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Autore Discussione: De Benedetti: «Sarò cittadino svizzero»  (Letto 2156 volte)
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« inserito:: Settembre 27, 2008, 05:40:25 pm »

«Continuerò a pagare le tasse in Italia»
De Benedetti: «Sarò cittadino svizzero»

L'imprenditore: «Da 11 anni abito a St. Moritz, ho la patente elvetica. Ma avrò la doppia cittadinanza»


MILANO — Che il luogo faccia venire voglia di restarci lo si capisce al primo sguardo. In Engadina, a milleottocento metri, «seimila piedi al di là dell'uomo e del tempo», Friedrich Nietzsche trovò «l'angolo più delizioso della terra» e l'intuizione dell'eterno ritorno, Hermann Hesse «un paradiso visto solo nei sogni» e l'alta società internazionale un indirizzo fisso, «si sarebbe detto che ogni potentato del mondo si trovasse a Sankt Moritz: i comunisti non avevano che da bombardare il Corviglia Club», notò sarcastico Truman Capote. Perciò la faccenda parrebbe pacifica: «Nel 2009 diventerò cittadino svizzero», ha annunciato Carlo De Benedetti al settimanale elvetico Die Weltwoche, «da undici anni abito a Sankt Moritz, ho una patente svizzera, con il passare del tempo ho deciso che un giorno volevo diventare svizzero e ho fatto domanda».

Solo che in questo caso non è così semplice. Perché l'annuncio arriva in un mese segnato dal pessimismo cosmico dell'Ingegnere, quantomeno rispetto all'Italia, «non contiamo più nulla, l'Italia è un Paese cancellato dagli schermi radar del mondo!», aveva detto dieci giorni fa, una disillusione che ha lambito pure il Pd, altro che "tessera numero uno", «non ho mai avuto, non ho e non avrò mai la tessera di alcun partito». Perciò verrebbe da pensare: ecco, s'è stufato, De Benedetti si dimette da italiano e si gode i Grigioni con tanti saluti. C'è da dire che i primi a non fare una piega sono proprio gli habitués dell'Engadina, al netto della privacy che da queste parti è sacra. «Non lo conosco né mi occupo di residenze», taglia corto il principe Augusto Ruffo di Calabria, presidente del Corviglia ski club. «Non mi faccia commentare, è una sua decisione e sarebbe poco elegante», sorride il matrimonialista Cesare Rimini. «Del resto ha una bellissima casa nel bosco, affetto e riconoscenza per il Paese ed è un posto che dà gioia, io ci vado a sciare ogni anno con i miei nove nipoti e pazienza se uno dopo l'altro ormai mi superano tutti...». E l'imprenditore Francesco Micheli: «Non ne ho la più pallida idea. Dimettersi da italiano? Mah. Lo conosco, e se fosse così l'avrebbe detto apertamente, com'è sua natura».

E infatti: «Resto anche cittadino italiano. Sono residente fiscalmente in Italia e continuerò a pagare le tasse in Italia», chiarisce al Corriere Carlo De Benedetti. Già oggi, insomma, ha la doppia residenza; dal 2009 avrà pure la doppia cittadinanza. Al settimanale elvetico ha detto che la richiesta terrà conto dell'anno e mezzo passato in Svizzera durante la guerra. Perché «alla Svizzera devo molto, mi ha salvato due volte », spiega ora. È di famiglia ebraica, e «la prima volta fu ai tempi della guerra e delle persecuzioni ». La seconda risale agli anni di piombo, «quando il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa mi disse che poteva garantire la sicurezza mia ma non dei miei figli». Anche allora la Svizzera fu un rifugio, «i miei tre figli sono cittadini svizzeri da vent'anni, uno lavora addirittura a Ginevra. Ho affetto e riconoscenza verso questo Paese». Di qui il percorso verso la cittadinanza, «me lo hanno chiesto le autorità svizzere e ho detto loro che lo faccio molto volentieri». E la frase sul nostro Paese dimenticato e cancellato dai radar? «Nel mio gesto non c'è nessun disamore nei confronti dell'Italia. Certo, le mie opinioni sull'Italia che conta sempre meno le ho espresse senza remore. Ma è la storia che mi porta in Svizzera».



Gian Guido Vecchi
27 settembre 2008

da corriere.it
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