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Autore Discussione: Andrea Carugati. Fitoussi: «Ma è sbagliato lasciar decidere solo al mercato»  (Letto 2072 volte)
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« inserito:: Settembre 13, 2008, 06:01:53 pm »

Fitoussi: «Ma è sbagliato lasciar decidere solo al mercato»


Andrea Carugati


Jean Paul Fitoussi, professore all’Istituto di Studi politici di Parigi e tra i principali economisti europei, non porta messaggi rassicuranti alla scuola del Pd di Cortona, dove ieri è stato tra gli ospiti più attesi. Anzi, al di là dei doveri di cortesia dell’ospite, «Pd è un nome bellissimo», il suo è stato tutto un discorso sui rischi per la democrazia, a partire da quello più grave: l’idea che si sta diffondendo che la politica non serva, che sia "impotente" e che imperi come la Cina, alla fine, «funzionino meglio di noi» anche senza democrazia. Meglio di una Europa «che ancora non è uscita dal guado» e rischia di ritrovarsi con delle «sovranità nazionali sempre più limitate» e una sovranità europea ancora di là da venire. Per questo Fitoussi invoca il manifestarsi della politica, con la P maiuscola, in una Europa «dominata dalla tecnocrazia». E così si inquadra anche il suo ragionamento sull’intervento dello Stato in economia.

Come valuta la vicenda di Alitalia?
«Non ne ho seguito da vicino gli sviluppi, ma ci sono settori dell’economia decisivi per la sovranità e quando uno di questi è minacciato tutti i governi cercano di cambiare le regole del gioco: è successo in Spagna con l’elettricità, in Francia in occasione dell’Opa di Enel su Suez quando Villepin ha coniato la formula ’patriottismo economico’. Ed è quello che sta accadendo in Italia: il trasporto aereo è un settore strategico, e il mercato non può essere il solo riferimento».

La vicenda infatti non è stata lasciata solo alle regole di mercato. C’era l’ipotesi Air France...
«In Europa abbiamo un mercato unico, ma purtroppo non c’è una sovranità europea e dunque ogni nazione, di fronte a casi come questo, non può chiamarsi fuori da un intervento nei propri settori strategici. Detto questo, le strategie adottate dai vari governi possono essere più o meno intelligenti. Io non conosco il piano prospettato da Air France quando c’era il governo Prodi, dunque non sono in grado di dire se fosse migliore dell’attuale. Ricordo però che questo tipo di aziende ricevono spesso sussidi statali».

Non la sorprende che una operazione del genere sia guidata da un governo di destra?
«No, perché ormai lo spazio di azione dei governi nazionali si è molto ridotto e si rischia di non percepire più la differenza tra governi di colore diverso. C’è una sorta di pensiero unico».

Un pericolo mortale per le forze progressiste...
«È così, in questo quadro di impotenza delle politiche nazionali prevedo sconfitte per le forze progressiste: quando i discorsi non riescono a tradursi in azioni la prima a rimetterci è la sinistra».

Ha qualche consiglio per uscire da questo tunnel?
«È fondamentale che le forze progressiste europee si mettano d’accordo tra loro e facciano delle proposte sull’Europa che hanno in mente. Ma purtroppo questo non avviene, alla fine i compromessi vengono sempre cercati tra i partiti nazionali e questo porta a partorire proposte piuttosto morbide».

Dunque lei propone più coordinamento tra i progressisti europei?
«Serve una federazione tra queste forze».

Che opinione ha del Pd?
«Per il momento è in costruzione, prima di dare un giudizio voglio vedere i fatti, i discorsi non bastano...».

Qual è il compito principale di una forza come il Pd?
«Parlare di Europa in modo serio, ma non credo che succederà, neppure in occasione delle europee. C’è una regola tacita tra i partiti del nostro Continente: di Europa è meglio non parlare».

Eppure, lei dice, l’Europa è in mezzo al guado...
«C’è un vuoto di sovranità, una dissociazione tra potere e legittimità: le istituzioni legittimate non hanno potere, e chi invece ha il potere non ha legittimità. Il risultato è una duplice paralisi, siamo nel vuoto della politica».

Un’analisi impietosa.
«Si parla di queste cose da 20 anni ma non è cambiato niente. Proviamo a pensare a un piano fiscale di portata europea: qualunque proposta, anche la migliore, sarebbe già superata in attesa che tutti gli Stati si mettessero d’accordo e i parlamenti ratificassero. La capacità di reazione della politica è il cuore della democrazia, ma in Europa tutto questo non esiste».

Ultima domanda: che opinione ha dell’Italia sotto Berlusconi?
«Sono troppo innamorato dell’Italia per parlarne male. Ma quella Robin tax non mi è dispiaciuta».

Pubblicato il: 13.09.08
Modificato il: 13.09.08 alle ore 7.53   
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