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Autore Discussione: L'Eliseo prepara un vertice intergovernativo. Il radar della Bce sulle banche  (Letto 2098 volte)
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« inserito:: Settembre 30, 2008, 05:48:21 pm »

Strategie La linea comune: i governi ricapitalizzino gli istituti a rischio. Ma per ora l'Eurotower non taglia

Sarkozy e Trichet, la Ue va in trincea

L'Eliseo prepara un vertice intergovernativo. Il radar della Bce sulle banche


Un vertice a Parigi nel fine settimana. Una lista di invitati informale e asimmetrica eppure capace, nelle intenzioni di chi ci sarà, di dare un segnale ai mercati vicini al collasso. Nicolas Sarkozy, presidente di turno dell'Unione Europea, vorrebbe raccogliere all'Eliseo Angela Merkel, Gordon Brown e Silvio Berlusconi accanto ai presidenti della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker e della Commissione europea José Manuel Durâo Barroso.

Sarebbe un ibrido fra i vertici istituzionali dell'Ue e i leader di Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna, l'abbondanza di ex potenze europee rappresentate nello stesso G8 che intanto esclude Cina, India e Brasile. Già la singolarità del giro di tavola dà la misura della fatica dell'Europa nel darsi un profilo credibile per intervenire quando il tempo stringe. Possibile peraltro che la lista si allunghi, o il rango degli invitati si abbassi, in caso di eventuali proteste di altri leader esclusi. Ma la mossa a cui ieri lo stesso Sarkozy ha accennato tradisce la pressione che monta sull'Europa nelle ultime ore. Il naufragio di un'altra banca in Gran Bretagna, una in Germania e due in Belgio in un paio di giorni non fa nulla per alleviarla. «C'è il timore che i responsabili europei non siano capaci di agire in modo strutturato e deciso per salvare il sistema finanziario», nota il capoeconomista di Unicredit Marco Annunziata. Secondo lui, i leader dell'Ue adesso invece «devono dare un segnale chiaro e forte che sono pronti a applicare una soluzione sistemica».

Trichet sa che queste sono le attese e l'emotività che lo circondano. Domenica si è precipitato in auto sui cinquecento chilometri da Francoforte a Bruxelles, per partecipare alla riunione dell'esecutivo belga sul salvataggio di Fortis: la prima volta che uno «straniero» partecipa a una decisione così pesante di un governo nazionale. Ma fin da prima, il radar della Bce aveva già iniziato a girare furiosamente in cerca dei prossimi focolai del contagio. Sullo schermo non sembrerebbero lampeggiare banche italiane, benché l'esercizio di Trichet sia sempre più simile a un difficile equilibrismo: la Bce non ha compiti di vigilanza e per conoscere lo stato delle banche private dell'area-euro si deve formalmente rimettere ai rapporti, a volte per niente solleciti, dei regolatori nazionali.

Per questo l'Eurotower usa anche un altro strumento per prendere il polso del sistema: ogni settimana eroga prestiti a decine di banche europee, e gli istituti pronti a offrire di più pur di avere i suoi euro potrebbero essere quelli a corto di liquidità. Non sarebbe il caso delle banche italiane, né delle spagnole. Per il sistema nel suo complesso però Trichet sembra aver convinto tutti in Europa a seguire un metodo diverso da quello americano dei 700 miliardi di dollari destinati a comprare titoli «tossici». L'idea dell'Eurotower è che non esistono banche così piccole da poter fallire senza conseguenze. Tutte vanno salvate dunque, non con i fondi della Bce ma con quelli dei governi che così ne diventano azionisti diretti. Quanto a un rapido taglio dei tassi, invece, i governatori nazionali che lo chiedono all'Eurotower per ora sono minoranza. Molti di loro restano con gli occhi fissi sull'inflazione, ancora vicina al 4% benché chiaramente in calo, e non intendono subire ricatti del mercato. Commentava ancora ieri il governatore Mario Draghi: «Chi pensa che le autorità cederanno alla paura, si sbaglia».

Federico Fubini
30 settembre 2008

da corriere.it
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