LA-U dell'OLIVO
Maggio 01, 2024, 02:50:52 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Il farmacista nuovo confessore  (Letto 2264 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Settembre 26, 2008, 12:46:01 pm »

26/9/2008 - LA STORIA
 
Il farmacista nuovo confessore
 
 
 
 
 
MARCO NEIROTTI
 
Vengono per mal di denti, mal di stomaco, mal di schiena, o peggio. Routine. Ma spesso, in quelle figure lente e intimidite che varcano la porta a vetri, c’è anche male di vivere: insicurezza, solitudine, malinconia, paura. Come il parroco, il sindaco e il maresciallo, il farmacista è sempre stato, nei paesi della campagna, punto di riferimento e confessore di vite, meno inquietante degli altri perché «dottore». Nelle grandi città anche, ma più in grigio, frammento di un mosaico.

Adesso, a Torino, città d’avanguardia sociale, uomini e donne in camice tra gli scaffali e i prodotti galenici diventano protagonisti e testimoni di chi ha volte non sa raccontarsi negli uffici o ai centralini con la voce registrata che spiega quale tasto premere, secondo l’esigenza, mentre hai fretta di dire soltanto a qualcuno quello che hai visto o subìto o pianto. Hanno fatto un accordo farmacisti e vigili urbani perché il Comune di Sergio Chiamparino diventi sbocco degli infiniti rivoli di realtà narrati - per sfogo o per caso, per parlare con qualcuno o per vergogna - ai camici bianchi oltre la vetrina.

Non vedo la signora Maria da due mesi», «c’è sempre quel tizio sotto casa, mi mette paura, forse vende la droga ai ragazzi», «hanno massacrato tutte le panchine dei giardini», «un gruppetto di giovani prende in mezzo un ragazzino fuori scuola, ma io non posso dirgli niente, cammino zoppicando», «ci sono i cassonetti pieni», «ce n’è pure uno bruciato», «davanti alla portina c’è una macchina tutta ruggine da tre mesi». In farmacia - facendo la coda o guardando negli occhi chi sta dietro il banco - c’è lo sfogo della città umile, che ha paura di burocrazia, formalità, dei «come si chiama», c’è il villaggio-quartiere che vede tutto a sua misura così come i bambini piccoli vedono tutto secondo la loro statura.

Partire dal basso prima che dall’esercito, bell’esperimento. Il gioco di scambio delle informazioni incomincia il primo giorno d’ottobre in quindici punti, uno per quartiere. Con l’anno nuovo a scoprirsi ascoltata nel suo doloroso minimalismo sarà tutta Torino, 280 farmacie. Prima di morire, il grande Cesare Musatti, padre della psicoanalisi freudiana rigorosa in Italia, disse: «Vai alla fermata del tram, sali, siediti e ascolta una vecchina cui nessuno dà mai retta. Avrai fatto molto anche per la psicoanalisi». Qui non è però solo ascolto. I vigili entreranno a ore diverse, in giorni casuali, con i loro moduli: atteggiamenti criminali, degrado urbano, diversità (dai nomadi ai bulli), persone in difficoltà. Sbarreranno qualche casella, scenderanno nel dettaglio, scriveranno tre righe su luogo, problema, frequenza. E dovranno rispondere.

«Ero il comodo dottor Meyers del buon cuore», dice un personaggio dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Qui sono camici e uniformi, esperimento di un telefono senza fili per dare una pozione ai piccoli grandi mali della città.
 
da lastampa.it
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!