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Autore Discussione: GIOVANNI GUZZETTA Liste bloccate uno schiaffo agli elettori  (Letto 2301 volte)
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« inserito:: Settembre 30, 2008, 12:01:28 pm »

30/9/2008
 
Liste bloccate uno schiaffo agli elettori
 
 
GIOVANNI GUZZETTA
 
Caro Direttore,
si è aperta da qualche giorno la discussione parlamentare sulla riforma della legge elettorale per le Europee. E la maggioranza si prepara a adottare il modello delle liste bloccate, che gli italiani hanno già visto operare per le elezioni politiche e sul quale pende un referendum in attesa di essere celebrato.

Abbiamo un Parlamento nazionale formato dai «prescelti» delle segreterie dei partiti. Ancor più blindato dal recupero delle decine di ripescati grazie al meccanismo delle candidature multiple. Insomma ci sono in Italia una decina di persone in tutto che oggi decidono, direttamente o indirettamente, la composizione delle istituzioni. E dunque decidono ciò che la politica è chiamata a decidere, a cominciare dalla destinazione di metà circa della ricchezza nazionale. Estendere quel modello anche alle Europee è una scelta tanto più inaccettabile se si considera che proviene da uno schieramento che si ispira ai valori della libertà. Di libertà (di scegliere), con queste leggi elettorali rimane poco o nulla.

La proposta del centro-destra è riuscita anche in un altro intento. Quello di ricompattare il fronte dei nostalgici della Prima Repubblica che vedono nel connubio proporzionale-sistema delle preferenze l’Eldorado cui non speravano più di ritornare. E che si propongono di espropriare i cittadini del potere di scegliere le maggioranze per tornare al mercato parlamentare di alleanze e posti di sottogoverno. Le preferenze pongono molti problemi. In passato hanno favorito le correnti, le infiltrazioni criminali, l’esplosione delle spese elettorali e il conseguente rischio (o realtà) di corruttele e malaffare. Ma alle preferenze, che sono comunque una scelta, non può contrapporsi la prospettiva di non scegliere affatto. Il potere di eleggere il sindaco, il presidente della Provincia o della Regione, il potere di investire direttamente una maggioranza di governo, com’è accaduto anche alle ultime elezioni, sono ormai vissuti dagli elettori, di destra e di sinistra, come diritti irrinunciabili. E ciò rende ancor più intollerabile il fatto di non poter influire in alcun modo nella scelta dei propri rappresentanti. Una contraddizione esplosiva che attizza il sentimento «anti-casta».

Insistendo sulle liste bloccate, si accredita il voto di preferenza come l’unica alternativa possibile. Come il meno peggio. Bisogna uscire da questa logica del male minore. Dispiace che la maggioranza si sia affrettata ad andare verso una soluzione pessima e non si sia applicata a una proposta più convincente. Ce ne sono tante. Dai collegi uninominali alle primarie aperte e obbligatorie per legge. Obama e Mc Cain, sempre evocati, dovrebbero pur insegnarci qualcosa… E c’è ancora il voto trasferibile, suggerito anche dalla normativa comunitaria, che consente ai cittadini di compiere una prima e una seconda scelta. La prima per il partito del cuore, la seconda per quello cui destinare il proprio voto nel caso in cui il primo non superi la soglia. Insomma la lista bloccata è uno schiaffo gratuito e controproducente.

Sarebbe bene, allora, che la maggioranza ci ripensasse, in coerenza con quella visione moderna del paese cui dice di voler puntare. E sarebbe bene che fosse incalzata da un’opposizione più convinta, che ha bisogno come l’aria di narrare al Paese la propria proposta per l’Italia e la propria idea della democrazia. Piuttosto che limitarsi a stracciarsi le vesti, per poi approfittare anch’essa dei «vantaggi» della cooptazione.

Perché non fare veramente uno sforzo? Perché non introdurre un sistema serio di primarie aperte e obbligatorie per legge? Perché non introdurre collegi uninominali, anche sull’impianto necessariamente proporzionale, per rafforzare i legami con i territori? Perché non consentire agli elettori di decidere la destinazione del proprio voto se il partito scelto per primo non raggiungerà la soglia di sbarramento? Non illudiamoci che, restituendo agli elettori l’immagine di servi sciocchi e impotenti, si possa recuperare quell’intraprendenza individuale e propiziare quella rinascita senza la quale l’unico destino di questo paese si chiama declino. Anche perché, un giorno o l’altro, i cittadini potrebbero non starci più.

Presidente del Comitato promotore dei referendum elettorali
 
da lastampa.it
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