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Autore Discussione: Giovanna Nigi. Miele, produzione ancora in calo per la moria di api  (Letto 2789 volte)
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« inserito:: Ottobre 05, 2008, 10:50:54 am »

Miele, produzione ancora in calo per la moria di api


Giovanna Nigi


«Quando le api scompariranno agli uomini resteranno solo quattro anni di vita». È una frase di Albert Einstein, piuttosto semplice da capire, se ci si rende conto dell'incredibile apporto delle api nella vita dell'uomo, come osserva Giorgo Celli, docente all'istituto entomologico Guido Grandi presso l'Università di Bologna: «Le api sono il più grande aiuto dell'agricoltore, senza salario fanno un lavoro unico, quello che permette alle piante di crescere e prosperare, se dovessero essere pagate per il lavoro che fanno in Italia come operaie, non basterebbe l'intero fatturato della Fiat!».

Oltre a fornirci da sempre il più delizioso nettare che si conosca, le api sono indispensabili per la crescita delle piante da frutto e delle verdure, certamente l'essere umano non sopravviverebbe senza di loro e senza gli altri insetti pronubi. Oltretutto, rappresentano un indicatore ambientale straordinariamente sensibile: ad esempio, non apprezzano i campi Ogm, li evitano accuratamente e sembra che trasmettano messaggi di allarme anche alle loro compagne che non hanno ancora sorvolato coltivazioni transgeniche. Anche le onde elettromagnetiche dei cellulari le minacciano: ostinate, rifiutano di rientrare negli alveari se nella zona vengono messi ripetitori o altri congegni elettromagnetici.

Il loro sistema di navigazione ne risulterebbe letteralmente sconvolto, al punto che non riuscirebbero più a ritrovare la strada per le arnie. E non sono solo queste le minacce: nel 2007 sono stati distrutti solo in Italia (ma è un fenomeno che si registra un po' in tutto il mondo) oltre duecentomila alveari, per un danno economico di 250 milioni di euro, a causa dei pesticidi dell'ultima generazione.

Il più potente killer delle api, ha infatti un nome: nicotinoide. È infatti dalla nicotina che si ricava questo micidiale veleno, che penetra nel terreno e nelle radici della pianta.

A Lucio Cavazzoni, presidente dei produttori "Alce Nero e Mielizia" abbiamo chiesto un commento sulla messa al bando (purtroppo tardiva) di questo genere di pesticida: «Finalmente, come avvenuto già in Germania e in Francia, anche da noi i prodotti antiparassitari a base di nicotinoidi sono stati sospesi in forma cautelativa per un anno dal Ministero della Sanità». (cfr decreto) Il problema è che da quando il decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, lo scorso settembre, non si sa ancora se la sua durata sia stata confermata e soprattutto se sarà verificata la sua efficacia. Mentre le competenze su questo settore pare siano state dirottate nel "calderone" del ministreo della Salute e del Welfare retto da Maurizio Sacconi.


Il meccanismo con cui i nicotinoidi e i neo-nicotinoidi agiscono è invece abbastanza assodato. È semplice: si trattano le sementi con queste sostanze che entrano nella pianta stessa e le api e tutti gli altri insetti impollinatori, i pronubi, entrano in contatto con la nicotina, uno dei veleni più potenti mai inventati, e finiscono per agire direttamente sul sistema nervoso delle api e degli altri insetti, i pronubi di cui nessuno parla, ma che ormai sono stati quasi completamente sterminati. L'azione, come abbiamo detto, è sul sistema nervoso, e fa sì che gli insetti perdano l'orientamento, non riescano più a trovare la strada di ritorno. Così viene  disperso tutto il loro patrimonio genetico, le api non riescono più a ricostruire il percorso di andata e si lasciano morire. L'ape fa parte di un unico organismo, l' alveare, dove è parte integrante di 50mila insetti: da sola non ha ragione di essere, al di fuori della sua organizzazione sociale non ha nessuno scopo di vita. L'uomo non può più sottrarsi dal problema della sostenbilità ambientale, le api sono la metafora del nostro genere, che non ha ancora capito né individuato suo ruolo all'interno dell'ambiente, e che continua a depredare finchè può ....

«La più grande soddisfazione per noi - continua Cavazzoni - è stato il sostegno che ci è stato dato non solo dalle organizzazioni apistice, ma anche da due delle tre agricole, Confagricoltori e Coldiretti, che hanno capito il senso ultimo della nostra battaglia. E poi l'apporto di Slow Food, di Legambiente,e soprattutto della Coop: era la prima volta che un'associazione di consumatori si è rivelata tanto sensibile da valutare fino in fondo i termini del problema: facciamo parte anche noi, come le api, di un unico organismo, e se non lottiamo tutti insieme per preservarlo siamo finiti...forse addirittura prima dei quattro anni calcolati da Einstein!».


Per saperne di più:i link

www.osservatoriomiele.org
www.nudoecrudo.blog
www.apitlia.net
www.ilgridodeipoveri.org
www.bollettinobio.it
www.mieliditalia.it
www.intoscana.it
www.infomeopatia.com/api-e-dolori.
www.iltamtam.it/
www.luogocomune.net




Pubblicato il: 04.10.08
Modificato il: 04.10.08 alle ore 17.13   
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