo, Francesco, Piero, Dario, Beppe o di altri nonni e zii che si scontrano o si incontrano nel partito «adulto». La realtà, naturalmente, è più complessa. Proviamo a capirne di più partendo da molti mesi fa. Da quando, cioè, il loft dei «grandi» insediò il Tavolo nazionale che avrebbe dovuto preparare il parto dell’organizzazione dei «piccoli».

L’argento di Pechino
Trentaquattro ragazzi, tra i quali Alessia Filippi, futura medaglia d’argento alle Olimpiadi di Pechino, che, impegnata negli allenamenti, non ha trovato il tempo di entrare in gara per dire la sua sugli young dem. Nel frattempo, intorno al Tavolo si riunivano una decina di dirigenti delle vecchie organizzazioni, Sinistra giovanile e giovani della Margherita, e una maggioranza di rappresentanti di «altri percorsi associativi»: Unione degli universitari, Acli, Lega ambiente, giovani ebrei, giovani musulmani, ecc. Non come delegati di strutture che rimangono autonome dal Pd, ma come «provenienza di esperienze e apporto individuale». Riunioni convocate dal partito e alle quali - oltre a uno o più dirigenti del loft - partecipava anche Pina Picierno. Ex pupilla di De Mita - che poi scelse Veltroni - Pina è il ministro ombra Pd per le politiche giovanili. Un incarico che, come per la candidatura in Campania, ha provocato malumori intorno al Tavolo e nelle file delle disciolte organizzazioni giovanili.

Quelle tensioni permangono. Il Tavolo, dopo un tira e molla durato mesi, aveva definito un «percorso costituente» che avrebbe dovuto concludersi il 25 settembre. Non prevedeva primarie con gazebo, ma assemblee territoriali di circolo - aperte e pubblicizzate - per eleggere i rappresentanti regionali e nazionali. Il leader dei giovani democratici sarebbe stato eletto dopo, dai delegati inviati a Roma. Meccanismo «chiuso» quello ipotizzato in un primo tempo, e «aperto» successivamente da un deciso intervento di Veltroni?

Le rimostranze pubbliche della radicale, Innocenzi, da ultimo, hanno determinato la proroga della data per presentare le candidature. Sarà il 3 ottobre l’ultima scadenza utile. Ma si racconta di riunioni infuocate sul regolamento. Con Veltroni che, nelle stesse ore in cui esplodeva la crisi di Alitalia, si occupava direttamente di riscrivere articoli e commi, ventilando perfino la minaccia di «spegnere la luce». La composizione del Tavolo regionale della Campania, ad esempio, è diventata parte integrante dell’ultimo coordinamento nazionale Pd, insieme a problemi ben più pregnanti sul piano politico. Un partito per nulla assente nella fase che precede il decollo dei giovani democratici, quindi.

La mistica dei gazebo
«Niente di male se ci si interessa della nascita dell’organizzazione giovanile - sottolinea Angelo Petrosillo, promotore di “Democratica” - Non siamo verginelle disincantate. Ma altra cosa sono i pesanti condizionamenti che ci sono stati». In ogni caso, le primarie del 17 e 18 ottobre imiteranno quelle che incoronarono Veltroni e rappresenteranno un fatto nuovo sulla scena politica delle nuove generazioni. «Forse dobbiamo prenderci meno sul serio: stiamo eleggendo il segretario di un’organizzazione giovanile italiana, non il presidente degli Stati Uniti», ironizza Petrosillo, in polemica con la «mistica dei gazebo». Ventisei anni, dottorato di ricerca in Diritto costituzionale comparato alla Sant’Anna di Pisa, Petrosillo è stato uno degli animatori della Summer school del Pd, un migliaio di ragazzi riuniti in Toscana per una tre giorni di formazione democratica.

Quelli della Sant’Anna
La Sant’Anna è la scuola di eccellenza gemella della Normale. da lì proviene buona parte del «gruppo di giovani» che ha contribuito «a fare» Cortona. «Io, Provenzano, Musci, Fiorillo, ecc, quelli che la sera si riuniscono in camera e discutono di politica fino a notte inoltrata - descrive Angelo - Ecco, mi piacerebbe se un giorno si dicesse che abbiamo provato a fare qualcosa per questo Paese…». Pugliese di Monopoli, «figlio di emigranti» nato a Milano, Petrosillo si è iscritto alla Sinistra giovanile a 15 anni, ma non ha rinnovato quella tessera da studente universitario. Oggi fa parte del Tavolo dei giovani Pd. «Eravamo convinti che i giovani democratici si dovessero sviluppare prima del partito - spiega - Avevamo costruito Democratica, una realtà che metteva in rete le esperienze delle scuole d’eccellenza, Sant’Anna, Normale, Bocconi, ecc.». Le primarie? «Finalmente si fanno - esclama - I giovani democratici per fortuna nascono, ma con un ritardo clamoroso e stando appesi alla coda del percorso. È assurdo che la generazione del futuro sia a rimorchio di un processo che avrebbe dovuto guidare. Adesso, in ogni caso, bisogna recuperare lo spirito di Cortona, quel capitale anche emotivo che lì si è formato». Angelo descrive lo scontro di questi mesi facendo ricorso alle categorie distinte e contrapposte del «movimento in cui sciogliersi» e «dell’organizzazione aperta, strutturata e legata al territorio». Torna alla mente il dibattito sul Pd «liquido» o «solido» che il tesseramento avviato dai «grandi» ha infine superato. Tra i «grandi», in sostanza, c’era chi preferiva che la “giovanile” non decollasse o che si mostrasse poco rilevante «per non fare ombra a chi nel partito si occupa delle politiche per le nuove generazioni».

