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Autore Discussione: Bolivia il presidente Morales Il massacro dei contadini è stato un golpe civico  (Letto 2441 volte)
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« inserito:: Settembre 16, 2008, 05:26:55 pm »

Bolivia, il presidente Morales: «Il massacro dei contadini è stato un golpe civico»

 
SANTIAGO DEL CILE (15 settembre) - «Un tentativo di golpe civico». Così il presidente boliviano Evo Morales ha definito gli ultimi fatti che hanno sconvolto il suo paese durante vertice straordinario dell'Unione delle nazioni sudamericane (Unasur) in Cile. Morales ha precisato che questo tentativo di colpo di stato implicava «l'occupazione di sedi di istituzioni, saccheggi, furti a organismi statali, assalti a polizia nazionale e forze armate, ed anche atti terroristici con cui si è tentato di bloccare gasdotti». Quattro giorni fa nel dipartimento boliviano di Pando, dove è in vigore lo stato d'assedio, c'è stato un violento massacro di contadini sostenitori del presidente Evo Morales. Ancora non si conosce il numero definitivo delle vittime. Il presidente venezuelano Hugo Chavez giorni fa aveva affermato che sarebbe intervenuto militarmente in Bolivia solo nel caso di un colpo di stato, e non per difendere la sicurezza nel paese, ruolo riservato ovviamente alle forze armate boliviane.

Per Morales i gruppi di oppositori «hanno commesso un reato di lesa umanità massacrando persone appartenenti ai settori più poveri del paese, come è il movimento contadino indigeno». Morales ha infine ringraziato la presidente Michelle Bachelet per aver convocato il vertice «per discutere una questione legata al carattere democratico della Bolivia» ed ha esortato alla cooperazione per «proteggere l'unità del mio paese».

Aperto procedimento contro prefetto Panda.  Il procuratore generale della Repubblica boliviano, Mairo Uribe, ha aperto una procedura d'ufficio contro il prefetto del dipartimento di Pando, Leopoldo Fernandez, per il presunto reato di genocidio nella forma di «massacro cruento». Il procedimento penale, ha spiegato il prefetto, riguarda anche l'ex sindaco di Cobija (capoluogo del dipartimento), Miguel Becerra, ed il senatore supplente di Unidad nacional (Un), Abraham Cuellar. I fatti riguardano un massacro di contadini perpetrato giovedì scorso nella località di El Porvenir, di cui ancora non è stato possibile stabilire né un bilancio definitivo di vittime (fra 15 e 30) nè la dinamica dei fatti.

Il prefetto si difende. Fernandez si è difeso affermando che «coloro che hanno aperto il fuoco sono stati presunti contadini che avevano intenzione di entrare armati in città ». Fernandez ha insistito, riferisce Radio Fides, sul fatto che «questa presunta marcia di contadini era stata preparata vari giorni prima , con la presenza del ministro della presidenza, Juan Ramon Quintana». Il prefetto ha quindi denunciato che i militari che stanno operando nell'ambito dello stato d'assedio sono entrati con violenza in case private per arrestare persone in modo illegale. Radio Erbol ha affermato che i militari hanno realizzato all'alba di oggi una operazione che ha portato all'arresto di dieci persone ed al sequestro di una grande quantità di armi, fra cui molte da guerra, che sarebbero legate direttamente al massacro dell'11 settembre. Infine, la stessa emittente ha reso noto che sconosciuti hanno realizzato un attentato al domicilio di Ana Melena de Suzuki, presidente del Comitato civico di Pando e fiera sostenitrice dell'autonomia del dipartimento. Secondo testimoni, non vi sarebbero danni a persone, ma la casa della esponente civica sarebbe stata saccheggiata dopo la forte esplosione che ha distrutto parte della porta di ingresso.

da ilmessaggero.it
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« Risposta #1 inserito:: Settembre 16, 2008, 05:27:39 pm »

La strage di Pando, il racconto dei superstiti


LA PAZ (15 settembre) - Testimoni della strage dei contadini filo-governativi, compiuta giovedì scorso dai militanti dei gruppi civici oppositori a El Porvenir, nel dipartimento di Pando (Bolivia nord-orientale), hanno raccontato a Radio Erbol i
particolari raccapriccianti dell'aggressione subita, che ha causato fra le 15 e le 30 vittime. «Eravamo più di 1.000 in marcia verso Pando - racconta Zaida, una contadina di Filadelfia - e al momento dell'arrivo dei militanti dei comitati civici ci siamo nascosti in una buca profonda. Quando alle tre del mattino abbiamo cercato di uscire - ha aggiunto - ci siamo resi conto di essere circondati da gente su furgoni che ha aperto il fuoco contro di noi. Ci siamo gettati nel fiume, ma hanno sparato nell'acqua per ucciderci».
 
«Come facevano a sapere dove ci trovavamo?», si è chiesta Zaida, certa che sia stata la polizia locale a tradirli. Una responsabilità nel massacro che emerge anche dal racconto di un'altra contadina, Vanesa Yubacero, secondo la quale la polizia prima ha suggerito ai contadini di tornare indietro e poi li ha inspiegabilmente bloccati. «Aspettavamo, chiedevamo spiegazioni, quando all'improvviso abbiamo visto spuntare vari automezzi. Siamo stati circondati senza avere il tempo di scappare», ha raccontato Yubacero con la voce rotta dalle lacrime. Ed ha e continuato: «Sparavano sui bambini, miravano dritti al cuore. C'era un donna che non sapeva nuotare e i suoi bambini piangevano e gridavano 'mamma non voglio che ti uccidano!»'. La donna ha infine respinto le accuse avanzate dal prefetto Fernandez, secondo il quale i contadini erano armati, dichiarando: «Avevamo con noi solo dei bastoni».

Un'altra donna di Cobija, che ha chiesto di rimanere anonima per timore di rappresaglie, ha sostenuto che i responsabili del massacro dei contadini a El Porvenir «sono funzionari della prefettura di Pando». «Il prefetto - ha assicurato - non ci ha ascoltati, e ci ha teso un'imboscata». Questa ipotesi è stata sostenuta anche da un'altra contadina, anche lei preferendo di rimanere anonima: «Gli uomini inviati dalla prefettura sono dei violenti che ci chiamano razza maledetta».

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