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Autore Discussione: DAL CURRY INDIANO UN 'INGREDIENTE' ANTI-ALZHEIMER  (Letto 2881 volte)
Admin
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« inserito:: Luglio 17, 2007, 04:19:41 pm »

2007-07-17 08:36

DAL CURRY INDIANO UN 'INGREDIENTE' ANTI-ALZHEIMER


 ROMA - Nella tradizione gastronomica indiana del curry si potrebbe nascondere il principio attivo per una potenziale cura contro il morbo di Alzheimer.

Infatti l'equipe di John Cashman, direttore dell'Istituto di Ricerca BioMolecolare Umana (HBRI) a San Diego, ha scoperto che il composto attivo delle spezie alla base della preparazione del noto condimento indiano, attiva il sistema immunitario contro le placche che devastano il cervello dei malati. Secondo quanto spiegato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, la molecola, 'bisdemetossicurcumina', è il principio attivo dei curcuminoidi, sostanze naturali presenti nella radice della curcuma da cui si estraggono gli ingredienti per preparare il curry.

Il morbo di ALzheimer è una malattia neurodegenerativa ed è attualmente la forma di demenza senile più diffusa. La malattia erode la memoria e le capacità cognitive del paziente, il cui cervello risulta 'invaso' da inclusioni proteiche formate dalla proteina beta-amiloide. Oggi molte linee di ricerca puntano allo sviluppo di vaccini o altre forme di immunizzazione basate sulla stimolazione del sistema immunitario del paziente ad eliminare queste inclusioni proteiche che hanno un ruolo primario nella morte dei neuroni. Usando campioni di sangue dei pazienti con Alzheimer, gli esperti Usa hanno scoperto che la molecola che da contribuisce all'inconfondibile sapore del curry, la bisdemetossicurcumina, stimola l'attivazione di una famiglia di cellule immunitarie, i 'macrofagi', a eliminare la proteina beta-amiloide.

I macrofagi sono cellule che eliminano il nemico 'mangiandoselo' o, tecnicamente parlando, per 'fagocitosi'. Gli esperti hanno anche visto che l'ingrediente attivo del curry agisce accendendo alcuni geni critici per l'attivazione dei macrofagi. Secondo i ricercatori la scoperta potrebbe aprire la strada a nuovi approcci terapeutici contro il morbo di Alzheimer. 

da ansa.it
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