L’imbuto per i trentenni
Ma l’attacco di Petrosillo alla gerontocrazia che domina la società italiana è deciso e frontale. «La ministra dell’istruzione indiana ha 32 anni e la mattina si sveglia pensando a cosa fare per un miliardo e mezzo di persone - sospira - I nostri trentenni non li vogliono candidare neanche per un Comune, dicono che sono troppo giovani». Per Peppe Provenzano, un altro «ragazzo» pd con dottorato di ricerca alla Sant’Anna, la nascita dei giovani democratici avrebbe potuto seguire un percorso diverso.

«Un’organizzazione giovanile è utile a patto che sia del tutto autonoma dal partito - sottolinea - E questo al fine di indirizzare il Pd alla comprensione di aspetti ed esigenze di una realtà che oggi gli sfugge». Altrimenti? «Altrimenti, se il tutto dovesse risolversi in una palestra per giovani dirigenti, ritengo che molti potrebbero impegnarsi direttamente nel partito. Nei territori, d’altra parte, è necessario fare emergere una classe politica del tutto nuova».

Provenzano spiega il voto a destra di molti ragazzi con il fatto che «si sono fortemente ridotte le esperienze di vita collettiva e i giovani cercano appiglio nelle guide forti e finiscono per subire il fascino anche in politica». Il Pd, naturalmente, non può seguire questa via, «ma deve offrire quel pensiero forte che non ha dimostrato di avere». Al di là dei programmi, in sostanza, occorre comunicare «una visione del mondo, un insieme di valori».

Al liceo con miss Italia
Burocratelli che giocano a scimmiottare i dirigenti più attempati e a dividersi in correnti anche per fare «carriera»? «Accuse ridicole - ribatte Fausto Raciti - ho iniziato a fare politica ad Acireale, dove la politica per uno di sinistra non rappresenta propriamente una promessa di carriera». Zona bianca con la Dc prima e di predominio assoluto centrodestrino dopo: è questo l’Acese etneo. Ad Acireale Raciti ha frequentato il liceo classico Pennisi, stessa classe di Miriam Leone, la nuova miss Italia. «Era più brava di me - ammette - Alla maturità lei prese 100 e io 96». Iscritto in Economia alla Sapienza di Roma, Raciti ha iniziato la «carriera» come segretario del circolo giovanile di Acireale e l’ha proseguita a Catania, poi è stato promosso e si è trasferito a Roma. Qui l’impegno nel movimento degli studenti e la battaglia contro la Moratti e la sua riforma della scuola. Segretario della Sg fino allo scioglimento dell’organizzazione, dall’indomani Fausto lavorò «pancia a terra» per far decollare i giovani democratici. Il suo «maestro» culturale e politico? Andrea Ranieri, già dirigente Ds e oggi assessore a Genova. «Con lui ho capito che il sapere è un fattore centrale dello sviluppo umano ed economico», spiega il primo dei tre candidati alla guida dei giovani democratici.

Non siamo l’apparato
È stato dipinto come il ragazzo dell’apparato. Ma lui, occhialetti tondi, sorriso aperto e accenno di barbetta - decritto dalla rivale, Giulia Innocenzi, «gentile e cortese» - ascolta senza scomporsi e rintuzza le accuse. «Abbiamo deciso di posticipare un po’ la data per le candidature in modo tale da dare a tutti la possibilità di partecipare alle primarie», spiega. Ogni ragazzo che lo volesse potrà recarsi in un gazebo, sottoscrivere il manifesto di adesione ed esprimere tre voti: per l’Assemblea regionale, per quella nazionale, e per il leader. Ci si autocandida sulla base di 15 o di 30 firme per i regionali e l’Assemblea nazionale. Di 600 firme per il segretario generale. «Come si vede non ha alcun senso l’accusa di aver costruito un’operazione burocratica - commenta Raciti - Sui giornali, invece, c’è stata una rappresentazione opposta. Come se io fossi il candidato della nomenclatura, mentre il resto sarebbe formato da liberi pensatori. Non è così. Noi ci stiamo mettendo tutti in gioco». In un movimento giovanile, poi - aggiunge Raciti - è un po’ ridicolo discutere di apparati».

Oltre i centomila
La Sinistra giovanile aveva 60mila iscritti, i giovani Dl tessere ne contavano 40 mila. «Alle primarie sono convinto che voteranno più di 100mila ragazzi - spiega Fausto - Istalleremo i gazebo nei territori, nelle piazze, nelle università, davanti alle scuole, in tutti i luoghi dove i giovani si aggregano. Il nostro obiettivo è allargare al massimo la partecipazione». La sua proposta politica? «Autonomia dell’organizzazione rispetto, soprattutto, alle dinamiche del partito». Autonomia da Veltroni, quindi? «Autonomia da tutti, l’autonomia è una: è la capacità di decidere da sé, semplicemente questo...».

(1-continua)

Pubblicato il: 30.09.08
Modificato il: 30.09.08 alle ore 10.04   
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